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Autore: crazy lion    29/06/2018    4 recensioni
Dal testo:
Purtroppo è la verità. Forse tanti non ci credevano, speravano con tutti loro stessi che “Sober” fosse solo una canzone, che non parlasse davvero di me, ma è così: non sono più sobria. Il dolore che sento è troppo intenso e non ce l’ho fatta, sono crollata. E provo una vergogna talmente forte al solo pensiero, che mi metto il viso fra le mani come se dovessi nascondermi da qualcuno e non volessi essere vista. Forse sono io stessa che desidererei non guardarmi né fuori né soprattutto dentro, non osservare la persona che sto diventando, quella di anni fa. Ma sono davvero quella prima? Credevo di essere cambiata e diventata più forte da quando ero guarita. Eppure ora mi sento male un’altra volta e non sono più sicura di niente.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sober” è una canzone così bella che ho deciso di scriverci una FanFiction, immaginando alcuni dei motivi per i quali Demi potrebbe essere ricaduta nell’alcolismo. Spero si riprenderà presto e che non stia troppo male. All’inizio non credevo che avesse ricominciato a bere, ma dopo aver sentito quella canzone al concerto di Bologna l’ho fatto. C’è troppo dolore in quelle parole per non ritenerle vere. Sarò esagerata o troppo sensibile, ma ho pianto.
Sono consapevole del fatto che dev’essere successo qualcosa di molto brutto e grave per portarla a questo, e che le motivazioni delle quali ho parlato qui (ovviamente in parte inventandole) forse non sono quelle che l’hanno spinta a ciò; ma ho comunque voluto parlare di questo tema, cercando di immaginare come lei si deve sentire. Spero di aver fatto un buon lavoro.
Se qualcuno che sta leggendo la mia storia “Cuore di mamma” trova la litigata con Selena simile a quella del capitolo 68 sappia che è così: l’ho riportata cambiando alcune parole e mettendola in prima persona.
Comunque, questa è la prima storia non autobiografica che scrivo in prima persona e wow, è stato strano farlo.
 
 
 
 
 
 
                     SOBER
 
Sono in tour. Dopo aver lavorato per due anni sul mio album “Tell Me You Love Me”, finalmente ho iniziato i miei concerti. Ieri sera ero all’Unipol Arena di Bologna. Dio, è stato stupendo! Tutte quelle persone che mi applaudivano e cantavano con me, che mi dimostravano il loro affetto e il loro supporto! Certo, succede anche in tutti gli altri Stati in cui vado, non solo in Italia. Ma allora, se ieri sera mi sono emozionata così tanto, se sorridevo ed ero contenta, perché stasera mi ritrovo nella mia stanza d’albergo, sul letto, con una bottiglia di vino in mano? Purtroppo è la verità. Forse tanti non ci credevano, speravano con tutti loro stessi che “Sober” fosse solo una canzone, che non parlasse davvero di me, ma è così: non sono più sobria. Il dolore che sento è troppo intenso e non ce l’ho fatta, sono crollata. E provo una vergogna talmente forte al solo pensiero, che mi metto il viso fra le mani come se dovessi nascondermi da qualcuno e non volessi essere vista. Forse sono io stessa che desidererei non guardarmi né fuori né soprattutto dentro, non osservare la persona che sto tornando ad essere, quella di anni fa. Ma sono davvero quella di prima? Credevo di essere cambiata e diventata più forte da quando ero guarita. Eppure, ora mi sento male un’altra volta e non sono più sicura di niente. Tuttavia, l’impulso di osservare la mia immagine è troppo intenso. Vado in bagno e guardo il mio riflesso nel grande specchio. Non accetto ancora il mio corpo e soprattutto odio le mie gambe, però so di essere comunque una bella ragazza.
Torno in camera e mi risiedo sul letto. La bottiglia è caduta sul materasso. La prendo in mano e la stringo fra le braccia cullandola come se fosse un bambino… Un bambino. Una creatura che non potrò mai avere, nemmeno adottandola, se continuerò a ricadere nei miei errori. Stappo la bottiglia e bevo un lungo sorso senza nemmeno pensarci. Il liquido mi scorre giù per la gola e subito sento un forte calore riempire il mio corpo. Adoro questa sensazione. Ma dovrei odiarla, visto che l’alcol mi fa male. Sto facendo una cosa sbagliata, lo so. Mi faccio violenza ogni volta che bevo. Per tre settimane non avrò concerti, quindi potrò tranquillamente godermi l’Italia. O forse passerò il tempo in questa stanza a deprimermi e a piangere stando a letto.
Cos’altroposso fare? Alcune grosse lacrime scendono sul mio viso. Non le asciugo e lascio che mi bagnino il collo e la maglia. Mi sento così triste e sola!
L’anno scorso io e Wilmer ci siamo lasciati, e cazzo, lui mi manca da morire!
“Siamo troppo diversi” avevamo iniziato a dire entrambi.
Lui era più grande di me, forse anche più maturo. Desiderava che ci sposassimo e che avessimo dei figli, quando io non ero ancora pronta. Non stavo benissimo e anche se non lo sa nessuno, una sera mentre eravamo a cena a casa sua, con solo le candele ad illuminare la stanza, lui mi ha fatto la proposta. E io gli ho risposto:
“Mi dispiace, ma non posso sposarti.”
Ricorderò per sempre il dolore che in quel momento si è dipinto sul suo viso. Gli ho causato io quella sofferenza. Dannazione, perché faccio sempre soffrire, o incazzare, o scappare le persone? Forse hanno ragione ad allontanarsi da me, se sono una ragazza tanto orribile, se ho sbalzi d’umore, se per sei anni sono stata sobria ed  ora sto continuando a bere mentre penso. Comunque ho detto a Wilmer, piangendo e con un nodo alla gola, che sposarci non avrebbe cancellato le nostre diversità. Non avrebbe fatto bene a nessuno dei due. Ci stavamo già allontanando, non aveva senso continuare. Lui però diceva che non era vero, e così abbiamo provato a proseguire la nostra relazione. Ma come poteva, un uomo meraviglioso e straordinario come Wilmer, voler rimanere accanto ad una persona che stava facendo una fatica enorme a sentirsi di nuovo bene? Ero autolesionista, anoressica, bulimica, drogata e alcolizzata in passato. Non avrei voluto esserlo in futuro, ho sempre detto di volermi tirare del tutto fuori da quello schifo. Ma una volta ho ceduto e ad una festa ho preso un po’ di ecstasy. Quella pastiglia colorata mi attirava, me l’hanno offerta e l’ho accettata. Non so perché. Da giorni pensavo a tutta la merda che avevo fatto ed ero tristissima; e così, ricadendo nei miei sbagli, ho preso quella droga perché volevo solo sentire qualcosa, un’emozione diversa dal dolore che mi bruciava i polmoni e mi toglieva l’aria. Wilmer cercava di non farmici pensare, ma io non ero abbastanza forte da riuscirci. E non lo dico per fare vittimismo. Non ho mai voluto giocare alla parte della vittima, lungi da me tutto questo! Io e Wilmer ci eravamo separati in quel momento, lui era andato a salutare alcuni suoi amici. Dopo aver preso l’ecstasy ho iniziato ad avere paura, non so bene di cosa e a provare un forte malessere, ma dopo un po’ di tempo il cuore ha cominciato a battermi più velocemente nel petto e pian piano mi sono sentita finalmente felice, anzi euforica. Ho abbracciato gente a caso, alcune persone mi mandavano via mentre altre, forse drogate come me, ricambiavano quel gesto. La musica però mi sembrava d’improvviso troppo forte, mi faceva male la testa e stare lì mi dava fastidio. Quando il mio ragazzo – be', ex ormai – mi ha vista così, si è arrabbiato da morire.
“Non ce la faccio a continuare se tu non sei con me, se non vuoi stare bene!” mi ha urlato mentre tornavamo a casa in macchina.
Io continuavo a ridere e ad abbracciarlo sotto l’effetto della droga. Lo sentivo, ma non capivo davvero le sue parole e il senso che avrebbero dovuto avere per me. Ero sballata.
“Ti amo, Wilmer” gli dicevo.
“Demi, sto parlando di una cosa seria.”
“Lo so.”
“Non credo proprio, altrimenti non rideresti così.”
“Ma non sto ridendo!” ho obiettato.
“Cazzate. Guardati: non ti rendi nemmeno conto di ciò che fai.”
Mi ha tirato uno schiaffo sulla guancia. Non avrebbe voluto, lo so, era solo preoccupato e soffriva per me. Quel gesto mi ha fatta tornare, almeno in parte, alla realtà e alla nostra complicata situazione.
“Io sono con te, ho solo ceduto e mi dispiace. Non succederà più” ho gridato fra le lacrime, ma non ero sicura che non sarebbe capitato ancora.
“Promettimelo!” mi ha implorata prendendomi una mano e stringendola.
Mi sarei gettata fra le fiamme piuttosto che perderlo e poi dovevo pensare a me, al mio benessere, quindi ho mormorato:
“Lo… lo prometto.”
Infatti non ho più preso droga, ma comunque nessuno dei due se l’è sentita di continuare. E forse è stato meglio così, almeno per lui. Per me assolutamente no; ho perso una persona che era un pilastro, qualcuno di fondamentale per la mia vita. Lui era la mia vita. La mia psicologa dice che io devo essere il mio centro e tutti gli altri mi stanno intorno per sostenermi. Adesso so che è vero. L’ho capito quando ci siamo lasciati. Ma siamo stati insieme per molti anni, lui mi è stato vicino nei momenti più difficili della mia vita, è venuto anche a trovarmi quando ero alla Timberline Knolls. Mi ha aiutata molto, teneva a me ed io a lui. Ma forse, semplicemente, non era destino. Anche se abbiamo deciso di comune accordo di lasciarci, è stato difficilissimo e io ho provato e sento ancora un forte dolore al petto quando ci penso. Ho un vuoto dentro che, almeno per ora, credo nulla possa colmare. Da quando abbiamo rotto ho anche ricominciato ad avere problemi con i miei disturbi alimentari, soprattutto la bulimia. Sto male dentro e il cibo mi sembra l'unico modo per stare meglio, anche se in realtà si tratta di un modo per scappare dai problemi per un po' e poi correre al bagno a vomitare. Alla fine mi sento ancora più brutta, grassa e stupida.
Inizio a cantare.
Insecure situations
Had me down, so degraded
Felt no pain
Didn't know what I wanted
Coulda had it and lost it all in one day
Gravity without center
Came and pulled me together
Just the same
Saw the gold in the embers
Way before I had ever called your name

I wasn't ready for ya, ready for ya
[…]"
È la canzone che ho scritto per noi e quando la canto provo emozioni fortissime e contrastanti: felicità, tristezza e soprattutto un insopportabile senso di nostalgia.
Non ho vevuto molto, sono solo brilla, ma comincio a ridere come una cretina. La bottiglia mi scivola dalle mani, cade a terra e si frantuma. Ne guardo i cocci e penso che è a pezzi come la mia vita, come la vita di quella cogliona che sono. Il fastidioso mal di testa che avevo cominciato a sentire aumenta e mi lamento liberando un gemito. Ho la nausea adesso. Torno in bagno, mi chino sul water ma non vomito. Resto lì per un po’, sentendo che tutto mi gira intorno come una trottola impazzita. Vorrei che ogni cosa si fermasse ma non lo fa. Urlo e tiro un pugno al pavimento, sperando che nessuno venga a controllare o a sgridarmi. Torno a letto. Il vino è dappertutto e camminandoci sopra mi sono sporcata e inzuppata le ciabatte e i calzini. Me li cambio subito. Non ho voglia di pulire il casino che ho combinato. Lo farò domani mattina, quando tornerò alla realtà e mi dirò che ho fatto una stronzata, come accade sempre.
La rottura con Wilmer non è l’unico motivo per il quale sto così male, ce ne sono altri, che forse sono meno importanti ma che mi fanno comunque soffrire. Sono passati molti anni dalla litigata con Selena. Ha scoperto che mi tagliavo e mi ha fatto una ramanzina che non dimenticherò mai. Mi ha detto che sono stata un’idiota. Prima, quando era entrata nel bagno di casa sua mentre eravamo a cena insieme e aveva visto il sangue e la lametta, io mi ero giustificata dicendo che a farmi male era stato il cane. Tra l’altro allora ancora non ce l’avevo. Che cazzata! Ci siamo abbracciate, ma dopo un momento di tranquillità lei mi ha chiesto spiegazioni. Mi ha domandato come mai non avevo chiesto aiuto e da quanti anni lo facevo, così le ho detto ogni cosa: del bullismo che avevo subito, del fatto che mi autolesionavo da quando avevo undici anni…
"Io non volevo, capisci? Avevo paura e questa mi paralizzava. Pensi davvero che sia un'idiota?" le ho chiesto.
"Mi dispiace Demi, ma sì, lo penso. Hai fatto una cosa orribile e sei stata cretina" ha sussurrato, con tono minaccioso.
"Quand'è così, non sei un'amica vera. Non puoi, se non capisci quando sto male" ho risposto, triste ma con tono gelido.
"Devi parlare con la tua famiglia, Demi. Tu…"
"No, non lo farò. Non posso" le ho risposto, interrompendola, mentre le mie guance si bagnavano di lacrime.
"Allora lo farò io."
"Non ti azzardare! Tu non devi fare proprio un bel niente! Se me la sentirò, parlerò io loro."
"Quando, Demetria? Quando una volta ti taglierai così tanto che rischierai la vita?" ha gridato ancora Selena, frustrata.
In parte la capivo, e aveva ragione. L’autolesionismo è molto pericoloso, e se mi fossi tagliata una vena vitale avrei potuto rischiare di morire o peggio. Eppure era più forte di me, quelle voci nella mia testa che mi dicevano di farlo sembravano così gentili e affidabili che non potevo resistere.
La discussione, con tanto di pianti e urla, è durata per ore e alla fine sfinite e distrutte, non ci siamo quasi più parlate. Io sono uscita dalla porta di casa di Selena senza dire una parola e per tre mesi non l'ho più vista. In quel periodo mi sono tagliata ogni giorno, anche quattro o cinque volte e la notte piangevo nel mio letto, annegando quasi tra le mie stesse lacrime, tante ne versavo.
Ovviamente i nostri fan, così come la televisione e la stampa, si sono presto interessati al nostro improvviso allontanamento e hanno richiesto interviste e spiegazioni. Noi, quindi, separatamente, abbiamo dovuto raccontare quanto successo omettendo però il motivo. Che ero autolesionista si sarebbe venuto a scoprire non molto tempo dopo. Ogni volta che ho parlato della mia amica ho sentito dentro di me un dolore lancinante dilaniarmi
l'anima.
Ci siamo incontrate, in seguito, ad una cena con le altre star della Disney e abbiamo fatto di tutto per evitarci; e quando ci siamo viste a qualche serata, non abbiamo fatto altro che discutere.
Non la sento più da tantissimo tempo, e anche se ormai ci ho fatto l’abitudine a volte mi manca davvero tanto. Vorrei andare da lei e abbracciarla, provare a fare pace, a ricostruire quello che avevamo, ma non me la sento e a quanto pare nemmeno lei. Se non c’è la volontà, allora tanto vale.
Apro un cassetto del mio comodino e tiro fuori l’album. La copertina mi ritrae in un abito un po’ osé. Lo odio. Mi sono arrabbiata con le persone che hanno fatto questo perché, caspita, io non sono così. È vero, ogni tanto indosso vestiti scollati - a volte troppo, lo ammetto -, ma non voglio apparire come qualcuno che non sono. Ho perdonato quelle persone, ma loro hanno deciso di andarsene.
“Se non ti va bene, disegnati da sola le prossime copertine” mi ha detto una di loro.
Fantastico! Ora non posso nemmeno esprimere la mia opinione in merito?
Ho ancora voglia di cantare, così ricomincio.
I got no excuses for all of these goodbyes
Call me when it's over 'cause I'm dying inside
Wake me when the shakes are gone
And the cold sweats disappear
Call me when it's over and myself has reappeared
 
I don't know, I don't know, I don't know, I don't know why
I do it every, every, every time
It's only when I'm lonely
Sometimes I just wanna cave and I don't wanna fight
I try and I try and I try and I try and I try
Just hold me, I'm lonely
 
Momma, I'm so sorry, I'm not sober anymore
And daddy, please forgive me for the drinks spilled on the floor
[…]"
Sono molto fiera di questa canzone, mi piace scrivere cose nelle quali metto tutta me stessa; e soprattutto, amo essere sincera. Quando i miei hanno scoperto che avevo ricominciato a bere, qualche mese fa, per loro è stato un colpo durissimo. Abbiamo pianto insieme, mi hanno chiesto il perché straziati dal dolore e mia sorella Madison è corsa in camera sbattendo la porta dopo aver esclamato:
“Non ce la faccio a vederti così!”
Mamma mi ha poi detto che ha pianto tutta la notte. Mi sento terribilmente in colpa e non passa giorno in cui io non ci pensi. Dallas mi ha abbracciata, così come i miei genitori.
“Perché tesoro? Perché?” continuava a chiedermi mia mamma. “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Avrei potuto aiutarti di più? E se è così, come mai non me l’hai detto?”
Era talmente disperata che ha iniziato a tirarsi i capelli.
“No mamma, tu sei fantastica! La colpa è solo e soltanto mia!” mi sono affrettata a rispondere, ma questo non l’ha rassicurata.
Dopo esserci calmati tutti un po’, abbiamo deciso che devo andare in terapia un’altra volta. Sarà dura, lo so, ma non voglio arrendermi. E forse avrei dovuto spiegare ai miei fan che sono tornata a bere non solo con una canzone, ma mi pareva il modo più incisivo per riuscirci. Nella seconda strofa ho chiesto scusa anche a loro perché mi sembrava corretto. Senza di loro, non sarei dove sono ora e spero che continueranno a supportarmi anche in futuro, nonostante le mie difficoltà ma come dice il testo ho paura di averne persi alcuni e non riesco nemmeno a dire quanto mi dispiaccia. Piango se ci rifletto. So che in seguito dovrò raccontare qualcos’altro, e odio essere ricaduta nella trappola dell’alcolismo perché anche altri fan potrebbero allontanarsi o odiarmi. Ai concerti, però, tutti mi dimostrano il contrario. Quando arrivo al verso:
And I’m sorry for the fans I lost who watched me fall again
tutti applaudono e urlano ed io mi emoziono e piango perché ho così tanta paura di deluderli, eppure loro sono sempre lì a farmi sentire il loro supporto e lo fanno anche sui social. Non so se mi merito tutto questo. Non credo. Mi sento in colpa perché anche se so che le ricadute nel processo di guarigione sono normali, io speravo di non doverci passare, che non mi sarebbe capitato. Ma non sono perfetta, sono umana. E farò di tutto per stare bene di nuovo. Chi mi ama dovrebbe odiarmi, tutto il mondo dovrebbe. Io stessa mi odio. E invece tantissimi mi vogliono bene e di questo non potrò mai ringraziarli abbastanza. Spero di farcela e di guarire, di rimettere insieme la mia vita che rischia di andare in pezzi. Sarà dura e scoppio a piangere pensandoci, ma voglio provarci. Con la tristezza nel cuore e una debole speranza ancora accesa, come una fiamma sempre presente,cado preda di un sonno agitato e pieno di incubi.
 
 
 
credits:
Demi Lovato, Ready For Ya
 
 
Demi Lovato, Sober
 
 
 
NOTA:
mi sono informata il più possibile sugli effetti dell’ecstasy, spero di non aver fatto errori. In pratica, come ho spiegato, all’inizio dà malessere e una sensazione di paura, dopo trenta o sessanta minuti dall’assunzione cominciano gli altri effetti, ovvero l’euforia, la capacità di percepire meglio la musica e il ritmo, il desiderio incontrollato di contatti interpersonali. Questa droga può però anche causare psicosi paranoide, arresto cardiocircolatorio o infarto.
   
 
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