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Autore: EuphemiaMorrigan    30/06/2018    4 recensioni
Raccolta di 20 drabble, da 100 a 110 parole, che ripercorre il legame fra Gintoki e Takasugi.
[Tanti auguri, hyoudox]
1. Shinsuke sorrise, i tratti rilassati, amichevoli, «Mi rifarò di tutte le precedenti sconfitte, Gintoki».
2. D’impulso gli aveva afferrato la nuca e l’aveva baciato, ansimando come un naufrago approdato a riva.
3. Sembrava quasi che le urla di quello strano poliziotto e i loro continui bisticci si sovrapponessero alle reminiscenze di un altro baragaki.
4. «Non posso loro impedirlo, come non posso proibirmi camminare al tuo fianco».
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gintoki Sakata, Takasugi Shinsuke
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno, Federica.

Innanzitutto ringrazio il prode Afuro {Happy_Pumpkin} per essersi sorbita la storia/raccolta in anteprima, dato che avevo davvero bisogno di un parere sull’IC di questi due testoni. IC che miracolosamente forse ho azzeccato lol
In più, come sempre, ringrazio kyuukai per il betaggio e il bellissimo disegno
Ti faccio tantissimi auguri anche da parte di Kyuu, sicuramente te li farà meglio in futuro appena sarà libera.
Un abbraccione

Alla fine tutto quel che rimase fu un caldo bagliore argentato.

Sanagi – 蛹i

Abbiamo degli ideali che vogliamo seguire,
sarebbe bello cambiare questa realtà dura e fredda.
Assorbiremo i nostri errori e i fallimenti come cibo,
e se non riusciremo ci sarà una vita intera per rimpiangerlo.
Sperando che le nostre crisalidi riconoscano la speranza e così volino.

 

01 – Randagio.
100 parole.

La prima volta che lo sguardo smeraldo di Shinsuke si posò sul ragazzino dalla scompigliata zazzera argento, appollaiato sul ramo di un albero come una scimmia, ci mise meno di qualche secondo a giudicarlo: pigro, stupido, sciatto, arrogante.
Gintoki Sakata non gli aveva fatto per nulla una buona impressione, portava guai, non perché somigliasse ad un vagabondo senza fissa dimora, in contrasto con le orgogliose e nobili origini della sua casata. Semplicemente lo irritava il suono della voce, l’atteggiamento scanzonato, la sola esistenza; il non capire per quale motivo, così com’era accaduto con Zura, fosse diventato impossibile stargli troppo lontano.

02 – Sfida.
100 parole.

«Hai fegato».
«Non sono qui per farmi prendere in giro da te, Sakata».
A quell’acido ribattere un ghigno ferino increspò le labbra di Gintoki, gli occhi rossastri si soffermarono con reale interesse sul ragazzo che, come ogni giorno, lo aveva di nuovo sfidato.
Sembrava coraggioso, testardo quanto bastava per attirare la sua attenzione. Rise dell’espressione risoluta assunta da Shinsuke Takasugi, dopodiché sollevò lo shinaiii, pronto a colpire ancora quella testaccia dura.
Sarebbe stato divertente vederlo sforzarsi di vincere.
«Ti ho battuto» Ansimò stanco.
«Per questa volta».
Shinsuke sorrise, i tratti rilassati, amichevoli, «Mi rifarò di tutte le precedenti sconfitte, Gintoki».

03 – Contatto fisico.
100 parole.

Shinsuke sbuffò indolente.
‘Perché doveva essere sempre lui a cercarlo?’
Riprese a guardarsi intorno, ormai conosceva le abitudini di Gintoki, in più lo stesso Shouyou-sensei gli aveva gentilmente suggerito dove avrebbe trovato il fuggiasco.
Massaggiò vigoroso il bernoccolo ancora pulsante e, poco dopo, avvistò il proprio obiettivo, seduto all’ombra di un cipresso dalle fronde verdi e cariche di fogliame.
«Sei proprio scemo» Borbottò, notando le palpebre calate e la lieve respirazione.
Takasugi, desideroso di refrigerio dal caldo afoso, sedette quindi sull’erba rada e fresca, accanto all’amico. Finì per assopirsi subito dopo, con la guancia pigramente poggiata alla spalla di Gintoki.

04 – La via del guerriero.
100 parole.

Gintoki all’inizio non aveva preso molto sul serio l’ideale Samurai, né compreso cosa significassero i sette principi fondamentali ai quali avrebbe dovuto scrupolosamente attenersi. Il bushido.
Aveva cominciato ad afferrare il concetto soltanto diverso tempo dopo, intuendo d’essersi assunto la piena responsabilità di Katsura e Takasugi, senza neppure rendersi conto di quando fosse davvero accaduto…
«Ti sei di nuovo addormentato a lezione!».
Gintoki accantonò quelle riflessioni al sentire il pugno del sensei scagliarsi con precisione sulla sua testa, e s’infastidì all’intravedere Shinsuke, distante qualche posto da lui, sorridere sadicamente divertito.
Neanche morto si sarebbe addossato la responsabilità di quello stronzo!

05 – Perdita.
110 parole.

La fuliggine negli occhi gli impediva un’ampia visuale, le ginocchia affondate contro il terreno umido, la gola secca e le labbra increspate in una smorfia. Aveva provato a ribellarsi, ma non c’era nulla che le sue piccole spalle potessero fare quella notte, se non venir percosse da chi stava distruggendo il loro dojo. La loro casa.
All’ennesimo grido, seguito da un rantolo e un colpo di tosse, Shinsuke ebbe il coraggio di guardare Gintoki: il bastone degli shakujoiii dei Naraku spinti con forza sullo sterno provavano a contenere la sua furia.
La disperazione.
Era la prima volta che Takasugi assisteva a tale tormento, promise a se stesso sarebbe stata l’ultima.

Speed of Flow. – 空iv

Il cielo arancione sembra stia per cadere,
come se la notte volesse informarci del suo arrivo.
La visione distorta delle persone e le stelle del cielo notturno
sono tutte incise nella velocità del flusso.
Se dobbiamo rispondere, quando ci guarderemo,
ricorderò solo la sensazione delle mie dita che ti cercano nella notte.

01 – Invasori.
110 parole.

Shinsuke aveva affondato le unghie nei palmi, le nocche sbiancate per la stretta; il giovane viso indurito dalla rabbia, l’animo da combattimenti di cui avrebbe avuto memoria per il resto della vita.
Il cipiglio irato s’intensificò al percepire lo sguardo dell’amico fisso su di sé.
«Cosa vuoi?».
«Vuoi andare a fare la cacca prima, Hikusugi?v».
‘Lo ammazzo!’ Il pensiero morì prima di raggiungere le labbra.
Tutto il suo interesse venne catturato dal mento in tensione di Gintoki, la mano ferma sull’elsa della katana e la rigidità del corpo proteso in avanti, sulla difensiva.
Eppure, ignorando le grida di battaglia degli Amanto, s’era preoccupato per lui.
‘Non sono così debole, Shiroyasha’.

02 – Camminare.
100 parole.

Gintoki percorreva silenzioso il campo di battaglia. Trascinava i piedi sul terriccio smosso, tossiva a causa della polvere trasportata dal vento, assieme all’odore metallico del sangue di nemici e alleati.
Il cuore colmo d’angoscia martellava impazzito, quasi volesse finire tutti i suoi battiti. Fu allora che gli occhi cremisi vagarono d’istinto, prima a rassicurarsi delle condizioni di Zura e Tatsuma, dopodiché si fermarono stupiti sulla figura di Takasugi che gli camminava a fianco.
Le palpebre si socchiusero e gli zigomi si sollevarono lievi, mentre la bocca del bianco fantasma, macchiato di scarlatto, mostrava un piccolo sorriso sincero.
‘Non morire, Shinsuke’.

03 – Sorreggere.
100 parole.

Un braccio gli avvolgeva con forza il fianco, il corpo dell’amico premuto a lato del proprio. ‘Troppo vicini’, un contatto che appariva forse eccessivamente soffocante.
Gintoki lo stava aiutando ad avanzare, ostinato, malgrado lui stesso fosse ferito e zoppicante.
«Cammino da solo».
«Finiscila di fare i capricci, o ti prendo in braccio come Cenerentola».
Takasugi imprecò, schifato dalla prospettiva. Ciononostante non si ribellò, impegnato a scacciare la piacevole sensazione donata dalla stretta; così prossimi non poteva più fingere indifferenza riguardo la tristezza dell’altro.
«Per quanto riuscirai a sostenere questo peso?».
Sakata intuì non stesse parlando di sé.
«Finché sarà necessario».

04 – Labbra screpolate.
110 parole.

Ricordava stessero litigando, al solito.
Avevano avvicinato le loro fronti, come sempre.
Non c’era nulla di differente dalle mille altre volte in cui avevano avuto una discussione; in quell’istante, però, aveva sentito il profumo di Shinsuke, il fiato caldo colpirgli il mento e la consistenza dei capelli lisci contro lo zigomo.
D’impulso gli aveva afferrato la nuca e l’aveva baciato, ansimando come un naufrago approdato a riva.
‘Finalmente’.
Veloce com’era successo, tornato lucido, s’era ritirato «Ti ho scambiato per una prostituta. Dannata astinenza!».
Si sarebbe aspettato uno sputo in faccia, non avvenne; bensì le labbra secche di Takasugi ripresero a sfregarsi sulle sue, violente, quasi lo stesse pregando di divorarlo.

05 – Lussuria.
100 parole.

Shinsuke gli permetteva di graffiarlo e ricambiava mordendogli la giugulare, quasi fossero animali in gabbia, impegnati nell’ennesima sfida per il dominio. Barbari, sporchi, i corpi nudi madidi di sudore ricercavano un contatto profondo, nascosti e lontani dall’accampamento Joui. Dalla guerra.
Ansimava al sentire le mani bollenti di Gintoki fra le cosce e i denti affondati nel collo teso; i sessi febbricitanti si sfregavano smaniosi, eccitati ed insoddisfatti.
Il sapore dell’amante sulla punta della lingua, scorgere i suoi occhi infiammati, gli aveva persino fatto dimenticare dove si trovavano.
Takasugi non immaginava che il cielo sarebbe crollato loro addosso poche ore dopo.

Glorious Days – 風vi

Mi sono arreso al flusso del vento,
e sono stato sepolto dal viavai meccanico delle strade.
Tuttavia, chissà perché, ho continuato a cercare quel tempo
in cui ero in grado di mostrare i miei sentimenti.

01 – Iride.
109 parole.

Takasugi aveva di nuovo sollevato il mento verso il cielo plumbeo, in procinto d’esplodere, ma subito dopo distolse lo sguardo dal triste spettacolo. La pioggia gli trasmetteva profonda insofferenza.
Liberò l’occhio sinistro dal bendaggio e sfiorò la palpebra con la punta delle dita, avvertendo improvvisamente del fastidio. Strinse il pugno sopra il ginocchio e con la mano libera portò il kiseruvii alle labbra, avvolse il suikochiviii inspirando del fumo bianco, con la speranza di scacciare la sensazione invadente. Non riuscendoci.
Infuriato soffiò una nuvola argentata, ridendo quasi al pensiero di Shiroyasha.
Passavano gli anni eppure faticava a dimenticare la sua figura, quelle lacrime… Rimaste impresse per sempre sull’iride accecata.

02 – Vita.
110 parole.

«I vecchi inutili non dovrebbero bere, aru».
Kagura gettò sgarbata una coperta sopra la schiena di Gintoki, di nuovo svenuto all’ingresso. Portò la mano dietro la nuca, spettinando di più i capelli sciolti, poi inclinò il collo per osservare il tuttofare.
Nessun segno di vita intelligente.
Russava e sbavava come suo solito, ciononostante, da un bel pezzo, la Yato si chiedeva se avesse mai capito davvero Gintoki, o se invece tutto quel che aveva mostrato loro non fosse che una scheggiata maschera, atta a nascondere la malinconia provata.
Decise di non preoccuparsene, permettendo a Sadaharu di morderlo sulla testa.
«KAGURA! Toglimelo di dosso!».
Avrebbe fatto finta ancora per un po’.

03 – Ombre.
100 parole.

Tanto bello quanto dannato, pericoloso. Malgrado questo fosse il giudizio comune su di lui, Takasugi si sentiva come una farfalla intrappolata nella tela di un ragno: senza via di scampo.
Maggiormente tentava di scappare dal passato, più le ombre prendevano forma nella sua coscienza e lo ghermivano; si trasformavano in mani che, dal baratro dell’anima ricoperta di catrame, gli afferravano il collo e stringevano con violenza, trasportando assieme al dolore i ricordi perduti.
«Shinsuke-sama...».
«Dimmi, Matako».
«Siamo arrivati a Edo».
Lui annuì in silenzio.
‘Certe volte è impossibile lasciare andare chi non ha più interesse a vivere nel tuo presente’.

04 – Spine.
100 parole.

«Shiroyasha ti uccido!».
«Ohi, ohi, ohi, calmati. Solo perché abbiamo sgominato una banda criminale prima di voi non significa che la polizia di Edo è formata da pigri maiali dipendenti da maionese, Tenko».
Il grugnito al seguito di quella frase fece rizzare anche i peli sul culo di Kondo.
«Sono tornato uomo da un pezzo!».
«Sicuro?» Insinuò innocente.
Rincorsi per l’ennesima volta dalla Shinsengumi, guidata dall’isterico vice-comandante demoniaco, Kagura notò il mezzo sorriso disegnato sulle labbra di Gintoki; sembrava quasi che le urla di quello strano poliziotto e i loro continui bisticci si sovrapponessero alle reminiscenze di un altro baragaki.

05 – Alcool.
110 parole.

«Tama mi ha ancora inseguito con la scopa. Sono un padre single e non si ha il minimo rispetto per la mia condizione...».
«Non sei padre, Sakata».
«Ah, cosa vuoi capirne tu? Hai cresciuto un ragazzino sadico e pericoloso e vieni a farmi la morale su come spendo i miei risparmi, dopo aver letto e firmato milioni di cartoline...».
Hijikata smise di ascoltarlo quando riprese a delirare.
La lingua viene sciolta dall’alcool, almeno così si dice. Toushiro però non pensava che Sakata, nella sua esistenza da piattola, potesse mai avere una sbornia triste.
Ricevere quella sciocca missiva da Takasugi forse aveva riaperto ferite che nemmeno un cattivo amico poteva curare.

Genjou Destruction – 白ix

Voglio continuare a correre anche se la mia strada è buia.
Voglio combattere il delirio.
Per noi non ci sono molte cose che sono importanti.
Non ho bisogno di una cosa del genere.
Non sono uno sciocco. Non posso essere amato.
È meglio così, mi va abbastanza bene così.
Voglio solo continuare a consumarmi nel bianco puro.

01 – Luogo.
110 parole.

«Sto affogando, Hikusugi cosa aspetti a salvarmi?».
Sakata aveva afferrato la mano protesa senza pensarci due volte, il fantasma di un sogghigno ilare disegnato in viso e le iridi cremisi accese di nuova luce sul fondo della pupilla; un sentimento soffocato per lunghi anni.
Dalla fine della guerra Gintoki s’era sentito sperduto.
Aveva riacquistato un po’ di serenità soltanto grazie a Kagura e Shinpachi, ma dal momento in cui aveva lasciato andare i suoi mocciosi, era stato Takasugi l’unico a farlo sentire a casa.
‘Che sia distruggere il Paese o proteggerlo, solo noi possiamo farlo’.
«Molla la presa, Gintoki».
Negò con la testa, e per tutta risposta strinse di più.

02 – Strada.
110 parole.

Gintoki camminava lento, assorto. Dall’attimo in cui aveva rivisto Shinsuke i ricordi del passato avevano iniziato a confluire con il loro presente: i combattimenti affrontati insieme, i tagli che s’erano inflitti vicendevolmente e bruciavano ancora, nonostante fossero guariti in superficie, raccontavano il malsano legame che li univa.
«Hai intenzione di coinvolgerli? I tuoi amici, o come vuoi chiamarli».
«Se tu non ti fossi finto un manichino...».
«Ho seguito la tua stupida idea!».
Ridacchiò, scacciando la tensione. I passi però si susseguivano inesorabili e, quell’attimo stesso, avvertì un enorme peso sulla spalla sinistrax; provò a non farci caso, chiarificando «Non posso loro impedirlo, come non posso proibirmi camminare al tuo fianco».

03 – Infradito.
105 parole.

«Hai messo un’altra volta le ciabatte?».
La schiena di Takasugi s’irrigidì, punto nel vivo e offeso, «Non sono ciabatte».
Fece finta di non sentire, provocandolo ancora un poco «Stiamo andando a salvare il mondo e tu metti le ciabatte! Sai cosa scriveranno sulla tua tomba: ‘Colui che voleva distruggere il mondo e salvarlo in vestaglia e infradito’».
Gintoki rise di gusto quando venne insultato a mezza bocca, il suo sguardo s’addolcì quasi istintivamente al notare il profilo scuro di Shinsuke; così vicino che, se avesse allungato le braccia, avrebbe potuto di nuovo stringerlo.
«Rilassati, nessuno vandalizzerà la tua tomba, visto che non ti lascerò morire».

04 – Perdente.
100 parole.

La mano premeva con forza il fianco ferito, tremava. Ansimava rauco e si trascinava in avanti, ignaro del sangue che scorreva ai suoi piedi e del dolore insopportabile provato ad ogni passo.
Edo in subbuglio, il Tendoshuu eliminato per sempre, Shouyou-sensei finalmente libero di riposare in pace… Eppure Gintoki percepiva le guance umide e fredde.
Colpì il terreno con il ginocchio, cadde pesantemente, cercando invano di riprendere fiato; stille color rubino colavano dal labbro spaccato al collo in tensione, mentre il peso della sconfitta lo schiacciava al suolo come mai era successo in precedenza.
Non era riuscito a proteggere nessuno.

05 – Afferrare.
110 parole.

La via dei samurai consiste in questo: incedere come folli accanto alla morte.
E lui folle lo era diventato proprio correndo.
Sputò un grumo di saliva e avvertì la respirazione farsi faticosa, era giunta la fine.
Quando Gintoki gli afferrò la mano, però, si rese conto che forse desiderava vivere ancora, malgrado non ne avesse diritto. Sollevò la palpebra, guardandolo per la prima volta come aveva fatto anni prima, quell’unica notte sotto le stelle.
Potevano fingersi due samurai, due demoni o due buoni a nulla quanto volevano, ma nel momento della morte, mentre Shiroyasha si chinava mormorando con voce rotta il suo nome, Shinsuke decise di fingersi soltanto un uomo.

– Non esiste alcun motivo valido, che tu sia vincitore o vinto, che tu protegga o perda, la guerra non ha alcun senso.

 

iIl significato è pupa, cioè crisalide.
iiTipica spada di legno utilizzata nei dojo.
iiiÈ un bastone con la punta superiore adornata da anelli di metallo usato principalmente in ambito monastico buddhista a scopo cerimoniale.
ivIl significato è cielo. Le cinque drabble sono collegate a questo soprattutto dall’ultima, e dal legame che questa parola ha con i Naraku.
vHiku significa basso. Hikusugi è il nomignolo con cui Gintoki lo chiama nel manga.
viIl significato è vento. Come i precedenti ha un legame con tutte e cinque le drabble di questa parte.
viiTipica pipa giapponese.
viiiIl bocchino della suddetta pipa.
ixIl significato è bianco. Legato al nome Shiroyasha.
xPer i samurai la morte è una presenza costante, appollaiata sulla spalla sinistra.

 
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