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Autore: MarcoMarchetta    30/06/2018    0 recensioni
Fra storia e racconto.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CIAIKOVKI   (1893)             
 
Passeggiare e farsi vedere per la prospettiva Nevskij in compagnia del celebre parente era per Modest e Vladimir Lvovic motivo di grande orgoglio se non fosse che, alla giusta fama, si sovrapponessero quelle fastidiose dicerie. Era tempo di chiedere e chiarire una volta per tutte.
"Piotr" chiese il fratello in un momento in cui tutti, silenziosi, fissavano la Neva, "è di dominio pubblico che tu sia un anormale. Però non si fanno mai nomi di chi sia coinvolto con te in tali presunti amori irregolari."
"Così è perchè non ve ne sono!" asserì seccamente il musicista.
Quelli trattennero il fiato più colpiti che se avessero ascoltato l'ammissione della colpa. Vladi proruppe:
"Zio, perdonaci, ma a noi dispiace ti si diffami. Se le voci deformate in vari sensi ti rendono una così profonda ingiustizia perchè non te ne difendi con indignazione?"
"Tu sei eccessivamente pudico in questo" rincarò Modest, "e le vipere che ti circondano ti stanno facendo a pezzi.
Ti prego, rinuncia a questa tua costante signorilità così delicata da non darti modo di parlare francamente di tali cose. Dai un calcio a questa immotivata riservatezza!
Se vuoi mantenerti chiuso tu sull'argomento chiarisci con noi che ti vogliamo bene. Ci penseremo noi a fare giustizia."
"E che faresti, fratello caro?" sospirò Ciaikovski. “Distribuiresti schiaffi e sciabolate? Servirebbe questo a tacitare le vipere?
E poi avreste torto: io anormale sono.
Voi, quasi tutti, avete una donna da amare; sì, carnalmente intendo. Io ho avuto una moglie tanti anni fa ma non sono stato in grado neppure di sfiorarla. Il peggio, che nessuno potrà mai perdonarmi, è che un simile esito avrei dovuto prevederlo ed evitarlo come ho sempre fatto successivamente."
"Ma ti piacciono gli uomini, Piotr?"
"Per farci l'amore, Modest? Dio ne scampi! Neanche per idea!
Io ho orrore del sesso. Il solo pensiero di poterlo fare mi rende più innocuo di un bambino.
Non posso impedire ai miei sogni notturni di impadronirsi di me per pareggiare un bilancio fisiologico, ma cerco con tutte le mie forze di non por mente a queste miserie come ad altre inevitabili brutture dell'esistenza. Io certamente non vi contribuisco."
Sia il fratello che il nipote restarono come in un limbo ovattato a raccogliere idee da cui trarre conseguenze. Piotr lo capì e continuò a spiegare:
"Ricordi Dunia, Modest? Sì, la Duniascia, quella che serviva in casa quando eravamo ragazzini. Scusatemi se mi vengono i brividi a pensarci ma ritengo sia stata lei l'origine della mia patologia sessuofobica.
Una volta che si stava soli mi si offrì ed espose quell'orrore femminile, quell'inguardabile sozzura."
"Piotr, non lo hai mai detto questo. Nessuno ne ha idea.
Forse eri troppo piccolo e nessuno ti aveva preparato a tanto."
"È questa la verità. Una verità di cui mi sono vergognato più che a farmi considerare un pederasta."
"Caro, povero fratello" mormorava Modest avvilito quanto l'attonito nipote.
"A comprova che quanto dico è vero" riprese il compositore, sempre più sciolto e spavaldo, "berrò l'acqua della Neva così com'è, senza bollirla. Se mi andrà bene vuol dire che sono stato un mentitore e che, in effetti, sono un pervertito omosessuale come dicono tutti."
Fu come se il brav'uomo avesse sputato su un'icona.
"Zio, tu forse vuoi sostenere il contrario sennò per perorare la tua verità con questa specie di Giudizio di Dio cerchi il suicidio! C'è il colera a San Pietroburgo!"
"Piotr, non c'è bisogno di stupide scommesse! Hai capito?! Tu ci hai spiegato e non c'è ragione alcuna per mettere in dubbio ciò che dici.
Dovranno crederci tutti, vedrai. La tua vita casta è ammirevole non certo da disprezzare. Tanti santi uomini sono venerati unicamente per condurre una vita simile, eh, Vladi?"
"Modest, se sono dedito alla castità non è certo per motivi mistici e monacali, ma perchè ne sono dolorosamente affetto come da malattia.
Ora, col vostro permesso torno a casa da solo."
"Nipote" commentò Modest guardando Piotr perdersi nella nebbiolina del lungofiume, "sono preoccupato.
Antonina Nicolaievna fece di tutto per essere sposata perchè da allieva ne era infatuata. Lui accettò per tacitare quelle voci. In realtà le fomentò maggiormente perchè si seppe presto che il matrimonio non fu mai consumato.
Da quanto ho capito tuo zio è, al contempo, affascinato e orripilato dalle donne, attratto e respinto e in questo gioco soffre terribilmente.
La sua amica epistolare, Nadjeshda von Meck lo ha liquidato con poche fredde parole e ciò lo ha messo a terra del tutto. Era una ottusa e petulante moralista ma per Piotr era un punto fermo nella sua vita. Appena le avranno riferito cosa si sussurrava sul suo amico non ha voluto più averci a che fare.
Che cosa gli resta, povero fratello?"
"Che dici, zio Modest? Zio Piotr ha la musica. Il vostro nome resterà nella storia grazie a lui a eterno vanto della nostra Russia. Dappertutto lo osannano."
"Sì, è vero. Credo che, tolta quella, non avrebbe altra ragion di vita. Ed è per questo che sono preoccupato.
Vedi, sia 'Lo Schiaccianoci' che 'La Patetica', le ultime cose che ha composto, sono dei vertici di bellezza musicale e anche lui ne è consapevole. Ma dopo di questo che farà più? Mi ha confidato che i temi e i motivi tendono a ripetersi nella sua testa. Per inventare qualcosa di nuovo e di bello, condizione senza la quale non è disposto a buttar giù una sola nota, fa sempre più fatica."
"Zio, e per questo vuole morire?"
"Credo vi si senta sospinto da vari fattori.
Vladi, quando Piotr aveva quindici anni, mamma nostra morì di colera. Quale migliore occasione di questa epidemia per riunirsi a lei seguendone lo stesso destino?
Speriamo bene, nipote."
 
Marco Marchetta
 
 
I  QUALUNQUISTI   (362)                          
 
L'imperatore ridacchiò fra i suoi amici e consiglieri, Massimo e Probo, prima di sentenziare:
"Caro Patriarca della tua Ecclesia, ti impongo di lasciare Alessandria un'altra volta. Torna nel deserto egizio visto che anche da lì ti è possibile dirigere la tua diocesi.
Atanasio, cerca di capire: tu sei libero di predicare ciò che più ti piace purchè ciò non costituisca offesa per chiunque e non sconvolga la vita cittadina. Molti sono offesi e sconvolti dalla tua predicazione, noi per esempio.
Mi risulta che ti hanno scacciato già tre volte; cosa vuoi che sia? Non c'è tre senza quattro per uno che all'esilio ci è abituato."
Il vegliardo disse la sua seppure in tono flebile e rassegnato:
"Sarai obbedito, Giuliano. Ti è suonato male l'appellativo di 'apòstata'?"
"Ecco! Vedete, amici, che costui è vecchio ma non è stupido?"
"Atanasio" intervenne Probo a dar manforte, "sai che significa precisamente 'apostasìa'? Rinnegamento della fede o filosofia che si ritiene propria, è così? Non ha nulla a che fare con la revoca dei benefici ecclesiastici."
"Io" riprese Giuliano "non ho mai avuto una religione o una fede a cui subordinare e condizionare i miei pensieri. Ho mai apprezzato in qualche mia manifestazione gli ammaestramenti del vostro Cristo? Mi hanno battezzato ma sono mai stato 'cristiano', amici miei?"
"No no..." risposero in coro.
"Probo, Massimo, costui e gli altri caporioni di quella cricca religiosa battezzano un irresponsabile e da quel momento lo considerano cosa propria come un capo di bestiame col marchio del proprietario. Quella cerimonia non marchiò me, neonato, che non sono mai appartenuto a Cristo nè ho mai creduto in lui, capito?
E, per quanto si dica, non credo neanche nella Sacra Famiglia di Zeus, Ares, Aphrodites e compagnia bella. Dovrei essere uno stolto per dar credito a simili infantilaggini che intorpidiscono la mente e le azioni più vitali.
Vai, vai, Atanasio; con te sto sprecando il tempo."
"Vado, imperatore, ma attento alla vendetta del Galileo! Anche tuo zio, il grande Costantino, ne ha temuto la potenza."
Quando fu uscito, piegato dall'età e dalla nuova sventura, i tre gli risero alle spalle ma divennero pensosi.
"Mio imperatore" cominciò Massimo, "non vorrai lasciarti impressionare dalle parole di quella nullità."
"No, però è significativo che una qualsiasi nullità può sentirsi libera di definirmi 'apòstata' o altro.
I cristiani, dopo le persecuzioni di Diocleziano, sono diventati la maggioranza dell'Impero con la quiescenza di Costantino, Costanzo Secondo e Gallo che mi hanno preceduto. Quelli non erano cristiani nè pagani più di quanto lo sia io; forse solo più superstiziosi."
"È così certamente, mio imperatore" concordò Probo. "Per quanto si sappia, Costanzo dava corda un po' a qualsiasi santone e pensatore e non ha mai perseguitato alcuno per le sue convinzioni religiose."
"E così ha fatto anche Costantino, Grande anche nella sua pazienza e nel dar ragione a tutti per non inimicarsi alcuno" aggiunse Massimo.
"Signori" affermò Giuliano, "mi si versino i tributi, paghino tutti ciò che spetta allo Stato senza alcun privilegio ed eccezione e si è liberi di professare qualsiasi fede. Questa è la filosofia che più mi piace.
Costantino aveva esentato i religiosi cristiani da qualsiasi imposta perchè come giudici e prefetti lo servivano meglio dei funzionari laici. Però anche loro nel frattempo sono diventati rapaci, prepotenti e arroganti al pari di tutti coloro preposti a esercitare il comando.
E allora perchè dovrei continuare a favorirli?"
"È giusto... , è così..." commentavano i compagni.
"Vai dunque, Atanasio" concluse l'Apòstata rivolto al nulla, "e anche tu Apollinare di Laodicèa e chiunque segua il Cristo con ideologia, finalità e liturgia sempre mutevoli a seconda della fantasia di chi si pone a dirigere il coro. E vorrebbe sentirsi un privilegiato solo per questo.
E ora, amici, dedichiamoci a cose più serie come la Persia che preme sui confini perchè sono certo che anche quel Galileo finirà presto nel dimenticatoio, alla pari di Zeus, Iside o Mitra che sia."
 
Marco Marchetta
 
(Ringrazio chi legge e gradisce. Appuntamento al prossimo sabato, 7 luglio, con  altri due racconti)
   
 
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