Premessa
Questa storia è stata
scritta a quattro mani con la mia super collega Kiri,
alias Chiara, che ringrazio profondamente perché, senza di
lei, non avrebbe mai
visto una fine.
Chi è a stretto
contatto con me sa che sto affrontando un periodo alquanto…
discutibile. Mettiamola così. Quindi ogni riga che scrivo,
al momento è molto
sofferta… Inoltre, in questi giorni si festeggia l'orgoglio
gay e io avevo
bisogno di concluderla.
Vi sono determinati argomenti che
mi stanno a cuore. La Seconda Guerra
Mondiale è senza alcun dubbio fra questi e chi la conosce
molto bene sa che
determinati argomenti vengono tuttora ignorati. Ho voluto scrivere
qualcosa di
provocatorio, un personaggio fuori dalle righe, e ignoro se
verrà compresa…
Kiri vi è riuscita e le ha dato le sfumature di cui aveva
bisogno. Anche Martin
ringrazia, ci scommetto.
Una piccola nota
finale… tutto quello che è stato raccontato
inerente al
periodo storico della Seconda Guerra Mondiale corrisponde a
verità. Alla fine
del capitolo aggiungerò i titoli di una serie di ebook per
chi volesse
approfondire.
Grazie.
Story
Martin Blackwood
inspirò silenziosamente, con lo sguardo fisso sul volto
posseduto dal male di una vecchia signora.
Era solo una donna alta appena un
metro e sessanta, curva, portava i
capelli ormai grigi raccolti in un basso chignon. Le morbide curve
erano celate
da una sobria gonna color grigio tortora, abbinata a un semplice
maglione con
scollo rotondo, del medesimo colore, con bottoni squadrati. Non un velo
di
trucco adornava il suo volto e le sue labbra sottili erano curvate in
un lieve
sorriso, mettendo in evidenza l'ampiezza delle guance e gli occhi blu
scuro.
Martin ricambiò lo
sguardo di quella donna e percepì i muscoli contrarsi
sotto alla divisa scura.
In trent'anni di servizio,
raramente si era ritrovato a contatto una
persona così… dominante.
Erano quegli occhi blu a smentire
l’apparente natura innocua di quella
signora anziana. Erano arguti, freddi come l'acciaio, pronti a sfidare
chiunque
a contraddirla.
Martin serrò le mani
dietro la schiena, irrigidendo i dorsali in una posa
marziale che, tuttavia, non attenuò la sensazione di
trovarsi al cospetto di
una regina guerriera, invece che di una prigioniera.
La mano stretta sul pomo
d'argento, lei continuava ad osservarlo con una
luce beffarda negli occhi, ignorando palesemente le immagini che stava
trasmettendo lo schermo piatto.
Uomini, donne,
bambini… ovunque nel mondo la tragedia era in atto ed erano
passate solo quarantotto ore.
L'epidemia si era diffusa senza
alcun preavviso.
Nel corso delle prime due ore, si
era già portata via venti morti e altri
li avrebbero presto seguiti. Ma, più di questo,
ciò che inquietava i medici,
ormai ridotti al collasso nervoso, era il cambiamento fisico che
stavano
manifestando molti pazienti. Qualcosa che sfuggiva al controllo umano,
alla
logica, al buon senso.
Ed era lei l'artefice di tutto
ciò.
Come poteva essere
così insensibile?
In trent'anni di onorata carriera
al servizio del nuovo regno, Martin non
ricordava nulla di paragonabile a quel momento.
Le mura color cemento di quella
stanza, testimoni di tante confessioni,
d'un tratto lo stavano soffocando. A stento riuscì a
trattenersi dal posare la
mano fra i corti capelli grigi.
Persino lui, che di orrori ne
aveva visti e commessi tanti in nome del bene
comune, faticava a comprendere come si potesse architettare un piano
che
prevedeva lo sterminio della razza umana.
Loren Adyson. Medico, scienziato.
Fino a novant'anni suonati, aveva
continuato a lavorare con una ferrea
determinazione che, abbinata alla sua intelligenza, l'aveva resa una
leggenda.
Una leggenda che si era tramutata
nel male assoluto.
Martin aveva timore di chiedere
spiegazioni, ma non poté esimersi dal
farlo. «Perché?»
«Perché voi
avete contaminato il popolo e lo avete reso un cumulo di
bestie. Avete favorito e sostenuto la libertà individuale
nel modo più subdolo,
avete infranto qualsiasi possibilità di costituire un fronte
comune, avete
incoraggiato la prevaricazione da parte dell’individuo sui
suoi simili e avete
dato la possibilità al vile di prevalere, spianandogli la
strada e mettendogli
davanti singoli individui troppo deboli per resistere.»
Martin aveva la sensazione che le
parole di quella donna fossero un delirio
di onnipotenza dettato dalla follia ma, nel suo discorso e nel suo
sguardo,
c’era qualcosa che lo spingeva a saperne di più.
«Temo di non comprendere.»
«Voi siete il simbolo
di tutto ciò che di corrotto c’è
nell’animo umano.
Voi siete la malvagità che disperde oppressione, la
malvagità che non si cura
della sofferenza e dell’odio che riversa sul popolo nel suo
dilagare. Voi avete
reso schiavo ogni individuo di questo mondo, privandolo della sua
umanità. Io
ho solo spezzato la catena.»
Martin continuava a non capire le
parole di quella donna, non comprendeva
di quale malvagità stesse parlando e chi fosse quel
“voi” di cui parlava.
Lo stato? Il governo? O chi altro?
Questa storia è stata riveduta, corretta e inclusa in "A Cup of Stories" di Teriel Donovan, su Amazon. Disponibile sia in edizione digitale che in cartaceo.
Informazioni
Documentario: Paragrafo 175
Purtroppo risulta fuori commercio
ma nelle biblioteche
o comunità gay o persino online è possibile
trovarlo.
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Riguardo a libri ed edizioni
digitali,
sfortunatamente, il materiale a disposizione è pochissimo e
per lo più in
inglese. Il primo che ho letto riassume quasi tutti i documenti che
citerò in
seguito:
Ken
Setterington, Branded by the Pink Triangle
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In italiano:
Paolo Arigotti, Un
triangolo rosa
Marco Vignolo Gargini, Paragrafo
175: La memoria
corta del 27 gennaio
Roberto La Paglia, Il
Triangolo Rosa: Storia di una
follia dimenticata
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In inglese
Pierre Seel,
I, Pierre Seel, Deported Homosexual: A Memoir of Nazi Terror
Richard
Plant, The Pink Triangle
Lutz Van
Dijk, Damned Strong Love: The True Story Of Willi G. And
Stefan K.