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Autore: Be_Yourself    30/06/2018    2 recensioni
Anno 2018: due gemelle caratterialmente diverse che non fanno altro che battibeccare, un pomeriggio di studio in biblioteca, uno strano manoscritto dalle pagine troppo vecchie ma tuttavia ancora perfettamente intatte. Saranno questi gli elementi per l'inizio di un'avventura inattesa attraverso il tempo, alla scoperta di sé stessi e di una realtà persa nella leggenda.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galvano, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note autrice
Ciao a tutti cari lettori!
Non uccidetemi, lo so che dovrei aggiornare le storie già in corso anziché scriverne delle altre, ma questo è un progetto nato insieme a
Merlin_Colin_Emrys, mia carissima collaboratrice in questa storia, e favolosa musa ispiratrice per tante altre idee che spero di poter presto condividere con voi.
La storia nasce un po' come lo sclero di due fan sfegatate di questa fantastica serie, tra un «ti piacerebbe vivere alla corte di Re Arthur?» e un «ma tu cosa faresti se potessi incontrare i tuoi amati personaggi?» ecco che è venuta fuori l'idea di unire le nostre menti e scrivere una storia a quattro mani, dando forma ai nostri scleri in una trama leggera e divertente. La storia è progettata per essere qualcosa di prevalentemente comico e demenziale, quindi non prendetela troppo sul serio, anche se speriamo di riuscire – nonostante tutto – a creare una trama minimamente accattivante.
Le protagoniste della storia sono Sarah e Honey, due gemelle che, come penso abbiate capito, altro non sono che gli alter ego mio e della mia socia, e infatti i loro caratteri, i modi di fare e spesso anche le esperienze di vita saranno prevalentemente uguali ai nostri nella realtà.
Chi di noi è chi? Beh qualche segreto dovete pur lasciarcelo, non vi pare?! :P
Buona lettura!

 
Capitolo 1


Honey
La biblioteca dell'università era quasi completamente deserta a quell'ora del primo pomeriggio, si sarebbe affollata soltanto verso sera, con la fine di tutte le lezioni. L'anziana bibliotecaria sonnecchiava dalla sua postazione, non prestando la minima attenzione all'unica ragazza presente che stava trasgredendo almeno metà delle regole scritte a caratteri cubitali su cartelli affissi all'ingresso e sui muri, a distanza di tre metri l'uno dall'altro, così che a nessuno studente potessero sfuggire.
Honey se ne stava scompostamente seduta ad uno dei tavoli con lampada, i piedi fasciati dagli stivaletti di pelle nera poggiati con noncuranza sul legno appena lucidato, accanto ad un pacchetto vuoto di patatine che aveva sparso briciole dappertutto. Nelle orecchie due auricolari che sparavano musica a tutto volume, nascosti dalle ondulate ciocche corvine e viola che a stento arrivavano a lambirle le spalle. Poggiato in grembo teneva un pacco di tabacco ed era intenta a rollarsi una sigaretta.
Era in attesa di sua sorella Sarah, la quale le aveva dato appuntamento in biblioteca con l'intenzione di tenerla un intero pomeriggio sui libri per un esame che doveva assolutamente passare. Lei però non aveva la minima intenzione di sottostare al regime dittatoriale della gemella, e se davvero voleva che aprisse un libro avrebbe dovuto sbrigarsi ad arrivare, perché di lì a mezzora sarebbe cominciato un torneo segreto di videogiochi – organizzato nel vecchio archivio in disuso della biblioteca – a cui lei non poteva assolutamente mancare.
Tra gli Evanescence sparati a tutto volume nelle orecchie, e la concentrazione per cercare di chiudere bene la sigaretta senza che il filtrino se ne andasse per fatti propri, non si accorse dell'arrivo di Sarah finché questa non le tirò via un auricolare con tutto il disappunto di questo mondo, facendola sussultare a tal punto che la sigaretta le cadde di mano spargendo tabacco sul logo di Skyrim stampato sulla t-shirt nera.
Honey puntò i suoi occhi verdi in quelli identici della sorella, lanciandole uno sguardo truce «Era proprio necessario?» sibilò a denti stretti.
«Ti sembra il modo di stare in una biblioteca?» ribatté l'altra sforzandosi di non urlare.
Facendo onore a quel soprannome che le avevano dato in modo sarcastico, la videogiocatrice si limitò a grugnire con fare irritato, mentre si scrollava di dosso il tabacco ormai inutilizzabile e riponeva iPod e occorrente per le sigarette nella borsa nera con le borchie poggiata ai piedi della sedia.
Honey non era il suo vero nome, ma alle medie alcuni compagni di classe avevano preso a chiamarla in quel modo sotto forma di presa in giro, per sottolineare in uno strano gioco di opposti la totale assenza di dolcezza nel carattere della ragazza, per lo più acida, scontrosa e taciturna, che preferiva di gran lunga fare a botte con qualcuno piuttosto che offrirgli la propria amicizia. Alla fine quel soprannome le era rimasto cucito addosso nel corso degli anni, ma a lei non dispiaceva, in un certo senso era quasi divertente guardare le persone ricredersi sulla presunta dolcezza che quel nome poteva evocare.
Non aveva amici veri e propri, soltanto delle persone con cui passare il tempo di tanto in tanto, ma per cui non poteva dire di provare affetto, o da cui fosse interessata a farsi capire. Le sole persone che la conoscevano bene, e nonostante ciò la sopportavano e la accettavano – sebbene ogni tanto arrivassero anche loro all'esasperazione – erano la sua gemella ed il suo fidanzato.
«Comunque sappi che tra mezz'ora c'è un torneo di videogiochi a cui non intendo mancare» disse alla sorella senza neppure guardarla, mentre tirava fuori il quaderno con gli appunti di storia e mitologia medievale «quindi mettiti l'anima in pace che non resterò qui tutto il pomeriggio!».
Sarah le lanciò un lungo sguardo severo.


Sarah
«Ti ricordo che tra tre settimane hai l'esame e se non lo passi, mamma non ti lascerà andare ad Amsterdam con Jared il 23 luglio. Perciò, sbrigati a prendere il libro sulle leggende arturiane che ti serve» e con la mano destra indicò gli scaffali, come a dire "inizia la ricerca". Honey grugnì e si diresse verso la sezione storico-folkloristica.
Nel frattempo, Sarah appoggiò i due caffè presi – a lei il caffè piaceva tiepido – e lo zaino color argento con scritto “Dreamer” in bordeaux, per prendere poi il manuale di latino. Tre giorni dopo avrebbe avuto l'esame scritto e la ragazza voleva assicurarsi di passare, dato che era la seconda volta che lo tentava.
Neanche cinque minuti dopo aver cominciato a studiare, alzò la testa confusa: la gemella avrebbe dovuto essere già di ritorno con il libro.
Merda. Pensò mentre di scatto si fiondava nel reparto dello storico-folkloristico. L'altra era già scappata via.
Allora, accelerò il passo e, passando tra le varie mensole, riuscì a trovarla: con una forcina stava tentando di aprire una porta verde che recava la scritta “vecchio archivio”.
«Lo sapevo! Honey, lascia stare quella partita di videogames e torna tra i libri» le sibilò nell'orecchio.
«Sorella mia, io ti avevo messa in guardia ma tu non mi hai ascoltata. Scusami ma ora devo andare a conquistare il titolo di campionessa» rispose l'altra, facendole una linguaccia.
Sarah le diede un colpetto sul braccio. «E che cavolo! per una volta, fa la studentessa universitaria come si deve e fa' il tuo dovere. Tu ci tieni ad andare ad Amsterdam, non è così?» domandò, sapendo benissimo che così avrebbe avuto in pugno la gemella.
«Va bene! Razza di dittatrice che non sei altro» rispose stizzita Honey infilandosi la forcina in tasca e girando i tacchi.


Honey
La ragazza lanciò un'ultima occhiata alla porta del vecchio archivio – da cui provenivano ovattati i rumori di una partita in corso – prendendo mentalmente nota di pestare Lucas per averla chiusa a chiave, dopodiché si decise a seguire la sorella.
Osservò con estremo disappunto la lunga chioma blu notte elegantemente legata in un'elaborata treccia, che arrivava a lambire il fondoschiena lasciato scoperto dalla corta t-shirt nera con su scritto “I fight even if I am a girl”; un paio di attillati jeans grigi fasciavano le sue gambe magre ma dalle curve morbide. Ad ogni passo che muoveva i suoi orecchini preferiti, quelli con la croce gotica, ondeggiavano attorno al viso diafano.
Honey non lo avrebbe mai ammesso, ma un po' invidiava la perfetta forma fisica e l'innata eleganza della sorella, cose completamente assenti in lei. Non che la cosa le pesasse particolarmente, sarebbe stato snervante essere in tutto e per tutto uguale alla gemella, come quando da bambine non riuscivano a distinguerle, ma un briciolo in più di femminilità non le sarebbe guastato; magari così la gente avrebbe smesso di chiederle se fosse lesbica solo perché indossava magliette maschili, aveva i capelli corti o perché amava i videogiochi. L'ignoranza certe volte era davvero una brutta bestia.
Passando accanto ad uno scaffale notò con la coda dell'occhio uno strano luccichio, che la indusse a fermarsi. Aggiustandosi i grossi occhiali neri sul naso osservò meglio ciò che aveva attirato la sua attenzione: poggiato disordinatamente sopra gli altri libri ce n'era uno dalla vecchia copertina verde e argentata, vecchia sì, ma non quanto le pagine in pergamena che Honey trovò all'interno quando lo aprì. «La vera storia di Arthur Pendragon» lesse ad alta voce «ad opera del suo fedele amico e servitore, Emrys». Richiuse il testo facendo spallucce, forse poteva tornargli utile per l'esame, era solo strano che quel libro si trovasse nella sezione della narrativa gotica, ma capitava che alcuni studenti si divertissero a “nascondere” dei libri, quindi non ci diede troppo peso.
Tornando al tavolo dove la sorella la attendeva si rigirò più volte il testo tra le mani, non capendo cosa avesse generato il luccichio che aveva attirato la sua attenzione. La copertina era argentata, ma non lucida.
«Trovato qualcosa?» le domandò sottovoce Sarah, senza spostare gli occhi dal suo libro di latino.
«La vera storia di Arthur Pendragon. Chissà se ci sono scritte anche le posizioni che lui e la regina usavano quando erano a letto insieme».
L'altra le lanciò uno sguardo a metà tra l'esasperato e lo sconsolato, mentre le porgeva il caffè che le aveva amorevolmente preso, amaro e bollente, proprio come piaceva a lei. Honey lo afferrò ringraziando la sorella con un cenno della testa e lo buttò giù in un sorso, per poi aprire il libro che aveva appena trovato, ormai rassegnata al pomeriggio di intenso studio che l'attendeva.


Sarah
«Certo che Uther Pendragon era davvero un padre stronzo» Sarah senti la sorella imprecare da sola, sottovoce. Ridacchiò, anche lei lo faceva, molte volte: era una delle cose che aveva in comune con l'altra.
Richiuse il libro di latino, dopo due ore passate a leggere declinazioni e coniugazioni verbali non aveva più voglia di studiare, quindi cacciò nuovamente la mano nello zaino e tirò fuori “Il ritratto di Dorian Gray” di cui conosceva a menadito tutte le battute, ma non si sarebbe mai stancata di leggerlo.
«Con il vecchio Oscar non si sbaglia mai» commentò la gemella, strizzandole l'occhio.
«Già. Sarebbe bellissimo poter tornare alla fine del 1800, solo per conoscerlo di persona» rispose, perdendosi un attimo nell'immaginare la scena.
«Nel milleottocento? No. Questa sarebbe una bella epoca in cui tornare!» ribatté Honey indicando il libro che aveva letto fino a quel momento, arrivando quasi a metà.
Sarah alzò gli occhi al cielo «Come no! Tra pestilenze e carestie scommetto che era un vero paradiso».
«Credimi, preferirei affrontare quelle cose piuttosto che vivere in una società bigotta, che pretende di dirti come devi comportarti in ogni maledetto momento della tua vita, secondo le regole della morale e del buon costume».
Sarah sospirò rassegnata. Sua sorella era una “anarchica morale” come spesso la definiva lei, odiava ogni tipo di freno che le convenzioni sociali potevano mettere alla libertà personale di un individuo. Non poteva darle torto, ma forse a volte difendeva quella sua posizione in maniera un po' troppo aggressiva. «Insomma, anche il medioevo però ha i suoi lati negativi da questo punto di vista» ribatté.
«Credimi, sotto molti punti di vista c'era molta più libertà di quella che ci sarebbe stata in seguito» rispose Honey «Prendi il nostro amato Oscar Wilde, incarcerato solo per aver amato un altro uomo. Certo nel Medioevo le relazioni omosessuali non potevano essere ufficializzate, ma se re Arthur si fosse scopato, che ne so... Lancelot, o Merlin, per esempio, nessuno lo avrebbe denunciato o dichiarato indegno a governare».
«Come cavolo ti viene in mente di pensare che Arthur potesse... con Merlin? Era il suo anziano mentore»
«Non stando a quanto dice questo libro. Pare che Merlin fosse in realtà un grazioso giovane più o meno della stessa età di Arthur. Chissà che davvero non si divertissero insieme».
A quel punto Sarah si spalmò una mano sulla faccia, sconsolata «Perché per te ogni cosa deve rimandare al sesso?».
«Colpa tua, questa è la frustrazione per non avermi fatta partecipare al torneo segreto» rispose Honey alzandosi dalla sedia e stiracchiandosi «vado a prendermi un altro caffè».
«No no no. Tu non vai da nessuna parte» scattò l'altra, afferrando la sorella per un braccio, allarmata dal fatto che questa potesse fuggire da quel pomeriggio di studio «Il caffè te lo prendo io, tu resti qui in compagnia di Arthur e dei cavalieri della tavola rotonda. E se proverai a svignartela sappi che ti vedrò».
Honey sbuffò, sedendosi di nuovo «Non avevo nessuna intenzione di fuggire. Dittatrice!».
A quel punto Sarah si diresse al distributore di bevande calde dall'altra parte della stanza, tenendo costantemente d'occhio la porta dell'archivio per essere certa che la sorella non tentasse di fuggire nuovamente. Le voleva bene, davvero, si sarebbe anche fatta uccidere per lei, ma a volte il suo comportamento apparentemente immaturo ed irresponsabile la faceva davvero disperare.
Tornata al loro tavolo, tese il caffè ad Honey, la quale era particolarmente presa dal mondo arturiano, al punto che stava rischiando di rovesciare la bevanda sul manoscritto, a causa della mal grazia con cui aveva preso il bicchiere. Sarah posò il suo e si rimise a leggere.
Il cellulare dell'altra si accese mostrando una notifica di messaggio. Honey prese il cellulare con la mano destra, mentre con la sinistra libera si metteva il diario in grembo, all'insù.
«Jason ti saluta» disse senza staccare gli occhi dallo schermo «pensavamo di andare a vedere un film, stasera. Vuoi venire con noi?»
«Ti ringrazio ma ho promesso a Lauren e a Debrah, che sarei uscita con loro».
Honey mise giù il telefono e si mise sull'attenti: era raro che la sorella uscisse il venerdì sera, al contrario di lei.
«E dove andate di bello?» domandò con fare ammiccante, come a voler capire – o insinuare – se a farla uscire dalla tana fosse stato qualche bel ragazzo con cui si sarebbe vista quella sera.
«Al bowling. Oggi è il compleanno di Debrah e ha deciso di fare li la festa» rispose piatta, ignorando tutte le insinuazioni sottintese che leggeva negli occhi dell'altra.
«Forte! Dove al bar c'è quel bel ragazzo che ti offre sempre le bibite?»
«No, un altro bowling, per grazia divina. E poi non è forte, lo sai che sono negata in questo gioco» a volte conversare con Honey era davvero esasperante.
Questa fortunatamente decise di lasciar stare e fece spallucce «Avanti, non pensarci. L'importante è divertirsi con le persone a cui si vuole bene, chissenefrega se non sei il massimo a giocare, non penso che le tue amiche ti giudicheranno» disse facendole l'occhiolino, che era un po' il suo modo di dire “stai tranquilla e goditi la vita”, a quel punto riaprì il libro e tornò dai Cavalieri della Tavola Rotonda.


Honey
Per una volta nella sua vita era profondamente grata alla sorella per averla costretta a studiare, quel libro era quanto di più bello avesse mai letto sulle avventure di Re Arthur, dei suoi cavalieri e del mago Merlin; ribaltava completamente tutto ciò che aveva sempre pensato di conoscere. La cosa strana era che pareva essere una sorta di diario, ma scritto in terza persona, eppure sembrava che il narratore avesse vissuto personalmente ogni vicenda descritta, sebbene il nome Emrys non figurasse mai tra le pagine.
Stava leggendo del tradimento di Morgana, di come avessero sconfitto l'esercito di immortali creato da lei e Morgause, e di come Arthur avesse preso in mano le redini del regno dopo la battaglia, acclamato dal popolo. Quasi senza rendersene conto si perse ad immaginare come dovesse essere vivere a quei tempi: epiche battaglie, battute di caccia, notti intorno al fuoco insieme agli amici a bere e raccontarsi storie, cavalcate tra immense distese di verde, il senso di libertà che scorreva nelle vene come sangue. Le rimproveravano spesso di avere una visione distorta di quello che era il Medioevo, a causa delle ore passate sui videogiochi in cui impersonava epici eroi medievale. Ma lei non era stupida, sapeva perfettamente che quell'epoca – come tutte – aveva i suoi lati negativi, eppure l'avrebbe comunque preferita a quelle successive, e anche a quella in cui stava vivendo.
Passò distrattamente le dita sulle pagine ingiallite, seguendo con i polpastrelli la curva morbida delle lettere scritte con inchiostro nero che, stranamente, non era stato sbiadito dal tempo. Un'improvviso luccichio dorato passò – veloce come un lampo – tra quelle lettere, facendola sussultare.
«Va tutto bene?» le domandò Sarah alzando gli occhi dal suo amato romanzo.
Honey osservò per qualche istante il libro, confusa «Sì, mi era solo sembrato di... non importa, sarà solo mancanza di sonno» rispose infine, afferrando il bicchiere con il caffè ormai tiepido e bevendolo tutto d'un sorso. In effetti la notte precedente non aveva chiuso occhio, troppo impegnata a finire di scalare – per la milionesima volta – Dante's Inferno.
«Devi smetterla di passare notti insonni appresso ai videogiochi, finirai per impazzire» rispose la sorella, finendo anche lei di sorseggiare il proprio caffè.
In quel momento esatto ci fu come una scossa di terremoto, che fece vibrare il tavolo a cui erano sedute, ma non ebbero neppure il tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo, perché una luce dorata le investì e loro si sentirono come trascinate in un vortice: tutto girava intorno a loro, o forse erano loro a girare. Alla fine, persero i sensi.
  
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