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Autore: Mahlerlucia    30/06/2018    7 recensioni
{ Sequel di “Falco a metà” e “Leave a light on” }
Porca miseria!
Davanti a quella splendida visione per lui fu impossibile anche solo fingere indifferenza.
Il minuto fantasista indossava solamente un morbido e bianco accappatoio di spugna. L'indumento gli stava un filo largo, ma con la cinta allacciata in vita quasi non si notava. Le piccole guance paffute si erano tinte di un rosso porpora dovuto ai vapori dell'acqua calda nella doccia. I lunghi capelli castani, ancora umidi, erano stati tirati indietro e legati in una coda di cavallo adagiata poi sulla spalla. I grandi occhi castani, già liquidi di stanchezza, rimandavano ad una piacevole sensazione di calma, mista ad innocente vanità.
Sei bello Mitsuru, non c'è bassezza o stravaganza che tenga!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Mitsuru Sano/Sandy Winter, Shingo Aoi, Shun Nitta/Patrick Everett
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing up beside you'
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Appuntamento a Milano

- 2° parte -

 

 

Prima di partire per un lungo viaggio
Porta con te la voglia di non tornare più
Prima di non essere d'accordo
Prova ad ascoltare un po' di più...
 

Milano, maggio 2012

La stanza che Shingo e Gino avevano prenotato per i due amici era situata al quinto piano dell'Hotel Machiavelli, a pochi passi dal centralissimo corso Buenos Aires. Dall'enorme portafinestra che conduceva al terrazzino non si poteva ammirare null'altro che i grossi e alti complessi limitrofi, suddivisi tra dormitori in aperta concorrenza tra loro e uffici appartenenti ad importanti aziende di stampo internazionale. Le pareti interne erano state adeguatamente insonorizzate per evitare che il rumore proveniente dal traffico cittadino potesse disturbare gli ospiti. Non si trattava solamente di automobili e autobus. Lo stridìo dei vecchi e legnosi tram, ad esempio, era ancora in grado di penetrare brutalmente i timpani creando non poco fastidio al sistema nervoso; fortunatamente l'azienda dei trasporti milanesi si stava già adoperando per sostituirli in toto con i nuovi – e più silenziosi – Jumbo tram di colore verde.
All'interno della stanza erano presenti tutti i comfort del caso: poltrone regolabili, rete wi-fi, vasca idromassaggio, servizio in camera su richiesta. Unica pecca, ma che di certo non dipendeva dagli addetti ai lavori, era la presenza di un enorme, romantico letto matrimoniale.

Ci scommetto le palle che questa è stata una delle grandi idee dell'Aoi!
Shun stava tentando di accettare la situazione senza incrementare il suo già evidente nervosismo. Quella sera ci sarebbe stato sicuramente di che discutere con quella testa calda di Mitsuru. Guai a criticargli pure l'amichetto! Come minimo avrebbe corso il rischio di essere buttato giù dal balcone. Nanerottolo da strapazzo!

“Una doccia era proprio quello che ci voleva prima di andare a dormire!”

L'attaccante del Kashiwa Reysol esitò qualche istante prima di voltarsi. Seguitava a pensare che fosse meglio muoversi con cautela quella sera. Si alzò dal ciglio del letto su cui si era seduto e finalmente ebbe la forza di guardarlo.
Porca miseria!
Davanti a quella splendida visione per lui fu impossibile anche solo fingere indifferenza.
Il minuto fantasista indossava solamente un morbido e bianco accappatoio di spugna. L'indumento gli stava un filo largo, ma con la cinta allacciata in vita quasi non si notava. Le piccole guance paffute si erano tinte di un rosso porpora dovuto ai vapori dell'acqua calda nella doccia. I lunghi capelli castani, ancora umidi, erano stati tirati indietro e legati in una coda di cavallo adagiata poi sulla spalla. I grandi occhi castani, già liquidi di stanchezza, rimandavano ad una piacevole sensazione di calma, mista ad innocente vanità.
Sei bello Mitsuru, non c'è bassezza o stravaganza che tenga!

“Quindi sei davvero voluto venire in albergo per riposare?”

Il numero sedici della nazionale giovanile nipponica guardò il compagno di traverso, mostrando un sorriso sghembo ed un guizzo di luce improvviso negli occhi. Quelle due piccole perle ambrate avevano ripreso la loro consueta natura vulcanica e guardinga. Aggrottò la fronte ed incrociò le braccia in segno di sfida.

“L'idea era quella. Hai forse un piano migliore?”

Shun preferì tacere di fronte a quella palese presa in giro. Indietreggiò di qualche passo, arrivò ai bordi del letto ed afferrò un cuscino. L'altro osservò ogni suo movimento con fare sospetto. In qualche modo quel flame ampiamente preannunciato doveva pur iniziare.
Il guanciale arrivò dritto in faccia al più basso dei due, ma quest'ultimo non avrebbe concesso alcuna soddisfazione al compagno. lo raccolse e subito sfoderò la sua risposta. L'attaccante fece appena in tempo ad acciuffare la parte opposta della fodera. Tirarono entrambi, chi da una parte, chi dall'altra; ma Nitta ebbe la meglio. Mitsuru sgattaiolò sul materasso e recuperò un'arma identica alla sua. I due cominciarono a colpirsi a suon cuscinate all'interno di uno scenario che divenne alquanto spassoso.

“Non mi avrai mai, Vampiro dello Transilvania!”

“Cos'hai detto brutto Puffo degli anni ottanta?!”

Continuarono a colpirsi e a punzecchiarsi verbalmente per diversi minuti, fino a quando Mitsuru non cadde sul letto preso alla sprovvista da un colpo ricevuto in pieno sulla schiena. Nel momento in cui tentò di girarsi per rialzarsi, si ritrovò i polsi bloccati dalla presa dell'altro. Avvertì il suo dolce peso adagiarsi completamente sul suo sedere. Il contatto tra le loro parti intime, ancora coperte, fu inevitabile quanto shoccante.

“Shun... che cazzo fai?”

L'attaccante non rispose, ma sorrise beffardo. Avvicinò il viso all'orecchio del compagno ed iniziò a mordicchiargli la parte più esterna del padiglione auricolare. Lo sentì lamentarsi con il viso rivolto al materasso. Poterlo avere a sua disposizione in quello stato di dolce sottomissione lo eccitava come non mai.

“E quindi vorresti tarparmi le ali solo perché ti ho fatto presente che oggi mi sono trovato bene col signor Hernandez?”

Mitsuru spalancò gli occhi recependo quest'ultima affermazione del compagno come un'istigazione bella e buona. La rabbia s'impossessò delle sue facoltà mentali e lo aiutò a reagire. Cercò di divincolarsi provando a buttarlo giù dalle sue natiche, usate abusivamente a mo' di morbido sgabello. Iniziò ad agitare in maniera frenetica le braccia, nel tentativo di divincolarsi da quella presa sui polsi sempre più decisa. Si mosse in maniera spasmodica fino a quando Shun non perse davvero l'equilibrio, scivolando lungo il suo dorso. Fu in quel momento che Mitsuru avvertì la durezza del suo sesso alla base della schiena.
Quella nuova e stranissima sensazione di vergogna mista a curiosità prese il sopravvento tra i suoi pensieri e fece totalmente cambiare prospettiva a quell'insolita serata.

“Shun...”

L'attaccante si sollevò sulle braccia e pensò di dare un po' di respiro a quel piccolo corpo castigato. Si sdraiò al suo fianco, sulla superficie morbida di quell'enorme letto per due. Forse l'idea di Aoi non era stata così malvagia.
Poi la sua voce. Shun. Il suo nome pronunciato in un sussurro carico di ansia e di aspettative; quegli occhietti divaricati come conferma dei suoi puerili timori.

“Cosa c'è?”

“Sei... sei eccitato!”

Il compagno si girò in direzione di quel piccolo uomo impegnato nella definitiva scoperta di se stesso e del proprio mondo. Era esattamente la stessa persona che quel pomeriggio gli aveva mostrato i denti per difendere il proprio orgoglio e il proprio ruolo all'interno della sua vita; lo stesso ragazzo che poco prima combatteva una sciocca battaglia di piume contro la sua stessa gelosia dirompente.
Vegliava su di lui con sguardo dolce e protettivo, carezzandogli alcune ciocche che erano fuoriuscite dalla sua coda di cavallo. Era perso nella porpora delle sue guance, questa volta causata da quell'imbarazzo totalmente inaspettato.

“Ti sembra così strano?”

Mitsuru socchiuse gli occhi, lasciandosi andare a quelle coccole che credeva non meritarsi davvero. La sua vita era sempre stata racchiusa tra casa, calcio, Jito e gli altri amici di Hirado. Per i suoi standard, i ritiri con la nazionale erano già una gran cosa. Per non parlare dei viaggi intercontinentali dovuti ai vari tornei.
Shingo e Shun - ognuno a modo suo - avevano completamente sconvolto la sua esistenza. Se non fosse stato per il primo non si sarebbe mai ritrovato nella lussuosa camera d'albergo di una delle più grandi città d'Italia. Se non fosse stato per Shun, invece, non sarebbe ancora entrato a diretto contatto con le espressioni fisiche e mentali delle parole desiderio e paura, che messe assieme generavano tanta confusione e parecchia, sgradevole gelosia.

“Non lo so. Io non so bene come funzionano queste cose...”

“Non è che devono funzionare in un certo modo... Succedono e basta. Ognuno se le prende come arrivano.”

“Quindi non tutti fanno... ehm... quello... allo stesso modo?!”

“No...”

Il giovane attaccante continuò ad accarezzare la pelle liscia e profumata del compagno, lasciandosi trasportare dal crescente desiderio di condividere con lui quella serata speciale nella maniera più intima possibile. Fece scivolare il palmo della mano sotto l'accappatoio, sul suo piccolo petto abbronzato ed allenato. Sfiorò un capezzolo già turgido e lo sentì gemere piano. Quel lamento quasi impercettibile lo fece eccitare al punto tale da convincerlo a non smettere.
Lo so che ti piace, non puoi negarlo!
La mano proseguì il suo tragitto lungo l'addome, fino a giungere in territorio pubico. Nel momento in cui entrò a contatto con la sua morbida peluria sgranò per un istante gli occhi e vide l'altro fare lo stesso di riflesso. Ma durò giusto qualche istante poiché nulla lo avrebbe fermato una volta arrivato fino a quel punto. Cercò il suo sesso, già duro, e lo racchiuse tra le dita. Avvertì una scossa d'improvviso piacere percorrergli tutta la schiena, fino ad arrivare al capo. La libido stava invadendo ogni singolo centimetro del suo corpo. 
Perché mai ho resistito tanto?

Mitsuru non fiatava. Gemeva piano e digrignava i denti. Era spaventato in maniera esponenziale, ma non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno a se stesso. Non si poteva aver paura di qualcosa di così strano e al contempo meraviglioso. Non aveva la benché minima idea di cosa sarebbe potuto accadere di lì a poco, ma non avrebbe fermato Shun per nulla al mondo. Sapeva bene che se lo avesse fatto se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita.
Sentì le dita del compagno aprirsi e spostarsi verso il basso. Lo vide avvicinarglisi per slacciare la cinta dell'accappatoio con la mano libera. Nel momento in cui gli tolse di dosso quella stoffa spugnosa ed ingombrante, iniziò a maneggiare la sua intimità con maggiore decisione.
Il fantasista percepì un rassicurante calore propagarsi dai punti del suo corpo che venivano carezzati dalla pelle incandescente del compagno. Ogni tocco era per lui una scarica di adrenalina che risaliva lesta lungo gli assoni di ogni suo singolo nervo. Non era la prima volta che avvertiva quella fulminea eccitazione fisica. Più volte aveva provato a donarsi piacere toccandosi nel buio della sua cameretta di Hirado, ma non era mai stata la stessa cosa.
Quella che lo stava toccando in quel momento era la mano di Shun, totalmente diversa, completamente un altro genere di calore umano. Un fuoco che ardeva dentro di lui e che ora stava tentando di trapassare nel corpo del compagno attraverso quei tocchi e quelle carezze mirate, rapide e decise.
Gemette e rabbrividì; cominciò a muoversi in maniera scomposta a causa degli spasmi dovuti all'eccitazione crescente. Iniziò a pensare che nel giro di qualche minuto sarebbe esploso in un amplesso da ragazzino inesperto.

“Shun... ah... aspetta... aspetta...”

“Cosa c'è?! Non ti piace?!”

“No... solo... lento... più lento...”

Shun si arrestò qualche secondo e lo fissò. Il viso del compagno era di un rosso accesso, le sue labbra gonfie e umide di eccitazione, gli occhi lucidi e socchiusi, il fiato corto, il sudore che colava dalla fronte. L'osservò intento a portarsi un dito in bocca mentre con la mano opposta afferrava il proprio sesso tumido.
Gli circondò delicatamente il polso e portò le dita bagnate di sperma alle labbra. Mitsuru tentò di sollevarsi sui gomiti preso totalmente alla sprovvista da quel gesto straordinariamente erotico quanto intimo.

“No Shun, non berlo... che schifo!”

“No, non fa schifo. È bello!”

Mitsuru in quel momento non poté fare a meno di sentirsi tremendamente stupido ed immaturo. Pensò al fatto che due persone abituate a fare sesso non provassero di certo ribrezzo o disgusto per quello che capitava spontaneamente ai loro corpi eccitati durante l'intimità. Inoltre, una cosa del genere doveva essere ancora più naturale tra due uomini dotati di egual struttura fisica tra le gambe.
Non sto capendo più nulla!

“Anzi... ti faccio vedere meglio quanto sia bello!”

Shun si chinò sul compagno e iniziò a leccargli il glande. Questo semplice contatto lo fece letteralmente impazzire portandolo ad inarcare completamente la schiena e ad emettere ripetuti e rumorosi gemiti. Per l'attaccante quei piccoli versi di dolore misto a piacere risuonarono come un input al proseguimento. Leccò l'intera lunghezza del pene prima di decidersi ad avvolgerlo completamente tra le proprie labbra, già umide di liquido seminale.
Mitsuru arrivò al punto di mordersi una mano per evitare di urlare. La sua mente era satura di qualunque emozione e sollecitazione fisica. Non aveva mai sperimentato nulla di così intenso, intimo e totalizzante.

“Shun... ah... sto... per...”

Venne. Non riuscì nemmeno a terminare la frase - la cui tentata formulazione era già stata resa difficoltosa da quell'intensa galvanizzazione corporea - che la natura fece il suo corso portandolo direttamente all'apice del piacere. Un orgasmo violento, travolgente, liberatorio. Esattamente come quel grido finale che lo riportò con i piedi per terra. Quel breve sogno era finito, la realtà lo stava richiamando come un peso attirato al suolo dalla forza di gravità.

“Neanche Tarzan nel bel mazzo della giungla urlerebbe così tanto!”

Mitsuru si voltò verso di lui, ancora compresso dal fiatone e dal processo di realizzazione mentale per ciò che era appena accaduto in quella camera d'albergo. Aggrottò la fronte e cercò di tirargli un pugnetto sulla mano aperta appoggiata sul letto.

“Coglione!”

Mentre sentenziò quell'imprecazione, si rigirò verso il muro, dandogli le spalle. Non se la sentiva di stare alle sue battute idiote in un momento come quello. Si sarebbe semplicemente aspettato una maggiore comprensione dal punto di vista emotivo. Ma forse era lui che chiedeva troppo.

“Vado a farmi la doccia. Cerca di non addormentarti nel frattempo! Magari dopo possiamo parlare un po'... se ti va.”

“E invece dormo perché ho sonno!”

Se l'attaccante avesse osato replicare probabilmente sarebbe partita una disputa che non sarebbe terminata nemmeno con il loro ritorno in madrepatria. Meglio lasciar correre: erano successe molte cose importanti in troppo poco tempo. E da determinate esperienze non si può di certo tornare indietro fingendo che nulla sia davvero mai accaduto.

 

***

 

Quanta gioia, quanti giorni, quanti sbagli
quanto freddo nei polmoni
che dolore
non è niente non è niente
lascia stare.


Shun tornò in camera con indosso il pigiama. Ritrovò Mitsuru nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato prima di entrare in bagno. L'unica differenza consisteva nel fatto che anche lui era riuscito a mettersi in tenuta da notte, mollando l'accappatoio macchiato sulla poltroncina situata a lato del letto.
Si avvicinò a quel corpo disteso cercando di non far rumore. Si sdraiò dietro di lui e puntò ai suoi lunghi capelli castani che ricoprivano il cuscino spiumato dai precedenti attacchi. Allungò una mano e delicatamente iniziò ad accarezzare una ciocca. I crini più morbidi che avesse mai lambito.
Dal compagno non arrivavano segnali di reazione evidenti. Probabilmente si era davvero assopito.

“Non mi tirare i capelli!”

“Eh?! Allora sei sveglio!”

“Sì! Come faccio a dormire dopo il casino che è appena successo?”

“Appunto per questo volevo parlare un po' con te...”

“Tra poco sentiremo cantare il gallo!”

“In pieno centro a Milano?! Non credo sai...”

Ennesima battuta del Vampiro. Mitsuru si girò spazientito, si poggiò sui gomiti e lo puntò dritto negli occhi. Se avesse potuto, se lo sarebbe mangiato vivo in quel preciso istante.

“Hai finito di prendermi per il culo?!”

Shun non si fece intimorire da quella smorfia di sfida che trapelava dalla sua espressione maligna e, soprattutto, dai suoi enormi occhi accusatori.

“Io non ti ho mai preso per il culo. Nemmeno per un istante.”

“Sì, come no.”

“Ti sto dicendo la verità, nanerottolo antipatico. Non avrei mai fatto certe cose se tu me lo avessi seriamente impedito. Ma non mi pare che tu abbia insistito molto su quest'ultimo punto.”

Il fantasista dell'Avispa Fukuoka non rispose. Da una parte avrebbe voluto dirgli che le cose si potevano concordare o perlomeno “consumare” con una po' più di calma e complicità. Ma nel momento in cui si ritrovò ad aprir bocca non uscì alcun suono. Non credeva fino in fondo nemmeno lui in quel pensiero dal sapore distorto. Shun, maledetto!

“Mi dici qual è il problema? Cosa ho fatto di sbagliato?”

Mitsuru addolcì lo sguardo, senza più avvertire quell'estrema esigenza di fissarlo dritto nelle pupille. Sospirò e quasi si afflosciò su se stesso assumendo una posizione simile a quella di un gorilla pronto a muoversi saltellando sulle quattro zampe. Strinse un lembo del copriletto con entrambe le mani. Le dita stringevano quel tessuto in maniera rabbiosa, come se stessero tentando di bloccare l'intensa esplosione di emozioni che in quel momento abitavano nella sua mente.

“Non hai fatto niente di sbagliato. O meglio... Potevi dimostrarti un po' meno deficiente e più... più...”

“Più... cosa?”

“Oh, insomma... potevi essere un po' più... buono... non so come dire...”

“Romantico?”

Mitsuru alzò lo d'impeto lo sguardo su di lui. Romantico era il termine preciso a cui stava pensando girandoci ampiamente attorno. Non avrebbe mai avuto il coraggio di usarlo di fronte al compagno.

“Qualcosa del genere. Ma non perché io sia un pappamolle con l'unico desiderio di ricevere bacini e smancerie. Lo dico solo perché per me è stata la prima volta...”

“La prima volta deve ancora arrivare anche per me! Guarda che mancava un pezzo importante!”

Mitsuru guardò l'altro con le orbite di fuori dalla sorpresa. Non poteva assolutamente credere a quello che aveva appena sentito. Shun è vergine esattamente quanto me! Non-ci-credo!

“Io pensavo che tu... sì insomma... Oh! Come potevo immaginare... visti i tuoi trascorsi?”

“Pensavi che ci fosse stato qualcosa tra me e Wakashimazu?! Ma sei fuori di melone?!”

“Perché?”

“Ti pare che uno del genere decida improvvisamente di uscire con me?”

“Che cavolo vuol dire 'uno del genere'?”

“Primo, non è gay. Sawada mi ha detto che si vede con una. Secondo, anche se lo fosse non credo d'interessargli minimamente.”

“Beh, meglio così. Una rottura di coglioni in meno. Devi interessare solo a me!”

I loro sguardi si congelarono in un intenso scambio. Shun deglutì nel tentativo di trattenere le lacrime di commozione e riconoscimento che stavano spuntando agli spigoli dei suoi enormi occhi scuri. Girò il viso di lato, provando a dissuadere il compagno da quell'attimo di cedimento emotivo.
Alla faccia di quello che non ha fatto per nulla il romantico!
Mitsuru non si lasciò sfuggire nulla. Si sentì felice e mortificato allo stesso tempo per aver indotto Shun a quella reazione viscerale. Sapeva bene che lui non amava mostrare le proprie debolezze di fronte ad altre persone.
Gli prese una mano tra le sue e lo guardò sorridendo. Vuoi fare quello forte e poi piangi per una fesseria! Sei proprio il mio Shun, quello per cui mi sono totalmente rimbambito!

“Finché interesserai solo a me andrà tutto bene. Però devo avere la conferma anche da parte tua. Domani non punterai gli occhi sul culo di Gino Hernadez, vero?!”

Shun si ridestò da quell'attimo di debolezza per ricompattare la sua corazza immaginaria. Il piccoletto era ripartito in quarta con le sue insinuazioni sul suo strano, ma irreale, rapporto con i portieri bellocci.

“Non me ne frega niente di Hernadez! Non mi divertirei mai a sfotterlo come, invece, faccio abitualmente con te!”

Mitsuru si protese in avanti e si lanciò tra le sue braccia. I due ricaddero insieme sul letto stretti in una morsa di sentimenti e scoperte di nuove fondamentali certezze. La più importante corrispondeva esattamente alla più romantica: non potevano davvero più vivere l'uno senza l'altro!

 

***

 

Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che sei ci pensi siamo solo di passaggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale!

 

“Pronto?”

“Mitsu! Ma siete ancora in albergo? Io e Gino vi stiamo aspettando al Naviglio Grande.”

“Shingo! Che ore sono?”

“Quasi le dieci! Dai sbrigatevi!”

“Le dieci?! Cazzo! Shun, svegliati!”

“Dai, stavate ancora dormendo?”

“Porco cane, sì! Come ci arriviamo al... Naviglio Grande?”

“Prendete la metropolitana a Porta Venezia e poi cambiate a Loreto per scendere a Porta Genova!”

“No scusa, dobbiamo prendere la metro a Venezia per arrivare a Genova?”

“Ma no! Porta Venezia e Porta Genova sono due zone di Milano che danno il nome alle fermate e alle stazioni. È un casino per chi viene dal Giappone, lo so. Quando arriverete vi spiegherò meglio. A dopo!”

“Ok, a dopo.”

Se ce la facciamo ad arrivare...

 

***

 

Shun e Mitsuru giunsero ai Navigli percorrendo un tragitto diverso da quello indicato da Shingo, ma che si rivelò essere più breve. Infatti, invece di prendere il convoglio della metropolitana diretto alla stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni per arrivare a Loreto, scesero dalla parte opposta e finirono in direzione Rho-Fiera. La sorte aveva voluto che incontrassero dei turisti originari di Yokohama impegnati in un tour europeo. Alcuni di loro erano già stati diverse volte a Milano e sapevano che la linea M1 aveva un interscambio con la linea M2 anche alla fermata di Cadorna. E quel cognome di una certa rilevanza storica, prestato a piazze e stazioni di varie città, aveva dato loro un discreto senso di familiarità: era il posto in cui si erano incontrati con Shingo e Gino durante il pomeriggio precedente.
Arrivarono a Porta Genova che era già ora di pranzo. Una volta usciti dal sottopassaggio videro Shingo Aoi che si muoveva nervosamente da una parte all'altra della piazza antistante la stazione ferroviaria. La cosa che colpì nell'immediato i due amici fu il fatto di ritrovarlo da solo. Che fine aveva fatto Hernadez?

“Shingo! Siamo qui!”

L'esuberante fantasista dell'Inter sobbalzò nel momento in sui sentì il suo compagno di nazionale invocarlo a gran voce. Un enorme sorriso si allargò sul suo buffo viso mentre, a piccoli balzi, si avviava verso di loro. Era talmente contento di averli ritrovati da non prestare attenzione alle persone che stavano attraversando la strada nel senso opposto al suo. Urtò un paio di soggetti dai capelli troppo chiari per essere considerati italiani e che lo apostrofarono in una lingua fredda e tagliente, sicuramente più familiare a Wakabayashi che a loro.

“Sorry! Oh! Ciao ragazzi! Che bello vedervi! Cominciavo a sentirmi davvero solo!”

“Come mai sei solo? Dov'è Hernadez?”

Il viso di Shingo si rattristò di colpo. Abbassò lo sguardo e si grattò nervosamente la base della nuca.
Era forse successo qualcosa di grave?

“È stato con me fino ad un'oretta fa, poi è dovuto partire per Torino. È andato a casa del suo compagno di nazionale... Salvatore Gentile. Lo ha invitato per pranzo.”

Mitsuru e Shun si scambiarono un fugace sguardo con il quale espressero tutta la perplessità che avvertirono in quel momento. Erano entrambi sinceramente dispiaciuti nel vedere il loro amico così abbattuto. Probabilmente si era affezionato al suo compagno di club molto più di quanto avessero mai potuto immaginare.

“Beh, a noi non interessa dova se ne va Hernadez! Io sto cominciando ad avere fame...”

“Tanto per cambiare! Shun, sei davvero un pozzo senza fondo!”

“Grazie Nano, lo so che mi vuoi bene! Ora andiamo! Sui Navigli si mangia, vero Aoi?!”

“Eh?! Certo che si mangia! C'è anche un ristorante giapponese!”

“Certo, perché uno viene in Italia per mangiare sushi, sashimi e bere sakè.”

“Beh, io ve l'ho proposto, ma possiamo anche andare a mangiarci una pizza da Tradizionale. È una delle migliori pizzerie in zona.”

“Approvo. Shun?”

“Ho fame, va bene pure la Cosa-alla-Milanese che ho mangiato ieri.”

“E allora andiamo!”

 

***

 

Trascorsero così dieci giorni indimenticabili.
Shingo accompagnò i due amici tra i più disparati angoli della città meneghina. Visitarono, oltre al Duomo e alla Darsena, il Castello Sforzesco nella sua interezza, la Pinacoteca di Brera, Porta Nuova, Corso Como, Piazza Gae Aulenti, la Basilica di Sant'Ambrogio, il Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” e, dulcis in fundo, lo stadio “Giuseppe Meazza” nel quartiere di San Siro (insieme agli omonimi museo e ippodromo).

Il primo week end del mese successivo dovettero ritornare in madrepatria. La J-League li attendeva dopo la breve pausa di fine primavera.
Sia Shun che Mitsuru sapevano perfettamente di non essere più le stesse persone che solo pochi giorni prima avevano preso un aereo da Tokyo con il quale avevano deciso di allontanarsi per qualche giorno dalla loro consueta quotidianità nipponica. Erano cresciuti e avevano trovato una nuova consapevolezza all'interno del loro fragile legame. Ma era proprio quella fragilità che li contraddistingueva a renderli ancora più unici e forti, oltre che belli. Nei loro occhi quel sentimento reciproco traspariva ogni giorno in maniera sempre maggiore e le notti in albergo erano state la chiara dimostrazione del desiderio di volersi vivere appieno senza pudori. Non sarebbe stato per nulla semplice, c'era di mezzo un tortuoso ed impegnativo percorso da intraprendere. Ma non erano soli lungo quel cammino. Sapevano a chi poter chiedere consiglio, sapevano di chi potersi fidare, e in primis, si fidavano ciecamente l'uno dell'altro.

 

A bordo dell'Airbus A330-300, approfittando del fatto di aver volutamente prenotato posti in ultima fila per non dare troppo nell'occhio, si scambiarono carezze ed effusioni, fino ad arrivare ad un desiderato ed intenso bacio. La dolce sensazione delle loro lingue che si muovevano all'unisono li trasportò in un'altra dimensione che non aveva nulla a che fare con i posti che erano abituati a frequentare o quelli che avevano visitato in Europa. Era una realtà completamente personale, dove potevano vivere liberamente senza essere giudicati con il dito indice puntato addosso.

“Ragazzi, insomma... non vorrei fare il guastafeste ma...”

Mitsuru mise una mano sulla bocca di Shingo per farlo definitivamente tacere. Non avrebbe permesso a nessuno al mondo d'interrompere quel magico momento tra lui e Shun. Nemmeno al loro Fudanshi!









 


 

Angolo dell'autrice
 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia ff.
Piccole annotazioni:

  • Il Kashiwa Reysol è la quadra in cui giocherà Nitta da professionista, con la maglia numero 35.

  • L'Avispa Fukuoka è la squadra in cui giocheranno Sano e Jito da professionisti, con le maglie numero 88 e 90.

  • Ho dovuto per forza di cose alzare il rating (da giallo palliduccio ad arancione “vivo”) e cambiare il tipo di coppia da Shonen-ai a Yaoi. Questi due ometti sono cresciuti e non si scambiano più solo bacini a stampo. Sono fiera di loro! <3

  • Shingo è decisamente un Fudanshi (appassionato di yaoi, come noi). A tal proposito, ringrazio Victoria Buchanan e Jill Shitsuji per avermi suggerito questo termine - che non conoscevo - in alcune loro precedenti recensioni. <3

  • I testi delle canzoni che riporto nella narrazione sono, nell'ordine:
    Prima di partire per un lungo viaggio di Irene Grandi;
    Un Romantico a Milano dei Baustelle;
    Buon viaggio di Cesare Cremonini.

     

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito anche questa piccola saga dedicata ai “nanerottoli” della nazionale giapponese, ovvero Shun Nitta e Mitsuru Sano.
Ringraziamenti speciali e dovuti vanno a Olivier_Rei per il supporto e l'incoraggiamento costante, a khrenek per il sincero interesse mostrato attraverso commenti ricchi di spunti molto interessanti e alla fantastica new entry BlueRoar grazie alla quale sto rivalutando tantissimo i dialoghi scritti (qui e in You found me) e le varie colonne sonore utilizzate.
Grazie davvero ragazzi!
Ringrazio anche chi è passato a recensire per gli scambi sui vari gruppi e chi ha letto per semplice curiosità.

Al momento i Nani restano in sospeso perché devo portarmi avanti con il sequel dei MamoKoto e non ho la più pallida idea di dove mi porteranno. Io scrivo, ma sono loro che decidono cosa vogliono fare! In più ci sarebbe un altro piccolo progetto in ballo... chi vivrà, vedrà! :)

A presto,

Mahlerlucia

   
 
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