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Autore: Subutai Khan    27/04/2005    0 recensioni
Come un uomo riesce a cambiare la propria vita senza rendersene minimamente conto, e come può fare per cercare di riportare alcune delle più potenti forze del cosmo nei giusti binari.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Lufthansa di merda.
Per colpa dei tuoi ritardi ho perso un giorno intero all'aereoporto di Barcellona. Prima sommersa di bagagli miei ed altrui, sola e sperduta; dopo accampata in un angolo dell'imbarco numero nove nella lunga, e spesso vana, attesa di notizie sul mio aereo per quel di Monaco.
Bello schifo.
E meno male che i crucchi sono famosi per la loro agghiacciante puntualità. Avessi avuto un volo dell'Alitalia quanto ci avrei messo, un mese?
Essere quel che sono non mi risparmia gli scioperi ed i disguidi degli steward.
Non contiamo la noia, la fame, la scomodità, l'inesperienza di chi veniva a rabbonirci. Accantoniamo tutto questo. Facciamo finta che non ci sia stato. Mi basta pensare al fatto che io ho un lavoro della massima urgenza da sbrigare, e non posso mica permettermi simili contrattempi.
Neanche altri contrattempi, a dir la verità. Ma almeno fossero stati dei diversivi piacevoli avrei potuto far finta di divertirmi. No, facciamo aspettare alla tenera Sophie ben più del dovuto.
Aspettare. La cosa che odio di più al mondo. Forse dopo gli album dei Blue, ma è un'epica lotta al vertice.
Beh, comunque anche questa è andata. Adesso sono seduta nel mio bel posto profumato sul mastodonte dell'aria, rigorosamente accanto al finestrino dato che mi è sempre piaciuto spiare fuori e vedere le nuvole rincorrersi birichine per il cielo.
Che tedio. Ci vorranno almeno altre tre ore di trasvolata prima che possa mettere piede sul suolo tedesco. Senza contare il trasferimento da Monaco ad Amburgo.
Quei geni dell'equipaggio hanno ben pensato di trasmettere Via col Vento, il film più pesante e melenso della storia. E non è la prima volta che mi trovo inchiodata in una così brutta situazione. Sembra che mi abbiano schedata chissà quando e condannata ad una tanto cruenta pena.
Ditemi cos'ho fatto, almeno. O non ho diritto alla redenzione?
Ma un bel film d'azione no? Chessò, Fuga da Los Angeles, Strange Days, Demolition Man. Qualcosa che tenesse svegli i passeggeri.
“Cazzo, merda, puttana, stronzo”. “John Spartan, lei è stato multato di un credito per linguaggio osceno”. “È perché non so usare le conchigliette”.
Uhm. Non era esattamente così ma rende comunque l'idea.
Oh su, ho già abbastanza problemi sul groppone senza che me li crei con le mie adorabili manine da fata.
Dopotutto sono in ritardo, è vero. Ma Alexander non dovrebbe essere tanto temerario da fuggire. O, peggio, da cambiare idea. Eppoi non è proprio il tipo di persona che fa scomodare una signora per nulla.
Quindi tutta questa stupida agitazione può pure andarsene a quel paese. È invece tempo di rilassarsi in attesa di portare a termine l'incarico, visto e considerato che durante il suddetto incarico non potrò più farlo. E se non arrivo fresca e pimpante al momento clou sono capacissima di mandare tutto a monte. Non posso farci niente se quando sono nervosa, tesa o stanca tendo a fare delle baggianate colossali.
“Hostess, mi scusi. Non è che avete dello champagne a bordo?”. Speriamo in bene, ho la gola secca.
“Sì, ce l'abbiamo. Ma dovrà pagare un sovrapprezzo, temo”.
“Quello non è un problema. Me ne porta una bottiglia, per favore?”.
“U-Una bottiglia? Sì, certo. Torno subito”.
Ha fatto una mezza smorfia di disgusto, come se le avessi chiesto di servirmi una testa appena mozzata per pranzo. Ma pensa te, ora una single in carriera non può nemmeno scolarsi un po' di sano champagne da sola. Che roba, che roba.
Appena torna col carrellino delle vivande mi ci fiondo sopra, assatanata come non mai. Lo prendo, l'avidità disegnata a grandi falcate sul mio volto, e le sgancio i soldi dovuti. Quella se ne va con un sorriso da ebete in faccia. Gentaglia.
Alla salute di Alexander.
Giù un bicchiere. E giù un altro. Ed un altro ancora. Ma naturalmente non c'è tre senza quattro.
Toh, solo ora mi viene in mente che lanciarmi in maratone alcooliche mi mette addosso una sonnolenza terribile. Tanto meglio, magari sono fortunata e mi sveglio mentre stiamo atterrando.
Buonanotte, mondo.

“Si pregano i signori passeggeri di allacciarsi le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare all'aereoporto Franz Josef-Strauss di Monaco di Baviera”.
“Eh? Oh? Uh? Cosa? Che c'è?”
Mi guardo attorno, gli occhi pesanti, e fra ombre che predominano sulla mia retina si staglia quasi limpida la figura dell'hostess di prima, con lo stesso identico sorriso da malato mentale.
“Siamo in procinto di atterrare, signorina. Si allacci la cintura di sicurezza, per favore”.
Borbotto qualcosa di sconnesso, ma che nelle mie intenzioni voleva essere un ringraziamento.
Uno sbadiglio formato famiglia è il primo gesto che compio di mia volontà da trenta secondi a questa parte.
A quanto pare la Dea Bendata mi ha davvero favorita. Non posso che esserne contenta, mi sono evitata una noiosissima permanenza in mezzo al nulla che questo aereo poteva offrire.
Sbarco, piena di voglia di fare bene ed in fretta. Raccatto le mie due valigie in sorprendentemente poco tempo.
Senza neanche pensarci chiedo informazioni al primo passante che capita sulla prima concessionaria che capita. Vengo indirizzata appena dietro l'angolo, dove si staglia enorme un simbolo rotante della Mercedes.
Oggi dev'essere il mio giorno.
Entro, imbaldanzita dall'inusitata buona sorte che mi sta perseguitando. Tempo dieci minuti ed esco sulla mia nuova e fiammante Classe A, più scarlatta del sangue di un dio. Ed ovviamente è il mio colore preferito.
Ho sempre amato le automobili scattanti. E provviste di navigatore satellitare, strumento indispensabile ad una povera ragazza senza guida in territorio straniero.
Vai, mio fido cavallo motorizzato. Destinazione: Amburgo.
   
 
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