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Autore: bik90    02/07/2018    2 recensioni
-Le migliori amiche non fanno sesso!-
Clarke si passò una mano tra i capelli abbassando lo sguardo.
-E' complicato- rispose semplicemente.
-Complicato?- ripeté Sofia.
L'altra non rispose e la ragazza sbuffò allontanandosi da lei. Clarke, allora, le afferrò il braccio per fermarla.
-A te cosa importa di quello che faccio con Diana?- le soffiò a pochi centimetri dalle labbra.
Sofia deglutì a vuoto prima di trovare la forza di divincolarsi dalla sua presa.
-Perché mi piaci, idiota!-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Non appena Giulia sentì il cellulare squillare, si precipitò fuori casa dopo aver salutato la famiglia. Quella sera poi, a cenare da loro c’era anche il nuovo compagno della madre e, siccome ancora non aveva capito se le stesse simpatico, fu lieta di andare a casa di Clarke. Marco aveva appena fermato la Golf del padre fuori il suo palazzo, quando vide Giulia correre nella sua direzione.
<< Tutto a posto? >> le chiese inarcando il sopracciglio.
Solitamente Giulia era ritardataria per natura. L’amica sbuffò mentre si metteva la cintura di sicurezza e si passò una mano tra i corti capelli.
<< Sì, tranquillo >> rispose << Stasera c’è Renato a cena da noi >>.
Marco mise in moto e partì scuotendo il capo.
<< Non ti piace, eh? >> le chiese senza guardarla.
Anche i suoi genitori erano separati, ma, al contrario di quelli di Giulia, loro lo erano da parecchi anni, tanto che ora adesso erano entrambi risposati e avevano altri figli. Marco e suo fratello Giuliano avevano sempre avuto, però, un buon rapporto con entrambe le famiglie che si erano create.
<< Non l’ho ancora capito >> disse Giulia << Ma ho incaricato Diletta di ascoltare e osservare tutto >> aggiunse riferendosi alla sorella minore.
Marco scoppiò in una breve risata.
<< Se può consolarti >> affermò svoltando a destra << Nemmeno a me inizialmente piacevano Benedetta e Costantino >>.
La ragazza si fece attenta.
<< E poi cosa è cambiato? >> domandò sapendo che le due persone appena nominate da Marco erano rispettivamente la nuova moglie del padre e il nuovo marito della madre dell’amico.
<< Beh, Costantino mi regalò l’abbonamento allo stadio! >> scherzò il ragazzo per alleggerire la tensione. Si passò una mano tra i capelli << A parte gli scherzi, Giu. Erano felici, si vedeva. Giuliano e io lo abbiamo capito subito. E poi si sono sposati e sono arrivati Flaminia, Mattia e Francesco >>.
Giulia guardò avanti a sé. Si ricordava della nascita di Francesco, il fratello più piccolo di Marco. Lei, Diana e Clarke erano state invitate al battesimo. Ora aveva cinque anni. Mattia, invece, andava in prima media e Flaminia, sorella del ragazzo da parte della madre, era più grande. Una famiglia numerosa la sua, ma la cosa più bella era che tutti andavano d’accordo. Marco amava i suoi fratelli e c’era sempre per loro, soprattutto per l’unica femmina. Delle volte, scherzando, diceva agli amici che sarebbe stata quella che gli avrebbe dato più gatte da pelare.
La ragazza si strinse nelle spalle. I suoi genitori erano separati da qualche anno e solo ora sua madre si era aperta alla conoscenza di un altro uomo. Forse doveva solo essere più rilassata in presenza di Renato. Marco le mise una mano sulla spalla e si fermò sotto casa di Diana aspettando che l’altra scendesse. Giulia quasi non si era accorta di essere sotto casa dell’amica. Guardò il ragazzo con aria interrogativa che si limitò a stringersi nelle spalle. Era insolito che Diana non fosse già da Clarke, quelle due erano come sorelle.
<< Mi ha solo scritto di venirla a prendere >> disse Marco riferendosi alla ragazza.
Pochi minuti dopo videro il cancello di villa Atomi aprirsi e Diana uscirne. L’amica s’infilò in macchina e salutò gli amici. In quel momento i tre cellulari squillarono nello stesso istante, era un messaggio di Clarke sul loro gruppo. Una sola frase diede fastidio alla nuova arrivata.
Sono di nuovo in pista! Muovetevi ad arrivare perché sto morendo di fame.
Marco sorrise nel leggere quel messaggio mentre Giulia si precipitò a rispondere.
<< Che, poi, perché avevano litigato quelle due? >> domandò non appena mise il blocco al suo Huawei.
Diana trattenne il respiro senza sapere cosa rispondere e si mise a fissare un punto indefinito dal finestrino del passeggero.
<< Non so bene i dettagli, ma pare c’entri una che va in classe con Clarke >> affermò il ragazzo.
Era stata la prima cosa che gli era venuta in mente.
<< Oddio, quella che sabato se la mangiava con gli occhi? >>.
Marco annuì e si affrettò a cambiare argomento.
<< Rodolfo? >>.
Giulia arrossì mentre abbassava impercettibilmente lo sguardo e sorrideva.
<< Va tutto… bene >>.
<< C’è qualcosa che non va? >> domandò Diana.
L’amica scosse il capo.
<< No, anzi >> rispose << E’ che non so mai cosa gli passi per la testa e ho sempre paura di dire qualcosa di… infantile >>.
Marco fermò la macchina aspettando che Clarke aprisse il cancello. Guardò la ragazza seriamente.
<< Ti ha fatto qualcosa? >>.
<< Assolutamente no, cretino! >> esclamò Giulia << Ma come ti viene in mente? >>.
Diana abbozzò un sorriso.
<< Comportati normalmente >> le disse con sincerità << Gli piaci proprio perché sei tu e non una quarantenne arrapata e desiderosa di sposarsi >>.
Marco scoppiò a ridere mentre scendeva. Sentì immediatamente Luthor abbaiare mentre Clarke andava loro incontro.
<< Ehi, finalmente! >> esclamò << Perché ridi? >> aggiunse guardando il ragazzo.
L’amico scosse il capo e aspettò che le ragazze scendessero per inserire la sicura all’auto.
<< Giulia si fa le sue solite paranoie >> disse infine.
<< Ehi, non è assolutamente vero! >>.
<< Infatti >> fece Diana << Sono peggiori, stavolta >>.
Clarke si voltò verso la ragazza e sorrise. Il solo sentire la sua voce le fece comprendere quanto le fosse mancata. Le si avvicinò mentre Marco chiedeva delle pizze.
<< Dovrebbero arrivare tra dieci minuti se è puntuale il ragazzo >> rispose Clarke. Tornò a guardare Diana e si perse nell’oscurità del suo sguardo << Ehi >> la salutò sfiorandole appena le dita col dorso della mano.
L’amica abbozzò un sorriso.
<< Ehi >> si limitò a dire superandola per seguire gli altri due ragazzi all’interno della villa.
Clarke si girò quasi di scatto afferrandola per un polso.
<< E così sei tornata in pista? >> le domandò con una nota ironica Diana senza darle il tempo di dire niente mentre si divincolava dalla sua stretta.
Non riusciva a trattenersi, non quando era così vicina a lei. Finché parlavano per telefono o tramite messaggi poteva mantenere una parvenza di calma che andava a farsi benedire non appena si scontrava con quegli oceani blu. Sentì Clarke allentare la presa per permettere al suo polso di scivolare giù.
<< Odio questa cosa tra noi >> disse semplicemente la ragazza senza smettere di smarrirsi nell’oscurità dell’altra.
<< Beh, siamo in due >> mormorò Diana abbassando lo sguardo << Ma io non voglio che… >>.
<< Lo so >> la bloccò l’altra abbracciandola affinché non si allontanasse di nuovo << Lo so che non vuoi vedermi stare male >>.
<< Non voglio nemmeno che ti calpesti >> rispose l’altra contraccambiando il gesto dell’amica.
Respirò l’odore dei suoi capelli mentre affondava il viso tra il collo e la scapola.
<< Non succederà >> la rincuorò Clarke baciandole la guancia << Ma, D, io… io devo provare, capisci? Devo farlo altrimenti… >>.
Diana si sciolse dalle sue braccia e annuì brevemente. Clarke allora le afferrò il viso con due dita per sollevarlo. E di nuovo rimase senza fiato di fronte all’oscurità degli occhi dell’altra.
<< Ho bisogno di crederci >> continuò << E di sapere che stai dalla mia parte >>.
A quelle parole la ragazza sorrise gettandole le braccia al collo con slancio.
<< Io sarò sempre dalla tua parte, Clarke >>.
Clarke la strinse contro di sé prima che il suo cellulare squillasse. Le pizze erano arrivate.
 
L’intervallo arrivò troppo velocemente per Sofia. Molto prima che lei fosse pronta a non arrossire di fronte agli occhi di Clarke che, nel corridoio la cercava mentre chiacchierava con Diego e Lorenzo. I due gemelli si voltarono seguendo il suo sguardo e le fecero un leggero inchino per prenderla in giro prima di essere travolti da un paio di ragazzi che urlavano e facevano chiasso. Clarke rimase ferma a guardarla, con gli occhi che le brillavano, aspettando che l’altra si decidesse a varcare la soglia della sua classe. Sofia fece un unico passo prima di essere fermata da Claudio. Dovette fare ricorso a tutta la sua calma per non urlargli contro. Lo guardò sorridendogli con educazione.
<< Ehi, Sofy! >> esclamò il ragazzo felice di vederla << Sabato pomeriggio c’è la mia partita, vengono tutti a vedermi! Che ne pensi? >> le fece l’occhiolino << Mi piacerebbe avere il tuo tifo >>.
<< Credo… ecco, ho dei programmi >> rispose Sofia saltando la parte dei saluti.
<< Programmi? >> ripeté Claudio impedendole di superarlo.
Era la seconda volta che gli stava dando buca e la cosa iniziava a dargli fastidio. Qualunque ragazza sarebbe voluta uscire con lui mentre Sofia quasi non lo guardava. E per chi poi? Non usciva con nessuno, aveva chiesto in giro e la sua unica amica era Elena. Poteva avere chiunque, ma voleva lei. L’unica che dopo sei mesi di uscite e baci, non aveva voluto un rapporto completo. Per di più, quando le aveva fatto comprendere in modo esplicito cosa desiderasse, Sofia lo aveva mollato senza troppe esitazioni. Per questo, era diventata una questione di principio. Non poteva continuare a farsi prendere in giro da Alessandro e Umberto, non li sopportava più. Si sarebbe portato a letto Sofia Cavalieri, ce l’avrebbe fatta.
<< Già >> disse asciutta la ragazza mentre guardava Clarke.
Le venne da ridere nell’osservare la felpa che indossava. Era completamente bianca, col cappuccio e sul davanti erano riportati tutti i vari simboli di Batman con le relative date. Clarke teneva sollevato un sopracciglio e la sua espressione era indispettita per la lunga attesa.
<< Ma Sofy, vengono tutti! >> ripeté Claudio imbronciato << Ho anche promesso a Cristina che le avrei fatto conoscere il portiere della mia squadra! Non puoi mancare! >>.
<< Non posso >> fece la ragazza allontanandosi << Mi dispiace! >> aggiunse guardandolo per un’ultima volta.
Quando tornò a guardare Clarke, si perse nella limpidezza del suo sguardo. Come faceva a farle battere in cuore in quel modo ogni volta che semplicemente la fissava?
<< Ehi, scusami >> la salutò quando fu vicina.
Si addossò alla parete e si sistemò gli occhiali.
<< Non ci hai messo un po’ troppo a svincolarti da carciofo lesso? >> scherzò Clarke avvicinando pericolosamente il viso a quello dell’altra.
A Sofia si fermò il cuore e arrossì.
<< Sei proprio un’idiota, Kent >> le rispose senza osare guardarla negli occhi. Sapeva che, altrimenti, sarebbe affogata nel suo mare e non avrebbe compreso più niente << Mi ha invitato a vedere la sua partita di calcio sabato >>.
<< Oh, che carino >> rispose Clarke sarcastica posando una mano sulla parete dove l’altra si era addossata << Guardare ventidue idioti che corrono dietro a un pallone, entusiasmante. Gli hai detto che sei già occupata? >>.
<< Ovvio che sì! >> esclamò Sofia con un po’ troppa enfasi.
Guardò Elena che stava scuotendo il capo mentre chiacchierava con Alice e subito dopo l’altra ragazza che le fissava con aria indagatoria. Clarke, invece, scoppiò a ridere sonoramente.
<< Qualcuno è impaziente di uscire o sbaglio? >>.
Il volto della più piccola avvampò. Stava per ribattere, ma le urla di Lorenzo sovrastarono qualunque altro rumore.
<< Pista, pista! >> urlava correndo verso Clarke << Via, via! >>.
Le due ragazze li fissarono comprendendo che ne avessero combinata un’altra delle loro. Diego, dietro il fratello, rideva.
<< Clarke! >> esclamò Lorenzo << Corri, corri! >>.
<< Ma che diavolo… >> mormorò la ragazza interdetta.
Il boato che provenne dal bagno dei ragazzi fu inconfondibile. Qualcosa era esploso.
<< Che avete combinato? >> chiese Clarke quando Lorenzo le fu addosso.
<< Petardo! >> rise Diego piegato in due << Dovevi esserci, è stato fantastico! >>.
Entrambi si voltarono verso la rappresentante d’istituto, immobile e sconvolta dalle loro parole.
<< Oh, rappresentante! >> salutò Lorenzo inchinandosi e correndo verso l’aula seguito dal gemello.
<< Mancini, questa era una confessione! >> urlò Sofia comprendendo solo in quel momento che c’erano stati dei danni << Non la passerete liscia! >>.
Ma i due ragazzi erano troppo lontani per sentirla. Clarke rideva mentre le poggiava una mano sulla spalla. Sofia si fermò, una scarica elettrica le aveva percorso tutto il corpo. La vide chinarsi su di lei lasciando che l’odore della sua pelle la colpisse. Le piaceva così tanto.
<< Sei bella anche quando ti arrabbi >> le sussurrò all’orecchio.
Non aspettò una risposta, la campanella suonò in quel momento e Clarke corse verso la sua classe.
 
Giulia stava fumando una sigaretta insieme a Nadia e Marco fuori la facoltà quando vide arrivare Rodolfo. Lo aveva riconosciuto dal rombo della sua moto e non aveva potuto fare a meno di sorridere. Il suo amico aveva compreso il perché di quel gesto e si era limitato a un lieve cenno d’assenso. Rodolfo salì di corsa i gradini della facoltà rallentando impercettibilmente quando si trovò di fronte Giulia. Cercando di apparire normale, si sistemò gli occhiali da sole sul naso e strinse la sua ventiquattrore.
<< Buongiorno professore >> salutò Giulia gettando per terra la cicca di sigaretta.
Nadia la imitò mentre Marco si limitò a osservarlo in silenzio.
<< Buon… buongiorno ragazzi >> disse Rodolfo prima di entrare in facoltà.
<< Mamma, quanto è figo! >> esclamò Nadia non appena l’uomo fu abbastanza lontano da non essere visto.
Marco sollevò il sopracciglio.
<< Dai, sei seria? >>.
<< Ovvio che lo sono. Ha il fascino del bello e dannato! E per essere professore a quell’età deve essere anche intelligente >>.
Giulia si sentì a disagio di fronte ai commenti di Nadia. Avrebbe voluto esternare la verità come se fossero due persone normali che si stavano conoscendo, ma non era possibile. Le poche volte in cui erano riusciti a vedersi lontano dall’ambiente universitario, avevano dovuto scegliere attentamente il posto e fare sempre attenzione ai gesti che compievano. Giulia non era così; era una ragazza estroversa e solare, che saltava addosso a Marco senza pensare troppo a quello che avrebbe potuto dire Nadia, che rideva e voleva che anche gli altri lo facessero. Con Rodolfo, invece, doveva sempre stare attenta e questo la stava portando a far conoscere all’uomo una persona che non era lei. Era qualche giorno che questo pensiero non l’abbandonava, ma non aveva trovato il coraggio di parlane con i suoi amici. Una parte di sé temeva il parere di Marco che fin dall’inizio non era stato d’accordo con questa frequentazione; l’altra aveva voluto lasciare al centro dei pettegolezzi Clarke che finalmente era uscita dal tunnel di Luna. Guardò Marco che la stava fissando e subito dopo il suo orologio.
<< Ragazzi, io scappo che ho una lezione tra poco >> disse.
L’amico comprese che stava mentendo, ma non disse nulla.
<< Ci sentiamo su WhatsApp >> rispose abbracciandola << Mi raccomando >> aggiunse con una nota più delicata.
La ragazza contraccambiò la stretta e salutò Nadia prima di correre verso lo studio di Rodolfo.
 
Bussò e aspettò di ricevere il permesso prima di entrare.
<< Credevo che non arrivassi più >> le sussurrò l’uomo non appena Giulia chiuse la porta alle sue spalle.
Lo studio era immerso nella penombra e l’unica fonte di luce era lo schermo del computer acceso.
<< Ero con i miei amici >> gli spiegò gettando per terra lo zaino con i libri che aveva.
<< Oh, ti ho vista >> rispose Rodolfo guardandola negli occhi << Lo sa signorina che il fumo nuoce gravemente alla salute? >>.
Giulia alzò gli occhi verso l’alto.
<< Ti prego, me lo ricordano ogni volta i pacchetti delle sigarette >>.
L’attimo dopo si baciarono. Come sempre, la ragazza trovò piacevole il contatto con la sua barba ispida e le venne da sorridere mentre era ancora sulle sue labbra.
<< Ti ho detto che sei bellissima? >> le sussurrò in un orecchio Rodolfo dopo averlo accarezzato con la punta del naso.
Giulia rabbrividì.
<< Oggi non ancora >> scherzò circondandogli il collo con le braccia.
Il respiro dell’uomo si fece leggermente più affannoso mentre gli passava le dita tra i riccioli.
<< Stasera usciamo insieme? >>.
L’uomo si bloccò a quelle parole e la guardò attraverso gli occhiali da vista che aveva indossato quando era entrato in facoltà.
<< Non posso stasera, scusami >> rispose << Ho una cena tra colleghi e non ho idea di che ora si faccia >>.
La delusione sul volto dell’altra era più che palese. Erano giorni che riuscivano a vedersi solo per qualche minuto di nascosto all’interno della facoltà e voleva davvero ritagliarsi poche ore per stare in serenità con lui. Conosceva così poco di Rodolfo e della sua vita, avrebbe voluto poter passeggiare e parlare in totale serenità come due persone qualunque. Sentiva il bisogno di potersi comportare come la diciannovenne che era.
<< Ti prometto che sabato sarò tutto per te? >>.
Gli occhi della ragazza s’illuminarono.
<< Dovrai farti perdonare, lo sai? >>.
Rodolfo le diede un bacio sulla tempia.
<< Ci riuscirò, vedrai >>.
 
<< Sono stata abbastanza puntuale stavolta? >>.
Fu la prima domanda che ironicamente le rivolse Clarke sorridendo. Sofia sospirò roteando gli occhi, ma non poté impedire che le sue labbra s’increspassero in un sorriso. Quella sera non pioveva e questo aveva permesso a Clarke di uscire a prendere Sofia con la sua moto anziché con la macchina. Preferiva usare la 500x di suo padre solo quando era strettamente necessario. Osservò l’altra avvicinarsi e strabuzzare gli occhi quando comprese con cosa era arrivata. La più grande, infatti, teneva sottobraccio due caschi e le sorrideva divertita di fronte alla sua espressione. Senza dire nulla, gliene lanciò uno che Sofia prontamente e con terrore afferrò al volo.
<< Scordatelo, Kent >> disse fermandosi ed evitando di guardarla negli occhi.
Clarke scoppiò a ridere e Sofia pensò che il suo sabato sera sarebbe stato perfetto anche così, con lei che rideva in modo spensierato.
<< Non salirò su quella cosa >>.
<< Questa cosa >> precisò Clarke divertita << E’ la mia moto. Ed è il mio piccolo gioiellino >>.
<< Almeno hai la patente giusta? >>.
L’altra le strizzò l’occhio mentre indossava il casco.
<< Ovvio. Sali? >>.
Sofia osservò prima il casco, che portava dipinta la bandiera italiana, e poi la moto blu scuro con titubanza. Sul casco dell’altra, invece, era disegnata la bandiera australiana.
<< Guarda che non mi è mai successo niente >> Clarke montò in sella e mise in moto << Andiamo? >>.
La più piccola si rigirò il casco tra le mani.
<< Questo è di… >>.
<< Sì, ma adesso sali >> la bloccò la ragazza << Lunedì te ne compro uno nuovo, promesso >>.
Sofia sorrise e si affrettò a montare dietro di lei.
<< Cerca di andare piano >> disse cingendole la vita con entrambe le braccia e respirando l’odore dei suoi capelli.
Era buono. Clarke partì mentre scuoteva leggermente il capo cercando di far rallentare i battiti del suo cuore che aveva impennato pericolosamente quando Sofia le aveva sfiorato la schiena. Non aveva un appuntamento da quando stava con Luna, era così strano eppure piacevole al tempo stesso. Lei era così diversa dalla sua precedente ragazza ed era forse proprio quella differenza abissale a tenere alto il suo interesse. Sofia le piaceva, oltre all’aspetto fisico aveva una bella testa in grado di pensare e dare opinioni e lei amava le persone con cui poteva intraprendere una conversazione.
<< Dove andiamo? >> chiese Sofia sovrastando il boato del vento.
<< Mio padre dice sempre che il primo appuntamento deve essere il più impressionante >> rispose Clarke << Ora vedrai >>.
Sofia osservò la strada e il paesaggio notando come fossero passate dalla zona del Vomero a quella del centro storico. E al centro storico, lo sapevano tutti, si mangiava la pizza.
<< Andiamo da Starita? >> domandò non appena Clarke la fece scendere.
L’altra si tolse il casco e le fece l’occhiolino prima di voltarsi verso il parcheggiatore che la stava aspettando. Afferrò il bigliettino e lo mise nella tasca del cappotto che indossava. Sofia la osservò passarsi una mano tra i capelli per ravvivarli. Era vestita in modo semplice, come al solito. Vans grigie scamosciate ai piedi, jeans nero e sopra il cappotto di panno. Clarke le sorrise porgendole la mano e Sofia la afferrò titubante e imbarazzata. Arrossì nel sentirla così fredda e consapevole del fatto che la più grande la stesse guardando. Con Claudio non aveva mai avuto un primo appuntamento, erano sempre usciti in gruppo e poi, solitamente dopo cena, si allontanavano per poter stare soli. Clarke era differente, non solo perché era una ragazza. Aveva un modo di porsi con lei gentile, aggraziato, mai sgradevole, che la metteva a suo agio. E poi non sembrava per niente in difficoltà di fronte alla sua omosessualità.
<< La migliore pizzeria di Napoli >> esordì Clarke quando arrivarono di fronte all’entrata facendo un piccolo inchino in modo scherzoso.
Sofia alzò un sopracciglio.
<< Guarda che la migliore è Sorbillo >> rispose riferendosi a un’altra nota pizzeria della città << Come si vede che sei australiana >>.
Clarke rise di nuovo e pensò che era davvero così semplice e spontaneo con l’altra. Scosse il capo ed entrò per lasciare il suo nome alla ragazza all’ingresso. Quella pizzeria, infatti, non accettava prenotazioni e la gente si accalcava fin dalle sette del pomeriggio per poter cenare lì. Sofia si guardò intorno. Nonostante non fosse tardi, c’erano parecchie ragazzi e comitive che attendevano chiassosamente il loro turno. Sospirò e il suo stomaco brontolò per la fame.
<< Saremmo dovute venire prima >> disse quando Clarke la raggiunse << Ci sarà una fila esagerata >>.
<< Ma no, non preoccuparti >> ribatté la ragazza aprendo il sacchetto di carta che aveva portato con sé dalla pizzeria << Frittatina o crocchè? >> aggiunse alludendo a quello che aveva comprato per lenire l’attesa.
<< Allora ne capisci qualcosa di cibi italiani >> scherzò Sofia scegliendo la frittatina << O ti vedrò mettere l’ananas sulla pizza? >>.
<< Ah, ah, ah. Divertente >> fece Clarke dando un morso al suo crocchè. Si scottò talmente era caldo e dovette tenere la bocca aperta per qualche secondo prima di masticare e riprendere a parlare << Per tua informazione, vivo a Napoli da dieci anni >>.
<< Pensa, io da diciotto. Chi ha vinto? >>.
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere nello stesso istante.
<< Riuscirò a toglierti quella scopa dal culo, sai? >> disse Clarke ridendo.
<< Puoi provarci, Kent >> rispose prontamente Sofia << Ma potresti anche non riuscirci >>.
Clarke allora la fece addossare alla parete del palazzo di fronte alla pizzeria e posò una mano sul muro a pochi centimetri dal suo viso.
<< C’è una cosa che non dovresti mai toglierti >> le sussurrò a poca distanza dalle labbra. Sofia la guardò con aria interrogativa e aspettò che continuasse << Gli occhiali. Sei bellissima >>.
La più piccola sentì distintamente il suo viso prendere fuoco nonostante il freddo e dovette abbassare lo sguardo per evitare di sprofondare nell’oceano dello sguardo di Clarke. Le aveva appena fatto un complimento diretto e lei non era abituata a riceverne molti.
<< Gra… grazie >> balbettò sperando che l’altra non la mettesse in ulteriore difficoltà.
<< Ti imbarazzi sempre così spesso? >>.
Fu salvata dal rispondere dalla voce che dall’altoparlante chiamava il cognome di Clarke. Sofia la guardò sorpresa mentre l’altra, sorridendo, le prendeva la mano facendosi spazio tra tutta quella gente che, invece, stava ancora aspettando. Era trascorso troppo poco tempo da quando erano arrivate, possibile che fosse già il loro turno? Eppure dovevano essere per forza loro, la voce aveva chiaramente scandito la parola Melbourne. Prima entrare, Sofia percepì qualche commento poco carino, ma preferì non curarsene.
<< Ehi Clarke! >> salutò un cameriere nel vederla << Tuo padre? >>.
<< E’ ancora in America, Gaetano! >> rispose la ragazza.
<< E quando torna? >> fece un altro mentre le accompagnava al tavolo.
<< Tra poco, prima di Natale! >>.
Sofia notò come gli occhi dell’altra s’illuminassero mentre parlava dell’uomo. Dovevano avere un ottimo rapporto. Si chiese cosa facesse la madre, forse seguiva il padre in giro per il mondo, e si ricordò di quella volta in cui erano in bagno e Viola l’aveva telefonata. Un’ombra le aveva attraversato il viso, così veloce da essere colta solo da lei che non aveva mai smesso di osservarla.
<< Appena torna allora, dovete venire assolutamente a mangiare qui così posso chiedergli l’autografo! >>.
Clarke rise mentre veniva accolta da altri due camerieri che stavano passando in quel momento per portare le ordinazioni ad altri tavoli.
<< Ma se ne hai già due! >>.
<< Non sono per me, giuro! >> ribatté il ragazzo indicando il tavolo in fondo alla sala << E’ per mia cognata, quasi non ci credeva quando gli ho detto che conoscevo la figlia! >>.
Lasciò i menù e si allontanò tra le risa dei colleghi.
<< Quindi sei raccomandata >> affermò Sofia togliendosi il giubbotto.
<< Mio padre e io adoriamo questa pizzeria e ci veniamo insieme ogni volta che possiamo >> rispose Clarke.
<< Ho sentito che torna a Natale >>.
L’altra annuì con energia mentre si sedeva.
<< Sì >> disse << Sono stata dieci giorni con lui prima che iniziasse la scuola e mi manca davvero molto >>.
Sofia dovette ingoiare un groppo di saliva nel vedere cosa avesse indossato Clarke sotto il cappotto. Una semplice camicia bianca che sembrava le fosse stata dipinta addosso per quanto le stesse perfettamente e delle bretelle nere. Le stesse che le avevano fatto girare la testa la prima volta che le aveva viste. Si sentì infinitamente banale con quel suo maglioncino avorio a collo alto, il suo jeans preferito e lo stivaletto basso. Si chiese quale potesse mai essere l’interesse di Clarke nei suoi confronti, era sempre stata una persona che passava inosservata. Alzò gli occhi su quelli della ragazza e li trovò intenti a fissarla. Un sorriso malizioso e divertito era dipinto, inoltre, sul suo volto. Sofia si affrettò a sedersi e tossì. Quel gesto fece ridacchiare Clarke.
<< Ho… ho sentito qualcosa su Youtube >> provò a dire cercando di fare conversazione << Tuo padre è bravissimo >>.
<< Riesce a far vibrare l’anima delle persone >> affermò l’altra ricordando come la musica fosse riuscita a creare il primo vero legame con Philip << E’ un dono >>.
Sorrise malinconica per un attimo e subito dopo sfogliò svogliatamente il menù.
<< E tu? Immagino che suonerai divinamente il pianoforte >>.
Clarke rise appena prima di rispondere.
<< Me la cavo >>.
<< Oh, dai! Non dirmi che sei modesta! Sarai vissuta immersa nella musica di tuo padre. Tua madre potrebbe aver partorito durante un suo concerto e le prime cose che avrai ascoltato saranno state le sue composizioni! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere.
<< E questa come ti è venuta? >>.
<< Te l’ho detto che ho tanti lati nascosti >>.
Il cameriere si avvicinò per le ordinazioni e subito dopo portò dell’acqua liscia a Sofia e una birra media a Clarke. La ragazza sollevò il boccale e guardò l’altra sorridendo.
<< Ai tuoi lati nascosti >> disse semplicemente prima di bere.
 
Fu quando arrivarono le pizze che Sofia vide avvicinarsi e salutare Clarke come se fossero vecchi amici, un uomo che sul momento non riconobbe. Ma quando la ragazza lo chiamò Antonio, tutto le fu chiaro. Li osservò mentre si abbracciavano e chiacchieravano tra loro e un sorriso innocente le affiorò tra le labbra. Quella ragazza era un uragano, era perfettamente a suo agio nel parlare col padrone della storica pizzeria nella quale stavano cenando. Clarke gli raccontò dei concerti del padre, di come sarebbero sicuramente tornati prima di Natale per fare gli auguri a tutta la sua famiglia e solo allora l’uomo parve ricordarsi di Sofia. Si voltò verso di lei salutandola, poi fece l’occhiolino a Clarke con aria complice.
<< E’ proprio carina >>.
<< Non sai quanto >> rispose la ragazza sorridendo.
Sofia arrossì, mormorò un saluto e un ringraziamento prima di vedere Antonio allontanarsi.
<< Non mi avevi detto di conoscere Antonio Starita >> commentò riprendendo a mangiare.
Clarke sorrise.
<< Dopo il primo concerto che mio padre fece a Napoli, mi portò a mangiare qui. Da allora ci siamo sempre tornati facendolo diventare così il nostro posto>> rispose << E poi papà gli regala sempre i biglietti per tutta la sua famiglia! >>.
Rise e la sua risata fu contagiosa. Sofia stava così bene in sua compagnia e ancor prima che se ne rendesse conto allungò una mano sul tavolo per prendere la sua. Clarke sobbalzò, sorpresa da quel gesto, e per un solo secondo i suoi muscoli si contrassero. Sofia le sorrise con aria rassicurante, come se fosse la cosa più normale del mondo.
<< Hai un bellissimo rapporto con lui, ti si sono illuminati gli occhi >>.
Clarke annuì e le strinse la mano.
<< La musica ci ha scelti >> rispose.
Ignorò l’occhiata interrogativa che le aveva lanciato l’altra. Per il momento, quello che aveva detto poteva bastare.
Continuarono a mangiare mentre la più grande cambiava abilmente argomento focalizzando l’attenzione sull’altra. Voleva sapere più cose possibili su di lei. Sofia s’imbarazzò nell’essere al centro dell’attenzione, ma cercò di non darlo a vedere. Le raccontò di avere un fratello, della professione dei suoi genitori, di come lei e Elena fossero amiche dalle elementari. E Clarke ascoltò ogni parola, ingorda di informazioni sul suo conto, ansiosa di sapere sempre qualcosa in più.
<< Mi suonerai qualcosa un giorno? >> le chiese improvvisamente Sofia.
Avevano terminato la pizza e i camerieri avevano tolto dal tavolo i piatti vuoti, chiaro segno di cedere il posto a coloro che attendevano fuori. In un posto del genere, dove si facevano anche due o tre ore di fila prima di sedersi e mangiare, la celerità era all’ordine del giorno.
Clarke la guardò a lungo prima di rispondere. Da quando sua madre era morta, aveva posato le dita su quei tasti molto raramente.
<< Vedremo >> disse semplicemente.
Non voleva illuderla facendole una promessa che forse non avrebbe potuto mantenere. Le strizzò l’occhio per stemperare la leggera tensione che si era creata e per farle capire di non aver sbagliato a porre quella domanda. Sofia si limitò ad annuire leggermente titubante. Era abbastanza intelligente da comprendere che quella era una mezza risposta e si accontentò. In fondo, conosceva appena Clarke e non voleva forzarla a fare o dire qualcosa. Si alzò in piedi cercando il portafogli nella borsa, ma l’altra fu più veloce di lei afferrando la carta e strizzandole l’occhio.
<< Portami la giacca alla cassa >> le mormorò passandole accanto per precederla.
Sofia provò a recriminare, Clarke, però, era già sparita nel turbinio di camerieri e pizze che vorticavano nei corridoi. La raggiunse pochi secondi dopo e sorrise nel vedere come fosse a suo agio tra tutti quei ragazzi che le chiedevano di ricordarsi di loro per il primo concerto che il padre avrebbe tenuto a Napoli. Philip Melbourne non doveva essere solo un uomo con un grande talento, ma anche una persona che riusciva a entrare nelle simpatie di chiunque per essere così ammirato. Seguì Clarke fuori il locale la quale si accese una sigaretta ispirando profondamente. Si guardarono negli occhi per un attimo prima che la più grande si chinasse verso Sofia per aggiustarle una ciocca dietro l’orecchio.
<< E’ stato di tuo gradimento? >>.
L’altra si affrettò ad annuire mentre sperava di non arrossire. Si specchiò nelle sue iridi vedendo riflessa la propria immagine e ingoiò un groppo di saliva.
<< Grazie >> riuscì solo a dire mentre le porgeva la giacca che Clarke ancora si ostinava a non indossare.
La agganciò a un dito prima di gettarla dietro le spalle e continuò a fumare. Continuò a fissare Sofia senza aggiungere altro. Non indossava niente di particolare, eppure la trovava bellissima. La ragazza era una bellezza opposta a quella di Luna, per nulla consapevole, timida e impacciata. Clarke la trovava genuina e dopo tanta finzione con la sua ex ora le pareva di respirare a pieni polmoni.
<< Che cosa vuoi fare ora? >> le chiese gettando la cicca per terra.
Sofia guardò l’ora.
<< A te cosa andrebbe? >>.
<< Hai una moto e un autista, possiamo andare dove vuoi >> le rispose prontamente Clarke strizzandole l’occhio.
<< Vorresti una birra, vero? >>.
L’altra si grattò la testa leggermente imbarazzata.
<< Beh, non mi dispiacerebbe… >>.
In quel momento squillò il suo cellulare. Clarke lo estrasse dalla tasca del jeans e lesse il nome dell’amico.
<< Ehi, Marco >> salutò attivando la conversazione.
<< Clarke, ho provato a chiamarti due volte! >> esclamò l’amico dall’altra parte urlando per sovrastare le grida e rendendo, così, perfettamente udibile da Sofia quello che diceva.
<< Scusami, ho appena preso in mano il cellulare! >> rispose la ragazza ridendo.
<< Oh, serata interessante quindi? >>.
<< Molto >> disse Clarke voltandosi appena per guardare meglio Sofia.
L’altra arrossì di fronte a quell’unica parola. Non aveva esitato nel pronunciarla, non aveva minimamente pensato di soffermarsi su cosa dire all’amico. Era stata spontanea e sincera.
<< Ora cosa fate, vi unite a noi o continuate a fare le piccioncine innamorate? >>.
<< Ehi! >> fece l’amica mentre il viso prendeva fuoco << Noi non… non stiamo facendo le… >> non riusciva nemmeno a dirlo e comprese di essere ridicola di fronte a Sofia << Dov’è che siete? >>.
<< Al Murphy’s Law del Vomero >> rispose Marco precisando la sede poiché c’erano altri due locali sparsi per Napoli con lo stesso nome << Siamo entrati da poco per prenderci una birra >>.
<< Tu e Nadia? >>.
<< Ci sono anche Diana, Silvia e Pasquale >>.
Clarke involontariamente fissò Sofia nell’udire il nome dell’amica. Sapeva perfettamente che lo aveva sentito.
<< Diana? >> ripeté titubante.
Aveva conosciuto Silvia e immaginava che il ragazzo fosse un amico di Nadia.
Sofia aveva abbassato lo sguardo a disagio. Aveva dimenticato il rapporto simbiotico che Clarke condivideva con l’altra e pensò che forse l’aveva abbastanza accantonata per stare con lei.
<< Sì, certo >>.
<< Lascia stare >> rispose Clarke cercando la mano della più piccola per stringergliela << Stasera passo >>.
Sorrise nel vedere l’espressione che aveva assunto l’altra nel sentirla parlare e contraccambiò la stretta.
<< Ooooh >> scherzò dall’altra parte Marco ridendo << Allora ci sentiamo su WhatsApp >>.
Si salutarono e Clarke ripose il cellulare nella tasca l’attimo prima che Sofia le gettasse le braccia al collo.
<< Grazie >> le sussurrò all’orecchio.
<< Quindi… ci facciamo un giro a Bellini? >>.
 
Marco riagganciò e raggiunse Diana e Nadia che stavano fumando.
<< Allora, che ha detto? >> chiese la sua ragazza.
Diana gettò il mozzicone per terra e si fece attenta. Aveva preferito mandare Marco in avanscoperta per non apparire troppo invadente. Non voleva ammettere nemmeno a se stessa che un rifiuto da parte di Clarke sarebbe stato troppo doloroso da sopportare. Guardò l’amico che stava esibendo un grande sorriso e una morsa gelida le avvolse lo stomaco. Non aveva bisogno che parlasse per capire. Il ragazzo prese la sigaretta che stava fumando Nadia e fece un tiro.
<< Ha detto che preferisce restare sola con Sofia >>.
Quella frase equivalse a un pugno in pieno viso per Diana. Si stava divertendo con quell’insulsa ragazza! Così tanto da preferire non raggiungerli. Involontariamente strinse una mano nella tasca del giubbotto a pugno fino a farsi male.
<< Ma era normale, io te lo aveva detto! >> esclamò Nadia ridendo.
Marco le diede un bacio e subito dopo si voltò verso Diana che stava cercando di calmarsi.
<< Già, ho voluto fare una prova lo stesso >>.
<< Vedrete che vi racconterà tutto domani >> disse la ragazza facendo l’occhiolino a entrambi << Adesso, però, lasciatele stare! Vorranno stare un po’ per i fatti loro! >>.
Si allontanò verso Silvia che, sulla soglia del locale, la stava chiamando, lasciando Marco e Diana da soli.
<< Tutto bene? >> chiese cauto il ragazzo.
Diana esibì il sorriso migliore che riuscì a fare in quel momento.
<< Certo >> rispose << Si sta proprio divertendo, eh? >>.
<< Non è una sbandata, lo sai anche tu >> disse l’altro << Clarke non è proprio tipa >>.
La ragazza strinse i denti per reprimere la frase velenosa che le stava uscendo.
<< Dai, entriamo. Manchiamo solo noi >>.
Diana guardò Marco muovere un passo avanti a lei.
<< Vedremo >> sibilò << Vedremo se è davvero come dici tu >>.
 
Clarke alzò la mano in segno di saluto nel sentirsi chiamare e sorrise mentre due ragazzi si avvicinavano a lei e Sofia. In piazza c’erano parecchi ragazzi della loro età e non solo, Bellini era molto frequentato soprattutto la sera e la notte per le molte birrerie e bar che ospitava. Inoltre i prezzi erano nettamente più bassi rispetto a molti altri posti. E se Clarke era perfettamente a suo agio tra tutte quelle persone, lo stesso non poteva dire Sofia. Si guardò intorno e si dondolò sulla punta delle scarpe. L’altra ragazza fece un sorso dalla sua birra in bottiglia e le scappò una risata.
<< Non è andata proprio così! Ma proprio per niente! >> esclamò dando una pacca a uno dei ragazzi che si era avvicinato.
Gli altri due risero continuando a prenderla in giro. Si capiva chiaramente che quello più alto aveva alzato il gomito e l’altro era sulla buona strada.
<< Siete sempre i soliti idioti! >>.
<< Due idioti che diventeranno grandi avvocati >> rispose quello ancora sobrio facendo scoppiare a ridere l’altro.
Sofia alzò gli occhi al cielo.
Stiamo messi bene allora, pensò sarcastica.
<< Così si fa! >> rispose ridendo Clarke prima di battere a entrambi il cinque.
Si salutarono con la promessa di organizzare presto una rimpatriata.
<< Erano due amici della mia ex classe >> spiegò Clarke quando si furono allontanati.
<< Lo avevo vagamente capito da quello che vi dicevate >> le rispose Sofia.
Clarke fece un sorso di birra prima di guardarla. Si sedette su una panchina finalmente libera e l’altra la seguì.
<< Non ti piace questo posto, vero? >>.
Sofia sorrise appena imbarazzata.
<< Non mi sento molto a mio agio, lo ammetto >> rispose << Si vede molto? Di solito sono bravissima a celare i miei stati d’animo >>.
E Clarke scoppiò a ridere rischiando di far cadere la bottiglia di vetro. La più piccola la imitò non riuscendo a trattenersi e le si sedette accanto. L’altra le si avvicinò sfiorandole il naso col suo in un movimento semplice e delicato. Fu allora che Sofia realizzò non solo quanta intimità ci fosse in quel gesto, ma soprattutto che erano in un luogo gremito di ragazzi della loro stessa età. E se qualcuno l’avesse vista e riconosciuta? Si scostò mentre quel pensiero s’insinuava nella sua mente prepotentemente facendola sussultare. Era stata così felice dell’appuntamento con Clarke, delle attenzioni che le aveva rivolto, da non pensare mai, fino a quel momento, a quello che avrebbe potuto pensare o dire chi l’avesse vista.
<< Tutto bene? >> le chiese Clarke osservandola.
Provò a posarle una mano sul ginocchio senza riuscirci. Sofia, infatti, si era velocemente alzata in piedi. Un po’ troppo velocemente, per i suoi gusti. Si guardò intorno, ma non vide niente di più rispetto a pochi secondi prima. E fu proprio quello a farla comprendere. Si alzò anche lei, facendo un ultimo sorso di birra, e lasciò la bottiglia sulla panchina. Nella sua testa aleggiava un’unica parola. Paura. Sofia aveva paura di ciò che avrebbe detto la gente nel vederla al suo fianco, era questo ciò che aveva pensato pochi attimi prima. Di nuovo la paura, come le aveva detto anche Luna.
<< Sì, certo >> rispose infine Sofia abbozzando un sorriso << Ti andrebbe di andare via? >>.
Clarke si limitò ad annuire mentre infilava entrambe le mani nel jeans. L’altra si accorse di quel gesto e le si strinse il cuore comprendendo che fosse colpa sua.
<< Clarke… >> provò a dire titubante.
La ragazza l’aveva superata di qualche metro e si voltò nel sentirsi chiamare. Nel vedere, però, che Sofia non aggiungeva altro, si limitò a stringersi nelle spalle.
<< Allora, andiamo? >>.
 
 
L’angolo di Bik
Un po’ in ritardo, ma sempre presente con un nuovo capitolo. Niente piccola Clarke qui, tornerà più avanti e poi crescerà anche lei! Come avrete letto, per un passo avanti che fanno Clarke e Sofia poi si torna indietro di due XD Ce la faranno? Si accettano scommesse.
Colgo l’occasione per invitare chi può al Narni festival di settembre dove sarò presente anch’io col mio 0, successivamente faremo anche due eventi di presentazione a Napoli e un po’ di pubblicità non guasterebbe XD Se non vi fosse di disturbo, inoltre, vi chiederei di lasciare un like su Fb alla casa editrice Prankster Comics, è una piccola realtà romana che sta pubblicando il mio fumetto (7, di cui potrete leggere sulla bacheca così da vedere che non sto mentendo) e, giuro, siamo tutti ragazzi volenterosi e desiderosi di crescere!
Alla prossima,
F.
  
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