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Autore: sascy    02/07/2018    4 recensioni
[Alycia Debnam-Carey - Eliza Taylor]
[Alycia Debnam-Carey - Eliza Taylor]Elycia AU dove Eliza Taylor è un'attrice famosa e Alycia Debnam-Carey è una sua fan che decide di andare ad una convention dove sarà Eliza sarà presente come ospite. Sì, sono reduce dalla Con-Clave. XD
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

 

Alycia

 

Il Meet&Greet arrivò presto, troppo presto. Decisi che mi sarei comportata in maniera normale, che non avrei fatto niente di particolare e soprattutto che non sarei stata al gioco di sguardi di Eliza.

Eravamo circa una ventina di persone, ci sedemmo tutti in cerchio lasciando al centro una sedia destinata ad Eliza. Quando la bionda entrò con la sua solita eleganza mi resi conto che forse non ero davvero pronta ad affrontare quella successiva mezz'ora. La sedia cominciò a sembrarmi tremendamente scomoda.

Un applauso la accolse caloroso e lei sorrise, lasciando che un lieve rossore comparisse sulle sue guance. Un ragazzo dello staff la invitò a sedersi, ma lei cominciò a guardarsi intorno e alla fine disse: “No, non mi siederò in mezzo a tutti, ma insieme a tutti”. Fece poi dei passi decisi nella mia direzione e, senza chiedere niente, si sedette sulle mie gambe tremanti. Mi cinse le spalle con un braccio e chiese: “Trovo questa sistemazione molto più comoda, che ne dite?”.

Io rimasi in silenzio, impietrita, mentre gli altri fan cominciarono a schiamazzare e a ridere per la cosa.

Per tutto il tempo Eliza rimase in braccio a me, con le sue membra poggiate sulle mie cosce. Non potevo fare a meno di respirare il suo profumo inebriante e non riuscii a prestare attenzione nemmeno a una parola di quelle che disse. Era come se tutto il mondo si fosse spento ed esistesse solo la sensazione di lei su di me. La sua mano ad un tratto si intrecciò nei miei capelli, carezzandoli finemente. Brividi mi pervasero la nuca, offuscandomi la ragione.

Lei sembrava così maledettamente a suo agio e nessuno degli altri fan sembrava stranito dalla cosa, ma io ero completamente passiva in quella situazione. Avevo voglia di toccarla, di carezzarla, ma le mie mani rimasero al loro posto per tutta la durata del Meet&Greet. Lei non si voltò mai a guardarmi, non mi disse mai niente, ma continuò a lisciarmi i capelli con una dolcezza disarmante. Davvero non riuscivo a capire questo suo comportamento, ogni volta riusciva a far crollare le mie difese e a spiazzarmi completamente. Eliza riusciva ad essere sensuale, gelosa, aggressiva, dolce, sicura, mi sentivo totalmente soggiogata da lei e dalle sue mille sfaccettature.

La sera prima eravamo state complici, ci eravamo estraniate dal resto del mondo trovando il nostro angolo di intimità, perché adesso mi sentivo così in difficoltà? Che fosse per l'assenza di alcool nel mio stomaco? Sì, in effetti grazie ad esso avevo trovato gran parte del mio coraggio e adesso ne sentivo tremendamente la mancanza.

Quando quella mezz'ora finì tutti si alzarono e salutarono Eliza con enfasi, adorandola, poi uscirono dalla stanza. Lei non accennò a volersi alzare e lasciò che uscissero anche i ragazzi dello staff. Oddio. Eravamo rimaste sole!

Ansia. Panico.

Cosa faccio ora? Cosa vuole fare? Vuole parlare di ieri sera? Mi chiesi completamente impanicata.

Eliza si voltò verso di me, continuando a carezzarmi la cute con le dita. Mi guardò dritta negli occhi.

“Come ti senti?” mi chiese.

“Confusa...” risposi sincera.

Lei sorrise.

“Ieri sera eri un po' su di giri...” continuò. Il suo viso era spaventosamente vicino al mio.

“Già... scusa...”

“Scusa? E di cosa? Non ci siamo forse divertite?” mi chiese alzando un sopracciglio.

“Sì, ma poi...” non riuscii a finire la frase.

“Poi mi hai baciata” concluse lei al posto mio.

Era successo davvero. Il cuore perse uno o due battiti, sarei sicuramente morta prima della fine di quella giornata.

Annuii senza sapere cosa dire.

Cercai di leggere la sua espressione, non sembrava affatto arrabbiata, né risentita per ciò che era successo. I suoi occhi blu brillavano, un misto tra curiosità ed eccitazione, che le fosse piaciuto?

“Eliza io...” sentivo il bisogno di giustificare il mio comportamento, ma lei non mi dette modo e in un attimo le sue labbra furono sulle mie.

Non riuscii più a trattenermi e le mie mani le furono addosso, le percorsi la schiena con i palmi, assaporando il suo calore attraverso di essi. Lei si spostò senza lasciare la mia bocca e si sistemò a cavalcioni su di me, mi prese il volto tra le mani e le nostre bocche si aprirono lasciando che le nostre lingue si incontrassero. Aveva un sapore dolce ed era incredibilmente eccitante.

Mi feci strada al di sotto della camicetta, scoprendo la sua pelle liscia e profumata. Percepii i suoi brividi al passaggio delle mie dita e questo provocò una vampata di calore nel mio basso ventre.

Ansimò lievemente nella mia bocca quando trovai il coraggio di raggiungere la chiusura del suo reggiseno e provai a sganciarlo.

Non avevo le forze per fermarmi, ma improvvisamente qualcuno bussò alla porta.

Feci uno scatto sulla sedia e le nostre bocche si lasciarono dolorosamente.

“Eliza, c'è il panel di chiusura” urlò qualcuno al di là della porta. Sembrava il suo agente.

Lei cercò di ricomporsi. “Arrivo!” tuonò quasi risentita.

Si alzò e si sistemò la camicetta. Io ero completamente senza fiato.

Mi fece l'occhiolino e uscì dalla stanza come se niente fosse successo, lasciandomi completamente inerme.

 

Non partecipai al panel, non ero in grado di restare ancora nella stessa stanza con lei, avevo bisogno di rinfrescarmi le idee. Corsi in camera mia, con la testa tra le nuvole e mi concessi una doccia fredda nella speranza di riuscire a calmare i miei bollenti spiriti.

Servì a poco, continuavo a sentirmi tremendamente eccitata, mi distesi sul letto con il cuore che galoppava nel petto e riassaporai i momenti di poco prima. Le sue labbra erano morbide e delicate, potevo ancora chiaramente sentirle. La sua pelle calda era ancora vivida sotto ai palmi delle mie mani.

Come era possibile che lei volesse me? Stava con William, avrebbe potuto avere qualsiasi persona in quell'hotel, ma lei aveva baciato me. Era un pensiero sconvolgente.

 

Era passata circa un'ora quando sentii sbattere una porta di una stanza vicino alla mia. Che fosse lei?

Riconobbi la sua voce al di là delle sottili pareti che dividevano le due stanze, non riuscivo a capire cosa stesse dicendo, ma dal tono sembrava risentita. Forse arrabbiata.

“No Eliza, tu non capisci!” urlò un uomo. William era in stanza con lei, era chiaramente la sua voce e li sentii discutere a lungo, non volevo origliare, ma non potevo fare a meno di sentire i loro toni accesi che si alternavano. Non riuscii a capire di cosa stessero parlando, ma sicuramente quella non era una discussione amichevole.

Cosa era successo? William aveva forse scoperto del nostro bacio? Anzi, dei nostri baci? Era impossibile a meno che non glielo avesse detto direttamente lei. Tale pensiero mi spaventò, non volevo essere la causa di un loro litigio. O forse sì?

Sentii la discussione andare avanti a lungo finché la porta non sbatté di nuovo con violenza.

“Vaffanculo Eliza!” sentii William urlare dal corridoio, poi i suoi passi si allontanarono.

A quel punto calò il silenzio. Rimasi con le orecchie concentrate su ogni rumore, non sentii altro. Il mio istinto mi diceva di andare da lei, di chiederle cosa fosse successo, di consolarla se ne avesse avuto bisogno e di baciarla ancora e ancora.

Non feci niente di tutto questo, non volevo invadere i suoi spazi privati e decisi di rimanere in disparte. La convention era finita e il mattino seguente lei avrebbe lasciato l'hotel. Tale pensiero mi angosciò, ma cosa avrei potuto fare? Piombarle in camera?

Del resto non volevo nemmeno che tutto finisse così, non poteva finire così. Non dopo il bacio nella stanza del Meet&Greet, dovevo capire cosa lei provasse per me, se di sentimenti si stava parlando.

Stavo camminando avanti e indietro nella camera, in modo ossessivo compulsivo, cercando di capire cosa fosse meglio fare e come farlo, quando mi resi conto che dalla stanza accanto provenivano dei lamenti, come se qualcuno stesse piangendo. Eliza stava piangendo? Forse non era lei.

Continuai a camminare, avanti, indietro, avanti, indietro. Cominciai a contare i passi che facevo, cercando di calmarmi. Non mi ero mai sentita in quel modo, mi sembrava di essere un'altra persona.

Basta! Devo fare qualcosa o ne esco pazza! Mi dissi urlandomi in testa.

Uscii dalla stanza e mi fermai davanti alla porta della camera 307.

Bussa. Mi ordinai.

Le mie mani rimasero ferme, strette a pugno lungo i fianchi.

Dai, ho detto bussa! Continuai a tormentarmi.

Il braccio destro trovò la forza di alzarsi e stava per colpire la porta con le nocche quando questa si aprì e mi trovai Eliza davanti, con gli occhi lucidi.

Mi guardò leggermente stupita, con tanta rabbia negli occhi che sparì non appena mi vide, trasformandosi in qualcosa di diverso che riuscivo difficilmente a decifrare.

“Stavo per venire a cercarti” mi disse quasi sottovoce.

“Oh...” fu l'unica cosa che riuscii a dire.

“Ti va di entrare?” mi chiese prendendomi una mano tra le sue.

Annuii, deglutendo.

Entrai in stanza e lei si sedette sul letto, io rimasi in piedi di fronte a lei.

“Stai bene?” le chiesi.

“Non lo so...” mi rispose guardando il pavimento. Per la prima volta la percepivo fragile.

“Ti ho sentito discutere con William poco fa...” confessai sentendomi leggermente in difetto.

“Abbiamo litigato, è un coglione” nel suo tono era presente una vena di rammarico.

“Da quanto state insieme?” le chiesi senza mezzi termini e senza girarci intorno. Ero stufa di quella situazione, volevo fare un po' di chiarezza.

Lei alzò lo sguardo e fissandomi negli occhi mi disse quasi risentita: “Non stiamo affatto insieme! È per questo che abbiamo litigato, mi sono infuriata per il fatto che lo abbia lasciato intendere così chiaramente al panel!”

Cosa??? Ok, calmati Alycia, respira profondamente.

Non dissi una parola e continuai a fissarla, aspettando che aggiungesse altro.

“Non siamo mai stati insieme, lui mi ha chiesto il favore di non negarlo alle convention o alla stampa perché ha paura, ho acconsentito soltanto perché gli voglio bene” disse dopo qualche secondo di esitazione.

“Ha paura? E di cosa?” gli chiesi io curiosa.

“Che si venga a sapere che in realtà lui sta con Richard” rispose tutto d'un fiato.

Risi, risi forte, non riuscivo a trattenermi.

Lei mi guardò, poi rise con me. Era bellissimo vederla ridere, era un regalo per me.

Quando riuscimmo a smettere le chiesi: “Perché mi dici tutto questo? Non hai paura che possa andare a dirlo in giro?”

Lei si fermò per qualche secondo, mi prese le mani e mi invitò a sedermi accanto a lei, poi incagliò i suoi meravigliosi occhi nei miei, facendosi molto seria.

“No, tu sei diversa da tutti gli altri...” mi disse.

Deglutii a fatica.

“Diversa?” chiesi.

“Sì, i tuoi occhi sono diversi, i tuoi occhi non mentono”.

Ci fu un momento di silenzio. Potevo sentire il suo respiro corto infrangersi contro la mia pelle.

Lei poteva sentire il mio? Sentiva il rumore del mio cuore?

Eliza si fece più vicina, mi carezzò il volto.

Con una mano mi spinse, facendomi distendere sul letto, non opposi resistenza. In un attimo mi fu sopra e mi baciò con urgenza, potevo sentire il suo desiderio crescere in lei.

Le mie mani non attesero oltre e si sospinsero fino ai bottoni della camicetta, mentre le nostre lingue si incontravano di nuovo. Cominciai a sbottonarla, lentamente, ma Eliza, impaziente la aprì con violenza, facendo saltare i bottoni.

Mi tolse la maglietta senza che avessi il tempo di rendermene conto, fu visibilmente felice di non trovarvi sotto il reggiseno. Con la lingua mi percorse il collo fino ad arrivare a un capezzolo e un gemito uscì dalla mia bocca quando lo fece suo con piccoli morsi.

Mi sbottonò gli shorts, mentre mi affrettavo a togliere le scarpe calciandole via, e li fece scivolare giù insieme alle mutandine.

Ero completamente nuda sotto di lei che mi riservò uno sguardo eccitato, soltanto per me.

Oddio, sta succedendo davvero. Pensai completamente in estasi.

Da quel momento decisi di sconnettere il cervello, di allontanare qualsiasi pensiero e di concedermi completamente a lei.

Capovolsi la situazione con forza e la costrinsi sotto di me, la spogliai lentamente mentre la baciavo.

La mia pelle stava assaggiando la sua, trovandola sublime e potevo sentire crescere la mia eccitazione, non avevo mai desiderato niente così tanto quanto stavo desiderando lei.

Quella notte fu incredibile, in vita mia non avevo mai provato tante sensazioni tutte insieme, lei mi fece sua più volte, così come io la feci mia. Ci concedemmo l'una all'altra, non eravamo più una fan innamorata di un'attrice famosa, ma due anime in una che si avviluppavano in una danza di piacere e possessione. Facemmo l'amore tutta la notte, finché stremate non ci abbandonammo a Morfeo, stringendoci in un abbraccio appagante.

 

Il mattino seguente mi ritrovai sola nel suo grande letto.

 

La cercai con lo sguardo ma non la trovai, andai in bagno sperando di trovarla sotto la doccia, ma non c'era traccia di Eliza.

Che fosse andata via senza dirmi niente? Che si vergognasse di ciò che era successo? Non c'era più la sua valigia, mi sentii improvvisamente sola e triste. Mi aveva lasciata senza dirmi una parola.

Mi guardai allo specchio e notai che su di esso troneggiava una scritta tracciata con del rossetto rosso.

“Voltati” c'era scritto. Così mi girai di schiena continuando a guardarmi allo specchio. Sulla mia schiena c'era scritto qualcosa con lo stesso rossetto.

“Chiamami” e un numero di telefono, seguito da un suo autografo.

Sorrisi, sentendo il mio cuore scaldarsi. Lo annotai su un foglietto per paura di cancellarlo, mi rivestii e corsi in camera, lo salvai in rubrica e le scrissi immediatamente un messaggio.

 

“Ho visto il tuo graffito sulla mia schiena, ti ho immaginata farlo e mi chiedo come sia possibile che non ti abbia sentita... Alycia”.

 

In pochi minuti ricevetti la sua risposta.

“Evidentemente ho fatto un buon lavoro stanotte... Mi manchi, vorrei vederti al più presto”.

Sentii le mie guance avvampare al ricordo della notte appena trascorsa con lei, strinsi il telefono al petto e lo abbracciai, qualcosa di fantastico era appena cominciato.

Ero riuscita nel mio intento, le avevo regalato più di un sorriso, così come lei ne aveva regalati a me.

   
 
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