Dentro lei, l’Estate
{ Prompt utilizzati [grazie, serate sclero con menti altrettanto sclerate ♥]: Astronauta ~ Solitudine ~ Lacrima ~ Calore }
«Lo
sai, mio tesoro? Nel grande universo vive un astronauta solitario:
non si è perso, no… ha deciso lui di rimanere
lassù, lontano
dagli uomini e al di là del cielo, per amore di una stella.
La
notò una volta, durante uno dei suoi tanti viaggi; la
guardò meglio
e subito provò tristezza per lei, poiché
splendeva con tutte le sue
forze ma nessuno si accorgeva della sua meravigliosa
luce, troppo lontana dalle sue sorelle e da occhi in grado di
apprezzare la sua bellezza.
“Perché
non vieni con me? Ti farò conoscere al mondo, ti
farò dimenticare
la solitudine e porterò tanti amici. Stai soffrendo, lo
vedo”, le
disse il viaggiatore, sinceramente attratto dal dolce battito che
proveniva da lei; ma quella scosse appena il corpo dorato,
allontanandosi un poco. “Non posso essere amata, giovane
gentile:
la mia luce è forte, ma in mezzo alle altre stelle lo
è ancora di
più, così che finisce per cancellare la loro
presenza.
Ho
scelto io di abitare in questo buio e lasciar vivere le mie compagne
nella serenità; e anche se questo silenzio mi fa soffrire,
posso
sopportarlo.”
“Ma
non è giusto!”, gridò
l’astronauta, divenuto ancora più triste
dopo quelle parole, “perché nessuna ti ha seguita?
Ti sei
sacrificata per loro!”
“L’universo
ha paura di me”, fu la risposta, “e anche tu
dovresti averne. La
mia forza è pari a quella del Sole, prima o poi ti
brucerà; quindi
allontanati da me, non sono altro che un pericolo e una
maledizione.”
Eppure
il giovane paura non aveva, perché quella luce calda
riusciva a
portare la vita anche lì, nella culla delle ombre;
perché era la
più bella che avesse mai visto e perché, in
qualche modo, gli
ricordava sé stesso e il suo solitario, silenzioso
peregrinare tra
pianeti e freddi astri, senza nessuno ad attenderlo né una
vera e
propria meta. “Lasciami rimanere vicino a te comunque, anche
se
dovessi ridurmi in cenere. Io non sono una stella: non puoi
cancellare la mia presenza, e sono equipaggiato per sopravvivere a
lungo. Non voglio andarmene da qui, non voglio andarmene da te e
lasciarti sola; la tua sorte può mutare e
farti sorridere, e
quando
lo farà
io voglio essere lì a guardarti.”
Ora,
piccolina, io non so se così sia successo o
succederà; ma
quell’astronauta è ancora là con la sua
amata stella.»
«E
come fai a saperlo, mamma? Lluvia è confusa.»
«Lo
so perché questa non è una semplice storia di
fantasia: un giorno
scoprirai quanto sia vera, quando la vedrai accadere; e da allora
toccherà a te raccontarla, forse prima di quanto tu possa
immaginare.
Lo
so perché un giorno ti cambierà la vita,
rendendoti felice.»
…
Chissà
perché, fra tutti i pensieri, è una lontana
favola a prendersi la
mente della maga; insieme al cielo privo di nubi, sono proprio quelle
parole dolci a farle compagnia e
risplendere sotto il sole.
Il
sole: un desiderio a lungo soffocato sotto una corazza di
disillusione e ostinatamente ricacciato in fondo all’anima,
sotto
l’incessante battere della pioggia che no, non si era mai
fermata
davanti alle sue preghiere; un sogno condannato a rimanere tale,
perché per ogni teru
teru
bozu[1]
giunto a consolare il suo sconforto, il cielo aveva pianto ancora di
più.
Il
sole…
Il
sole non guarderà mai Lluvia.
Quante volte l’aveva pensato? Eppure, ora è
proprio quell’astro
a schiudersi
nei suoi
occhi come
un fiore
e a
spingerla
a rannicchiarsi al suolo, dove il calore che sale dalla pietra
è
forte e lei può stringerlo a sé come il corpo di
un amico.
«Quindi
sono questi i colori del giorno. Lluvia è felice: ha sempre
voluto
vedere la realtà così in pace, ha sempre cercato
qualcuno… che le
mostrasse
tutto questo.» Qualcuno
che le impedisse di cadere ancora nel buio, sotto un deprimente
acquazzone senza fine; qualcuno che attendesse il sereno con lei, con
un sorriso e senza
rabbia.
Lluvia
è finalmente tranquilla… il mondo, ora, non la
sta più evitando:
è calmo, privo di grigiore e di gelo, e la sta attendendo.
I
singhiozzi non la lasciano quasi respirare, si legano alla lingua e
sfuggono dai suoi occhi; sono lacrime che non fanno male, che invece
di venire
inghiottite
dal
vuoto infrangono il silenzio.
Che
sia stato un nemico ⸺
ma davvero può definire così chi le ha donato il
cielo terso? No,
non può chiamarlo in quel modo
⸺ a mostrarle la bellezza, quello non ha importanza: la sua mente
non è intrisa di sconcerto per la sconfitta,
perché anche lei ha
ottenuto una vittoria.
Respinta
da tutto e tutti, per molto tempo aveva pensato che dissimulare la
neutralità dell’anima e il distacco avrebbe
compensato la mancanza
di contatto e di una vera relazione; il sacrificio, allora,
nemmeno contemplato, come l’amicizia. A cosa sarebbe servito
mostrare la tempesta di emozioni, il bisogno di mutare un disegno
sempre uguale, tutte le sue richieste d’aiuto? Non sarebbe
mai
stata ascoltata: agli occhi di tutti lei era solo la Donna della
Pioggia, la portatrice di malinconia, fastidio e negatività;
una
figura da cui allontanarsi, a cui interessarsi solo minimamente e
lasciare a pulsare nella sua tristezza.
La
severa Phantom Lord l’aveva accettata e resa una delle sue
punte di
diamante solamente per i suoi particolari
poteri,
ciò era sempre stato troppo
facile da comprendere e difficile da illudere, anche se a volte farlo
era stato necessario per resistere; anche tra i suoi stessi nakama,
la freddezza aveva fatto da padrona nei rapporti e nei pensieri,
contribuendo a infittire l’intrico di rovi intorno al cuore.
Legame,
sintonia, famiglia:
aveva quasi perduto il significato di quelle parole… fino a
quando
quella mano non aveva afferrato la propria nel suo ultimo
precipitare; una
presa decisa che
le aveva chiesto di resistere, perché dall’altra
parte nessuno avrebbe accettato di lasciarla andare.
Le
dita si erano riscaldate a quel contatto, come il corpo aveva fatto
già pochi minuti prima; ma quello che avevano percepito si
era
rivelato
completamente diverso, più intenso, profondo e benefico. Un
solo attimo, e il vuoto era stato inondato da stupore e dalle poche
parole ⸺ Non
ti lascerò
cadere!
⸺ che avevano fatto tacere chi, dentro
lei,
una voce non l’aveva mai persa: i
demoni del pianto e della
solitudine.
A
liberarle
l’animo
da ogni maschera
aveva pensato lo squarcio azzurro che aveva fatto fuggire le nubi; ma
erano state le azioni del
giovane avversario
a spezzare
la sua armatura e penetrarvi all’interno,
senza fare male ma, anzi, lambendo con calma la carne ferita da tanto
buio e colandovi sopra come un balsamo.
Il
ghiaccio del mago aveva congelato le
spine fino a spezzarle, gentilmente ma inesorabilmente; così
le
aveva concesso di respirare di nuovo e di recuperare i sentimenti
più
vitali, gli stessi che ora la luce abbraccia.
Hai
allontanato Lluvia dalla morte, dolce fiore… l’hai
salvata da sé
stessa. Dentro di lei c’è calore, ora.
Giovane
mago… sei tu l’astronauta innamorato della
stella solitaria,
quella figura speranzosa che mi ha fatto compagnia in tante notti?
Se è così, allora che Lluvia divenga quello
splendido astro, anche solo per un secondo: tutto, pur di sentire
ancora la tua presenza.
Un
respiro profondo, il corpo che
sembra
voler racchiudere dentro di sé l’intero
mondo;
l’onda delle sensazioni è ancora forte, ma non
impedisce alla maga
di alzarsi in piedi, ancora più vicina all’occhio
dorato del sole
e alla sua benedizione. «Lluvia verrà a
cercarti», sussurra, non
riuscendo a non sorridere, «verrà,
perché grazie
alle tue azioni
non è più sola.»
Nell’aria
che profuma di mare e riappacificazione, la ragazza che avanza
lentamente, prendendosi il suo tempo, non è più
quella che era
giunta per portare scontro e distruzione; una nuova strada si
è
aperta davanti a lei, la tristezza non c’è
più e tutto si deve ancora avverare…
deve scegliere solo quando e come —
adesso
—,
ma nulla la ostacolerà più.
Non
è rimasto nessuno a scegliere per lei o decidere della sua
vita, dei
suoi sogni, della sua essenza; e ci potrà essere una casa,
una
famiglia, pronta ad accoglierla e tenerla stretta. Forse il suo
salvatore la sta pensando, come lei stessa sta facendo; e a questo
punto, non c’è
più niente da attendere.
Mi
stai aspettando, mio fiore? Perché Lluvia ti sente ancora, e
lo farà
per sempre: in lei è rinata l’estate,
e questa realizzerà i suoi desideri.
Da
questo momento, Lluvia non potrebbe essere da nessun’altra
parte, se non dove sei anche tu.
NOTE
[1] I teru teru bozu sono bambole di stoffa o carta che, secondo la tradizione giapponese, allontanano la pioggia e fanno tornare il bel tempo. Nell’episodio 25 si vede come Lluvia continui a tesserli, nel tentativo di liberarsi dall’inseparabile compagna.