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Autore: Nena Hyuga    02/07/2018    2 recensioni
“Ad ogni modo non preferivi le ragazze con i capelli corti?” continuò Kuroo che si beccò un’occhiataccia da Nobuyuki, tentato di mollargli un calcio sotto il tavolo.
“Uhm, sì. Perché dici?”
“...Yakkun.”
“Che c’è?”
“Ti sei reso conto che Alisa-chan e Lev sono l’uno la fotocopia dell’altra?”
“Beh, sono fratelli, si somigliano.”
“E Lev è Alisa-chan con i capelli corti?” la voce del moro divenne un flebile borbottio esasperato, mantenuto ad un tono di voce adeguatamente basso per non essere cacciato dalla biblioteca.
Seguì un momento di silenzio religioso, una pausa che durò fin troppo per le coronarie di Yaku che realizzò la gravità delle parole del capitano ed ebbe paura di incrociarne gli occhi felini –sicuramente divertiti e con un ghigno stampato in faccia da fargli venire voglia di prenderlo a schiaffi-.
“...ti prego, non lo dire in giro.”

Riesco finalmente a pubblicare la mia prima LevYaku ~ diamo più amore a questi micini della Nekoma!
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lev Haiba, Morisuke Yaku, Nekoma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ossitocina: spiegazioni scientifiche e razionali all’amore


 
 
 
 
 
Parte tre – Istruzioni per l’uso: come smontare un grattacielo
 
 
Balzò lungo le rampe a falcate che divoravano gli scalini tre alla volta.
Quella mattina era arrivato a scuola allo scoccare dell’ultima campanella per un soffio dacché non aveva dormito durante la notte a causa dell’agitazione ed aveva finito per ronfare più del dovuto.
Lev sprizzava felicità da tutti i pori, gioia non condivisa minimamente dagli altri studenti a cui sfrecciava accanto, per lo più con stampata in faccia una smorfia assonnata e poco lucida. Insomma, era venerdì per tutti, agognavano solo il weekend per tornare a casa, non avevano energia da consumare in sprazzi di vitalità esagerata come Haiba.
Eppure nessuno avrebbe detto che il mezzo russo aveva sul groppone solo due ore di sonno: non vi era segno di occhiaie sul suo viso, né un minimo accenno di stanchezza ed il suo tono di voce era perennemente di troppi decibel più rumoroso degli altri.
“Kuroo-san! Kuroo-san!”
Aveva solo i saltuari quindici minuti concessi dalla ricreazione per poter vedere di sfuggita il suo capitano.
Agitò le braccia in segno di saluto non badando alle formalità che convenivano ad un primino nei confronti di un senpai, questioni ripetutegli più volte e che ormai l’intera squadra della Nekoma soprassedeva per il quieto vivere.
Kuroo si guardò intorno spaesato; non si aspettava che Lev cercasse proprio lui, aveva già la risposta pronta da rifilargli su quanto fosse costernato di non sapere dove si trovasse Yaku, ma diede a Lev il beneficio del dubbio.
“Kuroo-san!” trillò di nuovo, fermandosi proprio di fronte al moro e sorridendogli apertamente.
“Meh...” bofonchiò logorato, distogliendo lo sguardo dal cellulare per dedicarsi a Lev.
L’argenteo non aveva intenzione di lasciarselo sfuggire, doveva condividere il pensiero che gli aveva tolto il sonno e che aveva realizzato durante la notte.
“Ma non sai nemmeno cosa sto per dire!” si lamentò Haiba, il quale subito si quietò notando come non fosse riuscito a contagiare Kuroo con il proprio entusiasmo.
“La mia risposta è comunque no, non voglio sentire le tue lamentele amorose. Veditela da solo con il Demone-senpai, lo hai scelto tu, non te l’ha consigliato il medico.”
Lo lasciò spiazzato ed incredulo.
Lev sbatté le palpebre e puntò gli occhioni verde smeraldo sul suo capitano, schiudendo le labbra per non far notare troppo la sua sorpresa nell’aver immediatamente capito l’oggetto del discorso.
Nemmeno Haiba sapeva bene perché si stava rivolgendo a Kuroo, ma era la persona che vedeva più vicino al libero ed in qualche modo ne era invidioso, oltre a nutrire delle aspettative per dei consigli.
Si morse il labbro ed iniziò a stropicciarsi le dita, aggrottando la fronte dinnanzi all’impassibilità di Kuroo il quale sospirò greve, rassegnato al fatto che in ogni caso Lev avrebbe occupato di prepotenza il suo quarto d’ora d’aria.
Fece cenno con la mano di procedere.
“Penso che Yaku-san mi piaccia.” sentenziò solenne, dritto al punto.
Lev non aveva la minima idea di come funzionasse un rapporto amoroso, specie se si trattava di una relazione che implicava due ragazzi, ed aveva enfatizzato la figura di Kuroo come l’unico con un minimo di esperienza al riguardo.
“E come sei arrivato a questa brillante nonché scontata conclusione?” chiese Tetsurou fingendosi impressionato, bypassò il “Perché lo dici proprio a me?” a cui non avrebbe ottenuto risposta.
“Perché vorrei baciarlo.”
Fu altrettanto schietto e sincero, tanto che Kuroo scoppiò a ridere attirando su di sé l’attenzione degli altri studenti oltre che l’occhiataccia offesa del mezzo russo che si imbronciò e pronunciò goffamente il labbro inferiore.
“Apprezzo la tua onestà, Lev, ma non ti sembra una motivazione un po’ superficiale?”
Per quanto l’argomento fosse delicato e poco consono ad essere dibattuto in un corridoio di una scuola superiore, il moro poteva leggere la preoccupazione negli occhi del primino. Temeva che un simile stato d’animo avrebbe influenzato non solo il suo modo di giocare, ma avrebbe portato a picco tutta la squadra se non lo avesse aiutato.
“E’ partito tutto quando ho iniziato a pensare di essere diventato egoista perché desideravo le attenzioni di Yaku-san tutte per me.” spiegò.
Il capitano della Nekoma si morse il labbro: non poteva sbandierare con leggerezza che Yaku, dal canto suo, gli aveva rivelato di provare lo stesso genere di sentimenti nei riguardi di Lev, anche se così facendo si sarebbe risolto tutto in modo indolore e veloce.
Peccato che fossero due idioti sempliciotti e non avrebbero mai compiuto alcun passo avanti.
“Mi sono anche informato su internet perché pensavo di fare cose da adulti con lui...”
Haiba rischiò di causare un secondo collasso a Tetsurou a cui mancò l’aria per un istante.
“Tu cosa?!”
Lev si preparò a dargli una sonora pacca sulla schiena per aiutarlo a non soffocare, ma Kuroo si riprese in fretta notando il gesto altruistico –e sicuramente mortale- del loro middle blocker svampito.
Forse, ma proprio a voler azzardare, il moro si sbagliava sulla poca perseveranza e la mancata cognizione di ciò che comportava una relazione da parte di Lev.
“Yakkun, sei un tardone...” bofonchiò impercettibilmente senza essere udito dall’altro.
“Mi piace non nel senso di volergli bene, ma qualcosa più come volerlo abbracciare perché è carino e piccolo. A te non viene voglia di abbracciarlo?”
Kuroo respirò a fondo un paio di volte e si portò una mano all’altezza del petto.
“No, non ci tengo così tanto a morire.”
“E mi piacerebbe vedere che faccia fa Yaku-san quando lo-..”
“Lev. Non voglio sentire un’altra parola uscire da quella bocca.” lo bloccò prima che persino Kuroo Tetsurou potesse imbarazzarsi e sentirsi a disagio.
Il moro fece mente locale su cosa dire ad un Lev più che serio ad intraprendere una relazione che implicava Yaku e, se necessario, scrivere una lettera a Nekomata-sensei per l’eventuale impossibilità di Lev Haiba di proseguire gli allenamenti causa morte precoce.
“Pensi che si sia accorto che mi piace?” continuò imperterrito.
“Se non l’avesse capito, Yakkun avrebbe bisogno di un disegnino esplicativo.”
“Vado a prendere carta e matite?”
Kuroo aggrottò la fronte e schiuse la bocca in procinto di replicare, ma la campanella suonò la fine della sua agonia, e mai come in quei giorni gioiva nel tornare  a seguire le lezioni in classe accompagnato da tale melodia paradisiaca.
Sullo stipite della porta incrociò Nobuyuki che gli rivolse uno sguardo curioso.
“Il nostro aspirante asso ha combinato qualcosa?”
“Mi fa così esasperare che non ho il cuore di spiegargli quando cogliere il sarcasmo.”
“E così anche Yaku...” completò Kai il quale gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla per accompagnare il proprio capitano all’interno dell’aula.
 
 
 
Lev era famoso per il suo istinto innato da felino, un predatore della giungla, una specie di gatto con i sensi di ragno pronto a balzare sul bersaglio –o fuggire dalle proprie responsabilità con un’agilità invidiabile, avrebbero detto i membri della Nekoma-.
Il suo sesto senso era ancora più affinato quando Yaku lo inquadrava nel suo mirino.
Si sentiva il target di un cecchino; tentò di sbilanciarsi di lato, guardò dietro le proprie spalle per vedere se volesse raggiungere Inuoka, ma non vi erano dubbi: era lui il suo obiettivo.
Lev si gelò sul posto mentre si infilava il cardigan nero della divisa dopo aver fatto la doccia, occhieggiò alla propria sinistra alla ricerca di sostegno morale da parte di Shibayama che era pronto a raccogliere i cocci del disgraziato di turno, mentre l’altro centrale guardava dall’alto della sua spalla con un sorriso ingenuo ed ignaro.
Le gambe non lo reggevano, non aveva sentito altro che rimproveri nonostante avesse dato il massimo durante l’allenamento ed avrebbe evitato volentieri un secondo round di ramanzine.
Strizzò gli occhi e strinse i denti aspettando di incassare un colpo diretto al sedere proveniente dal basso, ma ciò non avvenne.
“Lev, abbassa un po’ la testa.” disse pacato il libero.
Nella sua voce non vi era rabbia repressa, bensì solo una richiesta gentile da parte di un senpai.
Haiba fece come gli era stato detto e si chinò, arrivando poco sopra il livello di Yaku che sorprendentemente non sferrò alcun calcio e non iniziò ad inveire. Non subito, per lo meno.
Avvertì invece la mano di Morisuke poggiarsi sui capelli vaporosi e gli carezzò noncurante le ciocche umidicce che si appiattivano sulla testa.
"Ho-..ho fatto qualcosa di sbagliato?" domandò l’argenteo alzando di poco la testa e trattenendo poi il respiro, allontanandosi di un passo.
"Perché lo chiedi?" l’espressione del piccoletto era sinceramente confusa.
Lev non voleva calpestare una mina inesplosa dopo aver saltato per miracolo i cerchi di fuoco che lo separavano dalla salvezza, ma decise comunque di essere onesto quanto cauto.
"Yaku-san, tu non mi patti mai la testa..."
"Era un gesto affettuoso, idiota!"
Lev si voltò a cercare conferma negli sguardi di Inuoka e Shibayama, ma lesse lo sgomento sui loro volti altrettanto sconvolti da quell’atto di carineria.
O l’allenatore stava per sgridarlo e Yaku gli voleva indorare la pillola o... No. Nemmeno quella era una situazione plausibile. Il libero si sarebbe messo in prima linea per rimproverarlo, di certo non lo avrebbe difeso.
L’unica soluzione che balenò in testa al mezzo russo fu una sola.
Con orrore tornò a fissare il senpai, ergendosi alla sua naturale statura e riprendendo le effettive distanze –quasi 30 cm- dall’altro, portando un braccio a coprirsi il viso come a parare una qualche mossa di karate.
"Yaku-san, stai per uccidermi?"
Tale affermazione scatenò il panico tra i membri della Nekoma.
Yaku inarcò un sopracciglio come un tic nervoso.
“Non hai idea di quanto mi piacerebbe, ma non era quello l’intento.”
"Kuroo-san mi ha detto che se ti comporti in modo diverso dal solito vuol dire che sei arrabbiato e bisogna starti alla larga. Lui l'ha chiamata "Prima lezione di sopravvivenza a Yakkun"." affermò guardingo, assottigliando gli occhi verde smeraldo che si rimpicciolirono a due fessure dall’aspetto sinistro.
Se non avesse saputo che genere di persona era Lev, avrebbe giurato avesse un’aria intimidatoria e pericolosa. Purtroppo lo conosceva fin troppo bene e credeva ciecamente nella sua ingenuità e nel fatto che Kuroo si fosse divertito a spaventarlo.
"Quel bastardo la pagherà cara...”
Lev aggrottò la fronte affrontando a viso aperto il piccoletto.
"Non puoi prenderti gioco di me, Yaku-san! Non sono così stupido come credi!"
"Oh, infatti superi ogni mia aspettativa in quanto a stupidità."
Il tono di Yaku era strascicato e svogliato, cosa che confuse l’argenteo tanto che si guardò indietro alla ricerca dei suoi compagni, spariti dalla circolazione prima di essere testimoni oculari di un omicidio.
Lev iniziò a sospettare di aver detto una marea di sciocchezze quando Yaku gli indicò la porta dello spogliatoio mostrandogli il mazzo di chiavi che ciondolava dalla sua mano.
“Andiamo fuori.” incalzò il castano.
“Dove sono andati gli altri? E’ strano essere soli e gli ultimi ad uscire...”
“Lev.”
“Mi fidavo di loro!” mugolò triste, addossandosi alla parete e non capendo la strana piega degli eventi.
Sempre più spazientito, Yaku afferrò per un polso il loro gigante, lo trascinò fuori dallo stanzino adibito a spogliatoio del club di pallavolo e chiuse la porta a doppia mandata. Una volta assicuratosi che la chiave fosse al sicuro nella borsa, puntellò le mani ai fianchi e sospirò con tono greve, rilassando le spalle.
L’aria del tardo pomeriggio iniziava ad essere frizzante e Yaku incassò il collo nella propria sciarpa prima di compiere qualche passo verso Haiba che ancora non capiva il motivo di quegli approcci.
“Oggi ti sei impegnato molto e ho pensato ti servisse un po’ di sostegno, nulla di più.” spiegò il castano, dando la delucidazione che Lev voleva sentire e dissipando tutti i suoi dubbi.
“Oh, è chiaro. E’ ovvio.”
La risposta dell’argenteo, però, sembrava carica di un’aspettativa mancata e sul suo viso dai tratti affilati si stampò un’espressione delusa che non sfuggì a Yaku.
Kuroo aveva alimentato le speranze di Lev di essere speciale per il libero, e  nonostante il capitano avesse scherzato riguardo la storia di Yakkun teppista, per un attimo aveva creduto che quella carezza data in un momento di demoralizzazione significasse qualcosa.
Per quanto Yaku non si ritenesse una cima nel relazionarsi con le persone, Lev era fortunatamente trasparente e ne percepì l’amarezza.
“Perché quello sguardo avvilito?”
Il gigante vide come Morisuke incrociò le braccia al petto in attesa; non gli mise pressione, la sua domanda fu posta con l’intento di scoprire cosa pensasse in tempo reale.
E Lev non era di certo il genere di persona che si faceva pregare per esprimere un parere o un pensiero, per quanto intimo e privato fosse.
Gli occhi smeraldini virarono verso un punto vuoto al lato di Yaku, evitando un contatto visivo diretto.
“Pensavo mi volessi picchiare perché ho fatto schifo durante l’allenamento...” iniziò lasciando la frase in sospeso.
Yaku si mostrò intenerito.
“Mi sorprende tu sia così consapevole di te stesso, ma ti sei impegnato tanto, perché avrei dovuto farlo? Hai paura di me anche quando ti voglio sostenere?”
“Yaku-san, tu fai i complimenti a tutti quelli che si impegnano.” si lamentò Haiba.
Capì di aver superato il confine dell’egoismo di cui si recriminava, cosa costava rischiare di scadere nella sfacciataggine?
“Beh, è il dovere di un senpai incitare i più giovani quando danno il loro meglio. Non ci vedo nulla di male...”
“Kuroo-san mi aveva detto che ero un po’ speciale.”
Yaku socchiuse gli occhi e per l’ennesima volta si appuntò mentalmente di farla pagare ad un certo gattaccio per aver fomentato il loro grattacielo idiota.
Di certo non poteva distruggerlo dicendogli che, sì, era speciale in una miriade di sfumature diverse che avrebbe impiegato una nottata intera a spiegargli in un linguaggio comprensibile –e senza balbettare scuse deficienti per poi mettersi irrimediabilmente con le spalle al muro da solo-.
Morisuke si morse il labbro e seguì l’esempio dello spilungone di fronte a sé, guardando altrove fuorché gli occhi carichi di aspettative dell’altro.
“Kuroo non ha torto. Non del tutto, almeno.”
Per la seconda volta la mano di Yaku affondò tra i suoi capelli con dolcezza e Lev sorrise scioccamente quando realizzò di come i due tocchi della stessa persone fossero tanto diversi.
Socchiuse le palpebre che vedevano solo la punta delle scarpe di entrambi, notò come la misura dei loro piedi fosse mostruosamente differente e sbuffò divertito, ma si crogiolò ancora per qualche istante nella carezza di Yaku.
Nonostante si fosse chinato superava ancora l’altro in altezza. Haiba sbirciò il castano, alzando di poco il capo e badando a come anche il piccoletto aveva serrato gli occhi nocciola; aveva le labbra tirate in un sorriso intenerito e le guance lievemente rosee forse a causa dello sfogo post-esercizio fisico, suppose ingenuamente.
Nella visione di Haiba, però, tutto venne distorto dal suo bisogno di un contatto ben più profondo.
D’altronde si trattava di Lev, colui che non aveva peli sulla lingua, la persona con il più alto tasso di masochismo quando si trattava di approcciarsi al libero titolare della Nekoma.
Tutti conoscevano l’audacia del mezzo russo sul campo da pallavolo, la sua ambizione di diventare l’asso in carica, ma l’avidità che mostrò nell’imporsi sui sentimenti ignoti di Yaku sorprese persino lui stesso.
“Yaku-san.” lo chiamò così da attirare la sua attenzione.
“Che c’è?” Morisuke si protese verso l’altro, pronto all’ascolto.
Per Lev fu questione di qualche centimetro prima di posare la bocca su quella schiusa di Yaku, premendo sulle labbra fresche del senpai per pochi secondi, giusto il tempo di imprimere nei suoi ricordi di essere vivente –non era certo che sarebbe stato ancora tale nei successivi minuti- il sapore dolce che aveva Morisuke.
Si stupì della rapidità con cui fece un passo indietro e si erse di nuovo alla sua naturale statura sperando di non essere troppo in linea di tiro di un calcio o uno schiaffo.
Lev si godette lo sgomento con cui il libero si posò le dita sulle labbra guardando dapprima la propria mano e cercando infine le iridi smeraldine del mezzo russo.
"Lev."
Deglutì. Forse era giunta la sua ora, ma ne era valsa la pena.
“Mi hai appena baciato.”
Fu allora che notò come le guance di Yaku si erano imporporate, il modo in cui aveva incassato il collo nella sciarpa così da far spuntare fuori solo il naso e lanciava improperi soffocati contro la lana morbida dell’indumento.
A Lev interessava soltanto quanto fosse stato bello quel breve contatto, di come si sentiva sollevato di aver oltrepassato il limite e di poter vedere Yaku imbarazzato a causa sua.
Aggiunse alla lista dei “pro” anche il profumo dello shampoo del libero, particolare che gli era sempre sfuggito o a cui non aveva mai dato peso.
“Perché lo hai fatto?!” chiese sul punto di esplodere, la voce acuta ed incrinata dalla vergogna.
"Perché sembrava che aspettassi un bacio o qualcosa!" si giustificò inveendo a sua volta per sovrastare Morisuke e farsi ascoltare.
"Diamine, no!"
"Ma avevi socchiuso gli occhi e ti eri allungato verso di me!"
"Stavo cercando di avvicinarmi a te affinché il concetto ti fosse chiaro! Non sia mai che lassù ai piani alti qualche parola ti sfugga!"
Per quanto Yaku si lamentasse e continuasse a gridare, Lev non sembrava contrariato o dispiaciuto di ciò che aveva fatto. Non lo avrebbe mai categorizzato come incidente.
"Ma sembrava davvero una scena da shojo-manga!"  
"Cosa vorresti insinuare?! Che io sono la protagonista di uno shojo-manga che aspetta di essere baciata da un grattacielo idiota come te?! Giammai!"
"Come Taiga di Toradora?"
"LEV. MUORI."
Yaku era sull’orlo di una crisi isterica, ma quel bacio lo aveva sollevato da un peso e dall’enorme responsabilità di fare il primo passo.
Strinse le mani a pugno, scatenando il panico in Lev che già poteva avvertire il naso dolorante o il sedere livido.
Non aveva avuto il fegato per agire come invece aveva fatto Haiba.
Rodeva nel rendersi conto che era troppo orgoglioso per dire a Lev che lo avrebbe fatto anche lui, non quel giorno, magari con settimane o mesi di ritardo, avrebbe provato ad approcciarsi a lui allo stesso modo.
“Yaku-san, mi piaci.” asserì, il viso incupito dalla serietà usata per dichiararsi e che non combaciava con la personalità giocosa e spensierata di Lev.
“Me ne sono accorto, non occorre che lo sottolinei.” brontolò il libero che non si era accorto di aver afferrato un lembo del cardigan nero della divisa di Haiba.
Entrambi guardarono la mano di Morisuke stretta sulla stoffa che subito mollò come se scottasse.
“Non farti illusioni, ero pronto a prenderti a  pugni e non volevo che scappassi.” spiegò breve.
Lev non era conosciuto per la sua intelligenza e la sua furbizia, ma quella frase borbottata con così poca convinzione non lo fece dubitare nemmeno per un istante che stesse mentendo.
Sorrise veemente, incapace di trattenere il suo gongolare di fronte a Yaku che schioccò la lingua, segno che stava perdendo la pazienza.
Lo seguì senza indugiare, percorrendo la stessa strada che solevano fare ogni giorno a fine degli allenamenti.
“Non occorre che mi segui, Lev.”
“Ma Yaku-san! Prendo sempre questa strada fino alla stazione!” si lamentò lo spilungone, provando ad avvicinarsi con nonchalance al libero.
“Ah sì? Beh, non occorre che mi stai così appiccicato, ho caldo...”
Haiba gongolò nel constatare che Morisuke era ancora rosso in viso, ma si ritenne fortunato che non poteva essere visto dal compagno nel mentre in cui se la rideva e godeva tra sé e sé.
“E devi ancora darmi una risposta!” tuonò all’improvviso, facendogli prendere un colpo all’altro.
Yaku portò entrambe le mani all’altezza della sciarpa per coprirsi di più.
Era inutile negare e fare una scenata così da allontanare Lev, non era ciò che desiderava; inoltre la notizia sarebbe arrivata alle orecchie di Kuroo che lo avrebbe di certo preso in giro e gliel’avrebbe rimbeccato a vita se avesse rovinato una tale occasione.
“Una risposta a cosa esattamente? Non mi hai posto alcuna domanda, hai solo fatto di testa tua e mi hai baciato.” lo provocò sogghignando, sperando di confondere il primino.
“Ngh! Un bacio non significa che stiamo insieme?”
“Ho mai accettato una simile condizione? E dove diavolo sta scritto?!” sbottò incredulo, come se Lev si fosse informato su qualche rubrica di gossip per teenager di cui poteva addirittura immaginarne il titolo “Conquista la tua preda in cinque semplici mosse” di cui sicuramente aveva saltato l’intro ed era arrivato al “Baciala” senza troppi preamboli.
Tipico di Lev.
“Ma non mi hai rifiutato!” puntualizzò nascondendo malamente la felicità.
Yaku aveva lasciato che Lev facesse il lavoro più sporco e le obiezioni mosse dal palo della luce parlante non erano completamente sbagliate.
Fu allora che Morisuke, ancora in preda al suo disagio per i rapporti fisici, deliziò Haiba con un’occhiata torva e colpevole.
“Fai le cose per bene e con ordine, idiota. Possiamo riparlarne.” propose il libero, sapendo che si sarebbe pentito presto della sua decisione.
“Oh. Quindi potrò baciarti ancora?” domandò con lo sguardo speranzoso di un cucciolo.
“Non hai un minimo di autocontrollo?”
In tutta risposta Lev trotterellò alle spalle di Yaku per riprendere posizione al suo fianco e sorridere dell’ennesimo finto rifiuto.
 
 
 
Kuroo entrò in palestra con un sorriso sereno, soddisfatto del proprio operato che gli era stato comunicato da Kenma, al quale era giunta voce da Hinata che aveva colto qualche conversazione da una chiamata di Yaku a Sugawara.
Non che il ruolo di Cupido gli interessasse, ciò che quei due avevano combinato fuori dal club erano affari loro, ma aveva riposto le proprie speranze nel fatto che avessero smesso di bisticciare rumorosamente durante gli allenamenti.
Ma l’illusione del ritorno alla tranquillità scemò in fretta.
“Kuro.”
Il nomignolo scandito da Kenma giunse al suo orecchio come una minaccia.
“E’ tutta colpa tua.” sbottò con enfasi e cattiveria, per quanta ne potesse avere Kozume alle sette del mattino.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto da un nuovo grido ed il suono di una pallonata che andava a cozzare violentemente contro la testa di qualcuno, ed a giudicare dai rantoli teatrali probabilmente la vittima era Haiba.
Kuroo abbassò lo sguardo verso Kenma, ma gli occhi furiosi dell’alzatore lo inchiodarono all’entrata della palestra con ancora le scarpe di ricambio in mano e la bocca semi-aperta nell’incapacità di replicare.
“Non sono sicuro di volerlo sapere, ma cosa sta succedendo?”
“E’ solo Lev che fa troppo il Lev.” rispose Yamamoto monocorde, il quale si teneva a debita distanza dal luogo dell’imminente delitto.
Yaku, paonazzo in viso, aveva infatti relegato Haiba contro il muro e lo stava bombardando di pallonate.
Colse parole sconnesse e slegate tra loro da parte della vittima, tra cui “insieme” e “bacio”, sufficienti per comprendere la dinamica del litigio; Lev doveva essersi preso qualche libertà in più contando sul fatto di aver conquistato un punto sul cuore di Yaku, ma era troppo ingenuo per realizzare che la vera battaglia per la sopravvivenza iniziava da lì.
Kuroo ebbe per un attimo paura ad incrociare gli occhi ambrati della testa a budino, ma Kenma non aveva mezzi termini quando si trattava di Tetsurou e non gliene avrebbe risparmiata mezza.
Il rumore di pallonate e le urla strazianti di Haiba alimentava secondo dopo secondo l’irritazione di Kozume il quale additò il duo della Nekoma incriminato.
“E’ dannatamente colpa tua.”
 
 

 
Angolo dell’autrice
 
E’ UN MIRACOLO CHE L’ABBIA DAVVERO FINITA.
Ho finito questa cosina che era nata come una sciocchezza, invece si è trasformata in una long di tre capitoli. Mi voglio fustigare da sola :’)
Ringrazio tantissimo le persone che hanno messo la fanfic tra le preferite e le seguite, chi l’ha letta quando l’ho postata su facebook dandomi il loro feedback e rendendomi felice ;;
Sono contenta se viene apprezzata questa LevYaku, è il mio primo esperimento su di loro e sono super in hype perché è una ship a cui sono legata e che adoro. AMATELI ANCHE VOI. Scrivete su di loro ;_; (voglio pattarmi da sola sulla spalla perché sono riuscita a non far venire fuori nemmeno un accenno di KuroTsuki, cosa che invece avevo in mente all’inizio e per contro mi sono resa conto di aver dato un sacco di hint KuroKen)
Se avete commenti positivi o negativi non esitate a farmeli sapere ;;
Alla prossima~
Nena~
 
 
 
 
 
 
   
 
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