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Autore: Castiga Akirashi    03/07/2018    0 recensioni
Tre Pokémon Leggendari.
Una piccola Pichu.
Una banda di Pokémon scapestrati.
Un'avventura meravigliosa.
Sola al mondo, Pichu imparerà cosa vuol dire avere degli amici fedeli pronti a tutto per aiutarsi.
Abituati a vivere di prepotenze e violenza, Rayquaza, Raikou e Zapdos impareranno cosa vuol dire stare in mezzo alla gente e aiutare chi è in difficoltà... ma anche a soffrire, verbo che prima di conoscere la loro piccola amica non sapevano cosa volesse dire. O così credevano fosse.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Shadow si svegliò alle prime luci dell'alba. Accanto a lui i suoi fratelli dormivano ancora. La Pichu non c'era. Aveva rispettato la sua parola. La sera prima, quando lei aveva fatto per seguirli nella tana, l'Umbreon aveva ringhiato leggermente e lei dopo un momento di perplessità aveva capito; non si fidava abbastanza per farla dormire con loro e un po' lo capiva. Lei aveva un occhio sempre aperto, in ogni situazione poiché a turno, i Leggendari facevano la guardia tutta la notte per permetterle di riposarsi ma anche per proteggerla in caso di attacco mentre era incosciente. Quindi non aveva paura di niente ma ovviamente Shadow doveva prendere le sue precauzioni. L'infelice Psyco cercò di protestare ma Pichu mise fine al piagnisteo con un sorriso e l'occhiolino come a voler dire, non ti preoccupare, starò bene anche fuori. E così era stato.
Shadow quindi uscì dalla tana per vedere dove si fosse messa. Scrutando nella penombra dell'alba la vide acciambellata su un grosso ramo appena fuori dalla grotta. Le orecchie si muovevano, segno che aveva percepito la sua presenza ma non lo reputava così ostile da svegliarsi. L'Umbreon sedette comodamente sotto l'albero e Pichu lo notò. Non sapeva cosa fare: scendere o no? Era evidente che il Pokémon volesse parlare con lei approfittando del fatto che i due cuccioli dormissero.
“Vediamo cosa vuole. Almeno capiamo quanto ci odia, no?” propose Zapdos, assolutamente intenzionato a chiarire con il Pokémon Buio che Pichu non era una pazza come lui credeva.
“Fino a prova contraria odia solo me.” rispose annoiata lei, poco propensa a farsi insultare ma decisa anche lei a mostrare il suo lato buono. Anche perché quello cosidetto cattivo non era nemmeno stato da parte sua. Con agilità, scese dall'albero arrivando vicino all'Umbreon e sedendo accanto a lui. Per rompere il ghiaccio, chiese: «Come mai hai il pelo nero e blu?»
Lui si grattò un orecchio con la zampa posteriore, imbarazzato da quella domanda estetica. Aveva sentito sulla sua pelle quanto male facesse quell'essere diverso, l'avere i cerchi lunari blu invece che gialli come tutti gli altri Umbreon. Ma soprattutto, essere stato l'unico Eevee grigio invece che color crema dell'intero branco.
«Scusa, non volevo essere impertinente.» ritrattò subito lei nel vedere il disagio che l'aveva oppresso. Lui la fissò perplesso, non percependo ostilità nelle sue parole. Solo curiosità. Non rispose alla domanda ma ne formulò un'altra: «Posso chiederti perché?»
Pichu capì al volo il nocciolo della questione. Shadow era evidentemente confuso: non percepiva in lei un Pokémon ostile ma l'aveva vista dare di matto e uccidere dei Fearow. Pichu sospirò e decise di dire parte della verità: «Sono abbastanza forte ma... a volte non riesco a controllarmi. Sto cercando di allenarmi per migliorare la tecnica ma non sembra avere i risultati sperati. Il Codacciaio è troppo forte, sono talmente veloce che non capisco dove vado, non riesco a non fulminarmi... troppe potenzialità che non riesco a sfruttare.»
Shadow si fece pensieroso. Pichu pensò che l'avrebbe allontanata spaventato da ciò che gli stava dicendo, cioè di essere una specie di mostro superpotente senza controllo ma invece lui si alzò in piedi, le sorrise e disse: «Possiamo provare a fare qualcosa.»
Pichu si fece interessata e speranziosa e lui aggiunse: «Una mossa per volta. Cominciamo dalla più controllabile, il Codacciaio. Devi capire come equilibrare la forza per dare la giusta dose di danni no? Facciamo così...» Shadow corse di fronte a lei di qualche passo, tracciò una riga con una zampa nel terreno argilloso e si allontanò ancora di qualche metro. Poi gridò: «Ora io ti lancio il mio Palla Ombra. Tu dovrai rimandarmelo indietro con il Codacciaio facendolo cadere su quella linea.»
Pichu si mise sulle quattro zampe e annuì. La fronte si illuminò, Rayquaza era con lei. Shadow lanciò la prima sfera di energia oscura. Pichu rispose con il Codacciaio e il colpo fu talmente forte da distruggerla. Depressa atterrò abbassando le orecchie visto il fallimento. L'Umbreon le fece un cenno e gridò: «Mettici meno potenza! Devi riuscire a calibrare il colpo!»
Svegliati dai colpi, comparvero anche Psyco e Ice che si persero a guardare quel bizzarro allenamento ma sembrava che Pichu fosse troppo potente e per questo non potesse combattere. Dopo qualche ora, nulla era cambiato. Pichu e Rayquaza cercavano di rendere il colpo sempre meno potente ma non pareva funzionare. In più, stare uniti per così tanto tempo li stava affaticando mentalmente. Anche Shadow era distrutto. Con voce flebile esclamò: «Facciamo una pausa. Ma poi riprendiamo.»
Sedettero in cerchio mettendo al centro le bacche raccolte dai due cuccioli mente loro si allenavano. Pichu era perplessa, perché Shadow si stava impegnando tanto?
«Lo faccio per noi. Se devi aiutarci, devi essere in grado di combattere.» rispose duro cercando di essere convincente ma senza saperne il motivo Pichu non gli credeva; non gli sembrava realmente ostile come voleva far credere. Nel frattempo, nella sua testa, i Leggendari stavano discutendo: “Secondo me il problema è uno solo.” sbottò una voce.
“Raikou?!” esclamarono gli altri stupiti di vederlo; da come se n'era andato, sembrava non sarebbe tornato mai più e invece eccolo lì, sdraiato accanto a Pichu con il solito sguardo sufficiente e la coda sempre in movimento.
“E chi altrimenti? Guardatevi, senza di me non riuscite a fare niente. Neanche a risolvere un problemino come questo.”
“Non è che ti sentivi solo?” buttò lì Pichu con una certa malizia, guardandolo socchiudendo gli occhi e un sorrisino volto a prenderlo in giro per quella palese scusa. Le guance del Pokémon si imporporarono leggermente mentre rispondeva: “Assolutamente no. Mi avete fatto solo pietà.”
“Va bene, va bene. Dicci invece cosa ha pensato la tua geniale testa.” commentò solo Zapdos capendo che non gli avrebbero mai fatto ammettere ciò che era ovvio.
“Credo che il problema con lui sia lo stesso con me, Pichu.“ cominciò evitando di usare il soprannome apposta per far capire che era ancora arrabbiato anche se non era del tutto vero: “Sei abituata a spingerti al limite per sfuttare al massimo ogni tuo potere. Noi ti diamo un potere in più... ma... ecco...” si inceppò la tigre non riuscendo più a spiegare quello che voleva dire ma sicuro che il problema fosse quello. Rayquaza però capì il discorso; Zapdos d'altronde non poteva capirlo dato che lui e Pichu combattevano insieme molto raramente. Prendendo la parola il drago borbottò: “Forse hai ragione, Raikou. In parole povere, se l'Attacco Rapido di Pichu è cento, lei usa tutto il cento per ottenere qualcosa. Ma se usa l'Attacco Rapido con Raikou è diecimila ma lei ci mette lo stesso impegno che ci metterebbe se fosse da sola. Così, invece di usare cento, usa diecimila e non ne ha il controllo, mi seguite?”
Anche Pichu annuì, presa dal discorso e non notando che Psyco le stava parlando. Anche Shadow però ne notò lo sguardo assente, come se fosse troppo presa dai pensieri per rendersi conto di quello che succedeva intorno a lei. Nel frattempo, Rayquaza andava avanti e disse: “Quindi, quando Pichu combatte con uno di noi, deve sforzarsi al minimo e in caso aumentare, non partire al massimo come fa adesso. Oppure addirittura combattere lei e poi nell'eventualità che non ce la faccia, chi di noi è interpellato interviene. Chiaro, no?”
«Pichu!» esclamò una voce che lei non riconobbe come una dei Leggendari. Guardandosi intorno vide tre paia di occhi fissarla preoccupati e si fece imbarazzata. Si era incantata a pensare parlando con i Leggendari e dimenticatasi di non essere sola, si era completamente estraniata dalla realtà.
«Scusate...» mormorò imbarazzata, non abituata alla compagnia: «Mi sono persa nei pensieri.»
«A cosa stavi pensando?» chiese Shadow scoprendosi preoccupato nell'averla vista così tanto concentrata.
«A come bloccare il tuo Palla Ombra. Forse ho capito come fare.»
L'Umbreon non se lo fece ripetere e si alzò in piedi, tornando al suo posto. Lei fece lo stesso, ma lasciò in disparte Rayquaza: quando il Palla Ombra arrivò attaccò da sola e il colpo la mandò a terra di qualche metro. Shadow fece per accorrere preoccupato ma lei gli fece cenno e borbottò: «Tranquillo sto bene! Attacca ancora!»
L'Umbreon annuì anche se vagamente preoccupato per i danni provocati; la sfera di energia si avvicinò a lei, Rayquaza intervenne, Pichu si sentì molto più potente di prima e cercò quindi di limitare l'attacco; Rayquaza fece lo stesso, cercando di non mettere tutta la sua forza in campo. La coda colpì il Palla Ombra rispedendola al mittente con parecchia velocità. Ma questa volta non si dissolse. Un sorriso comparve sul muso dei due Pokémon. Avevano scoperto il modo di controllare quella potenza.
Gli allenamenti andarono avanti giorno dopo giorno. Quando Pichu riuscì a mandare il Palla Ombra riflesso prima sulle righe e poi nei cerchi appesi agli alberi, si passò all'allenamento successivo: quello contro i Pokémon.
«Ora dobbiamo riuscire a fartelo controllare perfettamente in lotta dove la pressione è maggiore. Il mio unico dubbio è come faremmo a curarci. Rischiamo di farci davvero del male...»
«Cerchiamo della Vitalerba.» propose Pichu annusando in terra per cercare una traccia: «È una pianta molto utile per far riprendere i sensi. L'unica è che ha un saporaccio ma l'ho usata un sacco di volte e sono ancora viva quindi non è velenosa. Ovviamente, cercheremo di mandarci KO il meno possibile ma non si sa mai...»
Shadow annuì approvando l'idea. Si divisero per cercarla: Pichu la descrisse sommariamente ma poi disse che per ora solo lei poteva riconoscerla e quindi nessuno doveva mangiare niente. Mentre cercava una pista con il naso a terra sentì dei passi veloci verso di lei e un ululato spaventato. Alzò la testa in tempo per vedere un Growlithe correre come un matto inseguito da un furioso Machamp. Rayquaza si sovrappose a Pichu e lei mormorò: «È ora di vedere a cosa è servito l'allenamento.»
Si mise velocemente tra il malcapitato e l'inseguitore, saltò con grazia e con una capriola colpì con un Codacciaio a martello il Machamp che crollò steso in un colpo. Pichu gli si avvicinò subito per paura di avergli spaccato la testa ma notò che respirava ed era solo svenuto. Erano riusciti a calibrare il colpo quasi alla perfezione.
«Ehi grazie. Bel colpo!» mormorò una voce alle sue spalle con un latrato pesante dalla corsa appena fatta. Pichu si girò vedendo il Growlithe avvicinarsi zoppicando anche se più tranquillo nel vedere il suo nemico al tappeto: «Quel tipo non mi mollava più. Starnutendo l'ho scottato con il mio Bracere e non l'ha presa bene purtroppo!» ridacchiò imbarazzato. Scodinzolando, stusciò il naso contro il suo ma Pichu si fece d'improvviso rossa in volto e arretrò imbarazzata. Arrivarono di corsa Psyco, Ice e Shadow; quest'ultimo corse a vedere le condizioni del Machamp ma con un sorriso vide il segno del Codacciaio e che era solo svenuto. Un ottimo colpo della sua ormai allieva.
«Siete amici suoi? Mi ha salvato da quel brutto ceffo! Io mi chiamo Firewolf!» scodinzolava il Growlithe gioviale strusciando il naso contro quello degli Eevee mentre loro ricambiavano il gesto. Shadow si avvicinò e si presentò, parlando anche dei fratelli e aggiunse: «E si, Pichu vive con noi.»
«Siamo un branco un po' strano ma finché ci si aiuta e c'è amicizia, va bene così.» sorrise la piccola Pokémon.
Firewolf si bloccò di colpo sentendone la voce. Non c'erano differenze tra maschio e femmina e lui proprio non se n'era accorto. Imbarazzato capì meglio perché si era allontanata quando aveva avvicinato il naso al suo. Estremamente a disagio, tentò di scusarsi ma vide che Pichu non riusciva nemmeno a guardarlo, ancora rossa intorno alle guance rosa. I Leggendari, nel frattempo, si stavano scatenando in una serie di invettive contro quel cane molestatore aumentando il già troppo imbarazzo della piccola Pokémon. Shadow non capiva ma vide che la situazione non era delle migliori, così fece per salutare il nuovo arrivato e tornare alla tana ma i fratelli lo anticiparono e gli chiesero: «Sei solo?»
«Beh, sì...»
«Vuoi stare con noi? Più siamo, più ci divertiremo!»
Il Growlithe arrossì. Non sapeva se era il caso, magari Pichu ora lo odiava e non voleva averlo intorno. Però... a lui lei piaceva. Era così forte, aveva un sorriso dolcissimo... la guardarono ma lei alzò le mani e rispose: «Il branco è vostro, io non c'entro niente.» anche se avrebbe tanto voluto dire di no. Quel cagnolino la metteva terribilmente a disagio e non ne capiva il motivo. Shadow cedette alla pressione dei fratelli e tutti insieme tornarono alla tana.
“Maledizione, non poteva andarsene per i fatti suoi?” brontolò Raikou, ancora irritato dal gesto intimo usato da quel cane e dalla confusione che percepiva nel cuore dell'amica.
Rayquaza lo zittì e replicò: “Non è stato volontario secondo me. Pichu ha i tratti nascosti, è forte, può essere benissimo scambiata per un Pokémon maschio se non parla. Avete visto, l'ha fatto anche con i due Eevee, si vede che per loro Pokémon canidi è normale.
Pichu non rispose. Normale o no, l'aveva fatta sentire molto a disagio. Comunque fosse, tornando alla tana, lei doveva proseguire i suoi allenamenti e un compagno in più se a debita distanza non le avrebbe dato fastidio. Incuriosito il Growlithe guardò gli allenamenti con interesse ma dopo qualche giorno Shadow si rese conto che dovevano spostarsi. Ormai erano in troppi in quella piccola tana. A cena, sollevò la proposta di spostarsi: «Ormai qui siamo stretti. Ci conviene trovare una casa più grande.»
«Ma voi siete cresciuti qui...»
«Non ti preoccupare Pichu. Il nostro branco è andato via da tempo dall'Eevee strano. Non abbiamo legami qui.»
Sentendo quella frase, Pichu capì molte, troppe cose. Non se l'era passata bene nemmeno lui nella sua vita. Era ora di cambiare e di rendere quei Pokémon felici nei limiti del possibile. Shadow si era accollato i fratelli, rimasto solo e abbandonato dal suo stesso branco; Firewolf aveva raccontato di essere stato trovato da un allenatore che gli aveva regalato il collare con gli spunzoni che portava ma che poi lui era morto lasciandolo solo. Pichu aveva i suoi problemi di cui preferiva non parlare. Erano un branco di Pokémon feriti e delusi dal mondo ma questo li avrebbe rafforzati. Andarono a dormire ma il giorno dopo si misero in marcia verso una nuova vita: Shadow guidava il gruppo ma sentiva che non era quello il suo posto; non era quello il suo ruolo. Così, alla pausa giornaliera per il pranzo mormorò: «Ragazzi, secondo me ormai è tempo di formare una banda come si deve. E per farlo, abbiamo bisogno di un capo.»
Gli sguardi erano tutti puntati su di lui ma Shadow scosse la testa e aggiunse: «No, no. Non so se io sarei degno di questo ruolo. Un capo deve essere saggio ma soprattutto forte. Qui il più forte non sono io.»
Il suo sguardo si posò su Pichu. Lei rimase un momento perplessa, non aspettandosi quel ruolo datole proprio da lui. Imbarazzata, replicò: «No aspetta perché io? Mi stai aiutando tu, se non fosse per te non sarei nemmeno in grado di combattere!»
«Ma una volta che avrai la padronanza dei tuoi poteri, sarai inarrestabile. E so che ci guiderai con giustizia, ne ho avuto molte prove.» rispose lui chinando la testa in segno di rispetto.
La piccola Pokémon li guardò tutti chinare il capo verso di lei. Le stavano davvero dando la loro fiducia? Una lacrima le uscì dal piccolo occhio e solcò la guancia piena di elettricità. Non le era mai successo, in tutta la vita. Si alzò in piedi annuendo e mormorò: «Farò del mio meglio.
Ricominciarono il cammino, questa volta con Pichu in testa. Annusava l'aria. Sentiva da qualche tempo odore di acqua ma non ne aveva ancora capito la direzione. Tentò di seguirla aiutata poi da tutti gli altri appena spiegò cosa sentiva. Il fiuto di Firewolf fu fondamentale per trovare la pista giusta. Seguirono le tracce finché non videro della luce oltre gli alberi. C'era un'apertura verso il cielo da qualche parte. Corsero verso il limitare del bosco e si affacciarono: davanti ai loro occhi illuminata dalla luce del sole c'era una piccola radura circondata da delle montagne. Era come se fosse stata incavata nel terreno. Al centro, un'imponente quercia rigogliosa e maestosa circondata da un lago di un azzurro cristallino. I quattro Pokémon rimasero incantati davanti a quello splendore. Sembrava un paradiso. Sulle pendici delle montagne intorno alla radura, inoltre, c'erano piccoli spiazzi in cui erano cresciuti spontaneamente alberi di bacche. Era veramente il posto perfetto in cui vivere e il sottobosco pieno di rametti e foglie faceva pensare che nessuno vivesse ancora lì. Potevano stabilirsi lì e stare larghi e comodi. In una corsa a perdifiato scesero dalla montagna raggiungendo il lago e fermandosi a bere. Era bellissimo, un posto incantevole.
«Che dite?» chiese Pichu: «Ci fermiamo qui?»
Gli altri non se lo fecero ripetere e annuirono felici. Si misero subito a lavorare per pulire la radura dalle foglie e dalla sporcizia in generale. Radunando le più belle, si costruirono dei giacigli intorno alla grande quercia. Sarebbero rimasti al riparo e al coperto. Quello che ebbe più problemi fu Firewolf. Era un Pokémon di tipo Fuoco, non poteva attraversare il lago a nuoto come avevano fatto tutti. Ma non voleva nemmeno restare escluso dalla tana che si stavano costruendo insieme. Alzando lo sguardo vide un ramo della quercia molto spesso calato quasi sull'acqua. Poteva farcela. Fece qualche passo indietro, piegò le zampe il più possibile e appena si sentì pronto spiccò una corsa usando il suo Attacco Rapido. L'intento era quello di saltare sul ramo ma il balzo fu troppo debole e lui rischiò di cadere in acqua. Per salvarsi aprì le fauci e si aggrappò con i denti al famoso ramo, suo unico appiglio. Non gli restava che una cosa da fare: guaire disperato. Pichu e i tre volpini si voltarono di scatto sentendolo piangere. Pichu sbiancò: quel cagnolino era completamente pazzo! Rayquaza fu subito con lei e in men che non si dica fu sul ramo, proprio sopra il malcapitato. Con un ringhio, si guardò intorno. Non sapeva come raggiungerlo, era attaccato nella parte inferiore del ramo con i denti e le zampe gli pendevano a ciondoloni. Non aveva appigli e la sua coda era troppo corta perché l'aiutasse. O forse no? Sogghignò insieme a Rayquaza: ora potevano fare tutto. La sua coda divenne rigida e dura come l'acciaio.
“È una follia.” disse nella sua mente mentre si adoperava per mettere in pratica quell'idea: “Rayquaza, è tutto nelle tue mani.
“Fidati di me piccola. Ormai possiamo fare tutto ciò che vogliamo.” rispose lui. La sicurezza e la fiducia del leggendario le scaldarono il cuore e le diedero coraggio. Dovevano tentare. Pichu si girò di schiena, si calò il più possibile e piantò il Codacciaio nel ramo. Poi si lanciò indietro. A Psyco quasi venne un colpo. Non potendo sopportare una scena del genere, vedere la sua amica rischiare così la vita, si coprì gli occhi con le zampe. Shadow e Ice invece restarono immobili guardandola con preoccupazione. Pichu restò appesa a testa in giù accanto a quella di Firewolf che nel frattempo si agitava come un matto.
«Stai calmo, Fire. Provo a farti da appiglio, usa le mie zampe come piano d'appoggio e cerca di salire.»
Il canide guaì non troppo sicuro di quel piano ma lei si irritò e sbottò: «Dobbiamo rischiarla dannazione! Vuoi restare qui attaccato per sempre oppure finire in acqua?!»
Lui rispose con un verso poco chiaro ma poi fece come gli era stato detto. Pichu unì le zampe incrociando le piccole dita e si allungò verso di lui. Firewolf prese coraggio e si rannicchiò su se stesso cercando di far appoggiare la zampa posteriore su quelle di Pichu. Quando ci riuscì cominciò a spingere mentre le zampe anteriori cercavano di aggrapparsi al ramo, graffiando il legno ma continuando a scivolare. Shadow fu subito da lui: lo prese per la collottola e lo aiutò a tirarsi su. L'ultima spinta però rovinò tutto. La zampa del Growlithe spinse in giù talmente tanto Pichu che la coda si staccò dal ramo e lei finì in acqua con un grido di sorpresa. Tutti i Pokémon fissarono i cerchi d'acqua allargarsi sul piano cristallino dove lei era caduta. Poco dopo, in un sospiro di sollievo generale, lei riemerse scuotendo la testa e arruffando il pelo. Il bagno non era nei piani ma almeno l'amico era salvo. Nuotando li raggiunse a riva e sentì Firewolf dire imbarazzato: «Temo di essermi sopravvalutato. Diciamo che il mio Attacco Rapido è stato un buco nell'acqua.»
«Qui l'unica che è andata in acqua sono stata io.» commentò Pichu uscendo dal lago e scuotendosi per asciugarsi ma senza troppi risultati. La giacca e la bandana erano completamente impregnate d'acqua. Firewolf le si avvicinò per scusarsi ma lei lo interruppe con uno starnuto.
«Ti converrebbe mettere ad asciugare quella roba o rischi di ammalarti.» consigliò Shadow preoccupato per la sua salute radunando dei rametti aiutato dai fratelli: «Firewolf può accendere un fuoco. Recuperiamo delle pietre per contenerlo...»
«No davvero non serv...» cercò di rispondere lei ma un altro starnuto le troncò la frase a metà.
Shadow si accigliò e mentre i fratelli recuperavano le pietre e Firewolf la legna decise di volerci vedere chiaro. L'aveva sempre vista con quei vestiti indosso... perché li portava? Era un Pokémon, non ne aveva bisogno. Ma sembrava non volerseli togliere in pubblico. Sembrava imbarazzata da qualcosa che lui non conosceva. Non si fidava ancora abbastanza di loro... quando tutto fu pronto e il fuoco acceso, Shadow semplicemente disse: «Andiamo a cercare qualcosa da mangiare intanto. Tutti.»
Pichu lo guardò stupita. Lui sorrise. Lei ricambiò. Il Pokémon di tipo Buio si portò via tutti lasciandola sola. Lei sentì il fuoco farsi caldo e tolse la bandana appendendola a un ramo piantato nel terreno. Lo stesso fece con la giacca. Mentre i vestiti cominciavano ad asciugarsi lentamente, gocciolando acqua tutto intorno, Pichu si avvicinò allo specchio d'acqua e si guardò. Quelle cicatrici le marchiavano il corpo come una maledizione. Si vergognava immensamente. Gli sguardi di pietà che le venivano rivolti la facevano stare così male che aveva deciso di non volerne più. Non voleva la pietà di nessuno. Accanto al suo muso riflesso nell'acqua comparve la grande testa triangolare di Rayquaza. In un sussurro il Pokémon Stratosfera disse: “Magari sei troppo tragica. Pensi davvero che ti guarderebbero con pietà?”
Il muso di Raikou comparve all'altro lato e il Pokémon Fulmine aggiunse: “Magari invece le vedrebbero come i segni di chi ha dovuto passare molto. Di stima.”
Il becco di Zapdos si aggiunse al quadretto specchiato nell'acqua e l'uccello concluse: “Comunque sia, io credo ti vogliano bene. Non ti ferirebbero mai.”
«Lo so... credo. Però delle volte si riesce a ferire anche se non si vuole...» rispose solo lei vedendo gli amici tornare con il cibo. Per non farsi vedere, lasciò lì i suoi vestiti e si rintanò sull'albero, talmente in alto che nessuno dei quadrupedi presenti sarebbe riuscito a raggiungerla. Non vedendola, Firewolf e Psyco si preoccuparono ma Shadow li tranquillizzò dicendo che andava tutto bene.
«Ma da domani.» aggiunse con un tono troppo serio per il sorriso furbo che aveva sul muso: «Ti allenerai con Pichu. Lavoreremo sull'Attacco Rapido e ne hai bisogno.»
Il Growlithe non fu molto contento dell'idea. Guardando il ramo però capì che non poteva essere altrimenti se non voleva rischiare un altro bagno. Ormai era il tramonto quindi mangiarono qualcosa e venne sera. Pichu non era ancora scesa dall'albero e tutti erano preoccupati ma Shadow cercava di tenerli tranquilli. Stava bene, voleva solo la sua privacy e loro non avevano il diritto di portargliela via. Andando verso il suo giaciglio, urlò: «Noi andiamo a dormire... capo! I tuoi vestiti sono asciutti e c'è qualcosa da mangiare. Buonanotte!»
Poi si acciambellò, mise la testa sulle zampe e chiuse gli occhi. I fratelli più piccoli lo imitarono e lo stesso fece Firewolf ma senza riuscire a prendere sonno. Perché Pichu faceva così? Qualunque cosa fosse non si doveva vergognare... qualche ora dopo, nella quiete della notte, un rumore lo distrasse. Firewolf annusò l'aria e sentì l'odore di Pichu. Voltò appena la testa per non farsi vedere e la vide girata di spalle con la giacca indosso ma probabilmente ancora aperta mentre si stava allacciando la bandana. Lo zip della giacca concluse la vestizione. Pichu sedette per mangiare qualcosa.
“Il cane è sveglio.” commentò Raikou squadrando la figura arancione a strisce del Growlithe.
Pichu non rispose limitandosi ad assentire e Zapdos aggiunse: “Forse era preoccupato perché non ti sei fatta vedere.”
“Ora potrà dormire tranquillo.” ridacchiò Rayquaza mentre Pichu alzava gli occhi al cielo. Una voce però ruppe il silenzio della notte ormai inoltrata: «Grazie per avermi salvato... capo.»
Lei sorrise riconoscendo chi aveva parlato e divertita dall'imbarazzo che pervadeva la sua voce; il povero Pokémon probabilmente si era sentito un vero fallimento dopo una figuraccia del genere ma lei non era nessuno per mortificarlo, così rispose: «Nessun problema. Vedrai che la prossima volta ce la farai.»
Poco dopo sentirono il Growlithe dormire pesantemente; le parole della Pokémon dovevano averlo rasserenato. Pichu doveva ammetterlo: i Leggendari avevano avuto ragione. Si mise a dormire anche lei, più serena e più tranquilla. Il giorno seguente dopo le prime luci dell'alba sentirono dei rumori violenti scuotere la quiete della loro radura. Svegliandosi di colpo videro dei Pokémon di tipo Veleno invadere la zona; sembravano pronti a conquistarla. Subito la banda di Pokémon attraversò il lago saltando sui rami della quercia per affrontare i nuovi venuti. Pichu fu l'ultima ad arrivare a causa del solito problema di controllo che aveva con Raikou che le impedì di saltare sul ramo riuscendo a schivarlo egregiamente, finendo in acqua. Quando arrivò sul posto, scrollandosi il pelo irritata, vide i Pokémon avversari pietrificarsi interrompendo la lotta contro i suoi amici. Pichu restò momentaneamente immobile perplessa ma uno degli invasori gridò: «Aiuto! La killer di Pokémon!»
Pichu si rabbuiò. Era successo solo una volta e per errore, non c'era bisogno di sottolinearlo tutte le volte che veniva incrociata. I Pokémon avversari non si persero in chiacchere: presi dalla paura di venire uccisi da quei fulmini terribili che le leggende narravano fuggirono a gambe levate. Firewolf chiese spiegazioni perplesso e lei fece per parlare ma Shadow intervenne e disse, semplicemente: «Stiamo facendo un allenamento speciale perché non succeda più. Pichu fatica a controllare i suoi fulmini come vuole la sua specie. Purtroppo, è capitato che abbia perso il controllo di troppa potenza e siano morti dei Pokémon. Ma fu un incidente.»
«Non serve sottolinearlo.» sorrise Firewolf per nulla intimorito dalla storia: «Si vede che non è un Pokémon aggressivo. Perché non usiamo questa cosa a nostro vantaggio? Chi ha paura non attacca... abbiamo tra noi la terribile killer di Pokémon, potremmo chiamarci i Pokékillers! La nostra tana sarebbe al sicuro solo per il nome!»
Pichu fece per replicare irritata, non le piaceva che quella brutta esperienza venisse portata come una bandiera; non era un punto di onore. Ma poi vide il sorriso genuino di Firewolf. Il cucciolo non lo stava facendo con cattive intenzioni: le voleva bene, voleva bene a tutti loro dal primo momento in cui li aveva incontrati. E per il bene che voleva loro aveva pensato a un modo per evitare che combattessero troppo spesso o fossero minacciati da qualcuno. Pichu guardò anche i tre fratelli: gli occhi dei tre volpini la guardavano con fiducia. Sapevano che non era la cattiva Pokémon di cui si parlava in giro. Non sarebbero più potuti probabilmente uscire di lì ma chi di loro voleva davvero uscire? Pichu era sola al mondo, Firewolf ormai anche, Shadow, Ice e Psyco avevano perso il loro branco... ora la famiglia erano loro. E bastava che si volessero bene. Con un sorriso la piccola Pokémon sorrise e rispose: «Ci sto.»

  
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