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Autore: Guis_95    03/07/2018    0 recensioni
Selene è una ragazza come tante altre, frequenta l'ultimo anno di liceo, ha una famiglia normalissima e due amici a cui vuole molto bene, è la rappresentante del suo istituto. Trascorre le sue giornate tra scuola, compiti e la danza. Tutto sembra andare bene ma...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-''Con caffè o con l'orzo?'' -'' con il caffè, grazie nonna'' rispondo con gli occhi semi chiusi ''ehi aspetta, nonna!?!'' -''scusa tesoro, non ho resistito'' mia nonna alcune mattine tasta la mia attenzione facendomi questa domanda, se le rispondo in maniera animata capisce che sono reattiva. Faccio colazione e nel frattempo arrivano i miei fratelli. Ci auguriamo il buongiorno e mentre mia nonna fa loro la colazione io vado a farmi la doccia e a prepararmi. Esco dalla doccia ed ecco che il solito dilemma giornaliero si presenta , dopo trenta secondi metà del mio guardaroba è sul letto; dopo un'accurata ricerca trovo i vestiti da mettere per andare a scuola: jeans, una camicetta turchese (una di quelle con un nastro all'altezza del collo con il quale si fa un fiocco) e le mie Superga di pizzo, le mie scarpe preferite. Mi trucco in cinque minuti, niente fondotinta, niente correttore, solo un po' di matita nera e mascara, mi metto il profumo ed esco. Sono pronta ad affrontare questa settimana, forse. I miei sono a già a lavoro, mia sorella Annadrea dorme e i miei fratelli più piccoli sono in ritardo. - ''ragazzi io esco, vado a piedi, fate attenzione mi raccomando, guardate bene la strada prima di attraversare'' do un bacio a mia nonna ed esco da casa, ho gli occhi semichiusi, ancora sono assonnata, cammino da circa cinque minuti (per arrivare a scuola devo fare mezz'ora di cammino) quando ad un tratto sento un suono, non capisco cosa sia, passano un paio di secondi, di nuovo quel suono, ora capisco cos'è, è un clacson, mi giro, è Federico. -''ecco il mio autista preferito'' -'' dimmi o hai iniziato a fare la difficile per strada e quindi quando ti suonano non ti giri oppure stamattina hai più sonno del solito..'' -''idiota'' ribatto, ''ok, la seconda'' scoppiamo a ridere. ''comunque non ti sembra di riconoscere quella ragazza laggiù? non ti sembra la nostra Kore?'' dopo qualche minuto la raggiungiamo. -''bella bambola ti andrebbe un passaggio solo noi e te su questa super Panda?'' le dico io. Alza un sopracciglio facendo un'espressione perplessa e sale in macchina. Arriviamo a scuola. Chiudiamo le portiere della macchina e entriamo in classe. La prima faccia che vedo è quella di Veronica Moretti "l'incomprensibile", così la chiamo io; questa ragazza è un vero mistero, passa dall'insultarti ad accarezzarti e poi pugnalarti alle spalle in un minuto, non ho mai avuto discussioni con lei, ma non la definisco neanche amica, tantomeno mi fido di lei. Ha gli occhi come il ghiaccio, la bocca carnosa e rossa, è bellissima quanto misteriosa e appartiene a una famiglia benestante, molto benestante, infatti ha quasi sempre vestiti firmati e cose costose, ma posso dire che ha un pregio: non ha mai ostentato la sua ricchezza e con quei pochi, pochissimi amici che ha è abbastanza generosa, ma esclusivamente con loro. Chi diamine urla di prima mattina? Ah già, può essere solo lui, Alexander De Diderot, il pervertito, ragazzo dai genitori francesi, tanto intelligente quanto fissato con una sola cosa, avrete sicuramente intuito, no? Chissà perché tutte gli vanno dietro, dicono sia bellissimo, tanto che l'anno scorso è stato eletto il più bello della scuola, eppure io tutta questa bellezza non gliela vedo. Ed ecco che ora entra Orlando Gotici, ‘il secchia’, brutto, secco come uno spiedino, di altezza medio-bassa, è un concentrato di ostentazione di sapere, non fa altro che dirmi che io a scuola sono seconda a lui; non riesco a fargli entrare in quella testolina che abbiamo gli stessi voti, quindi non so come faccia ad affermare una cosa simile, ha il padre fisico nucleare, in questi anni lo avrà ripetuto un miliardo di volte. Nella mia classe ci sono altre venti persone, ma avrò modo di presentarle tutte. E' appena entrata la prof di italiano in classe, ha detto che oggi spiegherà; meno male, non avevo alcuna voglia di sorbirmi un'interrogazione. Ma appena inizia a parlare di Pascoli e il X Agosto bussano alla porta, è Giulia Esposito, l' altra rappresentante di istituto, che vorrà? -''scusi prof e salve a tutti, mi serve Selene per andare dalla preside, dobbiamo parlarle, ha comunicato all'altro rappresentante, Niccolò Gualdi che quest'anno non si organizzeranno gite,chiaramente dobbiamo farle cambiare idea. E per la cronaca, non vuole organizzare neanche quella vostra, quella del quinto e prof, prima che me lo chieda, no, non possiamo andare a ricreazione, la preside va via alle dieci e trenta'' la prof mi dà il consenso così andiamo dalla preside ''grazie prof, ci vediamo alla terza ora!'' la saluta Giulia Facciamo le scale e arriviamo di fronte la stanza della preside. ''chi bussa? chi parlerà?'' chiedo, e gli altri in coro '' ovviamente tu, sei la più grande, la più vecchia e hai più responsabilità'' -''grazie, branco di codardi'' Busso alla porta, non risponde nessuno. Busso di nuovo. Niente. Ribusso, in maniera più violenta, finalmente ci degna di una risposta. -''signora preside'' inizio io a parlare ''ci deve delle spiegazioni, che è questa storia delle gite? Perché abolirle? Anche quella del quinto!'' Non parla. Ci fissa, ha uno sguardo a dir poco... illeggibile. -''ragazzi'' pausa, ma per Dio parla! che è questa suspance, ''la gite non si faranno perché non voglio assolutamente che accada quello che è successo l'anno scorso, o avvenimenti simili'' oh no, e chi pensava più a quello che è successo l'anno scorso. I ragazzi del terzo sono andati in gita a Torino e molti di loro hanno danneggiato le camere dell'albergo e rubato alcune cose (si quei ragazzi sono veramente fuori di testa e giustamente sono stati sospesi) -''ma signora preside, giustamente li ha puniti, ma l'anno scorso! che c'entriamo noi? per favore, almeno noi del quinto, tutti la fanno la gita per la fine della scuola, le giuriamo che ci comporteremo come Dio comanda, per favore, per favoreee'' mi metto in ginocchio con le mani giunte e sguardo da cucciolo, ne vale la pena di perdere la dignità per una buona causa, no?'' -''alzati Selene Bevilacqua, ti dico ci penso, va bene?'' mi alzo subito in piedi e le sorrido, ''mi raccomando ci rifletta e... faccia la cosa giusta, per favore, non aspettiamo altro che la gita, molti non hanno o avranno tante altre possibilità per andare all'estero o partire a fare una gita con gli amici, la prego, ci rifletta'' mi conferma che ci penserà e usciamo dalla stanza, ci salutiamo e ci accordiamo sul fatto che ci saremmo sentiti qualche ora dopo. Torno in aula e racconto alla classe il colloquio con la preside. Speriamo bene, mi dispiacerebbe tantissimo non fare la gita del quinto, ci tengo e ci teniamo davvero tanto, tutti. Sono le 10:50, suona la campana della ricreazione. Prendo la mia ciambella della biaglut senza glutine e le do un bel morso, così grosso che rischio di strozzarmi, e mentre ancora tossisco e ho briciole ovunque vedo passarmi davanti il più bel ragazzo che abbia mai visto, ha uno sguardo tra il confuso e il misterioso, ma forse più confuso, non l'ho mai visto a scuola, e io più o meno conosco tutti. Mi pulisco la bocca dalle briciole e gli vado dietro, una cosa che non mi sarei mai aspettata di fare, non lo facevo neanche quando avevo tredici anni ed ero un'idiota. -''sono la rappresentante di istituto, è giusto che mi presenti al presunto ragazzo nuovo, no?'' dico a Federico e Diana che nel frattempo mi stanno seguendo. -'' certo, certo'' mi risponde Diana con un sorriso un malizioso '' ti lasciamo andare mi dice, poi ci racconti''. raramente prendo l'iniziativa, ma questa volta mi sento di presentarmi a questo bellissimo ragazzo. Accelero il passo per raggiungerlo, non voglio mica perderlo di vista. Finalmente si è fermato, è al bar della scuola e sta prendendo un caffè, gli ho visto gli occhi finalmente, li ha verdi, stupendi, bellissimi, gli occhi più belli che abbia mai visto. Mi avvicino a lui, ma chiaramente non posso rivolgermi subito a lui, sembrerei una disperata; devo fare finta che sia andata al bar perché voglio qualcosa, quindi mi rivolgo alla signora che lavora lì. -''salve signora, un succo di frutta e pago anche quello che ha preso questo ragazzo!'' lo guardo e gli sorrido, ma non mi dice niente allora inizio a parlare: -'' ciao sono Selene, tu sei nuovo vero? Sono la rappresentante di istituto, se hai bisogno di qualsiasi informazione o hai qualche problema puoi chiedere a me, sono a tua completa disposizione'' gli dico tutto d'un fiato, sfoggiando il mio sorriso migliore. Non mi risponde, ha lo sguardo perso, mi fissa perplesso. Interviene la signora che lavora al bar -'' è statunitense, l'italiano lo capisce a malapena, figurati se poteva capire te che hai detto mille parole in un secondo ''. Ma veramente? un americano? io detesto l'inglese, è l'unica materia dove ho sette, e riesco a prenderlo a stento e siccome devono farmi arrivare a una determinata media per avere il massimo dei crediti va sempre a finire che mi mettono dieci in comportamento e poi se sono sotto pressione quelle due o tre nozioni che so le dimentico pure. Allora Selene, non farti prendere dal panico, prendi il telefono e usa google traduttore, cavolo non ho internet! Chiedo il telefono alla barista, scrivo quello che avevo detto e passo il telefono al ragazzo. Mentre legge prendo i soldi dal portafoglio per pagare la barista. Dopo che lei mi da il resto mi tocca un braccio, mi giro di scatto verso di lui, sento quasi i brividi mentre lo fa, non oso immaginare che espressione da ebete io abbia in questo istante. -''ciao Selene'' oh cielo che voce meravigliosa, con quell'accento, mi sono innamorata. ''grazie mille, io sono Cole, Cole Stewart" non fare lo sguardo da pesce lesso Selene, non fare lo sguardo da pesce lesso; prendo il telefono e gli chiedo se gli va che io e lui pomeriggio ci facessimo una passeggiata, per fargli vedere un po' il centro, qualche bar o negozio. Accetta, questo pomeriggio vado a casa sua e poi usciamo, mi ha detto il nome della via, è a circa 800 metri da casa mia, così poi ci facciamo un giro; ci siamo scambiati i numeri. Ho il cuore a tremila, Selene niente film mentali, vuoi solo fargli conoscere la città, niente di eccezionale. Appena saluto Cole mi dirigo verso la mia classe. Ed eccola lì, presente come la pioggia il primo di maggio, come un brufolo che ti spunta il giorno di un'occasione speciale; lei, L'Arpia. In effetti stava andando tutto troppo bene, se non avessi visto la sua faccia, che è capace di rovinarmi le giornate, probabilmente significava che stavo sognando; invece no, sono sveglia e c'è lei nel corridoio dove c'è la ma classe. Come ho detto poco fa, è L'Arpia, Matilde Verni (o Vermi, come dico io), è il veleno in persona, fa solo il secondo anno, è in classe con mia sorella, ma è già ''popolare'', se così si può dire. Ogni volta che ci incrociamo nei corridoi non perde occasione per prendermi in giro; spero non mi veda, sono troppo felice per farmi avvelenare il sangue con le sue cattiverie. -'' ehi bonsai, che fai? non mi saluti? inutile che aumenti il passo, con le tue gambette che credi di fare?'' inizia a ridere lei e poi viene seguita da quel gruppo di galline che le vanno dietro. -''ma come siamo simpatiche oggi, signorina 'Vermi', non hai niente di meglio da fare oltre prendermi in giro? certo che la tua vita deve essere proprio triste'', faccio una pausa, prendo aria e ricomincio. ''Ascolta, oggi non sono proprio in vena di farmi rovinare l'umore da te, quindi smettila e va in classe, non hai da _ che ne so_ ripassare per qualche interrogazione o compito? o hai intenzione di farti bocciare, lo sappiamo tutti che sei scarsa come una capra, anzi no, povere caprette, perché dovrei insultarle paragonandole a te, buona giornata Arpia a te e a quelle galline che ti vengono dietro'', mi giro e continuo ad andare verso la mia classe, ricomincia a parlare. -'' che c'è piccoletta, sei nervosa perché il nuovo arrivato ti ha rifiutato perché sei un Gollum?'' Ridacchia appena finisce di parlare. Respira Selene, non essere volgare. -''no razza di idiota, assolutamente, se proprio vuoi saperlo usciremo oggi pomeriggio, invidiosa? e poi non sono così disperata da provarci con qualcuno che non conosco, è semplicemente un ragazzo nuovo che viene da un altro posto e voglio fargli conoscere la città, è un gesto altruistico, ma non credo che tu conosca la parola altruismo, come il buon 90% delle parole del nostro vocabolario, ma questo è un altro discorso'' finalmente l'ho zittita. Mi dirigo in classe dove mi aspettano Diana e Federico. -''Ragazzi, non crederete alle vostre orecchie...'' così inizio a raccontare l'accaduto, il fatto che ci fossimo accordati per il pomeriggio e che avrei fatto fare a Cole un giro della città. Sono così emozionata, raramente sono uscita con un ragazzo, anzi è successo solamente in primo superiore ed era un mio compagno di classe: Federico, già quel Federico, avevo completamente perso la testa per lui, mi piaceva da impazzire (certo, ero una quattordicenne non posso parlare di amore, però mi piaceva davvero parecchio, neanche ora credo di essere tanto adulta da esser capace di provare un sentimento forte come l'amore, nel senso assoluto del termine, ma credo di esser in grado di voler molto bene a un ragazzo, comunque, vedremo). Siamo usciti un pomeriggio, un solo pomeriggio è bastato per farci capire che non poteva esserci nient'altro che una bellissima amicizia, e oggi siamo quello che siamo. Invece conosco Diana da quando andavamo all'asilo, è sempre stata la mia migliore amica, da quando a una festa di un compagnetto della scuola materna ho rovesciato un bicchiere di coca-cola e ghiaccio su un bimbo che stava antipatico ad entrambe. Ok, forse ero una bimba un po' dispettosa e discola, ma con il tempo sono migliorata. Suppongo. -'' e infine...'' concludo ''proprio perché stava andando tutto troppo bene, ho incrociato L'Arpia, ma santo cielo, si può essere più cattivi di quella? Mi chiedo come faccia mia sorella a sopportarla, sono compagne di classe, spero proprio che non diventino mai amiche'' -''come ti ha chiamata oggi?'' mi chiede Federico con un sorriso sbilenco -''prima bonsai'' rispondo ''poi Gollum, oggi mi sa che era in vena di far complimenti'' La nostra discussione è troncata dall'arrivo della professoressa di matematica. Ci allieta con una bellissima sorpresa: compito in classe, ma questa si diverte a rovinarci la carriera scolastica così? Poi dato che siamo tutti terrorizzati da questo mostro a due teste, nessuno si oppone, caliamo la testa e facciamo questo dannato compito. Ringraziando il cielo avevo studiato, dato che entro domani mi aspettavo l'interrogazione, ma Diana, Diana è nel panico, è passata mezz'ora e non ha scritto niente. Perché me ne sono accorta solo ora? Mannaggia a me! ma ancora abbiamo mezz'ora, posso aiutarla a prendere almeno una sufficienza. -''Koreee'' le sussurro, ''ma perché non mi hai detto che eri in difficoltà, ho quasi finito il mio compito, passami almeno tre esercizi del tuo, vediamo se puoi arrivare almeno a un 6 e mezzo, e la prossima volta dimmelo subito che non stai scrivendo niente'' dopo due minuti mi passa un foglietto con tre consegne del suo compito. -'' Selene, vedi di tacere se non vuoi essere messa qui con me alla cattedra'' urla la professoressa. Mi fissa, fa una pausa; ma perché non finiscono subito le frasi questi adulti, mi sa che adorano la suspance, o forse semplicemente vogliono farci morire di infarto. ''vieni qui, proprio accanto a me, così anche la tua compagna ragiona meglio'' ma si può essere più infami di così? L'ora di matematica finisce e così finisce anche il tempo a disposizione, torno al mio posto, la mia compagna di banco, cioè Diana, ha a disperazione dipinta in faccia, mi dispiace tantissimo non averla potuta aiutare, le chiedo se ha almeno scritto qualcosa, con lo sguardo che fissa per terra mi risponde -''sì, il mio nome, e non sono neanche sicura su quello'' -'' ma non andavi a ripetizioni di matematica?'' le chiede Federico -'' non più, prendevo comunque 4 nei compiti, quindi tanto vale che i soldi li spendiamo su altro'' -''Diana non scherzare!'' le dico quasi rimproverandola '' qui rischi che quella scema ti presenti con l'insufficienza a fine anno e non ti fa fare gli esami! Se proprio non vuoi andare al doposcuola ti aiuterò io!'' -'' e quando? dimmelo! Tra la scuola, lo studio per i test per entrare a medicina e la danza non sai più come dividerti!'' -'' annullo l'appuntamento con Cole, così oggi facciamo qualcosa''. Rifiuta, dice che troverà una soluzione, lo spero, sta scherzando con il fuoco, non può permettersi di perdere un anno, per colpa della matematica! L'ora successiva abbiamo Storia dell'arte, una noia mortale; mentre spiega mi si chiudono quasi gli occhi. Suona la campana. Usciamo dalla classe e ci dirigiamo verso la macchina, Federico ci accompagna a casa ogni volta che ha la macchina, e la stessa cosa facciamo io e Diana quando abbiamo noi la macchina, ma tra i tre quello che ce l'ha il più delle volte è lui. C'è un traffico impressionante, perché alla stessa ora escono tutte e tre le scuole che ci sono in questa via, per percorrere una strada che solitamente richiede massimo un quarto d'ora di tempo, perdiamo quasi un'ora. Dopo cinque minuti di silenzio Fede inizia a parlare: -'' la odio questa città!'' -''forza mettete un po' di musica, che già mi era bastata la giornata infernale che ho trascorso a scuola, ci mancava quest'inferno! all'inizio di questa via dovrebbero mettere un cartello e scriverci alle tredici e trenta di giorno per me si va per l'etterna fila ed etterna dura'' dice esasperata Kore. -''complimenti per la semicitazione amica mia'' metto la musica, il cd inizia a cantare. -'' i black eyed peas, sei serio? che ti pare che siamo nel 2000?'' -''ero nostalgico, ok? nostalgico di quei tempi meravigliosi che sono andati e non torneranno mai più!''. Ma che hanno tutti oggi? Sono tutti così riflessivi, mi sa che stiamo invecchiando davvero. Ho una nuova consapevolezza, non arriverò a casa prima delle tre, in tre minuti (il tempo di una canzone) avremo fatto sì e no tre metri. Mi devo vedere con Cole nel pomeriggio, come faccio se arrivo a casa tardi e non riesco a finire i compiti? Alle due e un quarto finalmente arrivo a casa, mia nonna, mio fratello e mia sorella hanno già pranzato (oggi Irene usciva a mezzogiorno). C'è un profumino di carbonara... e infatti mangio quella, deliziosa, solo come la nonna sa fare. Mentre mangio arrivano i miei e si siedono a tavola con me, devo dirgli di Cole, come inizio? Ma perché mi faccio tutti questi problemi? Alla fine esco con un ragazzo che vive da poco in città e voglio fargli fare un giro. Faccio un respiro profondo e... -''Mamma, papà, pomeriggio per le cinque esco, è arrivato un ragazzo nuovo a scuola e gli ho proposto di fargli girare un po' la città, va bene?'' li vedo perplessi -''tesoro'' oh no, tesoro no, quando mamma mi chiama 'tesoro' è un brutto segno, riprende a parlare ''non lo conosci neanche, e se fosse un cattivo ragazzo? e se avesse delle cattive intenzioni?'' -'' ma mamma, è un ragazzo di scuola, sembra un ragazzo per bene, poi mica ho detto che ci esco perché mi piace e vorrei mettermi con lui, giuro che se c'è qualcosa che non mi va me ne vado subito'' -''me lo prometti che sarai prudente? e che non uscirai fino a quando non avrai finito i tuoi compiti? sai quali sono le regole'' mio padre annuisce, perfetto, è d'accordo -''certo mamma, grazie'' vado a abbracciarla -'' e se fa qualcosa di male, chiamami che vengo e gli stacco le orecchie e gliele ricucio al contrario, intesi?'' mi dice mio papà -''certo potete stare tranquilli, allora vado a studiare, prima inizio prima finisco'' Chiamo Cole così ci accordiamo sull'orario, alle cinque e trenta vado a casa sua, stiamo insieme e poi torno a casa. No cavolo! Alle sette ho danza, e chi ci pensava più, quando ci vedremo glielo dico che posso stare solo un'oretta, potrei portarmi il borsone, così poi vado subito lì, sì è l'unica possibilità, e se per caso non ricorda bene la strada per tornare a casa? Ma posso credere? Inizio a fare i compiti, devo studiare Petronio e il Satirycon di latino, Pascoli per italiano e una cosa di geografia astronomica. Bene iniziamo: il Satirycon e bla bla bla, che noia, oggi non riesco a concentrami, ho la testa altrove. Uh guarda, una mosca, e lì c'è una dannata zanzara, che ci fa una zanzara in camera mia! Prendo una mia ciabatta e do un colpo al muro dove c'era la maledetta. Non l'ho presa, vola e fa zzz zzz, che odio! Sbam! Sbatto di nuovo la ciabatta con il muro, stavolta la prendo. -''questo è quello che ti meriti, brutta infame, ora non potrai rompere le scatole più a nessuno''. Torno a studiare, anzi, ci provo. Sono le quattro e mezza, inizio a prepararmi. Sotto la doccia, la mia mente vaga, vaga e vaga, penso a Cole. In fondo non lo conosco, se fosse antipatico, odioso? E se fosse stupido? E se nel tempo si rivelasse un violento? Un cafone? Mio Dio non li sopporto i cafoni, e se non mi trovasse interessante? O magari sta uscendo con me semplicemente per conoscere la città e di me non gli importa niente, o se non gli piace come mi vesto? Se lui trovasse me antipatica? Ok sto pensando troppo, come sempre. Selene, stai solamente uscendo con un ragazzo per fargli conoscere la città, non sarà il futuro padre dei tuoi figli. Respira profondamente e basta. E se fosse gay? potrebbe anche esserlo e magari esce con me perché si è invaghito di Federico e attraverso me vuole arrivare a lui, tutto è possibile. Urlo un ''NO'' così forte che mia madre mi bussa e mi chiede se fosse tutto a posto. E' inutile farsi film mentali, dopo che avrò trascorso del tempo con lui farò il punto della situazione. E se in America ha una ragazza ed è venuto qui solamente per un breve periodo? Sì direi proprio di sì, forse è la cosa più normale. Basta trip mentali! Tra un po' esco e vedo come procede e come viene si racconta. Esco dalla doccia e rischio di scivolare, ci manca solamente che mi rompo qualcosa. Allora, che mi metto? Qualcosa di carino ci sarà in questo armadio, lo fisso per cinque minuti, necessito di un pomeriggio di puro shopping, ho deciso: questo sabato esco con Diana per fare compere. Ma tornando a oggi, torno a chiedermi: che mi metto? Alla fine dopo aver ''buttato'' la maggior parte dei miei vestiti sul letto decido di mettere un jeans, un paio di polacchine color ruggine, un maglioncino leggero e un cardigan dello stesso colore delle scarpe. Mi trucco in maniera molto leggera, è pomeriggio sarebbe fuori luogo truccarsi pesantemente, perfetto, il mascara si è sbavato sulla palpebra. Proprio quando cerco di essere perfetta combino pasticci! Preparo il borsone per andare subito dopo a scuola di danza, quindi: collant, body, golfino, scarpette, elastico e forcine per tenere il ciuffo. Saluto tutti e mi incammino verso la casa di Cole. Mi tremano le gambe non so se è emozione o se è timore perché non lo conosco quasi per niente (per non dire affatto) e che quindi potrebbe rivelarsi un pazzo psicopatico e io sono una scema che è caduta nella sua trappola. Suono alla porta e mi apre suo padre: è molto alto, anche più di Cole, è biondo e con gli occhi chiari, quasi di ghiaccio, indossa un vestito nero, molto elegante e bello, una camicia bianca e ha anche una cravatta molto eccentrica (sembra un quadro di Pollock) ma nonostante la cravatta gli dia un tocco sbarazzino mi incute un po' di timore. Dopo che mi ha scannerizzata con gli occhi, guardandomi dall'alto al basso mi chiede cosa o chi cerco, con il mio inglese quasi scadente rispondo che vado nella stessa scuola del figlio. Mi risponde che Cole è quasi pronto, con un gesto mi invita a entrare e sedermi su una poltrona in salotto; la casa sembra molto bella, per quello che ho potuto vedere: il salotto è molto ampio, le pareti hanno un colore abbastanza neutro, color sabbia direi, c'è un divano bordeaux ad angolo accostato alla parete, in mezzo alla stanza un grande televisore, sembrerebbe un modello abbastanza nuovo, nell'angolo a destra c'è una scrivania con libri, fogli, secondo me la usano entrambi e nell'altra parte della stanza una vetrinetta con qualche bomboniera. Nella parete dove è accostato il divano c'è una loro foto, Cole avrà sì e no cinque anni, era bellissimo anche da piccolo. Mi siedo, questa poltrona è meravigliosamente comoda, potrei quasi addormentarmi; con il padre di Cole non ci scambiamo neanche una parola nell'attesa che arrivi il mio... ehm come posso chiamarlo ''amico''?, ora che ci rifletto non ci siamo neanche presentati, cioè io non ho detto il mio nome e lui il suo; rompo il silenzio e dico di chiamarmi Selene, lui accenna un sorriso e dice : -'' io Andrew'' ci stringiamo la mano, accenno un sorriso anche io e torna il silenzio. Sento dei passi, sarà Cole. Appena lo vedo non posso far altro che spalancare gli occhi e osservarlo, è bellissimo, ha una camicia bianca e un maglioncino turchese, un jeans e delle scarpe stringate, prende il trench, saluta il padre e usciamo. Chiude la porta e mi sorride, che sorriso stupendo, quasi quasi mi sciolgo. Iniziamo a camminare, siamo in silenzio, siamo entrambi imbarazzati è evidente. Rompo il silenzio :-'' tuo padre non è di tantissime parole vero? Come te, mi sembra'' ma veramente Selene? la prima cosa che gli dici è una cosa quasi negativa su suo padre? -''senza offesa'', sono rossa in volto, me lo sento bruciare '' comunque, la tua casa sembra molto bella ed elegante, mi piace! Come mi piace anche la cravatta di tuo padre!'' ride, l'ho fatto ridere, è una cosa positiva, credo. Parlo piano e scandendo bene le parole affinché mi capisca -''anche tu stai benissimo'' mi trema la voce, ho il cuore a mille e anche le gambe tremano, è una giornata che queste dannate gambe mi tremano, Cole ancora non risponde, forse sta cercando di darmi una risposta di senso compiuto in italiano, non deve essere per niente facile per lui. -''grazie, tu stai molto bene anche'' mi risponde con tono pacato ''ho sbagliato qualcosa? Nella cosa che ho detto'' -''nessun errore, sei bravissimo, fra un po' parli meglio tu l'italiano che molti italiani'' ridiamo ''se parlo troppo veloce o non mi capisci basta che mi chiedi di ripetere e io lo faccio senza problemi, anche dieci volte, possiamo fare una cosa: io ti aiuto con l'italiano e tu mi aiuterai l'inglese, ok? Io aiuto te e tu aiuti me'' -''non è una cattiva idea!'' Dopo questa parentesi propongo a Cole di andare al bar, ovviamente parlo del Caffè Letterario. Passeggiamo un po' e arriviamo al bar, c'è un venticello oggi, no di quelli fastidiosi, anzi è piacevole, o forse è la presenza di Cole che rende tutto più piacevole. Ma come ci si può sentire attratti fisicamente e mentalmente da una persone che si conosce appena, con cui hai scambiato si e no qualche frase? Che sia un cosiddetto colpo di fulmine? Questo ragazzo (per come si è mostrato fino ad ora ovviamente) sembra il mio tipo ideale, pacato, gentile, non troppo serio, ride alle stupidaggini che dico, sembra intelligente, è elegante e a modo, che sia un alieno? Ci sediamo in un tavolino rotondo, mi sento osservata, devo smetterla di imbarazzarmi, in fondo è una cosa normale no? Sono con un ragazzo, che potrebbe essere un amico o un potenziale fidanzato, ma sicuramente tutti questi problemi me li sto creando io, probabilmente tutte le persone qui presenti non stanno neanche badando a noi. Arriva il cameriere e ci chiede cosa prendiamo, sinceramente io non ci avevo neanche pensato, ero troppo occupata a parlare con Cole e quando tacevamo ero occupata a fissare il suo bellissimo volto. Io alla fine prendo la solita cioccolata calda e lui un the. Mentre stiamo zitti lo osservo, che grazia che ha questo ragazzo, che fascino, anche mentre prende il the. Il cuore mi batte forte, però devo trovare il modo per farmi raccontare di lui, della sua vita, della sua famiglia, del suo paese. -''allora, ragazzo americano'' esordisco ''raccontami di te, della tua vita, della tua famiglia, da dove vieni'' Diventa rosso, che amore che è. -''ehm sempre se questo non ti fa sentire a disagio'' -''da un anno studio italiano, ho seguito lezioni intensive, ecco perché riesco un po' a parlare e capire, comunque mi fa piacere parlare di me...- fa una pausa e un respiro profondo- con te'' -''grazie! E a me fa piacere ascoltarti! Allora, racconta'' rispondo io, entusiasta. -''sono nato a Toledo, capoluogo della contea di Lucas nello Stato dell'Ohio, ha un soprannome: Città del Vetro per i suoi grattacieli che riflettono la loro immagine sull'acqua del lago Eire, è bellissima'' -''perché vi siete trasferiti?'' lo interrompo -'' mi sono trasferito con mio padre poco tempo fa, gli hanno offerto un buon lavoro qui, lui è un grandissimo ingegnere edile, si deve occupare della costruzione di un grande centro commerciale in una città qui vicino, a venti minuti da qui, ma quando abbiamo iniziato a vedere per una casa la migliore era questa, sia per i soldi che per la casa in sé, e poi questo posto è più bello del paese dove lavora mio papà, sai, sto molto solo per ora, è stato un caso che l'hai trovato a casa oggi,'' -''ho capito e la tua mamma?'' -''ahi, i miei sono separati, non bene direi, si sono insultati per anni, io ci stavo male, correvo in camera e mi tappavo le orecchie e canticchiavo le canzoncine dei cartoni animati per consolarmi'' si ferma e fa una risatina nervosa, come se si vergognasse. -''ma alcune volte la loro voce era più forte e mi entrava nelle orecchie nonostante le mani, li ho sentiti dirsi le cose peggiori, una volta mia mamma ha tirato verso mio padre un vaso, ma uno di quelli buoni che ci si passa da generazione a generazione, era della famiglia di mio padre da circa cento anni, ma ovviamente la cosa grave è stata il gesto, quanti pianti mi sono fatto da piccolo per colpa loro, quando la situazione era più grave del solito me ne scappavo da mia nonna, che viveva di fronte casa mia, cioè nel palazzo di fronte; ma loro erano così presi dalla lite che neanche vedevano che me ne andavo; litigavano per tutto, all'inizio per cose più serie e raramente, poi hanno iniziato a litigare più spesso e per tutto; esempio: una volta mio padre ha lasciato lo shampoo in un posto diverso da dove doveva stare e mia madre lo ha insultato per mezz'ora e poi hanno litigato per altre due ore, o anche una volta mia mamma ha fatto l'hamburger un po' più cotto del dovuto a mio padre e hanno litigato per una serata intera. Non era più vita, io stavo diventando... ehm, non mi viene la parola, restless?'' prendo il vocabolarietto tascabile che mi sono portata dietro e cerco la parola. -''irrequieto?'' gli dico io. Vedo che mi guarda perplesso -'' mmh sì. Ma hai il libro con te?'' e mi fa un sorriso stupendo, potrei svenire da un momento all'altro, mi sudano le mani e sento caldo, nonostante sia novembre. -''e comunque, ti stavo dicendo, dopo anni infernali e io che stavo per impazzire, i miei hanno deciso di divorziare, da allora non hanno mai più parlato soli senza la presenza degli avvocati. Dopo il divorzio io ho sempre trascorso una settimana con mia madre e una con mio padre, però una cosa la devo dire, cioè hanno sempre rispettato il programma lasciato dal giudice, hanno rispettato sempre il calendario, non so se mi spiego, e dopo il divorzio mi sono tranquillizzato anche io. Adesso ti chiederai perché io sono venuto qua in Italia con mio padre per fare l'ultimo anno di liceo, intanto c'è da dire che io in teoria dovrei essere già diplomato, ma purtroppo i primi due anni del liceo sono coincisi con gli anni del divorzio, stavo male per la situazione e non studiavo, così ho perso due anni. Stavo dicendo, sono venuto in Italia intanto perché ne ho voluto approfittare con la venuta di mio padre, ho sempre adorato l'Italia e venirci era uno dei miei sogni, e adesso chissà, magari potrò restare qui a vivere, per sempre e poi perché avevo una ragazza ma è finita male, molto male e stare in quel posto mi faceva soffrire parecchio, quindi quando mio padre mi ha detto che sarebbe venuto qui io ho deciso di seguirlo, così forse, cambiando posto sarei stato meglio, e forse è così. Ci siamo trasferiti qui una settimana fa e oggi ho iniziato la scuola. La mia ex, Tiffany era un'infame, mi ha sempre trattato male, come se non valessi niente, ma a me piace e non me ne rendevo conto, poi ha iniziato a tradirmi, la prima volta l'ho perdonata, mi aveva promesso che non l'avrebbe fatto più, ma non è stato così, usciva tutte le sere e si divertiva, no che ci fosse qualcosa di male, però non voleva mai che andassi con lei, potrai capire perché, ci ho messo un anno a capirlo. Ma sai, le è una cheerleader e per uno come me stare con una come lei era un privilegio, e quindi mi andava bene il suo comportamento, poi un mio compagno di classe mi ha detto il vero motivo per cui stava con me, cioè perché io le facevo i compiti... si lo so che ti sembra strano dato che sono stato bocciato due anni di seguito, ma dopo le bocciature e il divorzio ho ritrovato la serenità e ho iniziato a studiare, ed è tutto qui, allora nonostante la amassi l'ho lasciata, io mi meritavo di più, mi merito una ragazza che mi tratti bene'' sorride, il suo sguardo è meno teso, come se si fosse tolto un grosso peso. Pensandoci come diamine può una ragazza trattare così male un ragazzo come lui? E se fosse tutta una bugia? Se dicesse queste cose per impietosirmi? Se fosse lui il cattivo? Ma perché mai dovrebbe farlo? Non avrebbe alcun motivo, sicuramente mi starà dicendo la verità, voglio fidarmi. -''ho capito '' rispondo ''mi dispiace tanto per te, ma adesso sei qui, non pensiamo alle cose brutte'' lo consolo e gli poggio una mano sulla spalla. -''grazie per avermi ascoltato Selene, sei molto... buona, e di te? Che mi racconti?'' O Dio, che gli racconto? Sicuramente no i miei problemi preadolescenza, sarebbe una noia mortale. -''Ma guarda niente di che, vivo con i miei, due sorelle, un fratello e mia nonna, faccio danza da quando sono piccola e sogno di fare il medico...'' mi fermo, non so più che dire. -''ehm, tutto qui?'' chiede lui perplesso ''avrai di più da raccontare''. -''ehm, forse si c'è qualcosa in più ma... non saprei che dire'' faccio una risatina isterica, ora penserà che io sia strana e se ne va, oppure pensa che sia poco interessante o peggio: che io sia una di quelle tipe che pensa solo alla scuola e non ha altri argomenti oltre quello. ''anche mia madre è un medico, forse per questo'' faccio un respiro profondo, aspetto che dica qualcosa. -''interessante...'' secondo me aspetta che io dica qualcos'altro, sta in silenzio e mi guarda, ma io non dico più niente. -''ok ho capito, mi sa che non ti piace molto parlare di te'' -''no, non è questo è che... è che non ho molto tempo, devo andare a scuola di danza e rischio di arrivare in ritardo, ma se vuoi ti racconto la prossima volta che ci vediamo, se ti va...''. Accetterà? Non accetterà? Rispondi Cole, rispondi! -''ma certo! Con molto piacere, potremo uscire un giorno che non hai danza, così non abbiamo fretta, ma ci vai a piedi o ti prende qualcuno adesso per andare?'' -''perfetto! Comunque vado a piedi, ci vorranno dieci minuti'' -''allora ti accompagno, se non è un problema, mi orienterò con google maps per tornare a casa tranquilla'' mi batte il cuore a mille, sempre più forte, smettila di battere così tanto dannato cuore, se continui così tra cinque minuti potranno portarmi all'ospedale! -''ehm ok! Se per te non è un problema'' Così ci incamminiamo verso la mia scuola di danza. Passeggiamo e il vento ci accarezza i capelli, sono troppo poetica? E' che questa situazione mi sembra un idillio. Cammino lentamente, anche se sono consapevole del fatto che arriverò in ritardo, ma voglio stare il più tempo possibile con Cole. Dopo dieci minuti arriviamo, ci salutiamo e mi da un bacio sulla guancia. -''forza entra Selene, che già sei in ritardo, non voglio che ti prendi un rimprovero per me, comunque sono stato bene; quindi nei prossimi giorni io e te potremmo...'' -''Si, si, si! voglio uscire ancora con te!'' urlo ''ehm scusa, non volevo essere così avventata, e tranquillo non ci fa niente se per un volta arrivo dieci minuti in ritardo, e comunque si dice non voglio che tu ti prenda, ci sta il congiuntivo, ehm ne parleremo meglio un'altra volta... anche io sono stata bene comunque,ci sentiamo in questi giorni allora, ma spero che ci vediamo prima a scuola, anche per un saluto magari, ciao Cole'' -''sì, certamente Selene, ci vediamo allora'' sto per aprire la porta quando mi dice un'ultima cosa :''ehi, ma posso chiamarti Selly?'' mentre me lo dice ride, ma cielo è terrificante, secondo me ride per questo. -''ma guarda, fin'ora nessuno mi ha chiamato così e sinceramente, fa pena, ma se proprio ti piace'' gli rispondo -''si lo so è pessimo, ma volevo vedere che faccia avresti fatto, sei molto simpatica; ciao Selly, ops scusa''. Adesso ci salutiamo realmente, entro e vado nello spogliatoio a cambiarmi, cavolo sono già le sette e un quarto, ho quindici minuti di ritardo, in quasi dieci anni sono sempre arrivata in anticipo, pazienza c'è sempre una prima volta. Apro la porta per entrare in sala piano piano, sono già tutte alla sbarra e stanno svolgendo un esercizio, dei grand plié in otto tempi, sento l'insegnante che urla -'' Mi dispiace da morire Marianna, ho dovuto studiare parecchio e non mi ero accorta che si fosse fatto tardi!'' -'si, studiare, e quel ragazzo che c'era con te quando sei arrivata? Ho sentito una voce di un ragazzo, e non era quella di tuo padre'' mi fa uno sguardo malizioso. -''non era nessuno Marianna, solo un ragazzo di scuola, e comunque che orecchio!'' ''bene, allora visto che Selene è arrivata in ritardo perché aveva di meglio da fare, farà tutti gli esercizi con le scarpe da punta, che sia da esempio per tutte'' -''oh ma andiamo, sul serio? Ammettilo che questa cosa ti diverte, e poi non ho neanche i salvapunta oggi, ne sono certa perché ricordo di averli lasciati per terra in camera'' le rispondo -''ma non è vero, non mi diverte solo, mi diverte da matti! Non hai i salvapunta? Meglio ancora!'' e inizia a ridere. Vado a prendere queste maledette punte e faccio tutti gli esercizi su quelle, e pliè, battement tendu, développé, arabesque; ho i piedi indolenziti, ho preso anche due storte e non so perché mi fanno anche male le braccia e il collo, che cavolo! Ma che ho oggi; e poi non riesco a stare dietro alle altre, sono fuori tempo e a volte resto imbambolata, tant'è che l'insegnante ha dovuto richiamare la mia attenzione più volte. -''Bene ragazzi facciamo un po' di salti'' ci dice entusiasta. Perfetto, ci volevano proprio i salti, manca che cado a terra e una lezione peggiore di questa non avrei potuto farla. -''allora, facciamo una diagonale di grand jeté, mettetevi in fila: Rachele, Alessandra, Christian, Selene, Lucrezia, Martina e Dafne'' Inizia Rachele ed è tutto ok, idem per Alessandra, poi è il turno di Christian, che mi dice a bassa voce prima di iniziare: -''guarda e impara, oggi hai fatto più pena del solito'' e ride, che risata odiosa che ha! Non lo tollero, viene a scuola di danza con me da dieci anni, cioè da quando ho iniziato, lui c'è sempre stato e mi ha sempre umiliato, o almeno lui crede di umiliarmi, la verità è che non ho mai dato peso alle sue parole, vuole fare il ballerino per professione e si allena sempre, molto spesso trascurando anche la scuola, farà un provino per la Scuola del Balletto di Toscana. Purtroppo ha grandi possibilità di entrare, perché è molto bravo, anzi è super bravo. E' il mio turno, queste scarpette con le punte verrà tutto più complicato, ho i piedi doloranti e sicuramente un sacco di ferite, ma sono arrivata in ritardo e questa è la mia punizione. Inizio la diagonale di grand jeté, nella prima metà non ho alcun problema, tant'è che l' insegnante mi fa anche i complimenti, faccio il quarto, sembra che mi sia riuscito anche molto bene ma non so per quale motivo appoggio male il piede a terra e -sbam- cado a terra, poi ho qualche minuto di black out. Riapro gli occhi, vedo mia madre, ho sbattuto la testa molto forte quando sono caduta, infatti mi fa malissimo, per non parlare della gamba che mi fa un male cane! -''ma sono stata per molto incosciente?'' chiedo preoccupata -''ma diciamo che non eri proprio incosciente, infatti ti lamentavi e borbottavi qualcosa, appena sei caduta e Marianna ha visto che non ti rialzavi ha preferito chiamarmi, comunque c'è tuo padre che adesso ti prende in braccio e ti portiamo a casa, ti guardo velocemente e vedo se c'è bisogno di portarti in ospedale per controlli più approfonditi o meno, appena arriviamo a casa ti do un'occhiata anche alla gamba, ok?'' -''ok'' le sussurro, sento le braccia di mio padre che mi prendono e mi sollevano come se fossi una piuma, è una fortuna avere un padre infermiere e una madre medico eh? Sento mia madre che gli dice di fare piano e lui che con un tono che è un misto tra polemica e ironia le risponde, ma non capisco cosa, sicuramente le avrà risposto che questo è il suo lavoro e che non c'è bisogno che lei gli dica come fare; certamente avrà risposto questo. Ma la voce di Christian il Terribile la sento chiaramente dire ''solamente un'idiota può cadere in quel modo per un salto'' e ride, vorrei tanto rispondergli: ma che ti ridi idiota! Ma purtroppo non ne ho la forza, alla fine i miei per scrupolo decidono di portarmi direttamente in ospedale, dicono che è la cosa migliore visitarmi lì e se ci dovesse essere qualcosa da fare, farla subito. In ospedale mi fanno dei controlli e ringraziando il cielo è tutto ok, ho preso solo una brutta botta e la gamba non ha nulla, infatti non mi fa neanche male (a differenza della testa che ancora mi fa male), fortunatamente il dolore alla gamba era dovuto alla botta non era niente di grave. Decidiamo che se domani ancora con la testa non mi sento benissimo sto a casa, se invece mi sento di andare a scuola vado, in fondo ho semplicemente sbattuto la testa, non ho nessun trauma o cose simili. -''meno male che hai la testa dura come il cemento'' dice ridendo per sdrammatizzare mio padre. -''hai visto che avere la testa come il cemento ha i suoi aspetti positivi?'' rispondo, anche se non ho il mio solito tono squillante. -''forza, non fare quel tono da sono malata, abbiate pietà di me'' ribatte mio padre, questa volta sorride anche mia madre; sono le dieci di sera e stiamo per arrivare a casa. Appena apriamo la porta mia nonna mi abbraccia e mi bacia neanche stessi tornando a casa dopo la guerra o chissà che incidente mortale e mi dice che per cena mi ha conservato delle cose da mangiare, ma non ho molta fame, così mangio un pezzo di pane e vado a letto. Dopo una mezz'oretta viene mia mamma e mi chiede come sto o se ho ancora un dolore forte alla testa; le rispondo che è un dolore lieve e di stare tranquilla, mi da un bacio e mi augura la buonanotte. -''E' stata una lunga giornata Selene, riposa e se hai bisogno o non ti senti bene vieni subito a dirmelo ok? Buonanotte tesoro e sogni d'oro'' -''Buonanotte anche a te mamma'' Chiudo gli occhi, Morfeo mi accoglie tra le due braccia (come ogni notte). Il buio è ovunque. Sono di nuovo nella stanza con gli specchi, di nuovo ci sono tre me. Nuovamente la stanza con gli specchi. Nuovamente ognuna di loro ha un'espressione diversa: una ride, una piange, una è arrabbiata. Vengo risucchiata in un vortice verso l'oscurità, non riesco a oppormi, adesso è tutto nero e sento solo le mie voci: una ride, una piange e una urla furiosa. Dove mi sta portando questo vortice? Alla fine una luce abbagliante, il vortice mi butta violentemente su un qualcosa che però mi sembra abbastanza morbido; ora capisco cos'è, è un letto, ho una luce fortissima puntata in faccia, riesco a malapena ad aprire gli occhi. Dopo un paio di minuti mi rendo conto che c'è qualcuno vicino al letto, non riesco neanche a capire se è un uomo o una donna, è vestito di bianco, credo sia un camice da medico. Non riesco a distinguere le sue parole perché la mia risata, il mio pianto e le mie urla sono più forti e mi stanno per spaccare i timpani, la cosa peggiore però forse è che non riesco minimamente a muovermi, riesco a muovere solo gli occhi. Se potessi scapperei e mi tapperei volentieri le orecchie. Ad un certo punto mi viene un dolore fortissimo al petto, sembra che mi abbiano dato un pugno, il dolore aumenta ogni secondo di più, sta diventando lancinante e in tutto questo le mie voci si fanno sempre più forti. Vorrei urlare ma non riesco a fare questo, sta subentrando anche il panico adesso, vorrei mia madre o mio padre, ma chissà dove sono, il dolore si propaga in tutto il corpo adesso, le voci si fanno sempre più forti e iniziano a scendermi delle lacrime, quasi bruciano, anche le lacrime mi provocano dolore. Riesco a intravedere la persona che è con me; è inquietante, è come se avesse il volto diviso in due: metà volto è sorridente, metà è triste, non riesco neanche a comprenderne il sesso, ha qualcosa in mano e la avvicina sempre di più alla mia testa. Il buio. Di nuovo.
   
 
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