Serie TV > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: ArwenDurin    04/07/2018    2 recensioni
E se Hannibal e Will, non si fossero gettati dalla scogliera e fosse un'immagine proiettata dalla mente di Will?
Se invece, la scena della chiesa fosse reale?
Una mia versione, con tante altre cosette aggiunte: Domestic Hannigram, Murder Husbands e un cucciolo peloso :P
Will POV
"Lì in quel nido di libertà, nella loro casa, si rese conto di quanto anni fa fosse stato intrappolato in sé stesso e in un mondo a cui non apparteneva. Quanto fosse prigioniero di quella società per cui non era abbastanza e che gli stava così stretta da soffocarlo: ma ora sapeva... stando con Hannibal si era reso conto che nient'altro era che una gabbia.(...) Hannibal era la sua verità, in un mare di bugie."
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si buttò sul letto pensieroso, la mente che vagava nuovamente su ciò che era accaduto giorni prima: non poteva evitarlo.
Era successo tutto così in fretta e in un modo del tutto inaspettato, come quelle piogge estive: fredde, brevi ma intense. Così era capitato che le loro mani si erano incontrate e successivamente le labbra di Hannibal furono sulle sue.
Will aveva sentito una scossa elettrica in quel momento, e una miriade di sensazioni invadere il suo corpo: non voleva che finisse, ma la sua mente gli diceva di scappare. Aveva seguito entrambi i consigli, visto che aveva ricambiato quel bacio, anche se brevemente, per poi staccarsi da lui e negare tutto quello che stava succedendo, e un "noi" futuro sussurrato nelle loro labbra.
In quell'attimo l'espressione di Hannibal era cambiata, mutata come in una delle più gravi ferite che Will potesse fargli, accennando un "certo" prima di indossare la sua maschera di impassibilità.
Graham comunque non aveva potuto evitare d'essere affascinato dall'effetto che poteva avere su di lui: avrebbe potuto davvero distruggerlo se avesse voluto. Eppure il suo lato empatico, e quello che con tutte le sue forze cercava di negare di provare per lui, gli fecero sentire il sentimento di delusione che l'altro aveva provato, come se una forte ondata lo avesse travolto.
Lo specchio dei sentimenti.
Ma lui non era pronto a questo o almeno così credeva. Erano fuggiti insieme, era vero, e dopo quella scogliera affacciata all'oceano dove poteva essere la loro fine e il loro inizio, Will aveva scelto di stare con lui: ma non ancora in quel modo.
 
Settimane prima
Lì grondanti di sangue nero sotto la luna, si erano guardati in infiniti istanti ,mentre i minuti scomparivano inghiottiti nelle loro pupille. Il silenzio intorno a loro era confortante e un senso di appartenenza e consapevolezza aveva avvolto Will: quello era il suo posto...al fianco di Hannibal.
L'aveva saputo ad un certo punto, eppure fino all'ultimo non l'aveva accettato poiché, quando si abbandonò tra le sue braccia sciogliendo la sua volontà e lottando contro la sua stessa moralità, le onde che ruggivano sotto di loro gli avevano dato un pensiero.
Gettarsi in quelle acque nelle mani del destino e di Dio, affogare i loro peccati e andarsene insieme se questo era scritto!. Potevano anche rinascere, ma Will dopo aver visto quell'immagine e confutato che si sarebbe senz'altro gettato con lui, non lo fece.
Qualcosa lo bloccò: forse il timore di giungere alla fine. Oppure fu il pensiero, per una volta, di mettere prima la sua vita davanti a quella degli altri.
"Tu sei mio amico Will, a me non importa delle vite che salvi mi importa della tua".
Questo una volta gli aveva detto Hannibal e in quel frangente, Will si rese conto di quanto spesso si fosse sacrificato per gli altri, vivendo una vita che non gli apparteneva, per essere accettato; per essere degno di una morale a cui nemmeno così in fondo credeva.
Ed era lì che Graham si era fermato, rimanendo abbracciato all'altro che lo stringeva con vigore e un'intensa voglia, come se aspettasse quel momento da tanto. Sentì il suo cuore battere forte contro la sua guancia grondante di sangue, e degli ultimi rimasugli di umanità che lo abbandonavano.
Rimasero per un po' così fermi, ascoltando il respiro l'uno dell'altro sotto l'occhio della luna vigile a quello spettacolo di un nuovo divenire, nel cielo notturno.
Dopodiché così come le loro figure si erano incastrate così naturalmente come pezzi di un puzzle che si completavano l'un l'altro, con nessuna difficoltà, si staccarono.
«Torniamo a casa.» disse semplicemente Will, ed Hannibal aveva annuito così, sorreggendosi, erano entrati di nuovo in quella dimora, lasciandosi alle spalle lo scempio di sangue dalle grandi ali rosse che divoravano il terreno, ed il drago che non era più nocivo a nessuno.
 
Will si ricordava che dopo aver fatto la doccia per lavare via i rimasugli del momento oscuro ma bellissimo, dell'uccisione del Drago Rosso, non immaginava minimamente cosa sarebbe successo e quando era uscito, si era trovato Hannibal davanti alla porta che aspettava il suo turno. Per distrazione, o forse per un destino complice di due anime che già da tempo dovevano esser unite, le loro mani si erano ritrovate sulla maniglia della porta. Will non l'aveva tolta come la morale gli avrebbe imposto, e l'espressione di Hannibal fu estasiata, come catturata da quel momento. Il cuore di Graham sussultò a quella visione, al piccolo sospiro che l'altro produsse e a come successivamente chiamò il suo nome in un sussurro basso e pieno, e lì fu l'attimo.
Le loro dita si intrecciarono, piano si erano avvicinati e le loro labbra si erano unite, l'empatico aveva sentito una melodia in quel momento, la quinta sinfonia di Mahler, la stessa che Hannibal mise quando condivisero anni prima una cena a base di carne umana.
Will aveva pensato che era una musica divina e perfettamente in sintonia con un divenire che lui stava compiendo, e di cui già ne era consapevole, anche se all'epoca negava.
La melodia perfetta per l’attimo che doveva compiersi. La sentì attorno a loro in tutta la sua bellezza e grazia, mentre si baciavano...
Hannibal aveva ancora il sapore del sangue su di lui, e la cosa fu inebriante più del dovuto, tanto che donò a Will altre e incontenibili emozioni. Furono proprio esse che lo travolsero e lo confusero, tanto da staccarsi da quell'ardente attimo.
 
Lecter non gli aveva più parlato di quel momento, come se non fosse mai accaduto. Sembrava persino non pensarci più, se non fosse che Will lo capiva come nessun'altro al mondo, e sentiva quanto il suo silenzio fosse più profondo del solito.
Giorni dopo erano giunti a Vienna, dopo essersi nascosti da Chiyoh per un po', e Will l'aveva semplicemente seguito senza porsi troppe domande, e senza che l'altro gli chiedesse il perché. Era la sua strada, quello che voleva, ed entrambi lo sapevano.
Il primo giorno nella capitale austriaca, Hannibal aveva insistito nell'andare in una chiesa lì vicino, la Karlskirche (Chiesa di San Carlo) tra le più belle presenti a Vienna.  La struttura barocca li circondava e raffigurazioni di angeli e santi di bellezza estrosa, danzavano sopra le loro teste. Si erano seduti l'uno affianco all'altro e Will l'aveva osservato per qualche istante incantato dalla sua bellezza, come sotto una sorta di incantesimo, mentre Hannibal era rimasto immobile come fosse parte anch'esso della struttura della chiesa.
All'improvviso la luce del sole aveva brillato dalle finestre poste ai lati, e i suoi raggi si erano posati sulle statue di marmo dei santi e degli angeli, che avevano preso a brillare folgorate. Il sole poi si era "poggiato" sul volto di Hannibal, tingendo i suoi occhi nell’oro più prezioso mai esistito. Quella luce esaltò così tanto la sua bellezza, al pari delle statue davanti a loro, che i pensieri di Will si fecero dolci, come cullati da quel momento.
E non poté far a meno di pensare se quella statua greca, si sarebbe mossa con un suo bacio.
Fu un pensiero altamente romantico, degno di Hannibal piuttosto che della sua persona, ma il suo divenire l'aveva ancora di più portato all'essere legato a lui, tanto da assimilare alcuni suoi tratti.
Hannibal d'improvviso l'aveva guardato, e Will si era ritrovato a portare lo sguardo altrove rosso in viso, poi fu di nuovo il silenzio.
Will aveva chiuso gli occhi lasciando che il raggio di sole che prima aveva toccato Hannibal toccasse lui, e restarono fermi così come in un tacito giuramento d'appartenenza, un rituale per la loro nuova vita insieme.
 
Sospirò cercando ci cacciare tutti quei pensieri che tessevano i loro fili attivando la sua mente non lasciandolo dormire, e si ritrovò a fissare quel soffitto alto, buio e oramai abituato al suo sguardo accesso e confuso fra i rumori della notte. Credeva di non essere pronto, eppure tutte le notti si ritrovava a pensare a quel bacio, a sentirne e desiderarne di nuovo il sapore; era arrivato al punto di dover domare il suo istinto, desideroso di correre nel letto di Hannibal.
Era assurdo, ma ogni sera da quel momento, dopo essersi dati la buonanotte in un consueto comportamento domestico che avevano assunto, si guardavano per un istante in un momento di sospesa attesa. Eppure, durante quelle notti, dormivano ognuno nella propria stanza. Will si chiedeva se Hannibal sapesse che tutte le notti doveva resistere a se stesso per non cedere al desiderio di dormire con lui, perché sarebbe stato troppo intimo per sopportalo.
 
 
 
Il mondo notturno scorreva dal finestrino di quell'auto noleggiata: palazzi e persone costruivano un quadro di vita che Will osservava. C'era silenzio tra loro due, e un brano di Mozart veniva riprodotto dallo stereo, mentre tornavano dall'Opera (Faust di Gounod). Ne avevano parlato a lungo, prima di cadere in silenzio. Non che questo per loro fosse una novità, ma improvvisamente Will sentì un cocente desiderio, la voglia di un dialogo, come le normali coppie quando sono in auto.
E fu strano paragonarsi a una coppia: erano questo? Will l'aveva chiamato amico, nemico, ma mai partner... non in quel modo.
Si voltò verso di lui. Sentì che era giunto il momento di parlare di quel bacio, perché era stanco di rimuginarci sopra la notte, senza trovare capo al labirinto dei suoi pensieri. Solamente, non aveva la più pallida idea di come iniziare il discorso.
Fu però stoppato sul nascere, perché un’automobile in tutta velocità li sorpassò. Era qualcosa di raro, ma non impossibile, a Vienna vedere un cittadino infrangere così le regole. Poté leggere del fastidio sul volto di Hannibal, che presto si trasformò in indignazione quando quella Mercedes a tutta velocità, non si fermò combinando un grosso danno. Un cagnolino stava scendendo dal marciapiede e l’autista preferì investirlo, dal lato sinistro della vettura, piuttosto che frenare la sua folle corsa.
A Will si fermò il respiro e rimase immobile per qualche secondo, mentre l'auto nera davanti a loro si arrestò solo un istante, per poi sfrecciare via, velocemente tanto quanto li aveva sorpassati. Will cercò di memorizzare la targa, probabilmente accecato dalla rabbia di una crudeltà così ingiustificata, ma riuscì a ricordarne solo metà. Si voltò verso Hannibal che stava accostato e il bagliore del radiatore illuminava i suoi occhi di un riflesso rosso, conosceva quello sguardo....
Accostarono e Will si precipitò giù dall'auto andando al soccorso di quel cagnolino che, guaendo dal dolore, segnalava così di essere ancora vivo. Graham ebbe un sospiro di sollievo e premette le sue dita sulle costole dell’animale, facendolo guaire ancora più forte, e constatando che fossero rotte.
«Ehi, va tutto bene.» cercò di tranquillizzarlo accarezzandogli la testa, ed il cagnolino dopo un po' abbassò i guaiti, mentre Will continuava a osservarlo e calmarlo. Era un randagio di piccola taglia, visto com'era maltenuto il pelo corto e nero macchiato di bianco e sangue. Non aveva nemmeno un collare, e quindi la sua ipotesi che fosse un randagio aumentò, ma poteva sempre avere un cip.
Guardò il suo corpo e notò che la zampa del cagnolino era piegata in modo innaturale, non ci fu bisogno di toccarla per constatare cosa fosse successo.
«Ha le costole rotte, e la zampa anteriore penso che sia slogata.» lo disse appena sentì Hannibal dietro di lui, si voltò a guardarlo e di tutto si sarebbe aspettato tranne che lo psichiatra si togliesse la giacca e strappasse la manica della sua camicia.
«Tienigli ferma la zampa.»
Will obbedì a quell'ordine, stupito da quella premura. L'aveva già visto curare qualcuno, ma non in quel modo e mai per un animale.
Hannibal con delicatezza fasciò la zampa del cagnolino sotto lo sguardo di Will che passava dalla preoccupazione per l'animale, allo stupore per come l'altro lo stesse aiutando, restandone affascinato.
 Quando finì, lo guardò.
«Dobbiamo portarlo da un veterinario.»
«Certo! Lo prendo io.»
 
Così risalirono in macchina, con Will che teneva in braccio il cagnolino ed Hannibal che guidava. Era ancora presto e poteva darsi che avrebbero trovato uno studio veterinario ancora aperto.
«Mi dispiace per la camicia.» 
La sua esclamazione era a doppio fine, pensando di vedere scorrere della leggera irritazione (che avrebbe colto, anche se l'altro avesse tentato di nascondere) nel suo volto. Ma non vide nulla: Hannibal era fermo e calmo.
«Ne ho tante altre.»
Si limitò a commentare così, accarezzando la testa del cagnolino, il quale rispose guardandolo con grandi occhi scuri e riconoscenti. Will lo carezzò di rimando, sussurrandogli parole di conforto mentre osservava Hannibal di sott'occhi, sempre più sorpreso dal suo atteggiamento.
 
Raggiunsero un centro veterinario che trovarono aperto, come era nelle loro aspettative, ed Hannibal per galanteria e praticità, visto che Will aveva il cane in braccio, gli aprì la portiera. Era sera e, quando entrarono, non c'era praticamente nessuno.
La dottoressa di turno, che si stava infilando un cappotto, posò i suoi occhi glaciali su entrambi e poi sul cagnolino, non battendo ciglio.
«Ho finito il mio turno, la mia collega sarà qui a breve se...»
«Si tratta di un'emergenza.» la interruppe Will in inglese e l'altra lo capì, ma scosse ugualmente la testa facendo ballare lo chignon moro con vigore.
«Spiacente, aspetti la mia collega.»
Aveva persino l'aria scocciata, e Will non poté evitare di innervosirsi a quel comportamento così menefreghista di fronte alla sofferenza di un cucciolo. Stava per replicare e per metterla in riga, quando Hannibal intervenne avvicinandosi alla donna.
«Signorina, la prego questo cane è stato investito davanti ai nostri occhi e l'abbiamo salvato, portandolo qui il prima possibile. E’ sopravvissuto, e questo si può dire un miracolo.»
La donna parve immobilizzarsi al tedesco perfetto di Hannibal e lo guardò come fosse ipnotizzata.
«Mi dispiace se tornerà più tardi a casa, ma avrà contribuito a salvare una vita di un animale innocente... Ich werde ihr ein Bündel Blumen bringen, wenn sie uns ein paar Minuten ihrer Zeit geben wird**.»
Will assottigliò lo sguardo infastidito alla reazione della donna che arrossì e annuì, e subito dopo si tolse il cappotto con l'aiuto di Hannibal.
«Molto bene, portatelo nel mio studio e vediamo cos'ha questo cagnolino.»
Mentre si introduceva nello studio, non perdendo occasione di sorridere provocatoriamente a Hannibal, Will la seguì piuttosto adirato.
Adesso gli interessa, chissà come mai.
Guardò Hannibal con più rabbia del necessario, quando lo sorpassò per entrare.
Il cagnolino non aveva cip ed anche la donna concordò che fosse randagio, la diagnosi di Will era stata corretta, sia sulle costole rotte che sulla zampa slogata. Sarebbe rimasto due giorni in osservazione, con le relative cure del caso, prima di essere portato in canile; sempre che non lo avessero tenuto loro...cosa su cui Will voleva lavorare.
Sospirò, girandosi verso Hannibal che era rimasto qualche passo dietro di lui a parlare con quell'arpia. La sua tecnica manipolativa aveva senz'altro funzionato, ma non sul fastidio che provava Will. Gli sguardi che la veterinaria lanciò ad Hannibal mentre controllava il cane o i sorrisini nascosti che gli rivolgeva erano rivelatori su quanto lo trovasse attraente, galante e chissà che altro. Tutto questo non fece che aumentare il nervosismo di Graham e la sua voglia di uscire da quel posto il prima possibile.
Pensò anche che avrebbe voluto strangolarla, lei e la sua poca empatia per gli animali, lei e i suoi neri capelli appiccicosi...ribolliva di gelosia, e non gli era di certo difficile ammetterlo.
L'aveva provata quando Hannibal era stato con Alana, anche se pensava fosse per lei e non per lui, e successivamente per Bedelia, quando era addirittura scappata col dottore.
Non aveva alcun diritto di provarne: lui l'aveva rifiutato. Eppure...il suo viso si scurì quando vide la donna provarci spudoratamente con Hannibal. Pensò che non sarebbe stato ulteriormente fermo se quell'arpia non avesse tolto la mano dal suo braccio! Per fortuna, quel dialogo durò poco ed Hannibal lo raggiunse quasi subito.
«Avevo pensato di lasciarti qui e venirti a prendere domani: magari avresti fatto qualche progresso.» sorrise irritato. D'altronde non poteva nasconderglierlo: l'avrebbe capito, e inoltre non ne aveva voglia al momento. Hannibal in risposta lo guardò alzando le sopracciglia.
«Come dovrei prendere questo commento, Will?»
Interessante quest'esclamazione, fatta come domanda per farmi rispondere e fregarmi con le mie mani.
Will lo sapeva ma era troppo nervoso per quei giochetti, tant'è che quando si avvicinarono all'auto, e lui tentò gli aprirgli la portiera, lo precedette con impeto aprendosela per conto suo.
«È che sono stanco e vorrei andare a dormire, se non ti dispiace.»
Sbatté la portiera più forte del previsto; probabilmente ad Hannibal diede fastidio ma non sfuggì ai suoi occhi chiari il sorrisetto che colorava le sue labbra quando salì al volante...d'altronde Will non aveva fatto nulla per nascondere quella gelosia.
Chiuse gli occhi tirando un sospiro e cercò di placarsi, ed anche per evitare qualsiasi dialogo.
Quando li riaprì erano già per strada e la notte era scesa veloce e silenziosa. Prima di parlare, gli rivolse uno sguardo.
«Non pensavo ti piacessero gli animali, o meglio non così.»
Hannibal sorrise leggermente, e Will si soffermò più del dovuto su quelle labbra.
«Li apprezzo in realtà! Da giovane credevo che il cavallo fosse il mio animale totem*. Sono leali e ti amano incondizionatamente: li preferisco certamente alle persone.»
Will alzò le sopracciglia e sorrise, erano senz'altro d'accordo su questo...chiuse di nuovo gli occhi cercando di riposare, ma l'immagine dell'incidente lo colpì in pieno viso. Di nuovo gli salì quella rabbia e voglia di vendetta ed aprì gli occhi di scatto.
«Vorrei solo che quel bastardo la pagasse, ma non ricordo la targa o almeno non totalmente.»
«Non preoccuparti di questo, Will.»
Lo guardò: stava tramando qualcosa, era abbastanza evidente. Ma sapeva anche che non glielo avrebbe detto in quel momento, così puntò su un altro discorso. Aveva due giorni per convincerlo a tenersi quel cagnolino, e ci sarebbe riuscito.
«Se potessi dare un nome a quel cane, quale sarebbe?»
Hannibal si voltò e si guardarono per qualche secondo, consapevoli entrambi di quella manipolazione; ma non obiettò, come credeva.
«Mozart.»
«Mozart?»
A quel punto Will guardò lo stereo e ricordò una melodia del compositore, ascoltata poco tempo prima che il cagnolino entrasse nella loro vita. Oltretutto erano a Vienna, e quale nome sarebbe stato più azzeccato? Rivide il muso del cagnolino e parve davvero calzargli a pennello.
«Sembra perfetto ed elegante.» commentò poi, guardandolo.
«Per confermarlo, dovremmo vedere la sua reazione, suppongo.»
Will sorrise di nuovo appoggiando la testa sul sedile e guardandolo, toccato dalla dolcezza dell'altro verso quel cagnolino. Penso che, così come Hannibal aveva influenzato lui, Will probabilmente aveva fatto lo stesso.
 
Il fuoco scoppiettante era di sottofondo, mentre Will seduto sul tappeto scalzo e rilassato davanti ad esso, era concentrato nella lettura di Goethe. Bach risuonava dallo stereo e nessun altro rumore interrompeva quel momento di tranquillità, lettura e riflessione. Lì in quel nido di libertà, nella loro casa, si rese conto di quanto anni fa fosse stato intrappolato in sé stesso e in un mondo a cui non apparteneva. Quanto fosse prigioniero di quella società per cui non era abbastanza e che gli stava così stretta da soffocarlo: ma ora sapeva... stando con Hannibal si era reso conto che nient'altro era che una gabbia.
Lecter gli aveva dato le chiavi per uscire dalla prigione di conformismo che albergava  anche dentro di lui, e Will aveva così esplorato le ombre e i contorni di quello che era davvero.
Hannibal era la sua verità, in un mare di bugie.
Quando d'improvviso la porta d'ingresso si aprì, Will smise la lettura scattando in piedi. Hannibal era stato parecchio fuori quel giorno ed era incuriosito su che cosa avesse fatto. Stava per chiederglielo, quando si bloccò, perché il dottore non entrò a mani vuote.
Una cuccia di velluto blu di media grandezza era tra le sue mani, e dentro c'erano alcuni pacchetti di crocchette costose, alcune ossa gommose e dei peluche. Una gioia immensa avvolse Will alla consapevolezza che il cagnolino avrebbe fatto parte della loro vita.
Si precipitò verso di lui per aiutarlo; prese la cuccia posizionandola con volto soddisfatto vicino al camino, con i giochini vicini, mentre Hannibal sistemava le crocchette nella dispensa.
«Non ho preso altro cibo, perché so che tu preferisci nutrire i tuoi cani con cibo fatto da te e condivido questa scelta.»
Quando si voltò verso di lui con un sorriso, Will non poté fare a meno di sorridere di rimando mostrando la felicità di quella notizia.
«L'hai fatto per me? Non avresti dovuto...per me.» chiese poi non staccando gli occhi dai suoi.
Non voglio andarmene, non devi trattenermi perché non voglio più fuggire.
«L'ho preso per noi,» gli si avvicinò con passo lento.
«Gli abbiamo salvato la vita Will, quel cane è nostro.»
Non si stupì che Hannibal rispose persino alle domande nascoste all’interno di quel quesito, ma lo accese di una sensazione calda al petto il fatto che Lecter era sicuro che sarebbe rimasto, perché significava che si fidava di nuovo di lui.
Abbassò lo sguardo, cercando di mascherare tutte quelle sensazioni che avevano preso posto nel suo petto; ma non riuscì a fermare il sorriso che comparve sulle sue labbra, e nemmeno l'abbraccio in cui lo strinse poco dopo. Non disse una parola: era tutto racchiuso nel suo gesto, mentre sentì Hannibal sospirare e stringerlo di rimando poggiando la testa sulla sua. Poté percepirlo chiudere gli occhi, come anche Will stesso fece, mentre i loro cuori battevano veloci ed in sincronia, senza scogliere o onde prorompenti sotto di loro a reclamarli. Soltanto loro due, con Bach a risuonare tranquillo intorno a loro.
Dopo qualche secondo Will si staccò e lesse un bagliore diverso negli occhi ambrati dell'altro, un'attesa...
«Vorrei mostrarti un'altra cosa, vuoi venire con me?»
Hannibal dava per scontato che Will avrebbe partecipato, ma l'educazione non lo avrebbe mai abbandonato.
Will alzò le sopracciglia ed annuì, si mise le scarpe e lo seguì fuori casa.
 
Si stupì quando si ritrovarono nella periferia di Vienna, anche una delle più degradate, e l'ipotesi che erano lì per qualcuno in quell'istante divenne una certezza.
Hannibal sostò la macchina vicino ad un palazzo quadrato e dal colore rossastro simili a molti altri.
«Al primo piano vive Franz Rizzo, un italo-tedesco che si è trasferito qui qualche annetto fa, trovando il lavoro di camionista.»
Will stava per chiedere il perché di quelle ricerche, ovviamente fatte per lui, visto che Hannibal non era interessato alle vite delle sue vittime; a meno che i loro cognomi non fossero stati influenti nella storia passata, oppure se gli servissero come marionette. Ma quel uomo era senz'altro una vittima e stava chiedendogli di più, quando vide qualcosa parcheggiato fuori e capì: la Mercedes nera.
L'ha trovato.
Probabilmente Hannibal, a differenza sua che era così preoccupato per il cane da vederne solo metà, aveva memorizzato l'intera targa.
Sospirò forte sentendo l'adrenalina avvolgerlo. Non avevano più ucciso dopo il Grande Drago Rosso ed a Will era mancato sentirsi così: oramai la bestia era libera e reclamava carne.
Si voltò verso Hannibal che lo stava fissando, lo sguardo attento ad ogni centimetro del suo volto.
«Se può motivarti ho fatto delle ricerche, non è il primo cane che investe qui a Vienna...è ricercato.»
«Oh, ma io ero già motivato e questa informazione non aggiunge che più tacche alla lancetta della sua esecuzione. Giustizia sarà fatta per i suoi vari peccati.»
Lo guardò con determinazione, il fuoco bruciava dentro di lui.
«Ma voglio farlo io.»
Lo sguardo di Hannibal si addolcì ed annuì, era il suo piano dopotutto.
«Attuerò però un diversivo, se per te va bene.»
Will annuì, mentre si appostavano di qualche miglio più lontano, parcheggiando l’auto e avvicinandosi alla casa. Del chiasso proveniva dall’alto volume di una televisione all'interno, provocando un baccano anomalo in un quartiere del genere a quell'ora.
Un comportamento scortese.
Will non poté far a meno di sorridere leggermente, immaginando la reazione del compagno.
Quest'ultimo lo condusse a una porta a vetro della cucina, la aprì con facilità senza nemmeno forzarla, visto che era difettosa, e si intrufolò con dietro l'empatico.
Un bel set di coltelli “guardò” Will luccicando dalla piccola luce accesa prodotta dal frigo lasciato mezzo aperto. Ne prese un paio, uno lungo e uno più largo e poi si andò a nascondere più avanti verso l'angolo della sala. Vide l'uomo, sdraiato sulla poltrona e con varie lattine di birra intorno a sé, e attese, mentre sentiva lo sguardo di Hannibal su di sé, e alcuni brividi sfiorare la sua pelle.
Un forte colpo e l'uomo come una ingenua preda si alzò, barcollando verso la cucina.
«Tu chi diavolo sei?» esclamò appena vide Hannibal che, tranquillo, si era appoggiato alla porta della cucina.
«Non è di me che dovresti preoccuparti.»
Franz non fece in tempo ad aggiungere altro che Will, rapido come un felino, piombò alle sue spalle, colpendolo alla nuca e facendolo cadere a terra svenuto.
«Portiamolo in garage.» sentenziò poi con voce profonda e cupa.
Il cervo accanto a lui lo osservava fiero nel suo manto piumato e nero ed il Wendingo appoggiato alla porta, ancora di più.
 
Quando l'uomo si svegliò cercò di muoversi ma capì di non poter fare molti movimenti visto che era stato legato ad una sedia, mani e piedi. Cominciò a balbettare frasi senza senso, in tedesco, inglese e persino in italiano.
«Oh, piantala!» Will si avvicinò con eleganza all'uomo con passo lento e sguardo pericoloso, tant'è che Franz cominciò a tremare, un omone della sua stazza piegato dalla paura.
I suoi occhi chiari si sgranarono a dismisura.
«C-che cosa vuoi?»
Graham sorrise e l'uomo si terrorizzò ancora di più, perché in esso vi erano scritte le peggiori intenzioni.
«Voglio che rispondi ad una domanda, e ti conviene farlo.» si abbassò al suo livello e continuò «Ti spiego come funziona Franz Rizzo: tu ammetti i tuoi crimini, pentendoti dei tuoi misfatti, e io non ti torturerò. E probabilmente il mio compagno laggiù, ti lascerà integro.»
L'uomo si mosse sulla sedia, cominciando a sudare e guardò nella direzione che gli venne indicata con un cenno ma vide solo buio, la luce del garage non arrivava fino a lì.
«Di chi parli? Lì non c'è niente.»
Will lo osservò, probabilmente la paura e il colpo in testa, gli avevano fatto dimenticare chi si era trovato davanti alla porta della cucina.
«Sì che c'è, lui è ombra e fumo ed io sono la bestia... ora presta attenzione, te lo ripeto. Rispondimi sinceramente, pentiti e morirai velocemente, ti è tutto chiaro?»
Franz annuì vagando con gli occhi chiari in lungo e in largo per cercare una qualche via di fuga, il camion al centro del grande garage che lo guardava come spettatore immobile. Non voleva morire così in uno squallido garage con il lavoro sempre presente vicino a lui.
«Ma quali diamine sono i miei crimini?»
In una presa di coraggio domandò ciò ma appena scontrò lo sguardo con l'uomo davanti a lui, deglutii pentendosene.
Will estrasse i coltelli e l'uomo cominciò a tremare, mentre lui tenne lo sguardo sulle lame luccicanti che reclamavano sangue. Rimase calmo e fermo, evoluto nel suo modo d'uccidere. Quello era effettivamente il suo primo omicidio senza legittima difesa, anche se lui preferiva chiamarla giustizia.
«Investire animali ti sembra divertente? Tu in realtà, dovresti essere qui per pagare per uno di loro ma ho saputo che ne hai investiti altri...non è così?»
«Cosa?»
Will lo guardò con gli occhi azzurri accessi e dalle pupille enormi, provò un piacere immenso a vedere quell'essere immondo contorto e spaventato, come dovevano essere stati tutti quei cani che aveva investito. Dovette sospirare anche per tenere a bada l'eccitazione che provava a sapere che Hannibal lo stava guardando, assaporando quel momento e godendosi la sua creatura all'azione.
«Franz, le tue guide in stato di ebbrezza hanno causato danni a quei cani, che nessuna colpa avevano se non di trovarsi sulla tua strada.»
«Mein Gott, siamo qui per degli stupidi cani?»
«Le consiglio di non essere scortese signor Rizzo, non le conviene.»
L'uomo impallidì poiché non era stato chi aveva davanti a parlare, guardò verso l'ombra e gli parve di vedere un mostro in essa che lo avrebbe inghiottito nell'oscurità, mentre quello davanti a lui l'avrebbe dissanguato.
Era spacciato.
«Chi ha parlato? Mostrati.» tremò nuovamente e non contenne nemmeno la sua vescica, bagnandosi i pantaloni.
Will alzò le sopracciglia osservandolo mentre Franz continuò a tremare ma anche a non rispondere, così si spazientì e portò un coltello sotto la sua gola.
«Non è lui che devi temere, ora rispondimi: ammetti di averlo fatto?»
L'altro deglutii spaventato fissando la lama brillante.
«S-sì ma andiamo, è successo solo poche volte. S-sono solo cani.»
«E tu sei solo un essere squallido.»
Infilzò la sua gamba destra con il coltello fine e Franz imprecò, mentre Will soddisfatto e sempre con calma poggiò l'altro coltello a terra.
«Dalle tue parole non sei pentito di quello che hai fatto, quindi rispetterò parte dell'accordo. Non ti torturerò.»
Prese poi il crick poggiato vicino ai coltelli (che si era procurato proprio dalla macchina di Franz) e per quanto l'altro implorò e lo maledì, Will non si fermò e lo colpì in testa. Del sangue schizzò la sua camicia e finì persino sul suo volto bagnandolo di rosso.
Sospirò assorbendo la sensazione di potenza che lo invase, si pulì poi il viso guardando quel sangue rosso e vivo che sembrava come pulsare sulla sua mano.
Chiuse poi gli occhi all'orrore che aveva il suono della giustizia, annebbiato da quel momento e risucchiato nell'introspezione. Il silenzio regnava sovrano e soltanto il suo respiro era percepibile: pesante e pieno.
Improvvisamente sentì delle mani afferrarlo per la vita, e il respiro di Hannibal si unì al suo, sensuale e vicino al suo orecchio. Forse disse qualcosa o forse no, Will non era certo troppo immerso in quel momento, e sedotto da lui.
Si ritrovò a sorridere quando lo sentì annusarlo mentre lo strinse più forte, Will piano aprì gli occhi e si voltò lentamente verso Hannibal che addolcì la presa.
Si guardarono per un secondo senza bisogno di parole, negli occhi chiari di Will vi era scritto quanto fosse bello quel momento. Era sicuro che Hannibal potesse vederlo, come lui poteva vedere il chiaro desiderio nei suoi ambrati fattosi più scuri del solito e quanto lo trovasse splendido.
Fu come lo guardò e per l'adrenalina raccolta che la ragione lo abbandonò, capì che non c'era bisogno di riflettere se fosse pronto o meno o discutere del bacio precedente né di quello a venire. Fu così che Will semplicemente si gettò sulle sua labbra, e lo baciò come se il mondo stesse per finire, con tutto l'impeto che sentiva.
L'altro gemette e gli piacque sentirlo tanto che lo strinse più forte, mentre Hannibal portava una mano al suo volto e l'altra a stringere i suoi capelli con possessione.
Era molto diverso dal bacio che si erano scambiati la prima volta, c'era bisogno, foga e passione: due bestie eccitate dal sangue e dall'omicidio, che festeggiavano la loro vendetta.
Quando si staccarono entrambi senza fiato, fu Will ad accarezzargli il volto, pulendo una goccia di sangue che lo copriva. Guardò la vittima a pochi metri da lui, poi si voltò di nuovo verso Hannibal.
«Prendi quello che vuoi da lui.»
Hannibal gli sorrise e si abbassò verso la vittima con nonchalance.
«Penso che gli prenderò i reni, il fegato sarà ingrossato per via dell'alcool e non aveva abbastanza coraggio per far sì che io mi interessi al suo cuore.»
«Anche qualcosa per Mozart.» aggiunse Will osservando il suo operato dall'alto, non turbandosi affatto alla vista.
«Certamente, l'avevo già considerato.»
 
Quando ebbero finito si liberarono delle prove e di residui di sangue, approfittando anche della doccia, e Will si cambiò con gli abiti che Hannibal aveva portato per lui, previdente come sempre.
«Hai idea di come sbarazzarci di lui?»
Hannibal osservò la casa poi Will.
«La tua idea di usare il crick per punirlo con qualcosa che appartenesse alla sua auto  e come atto di giustizia, mi ha fatto pensare di eliminarlo tramite la sua stessa arma distruttiva. La sua esecuzione sarà più spettacolare, così.»
Will sorrise perché non ci fu bisogno di altra spiegazione per far sì che capisse: avrebbero portato la sua auto in un dirupo annaffiata con l'alcool, e posizionato Franz alla guida. La polizia l'avrebbe preso come incidente dovuto allo stato d'ebbrezza, e ogni prova sul corpo sarebbe scomparsa: il fuoco avrebbe annientato tutto.
 ________________________________________________________________
Delle note riempivano la casa di tranquillità: Hannibal stava suonando al pianoforte, mentre Will seduto sul divano davanti a lui lo ascoltava, con Mozart accucciato vicino. Non aveva fatto un abbaio da quando Hannibal aveva iniziato a suonare, come se sapesse l'importanza di quel momento per il padrone, e apprezzasse. Will gli aveva sorriso appena il cagnolino era salito sul divano e dopo qualche carezza sulla testa, si era accoccolato vicino a lui.
Era uno scenario casalingo e piacevole e, sotto le note, le immagini della giornata scorrevano davanti agli occhi di Will.
Ripensò a quando, quel giorno stesso, avevano preso il cane dalla veterinaria, e di come Will avesse insistito per andare insieme, dovendo però sopportare che Hannibal portasse un mazzo di fiori all'arpia veterinaria.                                                                                                              
"L'avevo promesso, non posso esimermi" così gli disse. Eppure fu meno stressante della volta precedente, poiché Will godette nel vedere lo sguardo di quella donna farsi interrogativo quando entrò a braccetto con Hannibal. Non sorrideva più, tenendo dapprima uno sguardo confuso, per poi diventare imbarazzata, e rispondendo a monosillabi, limitandosi a spiegare il suo lavoro sul cagnolino.
Will rimase vicino ad Hannibal tutto il tempo: sapeva di avere il diritto di farlo dopo quel bacio e l'altro, dal canto suo, non aveva ribattuto. L''empatico aveva notato invece un'espressione di soddisfazione nel suo bel volto scolpito, e un riflesso di piacere nei suoi occhi ambrati.
Ciò scaldò ancora di più il suo sangue che bolliva di passione per lui...tutto quello che aveva fatto quel giorno, era pura passione.
Quando tornarono a casa Mozart (nome che il cane accolse con gioia, facendo giravolte ed abbaiando felice) sembrò adattarsi subito alla nuova abitazione, poiché cominciò a girarla come se avesse da sempre abitato lì.
Will seguì i primi passi di Mozart, dandogli il maggior numero di attenzioni possibili, parlandogli dolcemente e carezzandolo di tanto in tanto. Spesso però il cagnolino nel corso della giornata, era corso da Hannibal buttandosi a pancia in su per farsi coccolare da lui.
Ne rimase sorpreso all'inizio perché non si aspettava dell'affetto, soprattutto da Hannibal verso quel cane; ma fu un'ulteriore prova di quanto fosse cambiato e di quanto avesse "assorbito" Will. Erano evoluti insieme, ed erano un tutt'uno oramai: indivisibili.
Appoggiò la testa sullo schienale del divano, osservando le dita di Hannibal, agili e aggraziate, scorrere su quei tasti e socchiuse gli occhi fondendosi in quella musica. Ne diventò così parte, che gli parve d'essere il pianoforte, tanto da sentire il tocco di Hannibal su di sé, rabbrividendo e sospirando piano.
_____________ 
Era una scena abituale oramai trovare Mozart e Hannibal assieme, poiché il loro rapporto si era intensificato al punto che il cagnolino, oltre ad assistere quando Hannibal suonava e cercarlo ogni ora del giorno, dormiva pure in camera sua. Hannibal infatti  gli prese un'altra cuccia che portò nella sua stanza, dove il cane dormiva con obbedienza.
Will si ritrovava molto spesso ad osservarli con un sorrisetto sulle labbra, come in quel momento esatto in cui il cagnolino, che adorava essere ritratto, era disteso a terra in una posa tenera. Ed Hannibal, che adorava disegnarlo, era sul divano concentrato nel lavoro: un ennesimo ritratto, visto i tanti che ne aveva già fatti in pose particolari e eleganti (alle volte ne assumeva delle più strane immaginabili)
Era infatti un cane molto elegante, ma con un lato giocoso e pieno di energie, cosa che Will faceva sfogare portandolo volentieri fuori a correre con lui. Era come se Mozart avesse assimilato i lati di entrambi i suoi padroni, ed erano una famiglia adesso. Will non era mai stato un tipo romantico e nemmeno pensava ad una famiglia; ma ora si rese conto che lui, Hannibal e un cucciolo peloso erano pressoché perfetti.
In passato si era voluto già adattare al mondo con relazioni a lui non affini, ed era sempre stato o troppo o troppo poco:
-Troppo silenzioso
-Non romantico
-Poco o nulla interessato al lato sessuale in un rapporto.
Will aveva avuto poche relazioni anche perché nessuna di loro si era nemmeno sforzata di conoscerlo a fondo e per davvero, nemmeno Molly. Con lei aveva formato una famiglia certo, ma non l'aveva mai sentita "sua"; piuttosto lui era un estraneo entrato a farne parte. E oltretutto, in seguito si era reso conto che non era quello che voleva, ma solo quello che la società imponeva; aveva provato ad essere normale, con il risultato che quella donna si innamorò solo della sua superficie e nient'altro. Dovette celare il suo lato oscuro ma, egoisticamente, si sposò con lei anche per questo, perché riusciva a mascherare chi realmente fosse. L'unico risultato di tutta la relazione fu il documento di divorzio che Will si trovò sul tavolo del salotto, prima di concludere la storia con il Drago Rosso.
Nemmeno per lei era stato abbastanza...
Ma Hannibal non aveva mai preteso nulla da lui; o perlomeno più di quanto Will stesso non volesse dargli. Non avevano ancora dormito assieme, nonostante il bacio appassionato dopo quell'atto di giustizia omicida, ma non se ne era mai lamentato.
Will si sentì accettato e apprezzato davvero per la prima volta nella sua vita, ma capì che non era per questo che stava con Hannibal, né perché lui era l'unico a conoscerlo davvero.
Lui aveva scelto di stare con Hannibal perché gli apparteneva. Erano legati indissolubilmente e non poteva fuggire da questo, anche se aveva tentato di farlo, restandone però sempre attratto. E ora sapeva che non voleva più scappare da chi era, né tanto meno da lui; Hannibal era suo e lui era di Hannibal.
E capì anche mentre lo guardava con il cuore che batteva sempre più forte, di avere la risposta alla domanda di Bedelia.
Sì.
Era sempre stato un sì, ma fu chiaro solo in quel momento nella sua mente. Si arrese a quel sentimento: e cioè di voler stare con lui e di essergli a fianco, nonostante quello che Hannibal era e faceva.
Aveva accettato tutto di lui, perché lo vedeva sia nella sua essenza d'ombra che nella sua grazia nella maschera umana, e amava quello che vedeva era innegabile.
 
Si scosse dai suoi pensieri sedendosi vicino a lui e lo guardò.
«D'ora in poi voglio dormire con te, se c'è spazio nel letto si intende.»
Hannibal si bloccò con la matita a mezz'aria, e solo poco dopo riprese a finire il dettaglio del naso di Mozart, prima di stopparsi definitivamente. Poggiò il quadernetto sulle gambe.
«Se è quello che desideri.»
Non l'aveva ancora guardato e Will sorrise poggiando il volto sulla sua spalla e attendendo che lo guardasse: sapeva che lo avrebbe fatto ed infatti pochi secondi dopo, incontrò i suoi occhi. Vide l'emozione tessuta nell'ambra di essi e fu chiaro il perché non l'avesse guardato prima: stava cercando in qualche modo di contenersi, e di capire cosa Will intendesse davvero...e se fosse quello il momento.
«Sì... ed è quello che voglio.»
Voglio stare con te.
Alzò un poco il volto, lo baciò con dolcezza e Hannibal lo abbracciò. Will sentì ancora quel brano di Mahler suonare con loro, accompagnando quel momento distintamente. Il suo divenire era completo, con l'accettazione di ciò che era e ciò che insieme lui e Hannibal formavano.
Fecero appena in tempo a staccarsi, che Mozart piombò sulle gambe di Will con grandi occhi neri a chiedere coccole.
Will rise.
«Sempre se Mozart è d'accordo.»
«Se non russerai troppo è probabile.»
Will lo guardò fintamente offeso, ma rise ancora di più, insieme a Hannibal.
 
«Ma penso che lo sarà, perché ti stavamo aspettando, amore mio.» aggiunse poi con un tono dalla dolcezza palpabile.
Will non era abituato a smancerie e non gli erano mai piaciute particolarmente; ma quel vezzeggiativo da parte di Hannibal gli creò un'emozione che non contenne più, sorridendogli, mentre anche Hannibal prese ad accarezzare il cane.
Le loro mani si incontrarono sul pelo bianco e nero dell'animale, e si sfiorarono con dolcezza.

 
Note: ** le porterò un fascio di fiori, se ci concederà qualche minuto del suo tempo
*questa cosa del cavallo come animale totem, lo dice in Hannibal Rising e mi ha così colpito che ho voluto metterla, anche perché Hannibal è dolcissimo per esempio con il suo cavallo Cesar per cui gli nasce sto pensiero

Angolo autrice: Ciao a tutti ^_^
questo racconto è meno filosofico del solito nei dialoghi perché mi sono più concentrata su altro XD
Will è venuto asessuale per il discorso che potrebbe esserlo da come si comporta, è una mia teoria anche composta sulla famosa 2x10 di Hannibal nella scena di sesso. Will non è un maschio medio ma la prima risposta che da a Margot che vuole avere un rapporto è no, sa che è lesbica ma lei vuole quello e non lo so, quando Will accetta è tipo  "Ma si facciamolo" non convito né con desiderio o voglia, nemmeno alla fine, la sua faccina è tipo impassibile nel letto. Non gli interessa stare con Margot e pensa di stare con Hannibal ma come connessione, come appunto alcuni asessuali vedono in caso, il rapporto sessuale.
Non prendetela come offesa o che, visto che anche io lo sono ^_^
Cmq mia interpretazione eh, non dico sia vera
 
La razza del cagnolino è Border Collie Fluff/ domestic e murder husband con cagnolino insomma di tutto XD
grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^_^​

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: ArwenDurin