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Autore: Ciuffettina    04/07/2018    4 recensioni
Siamo proprio sicuri che la super forza di Sansone era dovuta ai suoi lunghi capelli? O era merito di qualcos'altro?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cain, Gabriel, Lucifero, Metatron, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Sansone fu sbattuto in una cella, attese che le guardie si allontanassero, poi cominciò a strillare. “Non m’importa se il giorno non è ancora passato, io ho bisogno della Lama adesso!
«Oh, come sta il nostro Prescelto? È comodo l’alloggio?» lo irrise Lucifer, quando comparve.
«Rivoglio la mia Lama e il mio Marchio!» sbraitò l’umano.
«Il tuo Marchio?» ridacchiò. «Rileggiti la Genesi, se si chiama Marchio di Caino e non di Sansone, ci sarà un motivo.»
«Avevi detto che se li volevo indietro prima, me li avresti ridati» disse l’umano imbronciandosi.
«No, ti ho detto che potevi chiamarmi, cosa che infatti hai fatto. Ora scusami ma devo andare a traviare altre anime.» Si voltò per decollare.
«Prima liberami!» berciò Sansone.
«Per chi mi hai preso? Per il tuo arcangelo custode?» replicò Lucifer, girandosi appena a guardarlo. «Fatti una bella dormita, se ci riesci.»
«Però domani mi ridai il Marchio, vero?»
«Domani?» domandò Lucifer con aria sorpresa. «Oh, non te l’ho detto? Il giorno di quel pianeta che compare al mattino(1), e che voi umani chiamate Lucifero, dura 243 giorni terrestri. Devi soltanto avere un po’ di pazienza. Ci vediamo!» Sparì.
Sansone rimase basito un attimo poi cercò di richiamarlo indietro ma inutilmente, allora decise di chiamare il suo angelo custode. «GABRIEL! Fammi uscire da qui!» Si sgolò per almeno un’ora prima che l’arcangelo si decidesse a comparire.
«Chiudi quella fogna! Stai rivoltando il Paradiso con i tuoi ragli!» gli disse stizzito.
«Perché ci hai messo così tanto a venire? Liberami!» strillò l’umano allungando verso di lui i polsi legati.
«Perché lo chiedi a me? Non avevi detto che finché avevi il Marchio niente e nessuno poteva farti del male? Ma… ma non hai più il Marchio» disse guardandolo meglio e sorridendogli.
«No, infatti» rispose imbronciato. «Lucifer se l’è ripreso assicurandomi che me l’avrebbe restituito dopo un giorno, invece è saltato fuori che c’è un certo pianeta che si chiama come lui e che ha il giorno che dura 243 giorni e che io devo aspettare. Aveva anche detto che se lo volevo indietro prima, potevo chiamarlo, cosa che ho subito fatto. Pensavo che me l’avrebbe restituito invece ha detto che “puoi chiamarmi” significava solo che potevo chiamarlo, ma si può??? Mi ha mentito!»
Gabriel per un attimo fece una faccia delusa, poi ridacchiò: «Ti sbagli, il mio fratellone non mente mai ma bisogna sempre stare molto attenti a quello che dice.»
«LIBERAMI!» sbraitò Sansone.
«Umh…» Gabriel arricciò le labbra e guardò in alto, meditando. «Non posso» disse alla fine.
«Come non puoi?» esplose Sansone. «Sei o no il mio arcangelo custode? Quindi ti ordino…»
«Oh no, non lo sono più» rispose con un ghigno e scrollando le ali. «Mi hanno sollevato dall’incarico.»
«Che cosa? E da quando?»
«Da quando hai cambiato acconciatura» disse e con un gesto indicò la sua testa.
Perplesso Sansone se la toccò e rimase sconcertato quando non sentì più le sue sette treccine. «Ehi! Guarda che non sono stato io, è stata…»
«Sansone» lo interruppe Gabriel, con voce insolitamente dura, «sapevi benissimo che se tu avessi detto a Dalila che la tua forza era dovuta ai capelli, ella avrebbe subito provveduto a sfoltirti la chioma.»
«Che problema c’è? Basta farli ricrescere.»
«Il punto non è questo. Quelle trecce erano il simbolo del tuo legame con Dio, il mostrare a tutti che eri consacrato a Lui e tu l’hai reciso, l’hai gettato via, per questo non posso più farti da arcangelo custode. Però se pronunci la formula magica, potrei liberarti.»
«Formula magica? Quale formula magica?» si stupì Sansone.
«Pensaci bene… la mamma non ti ha insegnato proprio niente?» domandò Gabriel insinuante.
«Liberami subito!» ripeté l’ex Cavaliere Infernale.
«Risposta sbagliata, vuoi ritentare?» Aspettò pazientemente mentre Sansone si grattava, come poteva, la testa e cercava di assumere un’aria concentrata.
«Non ne ho idea…» si arrese.
«Peccato…» disse spalancando le ali e voltandosi. «Per la cronaca, la formula magica è: “Ti prego” ma mi sarei accontentato anche di un “Per favore”.»
«Oh…» biascicò Sansone. «Allora ti prego.»
«Tempo scaduto.» Decollò.


I Filistei lo legarono con catene di bronzo e lo portarono a Gaza, costringendolo a girare la macina nella prigione.
Mentre spingeva la macina, Sansone continuava a chiedersi perché entrambi gli angeli l’avessero abbandonato. “Chissà perché Gabriel si è arrabbiato così per i miei capelli. Non sapeva che sarebbero ricresciuti? Per non parlare di Lucifer e quella scusa assurda per non restituirmi subito il Marchio, da quando in qua un giorno dura quasi come un anno?
Man mano che passavano i giorni, i capelli ricrescevano perciò presto avrebbe potuto farsi di nuovo le treccine riottenendo il suo angelo custode e se avesse aspettato ancora per… uffa chi aveva voglia di fare i conti? Avrebbe riavuto il suo Marchio e la sua Lama. Doveva soltanto tenere duro.


I capi dei Filistei si radunarono in un palazzo per offrire un sacrificio alla loro dea e per far festa. Mentre compivano il sacrificio, declamarono: «La nostra dea Dagon ci ha messo nelle mani Sansone, nostro nemico.»
Al che il popolo cominciò a salmodiare: «La nostra dea Dagon ci ha salvato da Sansone, nostro nemico, che devastava il nostro paese e che ha ucciso tanti dei nostri.»
Dagon, Dagon, Dagon…! Possibile che non senta altro?” pensò stizzito Lucifer che aveva deciso di partecipare alla festa. “Sono stato io a mettere Sansone nelle loro mani! Dovrebbero ringraziare me!”
Se c’era una cosa che Lucifer disprezzava più degli umani, erano i cosiddetti dèi pagani. Almeno alcuni umani sapevano di essere feccia ma quelli pretendevano di aver creato il mondo, esigevano preghiere e adorazioni… intollerabile! Un giorno o l’altro li avrebbe sterminati tutti ma al momento gli servivano vivi per dimostrare a suo Padre quanto fossero ingrati gli umani che preferivano adorare i vari Dagon, Apollo, Iside, eccetera, eccetera… invece che Lui.
Io ho cercato di aprirGli gli occhi su quegli insetti e come ha ripagato la mia devozione?” pensò stizzito. “Ali bruciate e caduta sulla Terra!
Nel frattempo gli organizzatori della festa dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!»
Fecero quindi uscire l’ex Giudice d’Israele dalla prigione e lo obbligarono a fare il buffone, salvo poi fischiarlo perché i giochi gli riuscivano male.
In un attimo di pausa, Sansone si mise fra le colonne sulle quali posava la casa. «Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei» pregò con fervore.
«Oh ma che supplica toccante!» ridacchiò Lucifer. «Sarebbe un vero peccato che un appello così accorato cadesse nel vuoto.» Toccò Sansone su una spalla.
Sentendosi rinvigorire, l’umano si appoggiò alle colonne, all’una con la destra, all’altra con la sinistra e cominciò a spingere con tutte le sue forze.
Nel momento in cui la casa cominciò a crollare, Lucifer urlò con quanto fiato in gola: «MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI!»
«No, come “Muoia…”?» ma prima che l’umano potesse terminare la frase, finì schiacciato come uno scarafaggio da una trave.
3.000 morti più uno, bene! Così imparate a ringraziare l’essere sbagliato” pensò Lucifer decollando.

*****

1) Il pianeta ora conosciuto come Venere.
   
 
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