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Autore: crissjb    05/07/2018    0 recensioni
Christina Ashton, una semplice ragazza diciannovenne di una piccola cittadina inglese, aspira a diventare un’insegnante; affiancata dalla sua migliore amica Abigail Miller, si caccerà sempre nei guai per scappare da due occhi color cielo avvistati per caso in un bar.
Riuscirà a sfuggire da quello sguardo per sempre?
Vi auguro una buona lettura.
© criswrite_
Tutti i diritti riservati.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Run away from you.


1. The wait.


Il sole, già alto nel cielo, mi fa capire che è troppo tardi per stare ancora a letto. Mia madre è dello stesso parere, – la sento urlare il mio nome da più di dieci minuti – ma non ho alcuna intenzione di alzarmi.

A fatica, esco un braccio da sotto le coperte per spostare la tenda della grande finestra sulla mia destra, unica fonte di luce per la mia piccola stanza da letto.

Caldo, soleggiato e silenzioso.
Così mi si presenta l'1 ottobre, della mia amata Broxbourne, un piccolo distretto della contea di Hertfordshire, Inghilterra, ed è strano a giudicare il risaputo tempo perennemente piovoso della mia nazione.
Sarà una bella giornata?
Mi convinco di ciò, scosto le coperte e mi alzo.

Il rumore acuto del campanello – seguito da mia madre, la quale, per l’ennesima volta, grida il mio nome – attira la mia attenzione.

Scendo le scale, gradino per gradino, con una calma tale da far pensare che le stessi scendendo con ai piedi un bel tacco quindici.

“C’è una lettera per te.” – mi informa, porgendomela.

Non riesco a credere a ciò che ho appena stretto tra le mie mani. Tutte le mie paure accumulate durante l’estate, dopo il diploma, svaniscono in un attimo.

Quella lettera – da lì a poco – avrebbe determinato il mio futuro, fino a quel giorno incerto.

La lettera – si può ben leggere dal mittente – proviene dall'Hertford Regional College, nel quale ho sempre sognato di andare. Avevo fatto domanda per la facoltà di Childcare & Care Suite per coronare il mio sogno di diventare un’insegnante della scuola primaria, – ho sempre amato quei piccoli mostriciattoli.

Non ho il coraggio di aprirla. Temo di leggere tra le righe: “Ci dispiace informarla che la sua domanda è stata respinta.

A salvarmi fu l’improvvisa suoneria del mio telefono. Mi s'illuminano gli occhi di speranza quando sul display compare il nome di Abigail, la mia migliore amica.

Anche lei ha fatto domanda per il mio stesso college, però scegliendo la facoltà di The Michael Morpurgo Theatre. Ha sempre aspirato a diventare un’attrice di teatro, sin da quando alle elementari vinse il premio come ‘miglior personaggio’ alla recita di fine anno.

“Abigail?” – ricevo un grido di gioia come risposta.

“Ti hanno presa, vero?” – le domando.

“Sì.” – è possibile sentire un sorriso? – “E sono più che sicura che abbiano accettato anche la tua domanda.”

“Non so...”

“Apri immediatamente quella lettera, Christina Ashton.”

Faccio come mi ordina.

Apro la linguetta della busta, ed estraggo un foglietto. Lo stendo per bene e inizio a leggere a voce alta, in modo tale che Abigail possa sentirmi.

“Carissima Signorina Christina Ashton, l'Hertford Regional College le comunica che la sua domanda d’iscrizione è stata…”
“Dì ‘accettata’, dì ‘accettata’” – spera Abigail in sottofondo.

“Accettata!”

Sbaglio, o avevo detto che questa sarebbe stata una bella giornata? Incurante dell’indossare ancora il pigiama, urlo di gioia mentre esco da casa e mi dirigo verso quella di fronte.

Quasi prevedesse la mia reazione, la mia migliore amica spalanca la porta di casa e mi stringe in un caloroso abbraccio.

“Tutto ciò che abbiamo sempre sognato, sta per avverarsi, Chris.”

“Non sai quanto sono felice di condividere con te tutto questo!”

“Stasera si festeggia.” – mi guarda con uno sguardo intimidatorio – “Ed è un ordine.”

 

***


Dopo aver festeggiato a pranzo con un bel piatto di arrosto e patate a forno della nonna, dopo aver ricevuto una bella pacca sulla spalla da mio padre con tanto di "la mia piccolina, è diventata grande", torno al mio amato letto.

Sono ancora incredula. Giro e rigiro la lettera fra le mani, dandomi pizzicotti di tanto in tanto per verificare che sono sveglia e non sto sognando.

Elettrizzata all’idea di andare al college, fantastico sul come la mia vita sarebbe cambiata di lì a poco.
Nuovi amici, nuovo ambiente, nuove esperienze e perché no, possibilmente una nuova casa tutta mia. Scarto a priori l’idea di fare domanda anche per un alloggio al campus, per due motivi: 1) non riuscirei a sopportare altra ansia che solo l’attesa di una lettera sa riservarmi; 2) odio i posti affollati – svelato il mistero per cui l’invito a festeggiare la mia ammissione al college era tutt’altro che un invito – e odio il solo pensiero di condividere la mia camera con una sconosciuta.

E suvvia, diciamo la verità. Ho già pianificato la mia convivenza con una coinquilina più promettente, Abigail. Non solo perché la sua cucina è ottima, ma anche perché è l’unica persona che sopporterebbe il mio essere scontrosamente lunatico.

Piego la testa di lato, spostando lo sguardo verso l’orologio appeso sulla parete color lavanda della mia camera. Sono le 19:20. È meglio che io inizi a prepararmi.

 

***


Guardo il mio riflesso sul lungo specchio adagiato su una parete del bagno. Non avendo molta voglia di festeggiare, ho optato per una paio di jeans stretti a vita alta con uno strappo sul ginocchio destro, che lo lascia scoperto. Sopra, indosso una maglia leggera bianca, quasi trasparente che mi lascia le spalle e parte del petto scoperto, con una scollatura a barca.

Amo essere ‘acqua e sapone’, infatti, non mi sono truccata molto: giusto un filo sottile di eyeliner e un po’ di mascara. Passo il rossetto nude, proprio quando sento il clacson di una macchina. Abigail è perfettamente in orario.

Lungo il tragitto cantiamo le nostre canzoni preferite che, accuratamente, sono in un CD che ha il privilegio di portare il mio nome.

Modestia a parte, so già dove mi sta portando.

In lontananza scorgo il locale che ci ha viste per la prima volta sbronze: The Bulls.

Dopo appena tre shortini di rum, la mia testa inizia a vacillare e le mie gambe a cedere. Sorprendentemente la mia amica, qui, al mio fianco, rifiuta ogni mia offerta di compagnia.

“Devo portarti a casa sana e salva.” – mi dice, facendo spallucce.

Tutto ciò che viene dopo il quarto sorso di alcol che scorre bruciandomi la gola, è finito nel dimenticatoio. Quello che ricordo è a episodi: un attimo prima mi trovo nella macchina di Abigail con la faccia premuta sul finestrino, – sto sbavando? – un attimo dopo sono a letto con il pigiama e non riesco a dormire per il forte mal di testa. Credo che vomiterò.

L’idea mi passa via dalla mente, quando mi rendo conto che non c’è nulla da fare: Morfeo è appena venuto a prendermi e mi ha trascinato in un sonno profondo.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice.

Ho lavorato tanto all'organizzazione di questa storia (più di un anno) e solo adesso ho trovato il coraggio di pubblicarla qui. Gradirei sapere un vostro parere al riguardo. Se vedo che piace, come esordio, continuerò a pubblicare i capitoli seguenti. Vi prometto che saranno più lunghi.

Un caloroso bacio. Cris.

   
 
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