We could have a palace, right next to Oprah
​37 cars and a yacht down in Boca
Take me away, wherever you say
Yeah, we could be setting sail

Stavano correndo da ormai venti minuti, forse di più. Si tenevano per mano, per paura di perdersi. Erano sudati, stanchi, terrorizzati, ma euforici, felici, pieni di adrenalina. Nonostante Chanyeol avesse le gambe più lunghe di quelle di Minseok, il più basso era più veloce, più forte, aveva più resistenza, e stava trascinando Chanyeol dietro di sé, cercando di seminare il padre di Chanyeol, che ancora li rincorreva, nella notte, minacciando di ucciderli.

Ci avrebbero messo meno di cinque minuti, Chanyeol doveva solo prendere i suoi vestiti, un po’ di soldi e la sua chitarra. Aveva già la custodia in spalla e i soldi in tasca mentre metteva gli abiti nello zaino di Minseok. Sapevano che avrebbero dovuto far le cose il più velocemente possibile, possibilmente mentre il padre di Chanyeol non era in casa, ma non potevano più aspettare, se volevano andarsene avrebbero dovuto farlo quel giorno. Quindi avevano rischiato, pregando di non essere scoperti.

Ma ovviamente non potevano averla vinta, l’uomo li aveva sentiti. Erano riusciti a scappare dalla finestra, da dove erano entrati, ma l’uomo aveva deciso di seguirli, mentre loro correvano tra le case della periferia, cercando di allontanarsi il più possibile.

Una volta raggiunto il centro sarebbe dovuto essere più semplice nascondersi, entrando nei negozi sperando di non essere seguiti. Ma in qualche modo assurdo il padre di Chanyeol era sempre a pochi passi da loro, urlando cattiverie, sapendo che l’avrebbero sentito, minacciandoli, proprio come aveva fatto qualche settimana prima.

Volavano insulti, urla, oggetti. L’uomo era furioso, con il figlio, con Minseok. Li aveva trovati addormentati in camera di Chanyeol, abbracciati. Li aveva svegliati rovesciando la scrivania. I due ragazzi erano più che spaventati. Non doveva essere a casa, non così presto, Chanyeol e Minseok avrebbero dovuto avere tutta la sera libera. E invece suo padre era lì, a tirargli addosso i libri caduti a terra, la lampada del comodino, chiamandoli froci e finocchi e altri nomi orrendi. Stava minacciando Minseok di non avvicinarsi più a suo figlio, che lo aveva deviato. Lo minacciava di morte, minacciava entrambi.

E li minacciava ancora, ma i due ragazzi non lo ascoltavano, non gli interessava, il padre di Chanyeol non doveva più essere un loro problema, mentre correvano, mano nella mano, tra le strade di quella città. Città che si dovevano lasciare alle spalle, erano pronti a farlo, niente li avrebbe fermati.

E riuscirono a seminarlo, entrando in un centro commerciale, nascondendosi nei camerini di un negozio di vestiti. Non li aveva visti entrare in quel negozio, non si era accorto che erano in quel cubicolo abbracciati, mentre trattenevano il respiro, e lui chiedeva alla commessa se li aveva visti. Lei disse di no. Un’ora dopo, quando la paura di essere scoperti stava svanendo, l’avevano ringraziata, si erano scusati, ed erano corsi via, di nuovo, tornando verso la periferia, dove avevano lasciato la macchina di Minseok parcheggiata, con le cose del più grande.

Ed erano pronti, pronti a partire, pronti a dimenticare quel giorno, quel posto, quelle persone.

Pronti a vivere la loro nuova vita.

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