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Autore: Emmastory    05/07/2018    6 recensioni
Tutto ha inizio nella vasta e verde foresta vicina ad un villaggio di umani dove la quiete regna sovrana. Il mondo magico e quello dei mortali coesistono perfettamente, e pare che fra i due non ci sia mai stato il caos. Kaleia è giovane, e fa parte del primo. Abituata a vivere nella calma del suo amato bosco assieme a suoi simili e ad altre creature, è felice e non potrebbe chiedere di meglio, ignara però di un solo e intrascurabile dettaglio. Un giorno le cose cambieranno, e che non vi sarà altro che un conflitto fra luce e ombra. Seguitela nella sua avventura fra bellezze naturali, battiti d'ali leggere e sottile polvere di fata.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-I-mod

Capitolo XXV

Il volo delle pixie

Passarono le ore, e dopo aver vinto una battaglia contro la notte, il giorno si presentò puntuale come sempre, e il sole mi disturbò la vista fino a svegliarmi. Inspiegabilmente felice e di buon umore, rimasi seduta sul letto ad occhi chiusi, con indosso solo la mia veste da notte e un sorriso sulle labbra. La finestra era aperta, e inspirando a pieni polmoni, lasciai uscire l’aria attraverso la bocca. Sveglio come me, Bucky uscì dal suo nascondiglio sotto le mie coperte, e sempre accompagnato dalla sua onnipresente ghianda, ne prese un morso, sporcandosi i baffetti e squittendo, pieno di contentezza. Afferrandolo per il collo con appena due dita, lo abbracciai e tenni stretto a me, e senza alcuna protesta, il mio animaletto mi lasciò fare. Eravamo ormai amici di lunga data, e nonostante fossi sentimentalmente legata a Christopher, che intanto dormiva ancora come un vero e proprio ghiro, lui sembrava non poter evitare di reclamare il mio amore e le mie attenzioni, proprio come un bambino geloso. Trovandolo semplicemente adorabile, ridevo spesso, ogni volta che cercava di farsi preferire da me allo stesso Christopher. Ai suoi occhi, ero la sua padrona, e nessuno avrebbe mai potuto farmi del male. Ad essere sincera, amavo entrambi allo stesso modo, e nonostante il tipo di amore che provassi per il mio lui fosse di natura diversa, ciò non cambiava le cose. Ormai in piedi, non esitai a prepararmi la colazione, e non mettendo sotto i denti che qualche biscotto accompagnato con del caldo latte, fui felice di affrontare una giornata tutta nuova. La luce solare splendeva con forza, e dando ad ogni abitante del bosco una speranza di vita tramite i suoi raggi, mi aiutava a restare positiva, qualità che secondo colui che consideravo mio fidanzato e protettore non avevo mai perso. A volte mi fermavo a pensarci, giungendo sempre alla stessa conclusione. Il mio Christopher mi amava per quella che ero. Ingenua, un pò sciocca e forse infantile, ma sempre io, e a lui andava bene così. In molti, esseri magici o meno, nel vedermi direbbero certamente che sono abituata a vivere fantasie prive di un fondamento, ma io stessa non sarei d’accordo. So di essere me stessa e di conoscere le mie verità, ragion per cui credo che vivere la mia vita con un minimo appetito per ciò che sono i miei sogni e i miei desideri non sia certo un male. Amandomi, Christopher è dalla mia parte, e mentre stamattina il vento è molto più leggero, noto che anche quelle minacciose nuvole sono scomparse. L’atmosfera si è calmata, e anche Sky. Attende ancora di conoscere al meglio i suoi poteri e conoscere il suo protettore, e ad essere sincera, anch’io. Ho avuto la fortuna di conoscere Christopher, e spero con tutto il cuore che sia felice e che sia baciata come me da una sorte perfino migliore della mia. Fra noi  non c’è mai stata alcuna rivalità, e sperando ardentemente che ciò non accada mai, ho già dimenticato la nostra precedente incomprensione. Mi aveva fatto del  male lasciandosi controllare dalle emozioni, e fidandomi di lei, l’avevo perdonata. Sempre seduta fra l’erba, era in compagnia di Lucy, che ronzandole attorno come un adorabile insetto, ripeteva costantemente la stessa e identica frase. “Sai che oggi è un giorno speciale?” diceva, saltellandole e giocando con gli spruzzi della sua stessa e colorata magia. “E che succederebbe?” chiese lei, arrendendosi alla sua insistenza e aspettando una risposta che l’avrebbe presto distratta dai suoi pensieri. “Non posso ancora dirtelo. È importante, e sto aspettando Kaleia. L’hai vista?” rispose la piccola, per poi porle quella domanda iniziando a preoccuparsi per me. “No.” Rispose soltanto lei, riducendosi al silenzio mentre guardava l’orizzonte con aria pensosa e quasi annoiata. “E Midnight? Midnight l’ha vista da lassù in cielo?” continuò la bambina, non arrendendosi di fronte a una risposta così misera. “Mi dispiace, non l’ho vista.” Replicò mia sorella a denti stretti, ignorandola e dandole le spalle. “Sei cattiva, non come lei.” Protestò quella povera pixie, voltandosi a sua volta e spargendo senza volerlo una sottile scia di polvere magica. Notando quel suo goffo trotterellare, sollevai un braccio perché potesse vedermi, e quando accadde, la piccola trasformò la camminata in corsa, venendomi incontro e sforzandosi di volare. Riuscendoci appena, per poco non cadde, e salutandola, la presi in braccio. “Ma allora sei qui!” disse, felice di vedermi e con gli occhi che brillavano come fossero stati pieni di stelle. “Certo che ci sono! Credevi che ti avrei lasciata?” risposi, ridacchiando divertita a quella sola idea, che aveva preso posto senza sforzo nella sua mente semplice. “Tu no, ma Sky sì. È stata cattiva con me.” Replicò lei, delusa e ferita dal suo comportamento nei suoi confronti. A sentire quelle parole, ebbi una sorta di tuffo al cuore, e volendo rassicurarla, intervenni subito. “Tesoro, sono sicura che non voleva, vieni con me.” Dissi infatti, abbozzando un sorriso e guidandola verso lo spiazzo d’erba che precedeva il lago, unico posto in cui l’avevo vista giocare in sicurezza. Una volta arrivate, usai i miei poteri per sollevarla da terra e aiutarla nel volo, e quando anche Bucky si unì al gioco, feci la stessa cosa, sollevando anche lui  e permettendogli di toccare vette mai viste. Era solo un gioco, ma di fronte alle sue giocose risate, Sky s’intenerì. “Questa piccolina doveva parlarti.” Mi disse, dolce e tranquilla. “Davvero?” chiesi, chiudendo la mano a pugno e rimettendola a terra assieme al mio amico scoiattolo, che, spaventato, ebbe qualche difficoltà a rimettersi in piedi sulle zampe. “Dimmi, Lucy.” Concessi, sedendomi in terra con lei e lasciando che mi si sedesse in grembo. “Sai che oggi è un giorno speciale?” iniziò allora lei, ripetendosi forse per l’ennesima volta e premendo sui nervi della mia povera sorella, costretta ad ascoltare quella nenia fino al mio arrivo. “Perché? Che succede oggi?” azzardai, sinceramente curiosa. “Christopher non te l’ha detto? Ci saranno tutte le mie amiche! Finalmente!” rispose a quel punto la bimba, felice e sorridente come mai l’avevo vista. Stringendomi nelle spalle, mi limitai a guardarla aspettando che aggiungesse altro, e solo allora, sia Christopher che mia madre fecero il loro ingresso sulla scena. “Parli del volo di voi pixie, piccolina?” le chiese il primo, abbassandosi al suo livello e sorridendo nel toccarle una spalla. “Sì! Lo aspetto da tanto!” replicò la bambina, entusiasta al solo pensiero. “Sarà bellissimo, vedrai.” Le disse la seconda,  regalandole a sua volta un sorriso e nutrendo le sue giovani speranze. “È stasera, non vedo l’ora.” Ammise poco dopo la piccola, non stando già nella pelle per quella ricorrenza tanto importante. Lasciandola in compagnia di Red e Bucky, Christopher ed io la guardammo giocare e divertirsi in lontananza, e seppur concentrandomi su di lui, non dimenticai di controllarla di tanto in tanto, scoprendo ogni volta che il mio scoiattolo e la volpe del mio ragazzo erano ottime balie per una bambina. Innamorata, lo abbracciai lasciando che mi tenesse stretta, e intrecciando le mani dietro al suo collo, presi l’iniziativa per dare inizio ad un bacio dolce, caldo e tenero. Ce n’eravamo dati a decine, avevo letteralmente perso il conto, ma non importava. In fin dei conti, perché contare gli attimi con lui se potevo godermeli? Lasciandomi fare, Christopher ricambiò quel bacio con altrettanta tenerezza, e stringendogli le mani, non osai sottrarmi al suo amore. Quando dopo poco ci staccammo, mi sdraiai fra l’erba, e tenendogli la mano, lo vidi imitarmi e guardare assieme a me i colori del tramonto. Una scena che osservavo ogni giorno, e della quale non mi sarei mai stancata. Senza accorgermene, rimasi in quella posizione per un’ora intera, e mentre Christopher mi accarezzava le spalle e i capelli, voltandosi solo per baciarmi ancora sul naso infinite volte, Lucy continuava a ridere divertita, non volendo saperne di smettere di giocare e correre fra l’erba, spensierata com’era solita essere. Piccolo e agile, Bucky saltellava ovunque per il suo divertimento, e più veloce del minuscolo amico, Red spariva dalla vista di entrambi solo per lasciarsi inseguire, abbaiando per convincere la sua compagna di giochi. Non osando interferire, noi due la guardavamo, e perfino quando cadde inciampando in una stupida roccia, Red e Bucky furono lì per lei. Uno le andò vicino per leccarle la piccola ferita alla gamba, l’altro spinse quella roccia fino a farla cadere nel lago. Gli ci volle del tempo, e anche se goffamente, alla fine ci riuscì. A quella scena, sorrisi, e fiera di lui, sussurrai un complimento che non potè sentire. “Bel lavoro, Bucky, bravo.” Dissi soltanto, potendo giurare di averlo visto voltarsi a guardarmi proprio in quel momento. Sorpresa, sbattei gli occhi, e poco dopo, con l’imbrunire, vidi Lucy correrci incontro, in lacrime. “Kaleia! Christopher! Aiutatemi!” gridò, tenendosi con una mano un lembo del vestitino viola. “Lucy! Amore, che succede?” chiesi, rimettendomi in piedi e andando ad abbracciarla. “Il mio vestito! Le mie amiche non possono vedermi così…” si lamentò, mostrando con aria mesta la macchia di fango ed erba che albergava sulla stoffa leggera. A quella vista, provai istintivamente pena per lei, e prendendole la mano, la condussi in casa. La macchia non era certo un problema irrisolvibile, ma quell’evento doveva essere importante, e volendo solo aiutarla, l’affidai a mia madre. “Signora Eliza, mi può aiutare?” chiese, tenera come al solito. “Certo, piccola, vieni, il tuo vestitino tornerà come nuovo.” La rassicurò lei, accompagnandola nel bagno di casa e mostrandole il luogo in cui in genere faceva il bucato. Meticolosamente e rigorosamente a mano, e una volta fatto incredibilmente morbido sulla pelle oltre che pulito. Prima di aiutarla a toglierlo, però, prese da una pila di indumenti qualcosa di vecchio, tenendolo con delicatezza. “Intanto puoi mettere questo, sai farlo da sola?” le disse poi, mostrandole una delle mie vecchie camicie da notte, di quando avevo all’incirca sei anni come lei. Colta dall’imbarazzo, la bambina annuì arrossendo, e avvicinandosi a me, andò alla ricerca di conforto e protezione. “Vieni, Lucy. Ti accompagno nella mia stanza.” Fui veloce a dirle, sbloccando la situazione e salvandola da ulteriore vergogna. Annuendo ancora, la piccola mi seguì in silenzio, e intuendo di dover stare in disparte, Christopher rimase ad aspettarmi in salotto. Una volta fatto, tornai da lui, e a sera ormai fatta, Lucy non attese che di poter riavere il suo vestito. Non appena fu pronto e asciutto, mia madre si offrì di aiutarla a infilarlo, e una volta pronta, la bambina prese a scalpitare per uscire di casa, decisa a celebrare con le sue simili quella così importante ricorrenza. Accompagnandola, le tenni la mano per tutto il tempo, e tenendo alto lo sguardo, mi aspettai di vedere altre pixie a lei simili, ma per minuti interi, nulla. Poi, quando la luna si decise a spuntare, eccole. Mille e mille altre fatine volavano tutte insieme, senza mai perdersi di vista, sempre vicine e mai separate. Aguzzando la vista, mi parve di vederle tenersi tutte per mano, ognuna con una propria compagna di volo. Seppur pronta, Lucy non sorrideva, né sembrava intenzionata a spiccare il volo. Triste e sola, se ne stava seduta per terra con le ginocchia al petto e lo sguardo verso il cielo, con aria pensosa. “Lucy, cos’hai? Non aspettavi altro!” dissi, cercando di intervenire e convincerla ad andare. “Non c’è nessuno per me, io non ci vado da sola.” Spiegò, per nulla pronta a intraprendere quella sorta di viaggio con le sue sole ali. “Dici davvero?” chiesi, abbassandomi al suo livello per accarezzarle una guancia arrossata da un nuovo pianto unito a quello precedente. “Sì, vedi? Non c’è nessuno, tutte hanno un’amica.” Rispose subito lei, sconsolata. Di nuovo in pena per lei, guardai in alto, e Christopher fece lo stesso, ma io non vidi nulla. Poco dopo, vantando un occhio più attento e critico del mio, proprio Christopher si accorse di qualcosa. “Kaleia, guarda.” Mi pregò, invitandomi a volgere lo sguardo nella sua stessa direzione. “Cosa?” azzardai, confusa e stranita. “Là in alto.” Mi indicò, puntando il dito verso una coppia di fatine in particolare. Seguendo la sua indicazione, aguzzai ancora la vista, e fu allora che le vidi. Più grandi delle altre, mi sembravano adulte, e volando vicine, sembravano alla ricerca di qualcosa. In quel momento, animata da un’intuizione, mi scambiai con Christopher uno sguardo d’intesa, poi tornai a guardare Lucy. “Ne sei sicura, piccola? Guarda meglio.” Dissi, incoraggiandola ad alzare di nuovo gli occhi. Obbedendo a quella sorta di ordine, la bambina tornò a osservare le stelle, e sobbalzando, si sentì mancare. “Mamma, papà!” gridò, levandosi subito le scarpine e sbattendo le ali per iniziare a volare. Incantata da quella scena, non potei impedire che una lacrima mi solcasse il viso, e pur provando a ricacciarle indietro, notai che molte altre la seguirono, non potendo fare assoluta mentente nulla. In altre parole, piansi in silenzio, e nel momento in cui un ennesimo bacio tenne me e il mio Christopher uniti in quella notte tanto magica, io fui felice, e non sentendo nel cuore altro che amore e pace, fui sicura di aver compiuto un’altra buona azione, e di aver visto una piccola fata unirsi a tante altre e alla sua vera famiglia grazie ad una vera e propria tradizione. Ero anch’io un essere magico, e il mio mondo era il mio regno, ma nonostante tutto, non ne conoscevo ancora ogni usanza. Ad ogni modo, ora ne avevo scoperto un’altra, e lasciando che i miei pensieri si sciogliessero nel vento come i miei capelli, ricordai la danza delle lucciole e lo sbocciare del mio amore con Christopher, e durante quel tanto sospirato bacio, che avrei voluto veder durare per sempre, un altro miracolo oltre alla purezza dei nostri sentimenti, ovvero il ritorno di una dolce bambina al fianco dei suoi genitori, durante un viaggio d’amicizia e fortuna da tanti conosciuto come volo delle pixie.


Buonasera, miei cari lettori. Siamo vicini a mezzanotte, ma la storia e la sua conclusione non potevano aspettare. Si conclude qui la prima parte di questa saga a tema fantasy, con la fata Kaleia, il suo Christopher, la piccola Lucy e tanti altri. Vi aspettavate il ritorno della bimba dai suoi genitori? Ad ogni modo, grazie a chi ha letto questa storia fin qui, e alla prossima parte, che dovrebbe essere online nel giro di cinque giorni. Il condizionale è d'obbligo, ma intanto ancora grazie a tutti, e a presto,

Emmastory :)

 
   
 
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