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Autore: _malikseyes    06/07/2018    2 recensioni
Un festival. Una ragazza innamorata della musica. Un ragazzo romano che non vede l'ora di esibirsi. Tanta buona musica.
Irene, pessimista per eccellenza, è una semplice ragazza di diciotto anni. Cresciuta con un papà "quasi" musicista, fin da piccola ha sempre provato un amore inspiegabile per la musica. Suona la chitarra e il pianoforte, non fa altro che cantare. Ha un debole per la voce di un cantante romano, Monx. Cosa succederà quando Irene scoprirà che il suo amato Monx si esibirà ad un festival organizzato a pochi chilometri dal suo paesino?
Per far scattare la scintilla a volte basta davvero poco. Un palco, una canzone, uno sguardo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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OTTO
Da: Marco
Sono vivo e vegeto! Ci ho messo un po’ per il traffico ma tutto bene

A: Marco
Stavo quasi iniziando a preoccuparmi, o forse no..

Da: Marco
Sei sempre la solita stronza antipatica! Ed io che pensavo che dopo essere diventato la tua radio vivente fosse cambiato qualcosa tra noi..

A: Marco
Sisi, ho scoperto che hai un futuro da cantante neomelodico. Fantastico davvero.
Ora vado a dormire che domani alle 9 devo andare a seguire le lezioni. Buonanotte Marco!

Da: Marco
Buonanotte a te, piccola stronzetta.

Sorrisi e spensi il telefono. In realtà, ci misi un po’ per addormentarmi. La mia mente era fin troppo attiva, pensava senza mai fermarsi. Pensai a Marco e alla bellissima serata, mi tornavano in mente sempre le sue parole. Mio Dio, quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire. Come potevo restare impassibile al suo sorriso e ai suoi occhi? Mi sembrava assurdo pensare che Marco, il mio artista preferito, fosse interessato a me. Non riuscivo a crederci, era troppo strano per essere vero. E con tremila paure e dubbi, mi addormentai pensando alla felicità vera che avevo provato quella sera.
Il giorno seguente la mia voglia di seguire era pari a zero: mi ero svegliata tardi, avevo delle occhiaie da far paura e non potevo preparare la colazione perché ero in ritardo. La giornata era cominciata malissimo. Mi preparai velocemente, senza nemmeno mettere un filo di mascara, e scesi correndo le scale per non perdere il bus. Una volta aperto il portone, mi fermai e ciò che vidi, o meglio chi vidi, mi fece sorridere e passare tutto il nervosismo. Appena mi vide si alzò dalla panchina posta di fronte il mio palazzo e si avvicinò. Cercai di mostrarmi indifferente ma il sorriso che involontariamente era spuntato sulle mie labbra alla sua vista tradiva il mio intento.
“E tu che ci fai qui?” chiesi quasi stupidamente.
“Ho pensato che invece di prendere i mezzi potevo darti io un passaggio, tanto non ho niente da fare” sorrise come se fosse una normale.
Chiusi il portone e lo affiancai.
“Tu sei pazzo” dissi scuotendo la testa.
“Ah e in macchina ti aspettano un cornetto e un caffè, spero tu non abbia fatto colazione” disse per poi darmi un bacio sulla guancia.
“Sei anche molto fortunato! Di solito faccio sempre colazione a casa ma oggi ho fatto tardi e non ho potuto” dissi incredula.
“Perfetto!” Detto questo, si avviò verso la macchina e io mi limitai a seguirlo in silenzio.
“Ci fermiamo nel parcheggio dell’Università a mangiare?” Mi chiese per poi mettere in moto.
Rispondi annuendo.
“Che c’è? Hai lasciato la lingua a casa? Di solito straparli e ora silenzio assoluto!” mi prese in giro. Ed ora come glielo spiegavo che se non riuscivo a dire niente era per colpa sua?
“Non mi aspettavo di vederti, tutto qui” risposi, infine, in imbarazzo.
“Mi sono svegliato con la voglia di vederti e ho pensato di farti questa sorpresa” pronunciò quelle parole come se fosse la cosa più normale del mondo. Arrossii imbarazzata e non risposi. “Irene guarda che ieri quando ti ho detto che mi piaci non stavo scherzando e non
ho intenzione di farlo con te!” Ma perché riusciva a dirmi queste cose senza imbarazzo mentre io l’unica risposta che sapevo dare era un sorriso imbarazzato con delle guance rossissime? Avrei voluto dirgli che anche lui mi piaceva tantissimo ma non riuscivo a dire una parola. Infatti, da brava stupida quale ero, l’unica cosa che riuscii a fare fu un sorriso.
“Quindi ho capito come funziona: parli tantissimo sempre ma quando devi esprimere quello che provi fai scena muta” disse prendendomi in giro. Touchè, caro Marco.
“Sei odioso” e questa risposta gli provocò una grossa risata.
Mangiammo i cornetti nel parcheggio dell’Università ed ovviamente con il cornetto alla nutella mi sporcai e lui non riusciva a smettere di ridere.
“Uffa, hai finito di ridere? Dai! Sono ancora sporca? Tra poco devo andare a lezione” mi lamentai ridacchiando.
“Nono, la nutella è sparita” disse ancora ridendo.
“Ripeto: sei odioso!” Alzai gli occhi al cielo e sorrisi.
“Ora, caro mister simpatia, devo andare che non posso fare tardi!” presi la mia borsa e mi preparai a scendere.
“Va bene, ti lascio andare anche se non vorrei” disse quasi dispiaciuto.
“Dispiace anche a me ma il dovere chiama!” Dopo questo mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia ma lui decise di sposarsi facendomi colpire un punto vicinissimo alle labbra. Ovviamente mi feci subito rossa e scesi dalla macchina.
“Dove pranzi?” mi chiese facendomi bloccare.
“Credo di prendere un pezzo di pezza nel bar della facoltà.”
“Aspettami di nuovo qui nel parcheggio, sei ufficialmente invitata ad un appuntamento a pranzo con il sottoscritto” disse per poi salutarmi e mettere in moto. Aveva davvero detto appuntamento? E ora con quale testa avrei seguito le lezioni?
Cercai di fare una sintesi velocissima di quello che era successo tramite messaggi nel gruppo whatsapp con le mie amiche. Inutile dire che cominciarono a tartassarmi di messaggi chiedendomi anche i minimi dettagli ma decisi che le avrei ignorate fino al pomeriggio. Fu abbastanza difficile seguire le lezioni ma cercai di concentrarmi e di prendere appunti, in testa avevo solo la parola “appuntamento” pronunciata con il tono dolce e sensuale tipico della voce di Marco.
Marco durante la mattinata mi inviò diversi messaggi per capire l’orario, dato che non mi aveva dato il tempo di avvisarlo. Concordammo per incontrarci a mezzogiorno nel parcheggio. Ovviamente tardai perché il professore di biologia ci aveva trattenuto un po’ ma quando arrivai nel parcheggio lo trovai tranquillo e per nulla scocciato.
“Scusami ma il professore non riesce proprio a restare nei tempi stabiliti” mi scusai per poi dargli un bacio sulla guancia.
“Stai tranquilla, sono arrivato da poco anche io” rispose per poi sorridere. “Avevo pensato di mangiare in un ristorante che è qua vicino, se non ti scoccia possiamo anche andare a piedi.”
“Va bene, posso lasciare i quaderni in macchina?”
“Ma certo madame” disse aprendo la portiera e facendo un inchino. Scoppiai a ridere come una stupida guardando il suo volto serio.
Arrivammo al ristorante che aveva scelto Marco dopo dieci minuti, era un posto carino. Era la tipica trattoria romana con foto di Totti e stemma della Roma ovunque. Doveva essere un cliente abituale dato che i camerieri lo avevano salutato tutti calorosamente. Ci sedemmo in un angolo appartato e affianco a noi c’era una coppia di turisti che stava mangiando il dolce. Al tavolo trovammo già due menù e iniziammo a guardarli.
“Tu cosa prendi?” chiesi cercando un consiglio.
“In questo ristorante preparano la migliore carbonara di tutta Roma, non scherzo!” disse serio.
“Mmh e allora devo provarla! Se poi non è buona, me la prendo con te” risposi scherzando.
“Ti giuro che è la migliore di tutta Roma!” Questa risposta però non fu data da Marco ma da un’altra voce che non riconobbi subito. Mi girai e vidi Vittorio, il migliore amico di Marco, con un tablet in mano, pronto per prendere l’ordinazione.
“E tu, povero coglione, davvero pensavi di pote’ venire nel ristorante della mia famiglia senza avvisarmi? Non volevi farmi sapere niente, eh?” disse prendendo in giro l’amico.
Marco si limitò a sbuffare e a borbottare qualcosa di incomprensibile.
“Vabbè dai, prendo gli ordini e ve lascio stare” disse Vittorio sorridendomi.
Ordinammo e cominciammo subito dopo a parlare di tutto. Il tempo sembrava volare, ogni minuto cacciavamo un argomento diverso e mille domande. Stavo iniziando a conoscerlo sempre di più e quasi non me ne accorgevo. A fine pranzo avevo scoperto tantissime cose su di lui: mi aveva parlato della sua famiglia, dei suoi amici, di Vittorio e dei suoi interessi al di fuori della musica. La carbonara era buonissima, avevano ragione i ragazzi. A fine pranzo si rifiutò ancora una volta di farmi pagare e arrabbiata lo costrinsi a farsi almeno offrire un caffè. Lo trascinai nella bar più vicino e con orgoglio pagai i due caffè.
“Fammi capire, ora sei contenta?” disse prendendomi in giro.
“Tantissimo” dissi per poi cacciare la linguaccia.
“Molto maturo da parte tua, Ire” disse ridendo. In risposta, cacciai nuovamente la linguaccia.
“Allora devi tornare all’università?” chiede uscendo dal bar.
“Sì, devo incontrarmi con dei ragazzi per confrontare gli appunti e ripetere qualcosa” dissi scocciata. Non mi andava di studiare, stranamente avevo qualcosa che occupava la mia mente e ovviamente non erano libri e appunti.
“Che peccato! Avrei potuto portarti in un posto..” disse con aria da furbetto.
“Non osare fare questo con me, brutto infame” dissi puntandogli il dito contro “ho delle responsabilità e devo studiare, non puoi distrarmi con il tuo sorriso e la tua voce!” Solo dopo aver finito la frase e dopo aver guardato il sorriso nascere sul suo viso mi resi conto delle mie parole. Ma perché staccavo sempre la connessione cervello - bocca quando ero con lui?
“Oh davvero? Quindi preferiresti studiare che stare con me?”
“Si!” risposi subito con aria fiera. “Cioè no..ma devo” ammisi poi ripensandoci.
“Dai, ti porto domani in quel posto” disse per poi sorridermi.
Una volta arrivati nel parcheggio si creò un’aria ricca di imbarazzo. Propose di fumare una sigaretta insieme prima di andare via e quindi ci appoggiamo sulla parte anteriore della macchina. Non parlammo molto, entrambi eravamo persi nei nostri pensieri. Mi sentivo una stupida per aver sprecato sette mesi ad ignorarlo e per aver perso l’occasione di conoscerlo davvero bene. Stavo iniziando ad odiarmi per i miei comportarmi odiosi.
“A che stai pensando?” mi chiese per poi spegnere la sigaretta.
“Alle cose da studiare” mentii per non sembrare ancora più stupida. Lui mi guardò con uno sguardo poco convito ma mi lasciò stare.
“Allora io vado” disse per poi aprire la macchina. Prima di salire si avvicinò, mi diede un bacio sulla guancia e poi mi sorrise. Rimasi un po’ delusa, non so perché ma mi aspettavo e volevo un saluto diverso. Sorrisi velocemente e andai via subito verso la mia facoltà. Maledizione, avrei solo voluto baciarlo.
La giornata andò avanti senza troppe difficoltà, ero un po’ persa nei miei pensieri ma lo studio pomeridiano andò comunque bene. Tornai a casa stremata ma dovevo andare a lavoro. Mi feci forza, mi cambiai e mi avviai verso il ristorante. Erano circa venti minuti a piedi che riuscii ad occupare chiamando Aurora.
“Ma che significa un bacio sulla guancia? E il limone? Ma davvero fa?” disse provocando le mie risate.
“Au! Sei sempre la solita” dissi scuotendo la testa anche se lei non poteva vedermi.
“Inutile che dici così, lo pensi anche tu!”
“Non era obbligato a baciarmi e non so nemmeno come avrei reagito.”
“Avresti reagito infilando la tua lingua nella sua bocca, semplice!” disse in maniera molto schietta.
“Aurora ti picchio! Smettila” dissi ridendo.
“Dai Irene bella, inutile che dici così perché Monx te lo faresti volentieri” disse ridendo.
“Questo è vero, sono pur sempre una ragazza di diciannove anni e lui rappresenta il mio ragazzo ideale” disse sospirando.
“E allora bacialo tu e dai inizio alle danze” mi consigliò.
“Ma tu sei pazza! Comunque sono arrivata al ristorante, ci sentiamo domani! Salutami le ragazze” dissi entrando nel ristorante.
“Sisi e tu fai quello che ti ho consigliato!” E poi attaccò. Sempre la solita Aurora.
Fu una giornata un po’ pesante a lavoro:era venerdì, c’erano tantissimi turisti e quella sera in sala c’eravamo solo io e Maria. Fu un inferno e staccammo all’una e mezza. Ero stanchissima, volevo solo tornare a casa e dormire.
“Irene, c’è un ragazzo fuori il ristornate che ti cerca” disse Francesco per poi mettersi dietro la cassa per controllare i soldi. Ero talmente stanca che trascinai i miei piedi per inerzia.
Ad aspettarmi c’era Marco, era appoggiato al muro e fumava la sua solita Merit.
“Ma oggi sei in vena di sorprese?” dissi avvicinandomi.
“Mmh ti spiego dopo perché sono venuto” disse semplicemente. Dal suo tono però capii che era nervoso, anche se non riuscivo a trovare un motivo che comprendesse anche me.
“Chiedo a Francesco se posso andare via, un attimo” dissi per poi avviarmi verso l’interno. Senza nemmeno aprire bocca, Francesco mi disse che potevo tornare a casa che tanto lui aveva quasi finito. Presi le mie cose, salutai tutti e andai da Marco. Ovviamente voleva accompagnarmi a casa ma il viaggio fu molto silenzioso, anzi stranamente silenzioso. Non disse nemmeno una parola. Quando parcheggiò sotto casa mi sentivo un po’ a disagio, non sapevo come rompere il ghiaccio.
“Allora? Perché sei venuto al ristorante?”
“Tralasciando il fatto che io non riesco a dormire quasi mai ma stasera più del solito” disse mentre si passava una mano fra i capelli. Era nervoso.
“Cosa è successo?” Stavo iniziando a preoccuparmi.
“Il problema è cosa non è successo! Pensando al pranzo passato insieme, ho notato che non ho fatto una cosa..” si prese una pausa e iniziò a fissarmi “forse per paura o non lo so perché, ma sono sicuro che finché non lo faccio non riuscirò mai a dormire” detto questo si avvicinò e mi baciò. Inizialmente rimasi ferma, era un bacio inaspettato ma seguendo il consiglio di Aurora, mi ripresi subito e ricambiai il bacio. Non riuscirei mai a descrivere le emozioni di quel momento, un po’ come Dante quando arriva nel Paradiso e non trova le parole giuste. Provai emozioni fantastiche che rimisero in moto il mio cuore che era stato in standby per troppo tempo. Attorno a noi non esisteva più nulla: le macchine, i passanti, Roma, tutto. In quel momento c’eravamo solo io e lui. Dopo quel bacio fu inevitabile desiderarne altre mille, infatti, non gli diedi nemmeno il tempo di allontanarsi un po’ che subito lo riavvicinai rubandomi il nostro secondo bacio.


Lo so, ho aggiornato tardissimo ma purtroppo ho sottovalutato il potere e lo stress della maturità! Ho passato un mese sui libri, studiando come una pazza e abbandonando la mia vita sociale. Mi dispiace tantissimo ma non riuscivo proprio a pensare ai capitoli della storia o ad altro: pensavo solo all'esame. Mi scuso con tutti quanti voi. Vi prometto che aggiornerò il prima possibile, ve lo prometto!
Per farmi perdonare ho scritto un capitolo che è più lungo del solito e finalmente vi ho dato una gioia facendo baciare Marco e Irene!!!
Spero che nonostante il ritardo nella pubblicazione il capitolo vi piaccia. Vi invito a lasciare una recensione perché mi sono utili per capire cosa vi piace di questa storia e se c’è qualcosa da cambiare. Sono disposta a confrontarmi con voi e continuare a scrivere tenendo conto anche le vostre opinioni.
Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito il capitolo precedente, chi lo ha letto e chi ha inserito la storia nei preferiti\ricordati\ seguiti.
Un bacione, I x
  
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