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Autore: fefi97    06/07/2018    7 recensioni
[Sterek; Hogwarts AU; ispirata a una fanart, dettagli nell'angolino]
"-Il cappello non sbaglia mai, Hale. Lei è stato smistato a Tassorosso. Si alzi e raggiunga la sua tavolata. -
-No! - si ribellò Derek, balzando giù dallo sgabello continuando a tenersi quell'inutile pezzo di stoffa sulla testa – Non prima che questo straccio si rimangi quel che ha detto! -
-Signor Hale! - esclamò la McGranitt, allibita e livida dalla rabbia. L'intera sala grande ormai era scossa da risate incredule e un po' atterrite – Mai, in tutta la mia carriera di insegnante, ho assistito a un comportamento tanto indecoroso durante lo smistamento! -
-Gli dica di cambiare idea! Gli dica di mandarmi a Serpeverde! - la pregò Derek, disperato – Le mie sorelle non mi faranno vivere per questo, lei non capisce. - aggiunse poi in tono più basso e tormentato, con uno sguardo carico di sottintesi."
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I sette anni di Derek e Stiles a Hogwarts, scanditi da una sciarpa, dal profumo dei biscotti e dalla consapevolezza che è bello essere se stessi.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Famiglia Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Seven Years

 

 

 

Primo anno, undici anni

 

 

-Tassorosso! -

-Cosa?! -

Derek non si era reso nemmeno conto di averlo urlato e di non averlo semplicemente pensato.

Sollevò un lembo di quello stupido cappello che continuava a scivolargli sugli occhi, incrociando lo sguardo giudicante della McGranitt, che stava già allungando una mano per riprenderselo.

-Il cappello ha detto Tassorosso, Hale. -

-So cosa ha detto, ma ha sbagliato! - strillò in preda al panico, ancorandosi con le dita al cappello prima che quella perfida strega glielo sfilasse dalla testa.

Forse in un altro momento gli sarebbe importato dell'intera sala grande che lo fissava, dei bisbigli pieni di disapprovazione dei ragazzi più grandi, delle risatine di quelli più piccoli e degli sguardi allucinati dei suoi compagni di smistamento.

Ma in quel momento contava soltanto impedire che avvenisse l'errore che avrebbe reso un inferno i successivi sette anni della sua vita.

La McGranitt strinse le labbra e anche se la conosceva da meno di un'ora, Derek sapeva che non fosse un buon segno.

-Il cappello non sbaglia mai, Hale. Lei è stato smistato a Tassorosso. Si alzi e raggiunga la sua tavolata. -

-No! - si ribellò Derek, balzando giù dallo sgabello continuando a tenersi quell'inutile pezzo di stoffa sulla testa – Non prima che questo straccio si rimangi quel che ha detto! -

-Signor Hale! - esclamò la McGranitt, allibita e livida dalla rabbia. L'intera sala grande ormai era scossa da risate incredule e un po' atterrite – Mai, in tutta la mia carriera di insegnante, ho assistito a un comportamento tanto indecoroso durante lo smistamento! -

-Gli dica di cambiare idea! Gli dica di mandarmi a Serpeverde! - la pregò Derek, disperato – Le mie sorelle non mi faranno vivere per questo, lei non capisce. - aggiunse poi in tono più basso e tormentato, con uno sguardo carico di sottintesi.

Gli parve che la McGranitt avesse addolcito appena lo sguardo, ma le sue labbra erano ancora pericolosamente strette in una linea bianchissima.

-Signor Hale. Conosco bene le sue sorelle. Come conoscevo i suoi genitori. E purtroppo suo zio. Capisco il suo disagio, ma le garantisco che se non si toglie immediatamente il cappello e non raggiunge il suo tavolo, lei andrà incontro a guai ben peggiori di prese in giro in famiglia! -

Derek la guardò angosciato per un momento, ma capì di non poterla spuntare.

Lo stupido cappello parlante aveva rovinato definitivamente la sua vita.

-Bene! - esclamò rabbiosamente, strappandosi il cappello dalla testa e buttandolo sullo sgabello.

Scese di corsa gli scalini, cercando con tutto se stesso di ignorare le risatine e gli sguardi degli altri studenti.

Ovviamente il tavolo dei Tassorosso doveva essere proprio in fondo alla sala, costringendolo ad attraversare l'intero corridoio, cercando di contenere il rossore che gli stava divorando le guance.

Dio, già odiava quella stupida casa.

Era quasi arrivato sano e salvo al suo obbiettivo, quando passò accanto a un ragazzino di undici anni con il capo rasato, in fila per lo smistamento.

Quello gli sorrise sghembo, fissandolo con gli occhi più luminosi che Derek avesse mai visto. Derek si ricordava vagamente di lui, il ragazzino che aveva liberato una tarantola sul treno scatenando il panico.

-Bello show, Tassorosso! - gli disse con voce squillante e sarcastica, facendo ridere diversi compagni.

Derek si sentì diventare porpora, mentre gli gettava un'occhiataccia.

-Va al diavolo! - esclamò, ma la sua voce uscì talmente stridula che ottenne come solo risultato quello di far ridere tutti più forte.

Il ragazzino, quello stupido ragazzino con gli occhi sporgenti e luminosi come fanali e la faccia piena di nei, ghignò più ampiamente.

-Vuoi che ti saluti qualcuno quando finirò a Serpeverde? -

-Dubito che ti farai degli amici, scemo come sei. - ribatté Derek con tutta l'audacia che si sentiva in corpo.

Ebbe la soddisfazione di vedere il ghigno del ragazzino scomparire, sostituito da una brutta smorfia.

-Questa me la paghi, Tasso. -

Derek gli fece una veloce linguaccia, poi corse al suo tavolo e, ovviamente, inciampò.

Per tutte le sottane di Morgana.

Era davvero un Tassorosso goffo.

Le sue sorelle gli avrebbero reso la vita un inferno, già lo sapeva.

Una ragazza dall'aria gentile gli fece posto e Derek si sedette sulla panca tutto tremante, guardandosi terrorizzato intorno, pronto a essere deriso.

Ma incontrò solo sguardi gentili e per la prima volta Derek pensò che poteva andargli peggio.

-Come ti chiami? - gli domandò la ragazza che l'aveva fatto sedere, guardandolo con occhi dolci e comprensivi.

-Derek. - sussurrò, accettando con un piccolo sorriso la zuppa che un altro ragazzo gli stava passando.

Era cresciuto in mezzo a delle serpi, non era abituato alla gentilezza così esplicita. Era... piacevole.

-Stiles Stilinski! -

Derek sollevò di scatto la testa quando la McGranitt pronunciò quel nome strano, curioso di vedere a chi appartenesse.

Notò con sorpresa e risentimento che a essere stato chiamato fosse proprio il ragazzino di poco prima, quello con gli occhi di una civetta e la bocca da rana. Derek strinse le labbra mentre osservava il ragazzino saltellare fino allo sgabello e lasciarsi mettere il cappello con un ghigno strafottente. Quello non gli ricadde sugli occhi come aveva fatto con lui, e Derek lo trovò assolutamente ingiusto.

Strinse forte i pugni sul tavolo, pregando intensamente che non andasse né a Tassorosso né a Serpeverde.

Se fosse andato a Tassorosso con lui, gli avrebbe reso la vita un inferno, Derek ne era sicuro.

Se fosse andato a Serpeverde quando lui non c'era riuscito... gli avrebbe reso ugualmente la vita un inferno.

-Serpeverde! - esclamò il cappello parlante e Derek gemette, nascondendo il viso nelle braccia, perdendosi lo sguardo trionfante e ironico che il ragazzino gli aveva lanciato, mentre si dirigeva con un'assurda danza della vittoria al tavolo dei Serpeverde.

 

 

 

 

Secondo anno, dodici anni

 

 

Okay.

Derek amava essere un Tassorosso.

Gli piaceva che la sala comune fosse proprio accanto alle cucine e che il dormitorio sapesse sempre di biscotti appena sfornati.

Gli piaceva fare i compiti in sala comune, con il fuoco che scoppiettava piano e il corpo acciambellato sulla poltrona più morbida del mondo.

Gli piaceva che tutti fossero gentili e che la parola d'ordine fosse sempre qualcosa di sdolcinato come “abbraccio” o “coccole”.

Gli piaceva, ma non è che tutti dovessero per forza saperlo, ecco.

Erica rise non appena lo vide entrare di corsa nell'aula di pozioni.

-Ma che hai al collo? - chiese esilarata, mentre Derek faceva del suo meglio per ignorarla, sistemando con studiato rumore la sua roba nella postazione accanto a quella dell'amica.

-Niente – piccola pausa, sguardo giudicante di Erica, piccolo grugnito da parte sua – La sciarpa di Laura. -

-Okay – fece l'amica, sempre più divertita – E che te ne fai della vecchia sciarpa di Laura? Tassorosso non ha più le sue? -

-Il giallo e il nero non mi donano. - rispose sbrigativamente Derek, sistemando ordinatamente tutti gli utensili necessari per la lezione.

-Se volevi una sciarpa di Serpeverde, avrei potuto imprestarti la mia. - ghignò Erica, che pareva intenzionata a non mollare la presa.

-Laura ormai si è diplomata, non le serve più. Quindi me la tengo io. - sbottò Derek, esasperato.

Erica scosse la testa bionda, continuando a ridere.

-Pensavo che dopo un anno ti fossi rassegnato a essere un Tassorosso. E poi tu ami essere un Tassorosso. Ti ho visto chiacchierare con un elfo domestico nei sotterranei l'altro giorno. Stavi cercando di convincerlo a richiedere un salario e a permetterti di essere il suo sindacalista. -

-Dovrebbero avere qualcuno che li rappresenti! Non moriamo di fame grazie a loro! - esclamò Derek, arrossendo appena e guardandola con aria colpevole.

-Sei adorabile - lo prese in giro l'amica – E, da Serpeverde, mi sento onorata che tu stia indossando la nostra sciarpa. Sembri un pulcino travestito da leone.-

-E tu sembri una stronza! - ribatté Derek, guardandola a sopracciglia inarcate.

Erica inarcò le sue, un piccolo sorriso sarcastico sulle labbra. Derek fece del suo meglio per reggere lo sguardo, poi sbuffò e scosse la testa, arrendendosi.

-Scusa... - borbottò, furioso con se stesso e con la sua coscienza così odiosamente Tassorosso – Non sei una stronza. -

-Adorabile! - rise di nuovo Erica, sporgendosi a baciargli la guancia, mentre Derek si guardava preoccupato intorno.

Per essere una Serpeverde Erica era decisamente incline alle manifestazioni di affetto, mentre lui ci teneva a mantenere una certa reputazione.

Avevano fatto amicizia quasi subito all'inizio del primo anno, proprio durante una lezione di pozioni.

Erano entrambi degli emarginati: Derek cercava di non parlare con gli altri Tassorosso in pubblico per non compromettere ancor di più la sua reputazione, mentre Erica era la nata babbana strana che soffriva di crisi epilettiche. Fare amicizia era stato facile e istintivo, si erano guardati e si erano scelti. Da allora erano diventati inseparabili e approfittavano di ogni lezione in comune per stare insieme.

-Eccolo che arriva. - mormorò improvvisamente Erica, con una risatina civettuola.

Derek roteò gli occhi, senza nemmeno alzare lo sguardo dagli appunti che stava esaminando.

Poteva sentire l'odore di caffeina misto a colonia babbana da due soldi anche a chilometri di distanza. Come se servisse la caffeina a un ragazzino di dodici anni chiaramente iperattivo per risultare ancora più irritante. E odiava il suo profumo.

Derek chiuse gli occhi invocando pazienza, quando l'ombra magra dell'altro si stagliò sulla sua pergamena.

-Bella sciarpa, Tassorosso! - lo apostrofò con voce allegra e anche senza guardarlo Derek poteva vedere il suo ghignetto storto.

-Va via Stiles. - fece Erica, ma quella traditrice stava ridacchiando e Derek avrebbe giurato sulle sue sorelle che stesse pure sbattendo le ciglia. La cotta assurda di Erica per quel bulletto non l'avrebbe mai capita.

-Non ti da fastidio che Hale stia gettando fango sulla nostra casa, Erica? - le chiese Stiles in tono gentile e vivace insieme, facendola di nuovo ridere.

A quel punto Derek fu costretto a sollevare il volto, guardandolo male.

Il ghigno di Stiles divenne un grosso sorriso. Non era cambiato molto dall'anno prima, secondo Derek. Aveva sempre quegli occhi luminosi e strani, i capelli rasati e l'irritante abitudine di punzecchiarlo continuamente. Derek non ne capiva assolutamente il motivo, ma sembrava che Stiles fosse una celebrità tra i Serpeverde del suo anno. Nonostante le avesse fatto firmare una dichiarazione di odio eterno verso Stiles Stilinski, Derek sapeva che Erica lo trovasse simpatico. Diceva sempre che era uno dei pochi ad essere gentile con lei e che la faceva ridere quando imitava Piton.

Per Derek, invece, Stiles Stilinski era solo una spina nel fianco.

-Oh, eccoti qui Tassorosso! - lo salutò quando gli occhi verdi di Derek furono nei suoi - E per la cronaca, non inganni nessuno. Né con quello sguardo truce né tanto meno con la sciarpa. -

-Oh mamma – fece Derek, spalancando gli occhi e fingendo sgomento – E ora che me l'hai detto come potrò avere sonni tranquilli? -

Stiles sollevò un angolo della bocca, quella stupida bocca da rana che Derek odiava da due lunghi anni.

-Come è possibile che tu sia tenero anche quando cerchi di fare la voce grossa? -

-Io non sono tenero! - protestò Derek, sentendo le guance diventare bollenti.

Stiles fece un verso di compatimento che lo spinse a guardarlo ancora più trucemente.

-Certo, Derek – fece una pausa – Lo hai già fondato il sindacato per gli elfi domestici? -

-Maledizione! - sbottò Derek, facendo scoppiare a ridere Erica – Va bene, mi preoccupo degli elfi domestici, chi non lo farebbe? Cucinano per noi da mattino a sera e non sono rappresentati appropriatamente da nessuno e... -

-Silenzio Hale! Non costringermi a toglierti punti. -

L'entrata irruenta di Severus Piton spinse Stiles a defilarsi velocemente al suo posto, senza rinunciare a un'ultima occhiata divertita verso Derek, che lo guardò malissimo mentre suo malgrado era costretto a tacere.

Non importava cosa dicesse Erica.

Avrebbe odiato quel ragazzino per sempre.

 

 

 

Terzo anno, tredici anni

 

 

 

Derek odiava Stiles Stilinski. Davvero.

Solo che per un motivo o per l'altro finiva sempre per dargli corda.

Sapeva che allontanarsi dal gruppo durante Creature Magiche per andare dietro a Stiles fosse stupido, ma lo aveva fatto lo stesso, senza nessun motivo apparente.

-Ti dico che non puoi. -

-Ma sì che posso. -

Derek chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, come ogni volta che era quasi sul punto di perdere la pazienza.

-Senti – cominciò, mettendo su il tono saccente di quando era sulla difensiva, il che capitava spesso in un'intera famiglia Serpeverde in cui lui era l'unico Tassorosso – Ho studiato il manuale di Creature Magiche già durante l'estate del primo anno, Stiles, quindi ti dico che non puoi avvicinarti a quell'ippogrifo senza lasciarci la pelle. -

Stiles, che si stava già arrampicando sullo steccato, voltò la testa solo per lanciargli un'occhiata inorridita.

-Tu studi durante l'estate? -

Derek gli rivolse uno sguardo impassibile.

-Immagino che tu non abbia mai fatto i compiti delle vacanze. -

-Certo che no! - replicò immediatamente Stiles, disgustato dalla sola idea e riprendendo ad arrampicarsi – E' da sfigati! -

-Mio Dio – sussurrò Derek, socchiudendo gli occhi e guardando con disapprovazione Stiles atterrare con eleganza sul prato al di là del recinto – Sei un primate. -

-Sì, okay, me lo spieghi dopo che insulto da Tassorosso è – lo liquidò Stiles, facendogli roteare gli occhi – Adesso, se permetti, ho un ippogrifo da far inchinare. -

-Stiles, per favore – esclamò Derek, appoggiando le mani al recinto e lasciando per un attimo perdere le ostilità -E' pericoloso. E Hagrid si accorgerà presto che ci siamo allontanati. Torniamo dagli altri, ti prego. -

Stiles lo guardò, con quegli occhi troppo luminosi e troppo grandi, in piedi davanti a lui dall'altra parte del recinto.

Alle sue spalle, legato a un albero, Derek poteva vedere un immenso ippogrifo grigio sdraiato sul prato e intento a sgranocchiare furetti con aria non propriamente amichevole.

-Non ti ho obbligato a seguirmi – disse infine Stiles, stringendosi nelle spalle – Se hai paura torna dagli altri, io vado dall'ippogrifo. -

Derek lo fissò con rabbia.

-Non mi hai obbligato a seguirti? Mi hai sussurrato a un orecchio che saresti venuto qui a farti ammazzare e Hagrid non mi prestava attenzione perché troppo preso da quegli asticelli! Che avrei dovuto fare? -

Stiles fece un sorriso storto.

-E poi neghi di essere un Tassorosso e vai in giro con quella vecchia sciarpa di tua sorella. Chiunque altro se ne sarebbe fregato, sai? -

-Stiles, esci da quel recinto! - sbottò Derek, ormai al limite della pazienza.

Stiles continuò a ghignare, con quella stupida bocca da rana.

-Prima faccio inchinare l'ippogrifo. Tu torna pure alla tua noiosa lezione su dei pezzi di legno. -

-Gli asticelli sono creature molto affascinanti! - si oppose Derek, ma ormai l'altro si stava allontanando risoluto, diretto verso l'enorme creatura.

Derek rimase a fissare la sua schiena magra per un istante, il cervello che lavorava veloce.

Stiles aveva ragione. Chiunque altro al suo posto se ne sarebbe fregato. E poi Stiles era sempre così insopportabile con lui che non meritava affatto la sua preoccupazione.

Si morse un labbro mentre Stiles, così magro e piccolo rispetto all'ippogrifo, si avvicinava sempre di più.

Imprecando a mezza voce, Derek si arrampicò rapido sullo steccato, atterrando agilmente dall'altra parte.

Adesso Stiles era solo a qualche metro dall'ippogrifo, che si era alzato in piedi e raspava la terra in maniera non proprio rassicurante.

-Devi mantenere il contatto visivo. - sibilò Derek, nervoso.

-Lo so. - mormorò Stiles di rimando e Derek notò compiaciuto che adesso che era davanti alla creatura faceva molto meno lo spavaldo.

Si avvicinò piano e cautamente, fino ad essere proprio dietro Stiles, che stava fissando lo strano animale, sempre più irrequieto.

-Ora inchinati. Piano. - sussurrò Derek, chinandosi anche lui quando lo fece Stiles.

L'ippogrifo, che avrebbe dovuto inchinarsi, fece uno strano verso e cominciò a raspare la terra con più foga e Derek capì immediatamente che non stava andando bene.

-Maledizione Stiles, allontanati. - sibilò, già pronto a correre.

-Aspetta. Ancora un istante. - mormorò in risposta Stiles, testardo fino alla morte.

Dio, Derek lo odiava.

-Stiles! - esclamò terrorizzato, quando vide l'ippogrifo rizzarsi sulle zampe posteriori.

Non pensò nemmeno a quel che stava facendo.

Si buttò in avanti e spinse Stiles a terra, stringendosi forte a lui mentre cadevano sul prato, uno sopra l'altro.

Gli artigli dell'ippogrifo colpirono il terreno e quando fece per avvicinarsi a loro, fortunatamente la corda legata al suo collo glielo impedì.

Derek guardò la scena esalando un sospiro di sollievo, poi riportò lo sguardo su Stiles, bloccato sotto di lui.

Stiles lo stava fissando, aveva gli occhi spalancati, di cui Derek poteva contare ogni ciglia da quanto erano vicini, e aveva la bocca aperta in una piccola “o” lucida.

-Mi hai salvato la vita. - mormorò, fissando con occhi frenetici tutto il viso di Derek, come se non fosse vero.

-Ti avevo detto che non potevi farcela! - esclamò invece Derek, guardandolo con pura rabbia – Sei un deficiente! Poteva ucciderti! -

Derek si ritrovò a boccheggiare incredulo e furioso quando si rese conto che Stiles, quel completo cretino incosciente, stava sorridendo.

-Ma allora ti importa di me, Hale. Ti sarei mancato? Oh mio Dio – il suo sorriso si fece ancora più largo e i suoi occhi più luminosi e Derek non poteva credere di aver salvato la vita a un tale imbecille – Non è stato solo lo spirito del buon samaritano. Ti piaccio. Non è così? -

-Va al diavolo! Io ti detesto! - urlò Derek furioso, alzandosi di scatto dal suo corpo e correndo via senza guardarsi più indietro.

Era arrabbiato. Arrabbiato con Stiles e la sua totale incapacità di prendere le cose seriamente.

Ed era anche preoccupato. Stiles gli dava già il tormento con questa storia del Tassorosso fatto e finito che voleva passare per Serpeverde. Adesso che lo aveva salvato, lo avrebbe deriso ancor di più per la sua irritante propensione a curarsi degli altri?

Ma, con sua grande sorpresa, il suo terzo anno fu l'anno in cui finirono molte cose.

Erica finì di sottostare agli scherzi dei suoi compagni.

Lydia Martin finì di costringere gli gnomi del giardino a mettersi tutù rosa.

Hagrid finì di tenere un ippogrifo alla portata degli studenti più giovani.

E Stiles Stilinski finì di prenderlo in giro.

 

 

 

Quarto anno, quattordici anni

 

 

Derek cominciava a pensare che probabilmente Erica non avesse tutti i torti quando diceva che Jordan Parrish, il prefetto tassorosso, ci stesse provando con lui.

All'inizio aveva pensato che volesse solo essere gentile con un ragazzo più giovane, quando lo aiutava a portare i libri da un'aula all'altra rischiando di fare tardi alle sue lezioni o quando gli dava la parola d'ordine per accedere al bagno dei prefetti.

Ma adesso, seduto sul prato contro il suo albero preferito mentre cercava di studiare per il compito di erbologia, doveva ammettere che non fosse normale il fatto che Jordan fosse seduto da due ore accanto a lui senza dire assolutamente nulla, solo guardandolo di tanto in tanto.

Derek non ne sapeva molto di relazioni, ma sapeva una cosa: non ne voleva una.

E di certo non una con Parrish.

Inoltre Derek puntava a diventare prefetto il prossimo anno e una relazione tra colleghi a suo parere sarebbe stata terribilmente inappropriata.

-Derek. -

Derek trasalì nel sentire la voce di Jordan dopo ore di assoluto silenzio.

Deglutì nervosamente e lo guardò, forzando un piccolo sorriso.

Jordan sembrava terrorizzato e risoluto insieme e il panico investì prepotentemente Derek.

Gli stava per chiedere di uscire.

Lo stava per fare.

E Derek non aveva idea di come rifiutarlo senza ferire i suoi sentimenti.

Poteva pure girare per i corridoi perennemente imbronciato e con una sciarpa Serpeverde intorno al collo, ma nel profondo era pur sempre un Tassorosso che credeva nella gentilezza e nel rispetto degli altri.

Jordan aprì la bocca e Derek serrò le mani a pugno, già pronto alla fatidica e imbarazzante domanda.

Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, una pluffa atterrò dritta in testa a Jordan, con un rumore sordo.

Derek puntò subito lo sguardo alle sue spalle, individuando un gruppo di Serpeverde sulle scope che sghignazzava poco più in là.

Non si stupì affatto di vedere tra di loro Stiles, che stava facendo un giro della morte tra gli incitamenti degli altri. Era sicuro che fosse stato Stiles a lanciare la pluffa, solo lui possedeva una mira tanto precisa.

Derek scosse la testa, ma dovette alzare il manuale delle Erbe Acquatiche davanti al viso per nascondere un piccolissimo sorriso.

-Ehi voi! - sbraitò Jordan dopo essersi ripreso dalla botta, alzandosi minacciosamente in piedi con la pluffa sotto braccio – Non potete giocare a quidditch fuori dal campo di allenamento! Dieci punti in meno a Serpeverde e andrò subito a parlare con la professoressa Sprite! -

Per tutta risposta i Serpeverde cominciarono ad esibirsi in picchiate micidiali, inseguendo poi lo stesso Parrish che stava correndo verso il castello, con la pluffa tenuta comicamente sopra la testa per ripararsi.

Nella baraonda generale, Stiles gli si avvicinò in volo con una fluida manovra, sorridendogli dall'alto.

Derek gli rivolse un'occhiata storta, sollevando una mano davanti agli occhi per riparasi dal sole.

-Immagino che tu sia soddisfatto di star mantenendo la tua media di dieci punti in meno al giorno. - lo apostrofò sarcasticamente, irritato per tutto quel baccano che non gli permetteva di studiare in pace.

-Non c'è male, Hale. Non c'è male. - stette al gioco Stiles, appoggiando il mento alle mani e stando completamente sdraiato sulla scopa, con quel suo stupido sorrisetto irritante.

Derek lo guardò e si ricordò distrattamente di come lo avesse definito Erica l'altro giorno a colazione. Ah sì. Attraente da fare schifo.

Derek presumeva che fosse migliorato dai tempi in cui aveva i capelli rasati.

-Dovresti proprio cominciare a tirare fuori del tuo peggio. - continuò a prenderlo in giro Derek, guadagnandosi un sorriso enorme.

Derek non capiva come quella bocca da rana potesse essere definita attraente.

-Dovrei proprio farlo – convenne Stiles allegro, poi prese a soppesarlo attentamente – Sei venuto alla partita ieri? -

Derek sospirò esasperato, chiudendo di scatto il suo libro, ormai rassegnato a dover rimandare lo studio.

-Quanti inviti dovrò ignorare per fartelo capire, Stiles? Non mi piace il quidditch. Non mi piace guardarlo. Non mi piace guardare te che giochi a quidditch e fai il deficiente per il tuo piccolo fan club. -

Stiles sollevò un angolo della bocca, senza scomporsi.

-Avverto gelosia, mio delizioso Tassorosso? -

Derek scoppiò nella risata più acida del suo repertorio, anche se poteva sentire le guance scaldarsi.

-Ti piacerebbe! E non chiamarmi così. -

Il loro rapporto era talmente cambiato rispetto a un anno prima che spesso Derek non riusciva a capire cosa stesse succedendo.

Stiles non lo prendeva più in giro come prima e tra loro era nato una sorta di patto di non belligeranza dall'incidente con l'ippogrifo, ma di certo non potevano definirsi amici e Stiles aveva ancora l'irritante propensione di sottolineare i suoi lati Tassorosso.

Stiles adesso non sorrideva più mentre gli lanciava uno sguardo accusatorio, quasi offeso.

-Avresti dovuto esserci ieri. Te lo avevo detto che ti avrei dedicato la cattura del boccino per dimostrarti quanto io sia straordinario e più bravo di te in qualsiasi cosa che faccio. E quando mi sono girato verso la tribuna dei Tassorosso con il pugno in alto, tu non c'eri. Ho fatto la figura dell'idiota.-

-Dovresti esserci abituato. - replicò Derek con un sorriso storto, cominciando a raccogliere la propria roba dal prato.

-E' stata una cattura da manuale. - insistette Stiles, inarcando le sopracciglia.

-Che peccato essermela persa! - cantilenò Derek, alzandosi in piedi con la borsa in spalla – Considerando che volevi dedicarmela solo per umiliarmi, piango davvero. -

Stiles aggrottò la fronte come se fosse contrariato, ma non disse niente.

Derek lo guardò un istante, aspettando che parlasse, ma davanti al silenzio dell'altro scosse la testa e fece per andarsene.

-Parrish è un deficiente. E noioso. E un idiota. - sbottò Stiles, dal nulla.

Derek lo guardò, perplesso e vagamente irritato.

Parrish forse non era il suo compagno di casa preferito, ma il cameratismo Tassorosso gli impediva di lasciar insultare un compagno senza difenderlo.

-Innanzitutto, deficiente e idiota sono pressapoco sinonimi, migliora i tuoi insulti. E poi per te noioso è chiunque abbia mai osato leggere un libro di testo nell'arco della sua vita. -

-Porta la cravatta anche nei weekend – continuò imperterrito Stiles, spalancando disgustato gli occhi – E giuro che l'ho sentito pronunciare la parola “obsoleto” l'altro giorno. Mio nonno ha più verve di lui! -

-Stiles, obsoleto è una parola normalissima. Davvero, un giorno dovrò regalarti un vocabolario. - rispose Derek alzando gli occhi al cielo, sorvolando sul resto.

-Senti, è stupido e basta! - esclamò Stiles, imbronciandosi come un bambino.

Derek inarcò le sopracciglia, sempre più confuso e irritato.

-Mi puoi spiegare che ti prende? - esitò – Pensavo che noi fossimo... beh, non proprio amici... pensavo che fossimo... -

-Siamo amici – lo interruppe Stiles sbrigativo, cominciando già a virare con la scopa – E' per questo che quando ti chiedo di esserci a una mia partita, dovresti esserci. -

Derek sbatté le palpebre, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Stiles era già volato via.

Da quel momento due cose erano cambiate: Jordan Parrish non ci aveva più provato con lui e Derek aveva cominciato ad andare alle partite di Stiles, anche se si annoiava tremendamente, anche se non ne capiva il senso.

Quando però Stiles, dopo aver preso il boccino, si esibiva in un triplo salto mortale, alzando poi il pugno verso di lui, Derek non poteva fare a meno di applaudire alzando gli occhi al cielo, un microscopico sorriso sulle labbra.

 

 

 

Quinto anno, quindici anni

 

 

Derek voleva bene alla sua famiglia, davvero.

Voleva bene a Laura, brillante medimago.

Voleva bene a Cora, che presto avrebbe preso i suoi M.A.G.O.

Voleva bene a Malia, la sua cuginetta al terzo anno, ovviamente Serpeverde.

Voleva bene ai suoi genitori e voleva bene persino a suo zio Peter.

Ma odiava con tutto se stesso dover tornare a casa per le vacanze di Natale.

Per tutti gli altri significava soltanto passare due settimane con la propria famiglia. Per lui sottostare alle prese in giro di tutti i suoi parenti.

Derek lo sapeva che non lo facevano con cattiveria, che era diventata ormai una divertente routine fare battutine sul suo essere finito a Tassorosso dopo una solida tradizione familiare a Serpeverde, ma avrebbe solo voluto, per una volta, che qualcuno della sua famiglia lo guardasse e vedesse, semplicemente, Derek.

Derek che amava leggere come un Corvonero.

Derek che sapeva fare a pugni come un Grifondoro.

Derek che sapeva usare il sarcasmo come un Serpeverde.

E, sì, Derek che era gentile e onesto come un Tassorosso.

Lui era tante cose, perché doveva essere ridotto semplicemente ai colori della sua cravatta?

Insomma, Derek passava le vacanze di Natale a fingere un sorriso di circostanza, cosa che non faceva che incoraggiare gli altri a deriderlo per la sua eccessiva bontà.

Le vacanze gli mettevano un tale stress addosso, che non vedeva l'ora di tornarsene a Hogwarts.

Gli era mancata tantissimo la biblioteca, motivo per cui stava attraversando di gran fretta i sotterranei per recarsi lì.

Avrebbe voluto salutare Erica, ma da quando si era messa con Vernon Boyd, un compagno di casa, l'amica era molto meno presente.

In realtà, avrebbe voluto salutare anche Stiles. Ma quando si era presentato al campo di allenamento chiedendo timidamente dove fosse, gli altri Serpeverde avevano riso dicendo che il loro capitano aveva dato buca agli allenamenti, sicuramente per correre dietro a una delle sue tante fan.

La cosa aveva inspiegabilmente irritato Derek ancora di più.

Niente che un buon libro non avrebbe potuto risolvere, comunque.

Improvvisamente, mentre passava davanti alle cucine, si sentì afferrare per un polso.

Immediatamente sfoderò la bacchetta, girandosi per puntarla alla gola del suo assalitore.

Trovandosi davanti soltanto un grosso e divertito sorriso da rana.

Derek roteò gli occhi mentre metteva via la bacchetta, liberandosi il polso dalla stretta di Stiles.

-Signor Prefetto. Che ci fa tutto solo nei corridoi a siffatta ora? - domandò Stiles, fingendo una voce pomposa, il petto in fuori.

-Sono appena le sei – ribatté Derek, seccato – Che vuoi Stiles? Stavo andando in biblioteca, non ho tempo adesso. -

Avrebbe voluto aggiungere che poteva tornare a fare il cretino con le sue tante ammiratrici, ma fortunatamente si morse la lingua prima di mettersi in ridicolo da solo.

Stiles inarcò le sopracciglia, mentre il suo sorriso si faceva inspiegabilmente più dolce.

-Oh oh. Malumore da Natale in famiglia – diede un'occhiata all'onnipresente sciarpa Serpeverde al collo di Derek e si rabbuiò – Ancora con questa storia? Si può sapere che male c'è ad essere un Tassorosso? -

E, senza volerlo, e assolutamente con la persona sbagliata, Derek scoppiò.

-Niente! - urlò, talmente all'improvviso che Stiles sobbalzò appena, prima di continuare a fissarlo apparentemente imperturbabile – E' questo il punto! Non c'è niente di male! Ma sembra che questo lo sappia solo io, perché tutti gli altri non fanno che rinfacciarmelo come se avessi ucciso qualcuno! Oh sì, fucilatemi! Mi piace cucinare i biscotti, una volta ho curato la zampina a un passero ferito e dico grazie quando qualcuno mi passa il sale a tavola! Oh, che persona spregevole che sono! Uccidetemi, perché sono un ignobile Tassorosso! -

Stiles in tutto quello continuò a fissarlo, assolutamente tranquillo.

-Hai finito? -

-No! - esclamò Derek, che aveva voglia di prenderlo a pugni solo per potersi sfogare – Ho appena cominciato! Dico anche per favore, se non è un problema, non preoccuparti e tante altre cose spregevoli e... -

-Forse ti stupirà, ma questa si chiama normale educazione e anche i Serpeverde la possiedono. - lo interruppe Stiles, arricciando l'angolo della bocca in un sorriso quasi intenerito.

-E allora spiegalo alla mia dannata famiglia!- strillò Derek, sbattendo il piede a terra.

Stiles lo osservò meditabondo, poi sorrise furbamente, prendendogli nuovamente il polso. Questa volta Derek non si ritrasse, limitandosi a guardarlo male, il petto che si abbassava e si alzava in preda al fiatone per quanto aveva urlato.

-So io cosa ti serve. Vieni con me. -

Derek non aveva la forza di obiettare in quel momento, quindi si lasciò trascinare passivamente da Stiles verso un quadro con della frutta.

-Ma qui ci sono le cucine. - osservò, senza riuscire a trattenersi.

Stiles si voltò per rivolgergli un ghigno storto.

-Puoi scommetterci. Tieniti pronto. Stiamo per vedere i tuoi amici elfi. -

-Penso di averli quasi convinti ad eleggermi loro rappresentante sindacale. - si rianimò Derek, facendo roteare gli occhi a Stiles, che però sorrideva.

-Ho la pelle d'oca. Coraggio, entriamo. -

Derek osservò affascinato Stiles fare il solletico con due dita alla pera del quadro, che immediatamente si trasformò in una maniglia.

-Wow. -esalò, mentre Stiles gli sorrideva sghembo, tenendogli aperta la porta con ostentata cavalleria.

-Dopo di lei, signore. -

Derek ringraziò simulando un inchino, poi abbassò di poco la testa per poter intrufolarsi nella piccola cucina.

Spalancò la bocca, davanti allo spettacolo di centinaia di piatti succulenti che venivano assemblati con ammirabile maestria da elfi indaffarati e estremamente efficienti.

Sentì la presenza di Stiles dietro di lui e sorrise.

-Tutto questo è estremamente contro le regole. Sono un prefetto, dovrei scoraggiare una simile effrazione. -

-Dillo senza sorridere in quel modo e forse ti crederò. - replicò Stiles, superandolo con gli occhi che brillavano più del solito.

Gli elfi non facevano assolutamente caso a loro, anzi, qualcuno provò ad offrirgli del cibo, educatamente rifiutato da Derek che non voleva approfittarsi di loro, non finché non avessero avuto il loro sindacato a tutelarli.

-Amo questo posto. C'è lo stesso odore che sento nel mio dormitorio. Biscotti allo zenzero. - mormorò Derek con aria sognante.

Stiles gli gettò un'occhiata, sorridendo storto.

-Lo so. E siamo qui proprio per i biscotti. -

Davanti allo sguardo perplesso di Derek, Stiles si limitò a prenderlo di nuovo per un polso, solo che questa volta invece del polso gli prese la mano.

Derek arrossì appena, ma non si scostò, lasciandosi condurre docilmente fino a un grosso tavolo di legno, accanto a cui era situato un forno dall'aria vecchia ma ancora efficiente.

Sopra al tavolo erano disposti ordinatamente un pacco di farina, delle uova, latte, zenzero, lievito e burro.

Derek si voltò verso Stiles, che gli sorrideva con un sopracciglio inarcato.

Si tenevano ancora per mano.

Derek si chiese vagamente se fosse strano.

In realtà, non gli importava.

-Facciamo i biscotti? - sussurrò Derek, cercando di contenere l'emozione nella sua voce perché, Dio, quella era il genere di cose per cui la sua famiglia lo prendeva in giro.

Ma Stiles non lo prese in giro. Si limitò a sorridere più ampiamente, gli occhi che brillavano come non mai.

Derek pensò improvvisamente che gli occhi di Stiles non erano affatto come quelli di un gufo e che la sua bocca non somigliasse affatto a quella di una rana.

Derek pensò improvvisamente che Stiles fosse bello e il pensiero lo colpì come un macigno.

-Facciamo i biscotti. - confermò, lasciandogli andare la mano solo per permettergli di avvicinarsi trepidante al tavolo.

Quello fu decisamente il regalo più bello che Derek avesse mai ricevuto. Certo, Stiles era assolutamente disastroso come aiuto cuoco. E i biscotti si erano leggermente bruciati in forno. E Derek aveva dovuto costringere Stiles a pulire il casino che aveva combinato con il lievito perché era assolutamente ingiusto che ci pensassero gli elfi.

Ma era stato il regalo più bello che Derek avesse mai ricevuto.

E proveniva da Stiles.

E quando finalmente Derek estrasse tutto fiero di sé la sua teglia di biscotti irregolari e bruciacchiati dal forno, non poteva essere più felice.

Era talmente assorto dai suoi bambini di zenzero, che si rese conto che Stiles lo stesse fissando solo dopo un po'.

Si voltò con un sorriso perplesso, che scemò quando si rese conto del modo in cui Stiles lo stesse guardando.

I suoi occhi non erano luminosi come al solito, erano caldi più che altro, e lo accarezzavano come se Derek fosse stata la creatura più preziosa su cui si fossero mai posati.

Poi Stiles scoppiò nel solito sorriso allegro e strafottente e l'incanto si spezzò.

Derek non sapeva se ne fosse felice o deluso.

Non si ribellò quando Stiles gli sfilò con dolcezza la sciarpa di Serpeverde dal collo, lasciandola cadere ai loro piedi.

Si guardavano negli occhi e Derek si sentiva tutto caldo, e sapeva che il calore del forno c'entrasse ben poco.

-Questa non ti serve più – mormorò Stiles, poi sorrise, sghembo e dolce – In ogni caso, non ingannavi nessuno. Puzzi di gentilezza e biscotti fatti in casa anche a chilometri di distanza. -

Derek socchiuse gli occhi, le labbra arricciate in un piccolo sorriso.

-Oh, va al diavolo, Stiles Stilinski. -

Poi sollevò la teglia tra di loro, con un grosso sorriso sul volto, lo specchio di quello di Stiles.

-Vuoi un biscotto? -

 

 

 

Sesto anno, sedici anni

 

 

Derek aveva salito i gradini della guferia due a due non appena lo aveva saputo. La sciarpa Tassorosso gli schiaffeggiava il viso a ogni movimento, ma non gli importava.

Importava soltanto raggiungere Stiles.

Durante la colazione era rimasto sorpreso e deluso dall'assenza di Stiles, poi aveva sentito uno stralcio di conversazione tra Jackson e Theo e aveva capito.

Sperava con tutto se stesso di sbagliarsi, ma erano mesi che le condizioni di Claudia Stilinski erano sempre più gravi, erano mesi che gli occhi di Stiles erano sempre meno luminosi, mesi che la sua bocca da rana non formava uno di quei sorrisi che Derek tanto amava.

Derek irruppe all'interno della guferia con il fiatone, guardandosi freneticamente intorno.

Stiles era lì, rannicchiato sul pavimento sporco, le ginocchia a bocconi, gli occhi spalancati e vuoti e una lettera stretta nel pugno serrato.

Derek si avvicinò piano, lasciandosi cadere seduto accanto a lui. Sospirò tremante, mentre avvicinava il viso al profilo immobile di Stiles, fino ad essere tanto vicino da potergli contare ogni neo, da avere le labbra che gli sfioravano la guancia pallida e liscia.

-Mi dispiace così dannatamente tanto. - sussurrò, sperando che la voce non gli si spezzasse o, peggio, di non scoppiare a piangere.

Non poteva piangere. Non in un momento simile, non quando Stiles aveva così disperatamente bisogno di lui.

-E' tutto okay – mormorò Stiles assente, anche se niente era okay e Derek poteva vedere le sue mani tremare. Le fermò avvolgendole con le sue, baciandogli una guancia pallida e liscia, e anche umida – Sapevo che sarebbe successo. Tutto okay. -

Derek si limitò a scuotere la testa, senza sapere cosa dire.

-Sai, stavo pensando a una cosa buffa prima che tu arrivassi. - fece Stiles con voce tremante e Derek gli baciò di nuovo la guancia, bloccando nuove lacrime.

-A cosa pensavi? - chiese dolcemente, facendosi ancora più vicino.

-Che tu ti senti la pecora nera della famiglia perché sei un Tassorosso, ma a ben vedere anche io sono la pecora nera della mia. Mio padre è babbano, ma mia madre era una Tassorosso, come tutta la sua famiglia. -

-Tua madre non sarebbe potuta essere più fiera di te. Non per il Serpeverde che sei, ma per il ragazzo che sei. - mormorò Derek, capendo dove andassero veramente a parare i pensieri di Stiles.

Stiles emise un piccolo singhiozzo e Derek se lo strinse contro, cullandolo.

-So che è spregevole da parte mia, perché io amo mio padre, davvero. Ma lei era una strega. Mi capiva. Era l'unico legame che avessi con Hogwarts e con la magia anche quando ero a casa. E adesso mi sento... mi sento vuoto. - sussurrò con voce rotta, stringendosi disperatamente a Derek, che gli accarezzò con dolcezza i capelli.

-Non sei affatto spregevole. E' la tua mamma – disse con voce soffice, usando volutamente il presente – Hai tutto il diritto di sentirti vuoto. -

Stiles sollevò il volto dal suo petto, rivolgendogli uno sguardo lucido e disperato.

-Dimmi che tu non mi lascerai, Tassorosso. -

Derek lo guardò seriamente negli occhi, afferrandogli i lati del viso quasi bruscamente.

-Non ti lascerò, scemo. -

E poi Stiles si sporse leggermente in avanti, finché le loro labbra non si toccarono delicatamente, talmente di sfuggita che Derek provò la sensazione che si prova nel dormiveglia, quando non si sa cosa è reale e cosa no.

Derek spalancò gli occhi, mentre Stiles chiudeva i suoi.

Le labbra di Stiles erano soffici e salate di lacrime e anche se quello era il suo primo bacio in assoluto e Derek non era nemmeno sicuro potesse definirsi un vero bacio quanto più uno sfioramento, ebbe la certezza che quello fosse stato il bacio migliore della sua vita.

Quando Stiles aprì gli occhi si staccò appena, rimanendo comunque tanto vicino da sfiorare il naso di Derek con il suo e da fargli avvertire il suo respiro alla caffeina e caramelle alla menta.

Derek teneva ancora le mani intorno al viso di Stiles ed era assolutamente accecato dagli occhi dell'altro, che brillavano come fanali.

-Dimmi che non l'hai fatto solo perché stai soffrendo. Cioè, lo capirei. Andrebbe bene comunque. Ma ti prego, dimmi che non è stato solo per quello. - sussurrò Derek sulle sue labbra, allucinato e con le guance che scottavano.

Stiles accennò un minuscolo sorriso, e con le guance rigate di lacrime e i capelli arruffati, sembrava così piccolo che Derek desiderò soltanto poterlo proteggere da tutti i mali del mondo.

-L'ho fatto perché sono indecentemente e scandalosamente innamorato di te. Tu tiri fuori il Tassorosso diabetico che è in me, Derek Hale. Ti odio fottutamente tanto per questo. - mormorò Stiles in tono tenero, guardandolo come se fosse Derek quello da proteggere e non il contrario.

Derek sorrise, il cuore che batteva all'impazzata, non per il nervosismo ma semplicemente perché era felice.

-E tu mi fai incazzare così tanto a volte che tiri fuori il Serpeverde stronzo che c'è in me. E ti odio fottutamente tanto per questo. -

Gli angoli della bocca di Stiles per un attimo tremarono in un sorriso, ma poi inarcò le sopracciglia, in un modo che fece sorridere dolcemente Derek.

-Non hai dimenticato niente? -

Derek sorrise, facendo scontrare teneramente il proprio naso con quello piccolo e all'insù di Stiles, assolutamente adorabile.

-Sono indecentemente e scandalosamente innamorato di te anche io. - mormorò e appena lo disse si rese conto che non c'era mai stato niente di più vero.

Non era nemmeno certo di quando l'avesse capito, probabilmente nell'estate tra il quinto e il sesto anno, ma ciò che importava era che fosse assolutamente certo del suo sentimento.

Quell'anno fu il più triste e il più felice della loro vita.

 

 

 

 

Settimo anno, diciassette anni

 

 

Derek era stato indeciso fino all'ultimo, ma alla fine Stiles era riuscito a convincerlo a portare lui e lo Sceriffo a casa Hale per Natale.

Derek avrebbe di gran lunga preferito andare dal padre di Stiles per Natale, ma non aveva avuto cuore di negare al suo ragazzo una cosa che sembrava desiderare così tanto, per qualche strano motivo.

Derek aveva cercato di godersi la cena della vigilia, di godersi la mano grande e protettiva che il suo fidanzato aveva tenuto sulla sua coscia per tutto il tempo, la sua presenza calda e rassicurante accanto a sé, ma era stato nervoso e agitato tutta la sera.

Sapeva che prima o poi avrebbero cominciato. Infatti, non appena lo Sceriffo e il padre di Derek furono andati nello studio di quest'ultimo per bersi un bicchiere di whisky, sua sorella Laura aveva dato inizio alle danze.

-Allora Stiles – ridacchiò, facendo raddrizzare immediatamente la testa a Stiles, che si era chinato per baciare la guancia a Derek – Come è stare con Derek? -

-In che senso? - sorrise Stiles, apparentemente calmo.

Derek si mordeva il labbro, volgendo nervosamente lo sguardo dall'uno all'altra.

-Beh, tu sei un Serpeverde come noi – intervenne Cora, rivolgendo un cenno conviviale a Stiles – Non deve essere facile sopportare un Tassorosso. -

-Derek poi è particolarmente emotivo e appiccicoso come esemplare. - fece Peter, con una risata roca.

-Il mio Derek non ha mai avuto la tempra di Cora e Laura, temo. - intervenne Talia, con un sorriso affettato a dispetto del tono affettuoso.

-Capisco. - fece Stiles, in tono monocorde, stringendo appena la presa sulla coscia di Derek.

Derek si affrettò a intrecciare la mano alla sua, come a pregarlo di lasciare perdere.

-Derek è il tipo di persona che ama gli abbracci, le coccole e le dichiarazioni d'amore a cuore aperto. - aggiunse Malia in tono derisorio, scatenando altre risate.

-Sapete, è buffo – esordì Stiles, alzando la voce per sovrastare le loro risate, ignorando lo sguardo implorante di Derek – Ma riconosco molto più me stesso che Derek, nella vostra descrizione. Sono io che cerco sempre il contatto fisico, le coccole e gli abbracci. E sono io che mi sono dichiarato per primo, con il cuore in mano, come dite voi. E poi – aggiunse in tono appena più gelido, guardando Talia – Derek ha tempra da vendere. Mi ha salvato la vita quando eravamo al terzo anno, e non credo che un altro Serpeverde avrebbe rischiato la sua vita per una cosa stupida che stavo facendo. Derek è gentile, buono e perfetto e, sì, è un Tassorosso. Ma l'unica cosa che gli si può rimproverare per questo, è non avervi mandato al diavolo molto tempo fa. -

Quando Stiles finì di parlare, un silenzio spiacevole era caduto nella sala da pranzo.

Derek teneva lo sguardo basso sul suo piatto vuoto, cercando di nascondere un sorriso.

-Con permesso, vado a fumarmi una sigaretta. - disse infine Stiles in tono seccato, sciogliendosi delicatamente dalla presa di Derek per potersi alzare da tavola.

Derek aspettò un istante, poi si alzò anche lui, fissando senza paura la sua famiglia, che sembrava fortemente a disagio.

Derek uscì dalla sala da pranzo con passo sicuro, senza chiedere permesso o scusarsi.

Prese il proprio cappotto e quello di Stiles prima di uscire in giardino, perché sapeva che il ragazzo fosse uscito soltanto in maglione.

Lo trovò in piedi nel portico, le mani in tasca e gli occhi persi sul paesaggio innevato davanti a lui.

Derek lo abbracciò da dietro con forza, quasi con irruenza, ma Stiles non si lamentò, limitandosi a stringere con tenerezza la mano di Derek con la propria, intrecciate all'altezza del suo cuore.

-Grazie. - sussurrò Derek contro il suo collo, la voce colma di gratitudine e amore.

-Grazie a te. - replicò semplicemente Stiles, voltandosi per poterlo abbracciare come si deve, permettendo a Derek, che soffriva terribilmente il freddo, di rannicchiarsi contro di lui.

-Grazie. Grazie per avermi difeso – insistette Derek, guardandolo seriamente negli occhi. Accennò un sorriso timido e malizioso insieme, mentre le guance gli si coloravano di rosso – E grazie per non aver menzionato il fatto che ho pianto di felicità dopo la nostra prima volta. O il fatto che ti cucino biscotti a ogni ricorrenza. O che mi piace essere abbracciato di notte. O... -

Stiles rise, di quella risata che Derek amava e a cui non avrebbe mai rinunciato, mentre interrompeva le sue parole schiacciandogli gentilmente la punta del naso con un dito.

-Non sono comunque affari loro, Tassorosso. - mormorò poi Stiles, tornando parzialmente serio, uno sguardo dolce tutto per lui.

Derek si limitò ad annuire con un piccolo sorriso, mentre Stiles gli circondava il volto con le mani fredde e gli posava un bacio sulle labbra.

-Avanti, andiamo dentro. Stai gelando. - soffiò infine Stiles, facendo per scostarsi, ma Derek lo trattenne per una manica, guardandolo risoluto.

-Ti amo così tanto. - disse, senza una particolare inclinazione, esponendo un semplice quanto indiscutibile dato di fatto.

Stiles gli sorrise strafottente e per un attimo smise di essere lo Stiles a cui era abituato, quel ragazzo alto e muscoloso, con i capelli arruffati e gli occhi seri e dolci insieme.

Derek lo guardò e vide il ragazzino di undici anni con il capo rasato, gli occhi da civetta, luminosi come fari, e la bocca da rana. E se ne innamorò giusto un po' di più.

-Lo sapevo, sei pazzo di me. - si pavoneggiò, strappando uno sbuffo divertito a Derek, che con un'ultima occhiataccia si voltò per tornare in casa.

Questa volta fu Stiles ad abbracciarlo da dietro, bloccandolo contro il suo corpo e baciandogli una guancia con frenetica dolcezza.

Derek sorrise, rilassandosi contro il suo petto.

-Ti amo così fottutamente tanto anche io. - gli sussurrò all'orecchio, prima di lasciarlo andare e offrirgli la mano.

Derek avrebbe sempre ricordato quel Natale come il giorno in cui aveva cominciato davvero ad apprezzarlo, con Stiles al suo fianco e la sciarpa Tassorosso orgogliosamente drappeggiata al collo.

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao a tutti!

Questa è una piccola Sterek ambientata nell'universo di Harry Potter! Amo le sterek così e spero di non aver scritto una cosa atroce, ma di avervi fatto un po' sorridere.

La trama mi è venuta in mente grazie a una fanart che ha mandato la mia ciccia Rach nella nostra chat, in cui c'era Derek tassorosso tutto imbronciato con la sciarpa Serpeverde e Stiles, Cora e Laura serpeverde che ridevano.

E' dedicata alle mie cicce, Rach e Giuls, perché le amo tanto e soprattutto perché so quanto amino questo Derek.

Ringrazio chiunque leggerà, non esitate a segnalarmi eventuali errori <3

Un bacio grande,

Fede <3

  
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