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Autore: StarkLabs    07/07/2018    0 recensioni
Immaginatevi un ragazzo che conduce una vita normale, ad un tratto si ritrova a fare i conti con qualcosa a cui non aveva mai pensato: la reincarnazione.
Osservò il suo nuovo volto allo specchio, la vita gli aveva dato una nuova possibilità, non l'avrebbe sprecata.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 A fine capitolo troverete le note con tutte le spiegazioni e precisazioni necessarie. Buona lettura.


Mie cari lettori la storia che sto per raccontarvi ha dell'incredibile, lascerà di stucco la maggior parte di voi, forse delle domande vi si insinueranno nella mente, forse inizierete a credere in qualcosa che prima ritenevate impossibile, ma badete bene questo è un avvertimento per i più scettici, non leggete o continuate queste righe e se lo fate vi prego di non giudicare quanto scritto perché si tratta della pura e semplice verità, non fatevi beffa di tutto ciò perché potreste ritrovarvi un giorno, anche molto lontano da questo tempo a fare i conti con qualcosa che nemmeno potevate immaginare, come è successo a me quel fatidico giorno.
Io mi sono sempre definito un ragazzo ordinario, più che ordinario, decisamente nella norma, capelli biondi lisci, occhi azzurri, abbastanza alto e con un fisico atletico, discendo da una buona famiglia, non siamo ricchi ma stiamo bene, io e mia sorella abbiamo sempre avuto quello che desideravamo ma senza vizi, i nostri genitori erano persone per bene, hanno saputo educarci e di questo ne fanno sempre vanto, l'umiltà è stata da sempre la base della nostra famiglia, ci hanno saputo dire no quando era il momento e sì ammetto che hanno fatto proprio un buon lavoro.
Viviamo in Italia e siamo a tutti gli effetti italiani ma non so perché io ho sempre avuto una particolare passione e predisposizione per le regioni straniere, in particolare l'Inghilterra, così io e la mia sorellina -la chiamo così anche se siamo gemelli a tutti gli effetti- siamo cresciuti andando a scuola, giocando con gli amici e ora lei vive in Belgio e fa la scrittrice ed io sono un produttore cinematografico, e questo mi porta ovviamente a viaggiare il mondo, unica pecca di questa vita apparentemente perfetta è il mio nome Alex Davide dico io i miei non potevano scegliere uno dei due, cioè perché tutti e due insieme, due nomi che non hanno una bella assonanza e messi affianco sembrano un pugno nell'occhio, mistero.
In realtà da piccolo ho provato a chiedere a mia madre il motivo ma lei mi ha liquidato dicendo che in un libro aveva letto di questo tizio che aveva un nome che le piaceva però era troppo antico per la nostra epoca allora ha deciso di tenere solo le iniziali, e sapete cosa mi ha risposto quando le ho chiesto chi era questo misterioso personaggio testuali parole "Tesoro non lo saprai mai perché non voglio che la sua persona ti influenzi" vi rendete conto, come diamine poteva un dannatissimo personaggio, vissuto secoli prima influenzarmi, comunque meglio chiuderla qui perché altrimenti perdo il nocciolo della questione, e divago, io sono uno che sproloquia e va molto oltre quello che dovrebbe dire, oh insomma basta.
Ora in ventisette anni di vita non mi è mai e dico mai capitato quelcosa di "strano" tipo avvistamenti di dischi volanti, voci misteriose in casa, apparizioni o tutte quel genere di cose che alle persone, soprattutto ai ragazzini piace raccontare con entusiasmo e fierezza, sono andato anche in una casa che doveva essere infestata, la mi intera classe alle superiori ci era stata dicendo di aver sentito cose, c'erano persino dei documenti e indovinate un po' ci sono andato anche io, e sapete che cosa ho sentito, visto, percepito? Niente, nada, nisba, nemmeno il rumore del vento, fu una completa e totale delusione quindi come potevo anche solo immaginarmi la cosa enorme che mi sarebbe successa anni dopo.
La mia stupida sorella adora leggere che siano racconti, romanzi o poesie lei legge tutto, è ossessionata da diversi autori o poeti o come diavolo vogliate chiamarli da Leopardi a Wilde lei sa tutto, vita morte e miracoli e ovviamente finché non si è trasferita il povero martire che si è dovuto subire i riassunti di ciò che leggeva, le interpretazioni da oscar delle poesie narrate in piedi sul tavolo e persino ogni quanto andassero in bagno questi tizi, ero io.
In realtà in effetti un po' è strano lavoro nel mondo del cinema quindi le storie dovrebbero piacermi, cioè mi piacciono ma non sui libri, ho una specie di repulsione e li leggo solo se strettamente necessario.
A proposito di repulsione ecco io per alcune città ho una vera e propria fobia, non ci sono mai andato e come per i libri, ci andrei solo se strettamente necessario, per lavoro per esempio, ma fino ad ora non mi è mai capitato, e ne sono sollevato non so dire il perché di questa mia paura, solo a sentirle nominare mi viene un nodo alla gola e mi si stringe lo stomaco, forse un giorno ne parlerò con uno psicologo magari potrà aiutarmi.
Pensate che in terza media la mia classe andò in gita a Napoli ed io preso dal panico mi sono inventato un terribile maldipancia, e per l'Inghilterra che tanto adoro diciamo che Londra non è la prima città che visiterei, e forse nemmeno l'ultima.
Un po' mi dispiace per questa cosa, sono belle città ed io per non so quale causa non riesco nemmeno a pensarci, e mi fa male non capire il motivo, insomma scientificamente non può essere possibile una cosa simile o no?
Parlando di stranezze eccone una in arrivo sono gay ma non è questa la stranezza, per me è una cosa del tutto naturale come respirare, fa parte di me, sono io in tutto e per tutto, ci ho messo un po' a dare la notizia ai miei genitori e a mia sorella, non perché avessi paura della loro reazione, per loro la distinzione etero e gay non dovrebbe nemmeno esistere e quando dopo dieci minuti buoni di balbettii ho dato loro la notizia hanno esordito così "Tesoro con il tempo che ci hai messo per dircelo facevi prima a presentarci il tuo fidanzato" facendomi rimanere, non lo so, stranito, con la faccia da pesce lesso a fissarli.
Comunque non so perché a quel tempo ci misi tanto a dirlo, avevo quindici anni e i miei genitori li conoscevo bene, non avevo nessuna paura o timore, forse sono stato influenzato dal fatto che la buona parte delle persone che fa comingout ci mette dei secoli e c'è questa sorta di rassegnazione da parte dei genitori, del tipo che ci hai fatto una doccia fredda ma ti vogliamo bene comunque, nel peggiore dei casi vengono cacciati di casa, quindi forse io avevo paura perché gli altri l'avevano, anche se sapevo che in casa mia non sarebbe stato così.
Oddio ho divagato di nuovo ma mi sembrava opportuno spiegare questa cosa, dicevo la cosa strana non è la mia omossessualità ma il fatto è che non sono mai stato con nessun uomo o ragazzo e nemmeno voglio starci.
Ho ricevuto molti corteggiamente nel corso della mia vita, sia da parte di ragazze che con giusta ragione rifiutavo, sia da parte di ragazzi, magari anche di qualcuno per cui avevo una cotta colossale ma rifiutavo anche loro, mi sono innamorato seriamente due volte, e Dio era tutto così bello, c'era feeling, intesa, chimica, l'elettricità nell'aria ma quando si arrivava al momento del bacio mi tiravo indietro come il peggiore dei codardi, spezzando il cuore di quei poveri ragazzi che pensavano ci fosse qualcosa tra noi, e in effetti c'era ma io non me la sentivo.
Con il tempo ho imparato a capire che non volevo una relazione perché avevo e ho tutt'ora paura di ferire, fare del male alla persona che amo, e non parlo solo di un bacio mancato, quello si supera, ma di quando ami follemente qualcuno e quel qualcuno ama te e poi succede qualcosa, tu fai qualcosa che distrugge tutto e ti comporti da egoista, non so nemmeno perché dovrei comportarmi da egoista, io non lo sono, ma ho paura di diventarlo, per questo preferisco non impegnarmi, so che è sciocco e stupido, e probabilmente dovrei andare davvero da uno psicologo ma per ora è così, io sono così.
Una volta mi sono pure fatto leggere le carte da una donna, nemmeno volevo farlo, ma i miei amici mi hanno convinto ed eravamo a un parco divertimenti, così ho detto perché no, in sintesi questa chiromante mi disse che avevo una ferita emozionale, così l'ha chiamata e finché non l'avessi superata avrei avuto difficoltà nelle relazioni.
Comuque non diedi peso alla cosa malgrado il fatto che avevo difficoltà nei rapporti fosse vero, fatico a gestirmi fisicamente figuriamoci se devo pensare a qualcosa di interiore che chissà quando è successo, no non fa per me, poi non saprei proprio da dove cominciare quandi lascio che le cose in quel lato della mia vita vadano come devono andare, mi lascio trasportare dalla corrente.
Tutto nella mia vita a parte le cose sopracitate continuava a procedere nella norma finché un bel giorno, quel giorno decisi di mettere piede in una libreria, e malgrado la riluttanza, la negazione che ho verso i libri fu proprio uno di loro a cambiare il corso degli eventi, a cambiare me e la mia intera esistenza.
Era un giorno speciale per mia sorella, aveva aperto la sua prima libreria ed io volevo farle un regalo che la rendesse felice e mi rendo conto che può semprare un cliché assurdo e noioso ma, niente può rendere più felice la mia sorellina di un bel libro che non ha letto, badate bene da me non ne ha mai ricevuto uno, troppo stress cercare fra tutti quei titoli e poi ho sempre dubitato che esistessero -almeno sulla terra- dei libri su cui i suoi occhi non si erano ancora posati.
Però questa volta era diverso, ci tenevo ad essere carino nei suoi confronti e volevo pensare a lei per una volta, metterla al primo posto così entrai in questa libreria, deciso a trovare qualcosa di particolare ma, questo qualcosa trovò me.
Me ne stavo lì tra tutti quegli autori, titoli scritti in grande o in piccolo che mi fissavano, sembrava che quelle parole volessero cadermi addosso, mi sentivo accerchiato, ovunque mi giravo c'erano parole o lettere ma nessuna che mi rispecchiasse, o che comunque mi facesse sentire qualcosa -mia sorella dice sempre che sono i libri che scelgono te, che devi sentrirli- stetti a girovagare tra quegli scaffali per un'ora, la testa mi girava quando ad un tratto, la mia attenzione venne attirata da qualcosa, mi avvicinai lentamente a quel piccolo oggetto, se ne stava lì sullo scaffale in basso a destra, sorretto da altri libri, che sembravano spegnersi a fianco a lui.
Non so cosa mi prese in quel momento il cuore aveva preso a battermi in maniera incredibile, sudavo freddo e avevo i brividi, mi accasciai lentamente con la schiena che leggermente sfiorava le pile di libri accostati l'uno a fianco all'altro, deglutii rumorosamente passandomi una mano sulla fronte, poi come per istinto allungai il braccio e presi in mano quel libro che sembrava urlasse il mio nome, in effetti non appena lo toccai i sintomi si placarono ma decisi comunque di restare seduto, nel caso mi ripredessero alla sprovvista.
Inizialmente avevo pensato che quel libro chiamasse mia sorella, siccome siamo gemelli credo fortemente che ci sia una connessione, e con tutte le storie che mi ha raccontato ho pensato davvero che il libro stesse scegliendo lei attraverso me, pensavo che si sarebbe conclusa lì con me che compravo il libro e mia sorella che saltava felice, magari dicendomi che era proprio quello che desiderava, ma invece no, ero io il diretto interessato.
Lo capii per prima cosa perché il titolo che avevo in mano mia sorella lo aveva letto e riletto decine di volte ed era nella lista della sua top ten, talmente sacro per lei che non mi ha mai permesso di toccarlo né di guardarlo, i suoi libri preferiti ha sempre tenuto di tenerli nascosti, lontani da fratellini dispettosi e burloni, e poi seconda cosa perché decisi di leggerlo, cioè rendetevi conto io, che decido di leggere un libro, di mia spontanea volontà, se me lo avessero detto il giorno prima gli avrei riso in faccia.
Mi alzai dal pavimento anche perché avevo già ricevuto un paio di occhiatacce, comprai il libro e mi diressi verso casa, dimenticandomi del regalo per mia sorella, insomma diciamocela tutta io che leggo dovrebbe già essere un regalo di per sé, comunque veramente mi scordai di comprarlo ero talmente sconvolto che mentre ero in fila alla cassa mi sfuggiva il motivo per cui ero arrivato fin lì, in libreria.
Rientrato in casa fortunatamente non vi era nessuno, così potevo mettermi tranquillo a leggere senza alcuna domanda sul perché del mio viso visibilmente pallido, mi sdraiai sul letto con la schiena poggiata alla testiera, il libro stretto al petto, come se servisse a rallentare i battiti del mio cuore che aveva ripreso a martellare, forse speravo che succedesse lo stesso evento della libreria, speravo che mi calmasse, ma non fu così.
Chiusi gli occhi e feci un gran bel respiro poi le mie palpebre si riaprirono e posai lo sguardo sul titolo, scritto in nero, un nero così tagliente che sembrava squarciarti l'anima De Profundis, lo aprii lentamente partendo dalla copertina per poi passare alla pagina iniziale, non feci a meno di chiedermi se anche le altre persone con questo libro avessero avuto i miei stessi sintomi, o se succedesse con tutti i libri oppure se questa era la sensazione di cui parlava mia sorella.
Iniziava così "Caro Bosie..."* e credetemi se vi dico che quelle prime due parole, che dovevano essere insignificanti per me, colpirono così forte il mio cuore, come se una lama affilata lo trapassasse, io nemmeno sapevo di cosa parlava quel libro, ma decisi comunque malgrado il dolore di continuare a leggere, di andare avanti e scoprire il senso di quelle sensazioni che a quel punto non mi sembravano più tanto normali.
Andavo avanti a leggere con gli occhi incollati alle pagine, e più mi prodigavo nella lettura più quelle parole, quelle frasi sembravano rivolte a me, che cosa ridicola pensai, come poteva un libro scritto più di un secolo fa parlare del sottoscritto, essere rivolto alla mia persona, come?
Era quanto di più stupido potessi pensare ma quel tarlo che si era insinuato nella mia mente continuava imperterrito a battere sulle pareti del mio cranio, sentivo i sentimenti che quelle frasi sucitavano pulsare dentro di me, ad un certo punto era come se l'avessi già lette quelle pagine, come se sapessi quello che veniva dopo, come se conoscessi il contenuto e il suo finale.
Stava diventando davvero dura andare avanti, gli occhi mi si riempirono di lacrime e in quel momento realizzai che avevo realmente un legame non con il libro in sè ma con la storia che si portava dientro, con quello che vi era raccontato io c'entravo qualcosa ma, se veramente era così, se ero stato uno dei protagonisti chi poteva essere?
Forse Wilde, o questo Bosie o quelche suo amico o sua moglie, dio mi sentivo così idiota a pensare quelle cose, credere che fosse veramente possibile, cercai di analizzare ciò che avevo letto, come mi sentivo in merito e dei forti sentimenti di colpa mi attanagliavano le viscere.
Mi sentivo frustrato, arrabbiato, triste, amareggiato e in colpa, tremendamente in colpa, era questo il sentimento che predominava, perciò non potevano essere i sentimenti di Wilde lui in un certo senso era la vittima, nemmeno sua moglie o i suoi amici che per quanto si potessero sentire responsabili per non averlo salvato, sottratto al carcere, sapevano che comunque non potevano fare niente di più di ciò che avevano fatto, e comunque tutte le altre sensazioni che sentivo, i flash che ogni tanto apparivano nella mia mente non potevano appartenere a loro.
Questo amore/odio che percepivo crescere dentro di me accompagnati dai ricordi di una forte passione tramutatasi poi in qualcosa di più, ricordi che non potevano essere miei, non di questa vita almeno, io non ero mai stato con nessuno, e nemmeno avevo mai baciato qualcuno, quindi non poteva essere il mio cervello a giocarmi brutti scherzi o condizionandomi attraverso ciò che stavo leggendo.
Ero confuso, l'unico a cui potevano appartenere quei sentimenti così forti e contrastanti era quel ragazzo, Lord Alfred Douglas, ripetei dentro di me quel nome Alfred Douglas, le sue iniziali AD, Alex Davide, oh merda...
Quando quella consapevolezza mi raggiunse iniziai a tremare, ancora non volevo crederci, sperai fosse tutto uno scherzo dettato dalla mia fervida immaginazione, non potevo veramente essere lui, no doveva esserci una spiegazione, continuai a leggere e dopo poco rimasi pietrificato.
"E non mi sarà affatto difficile perdonarti. Ma se vuoi che questo sia per me un piacere, devi sentire di volere il mio perdono. Quando realmente lo vorrai, lo troverai pronto ad attenderti." *
Alla fine, dopo aver letto queste righe crollai, gettai il libro con forza in fondo al letto come se fosse rovente, mi accasciai con la testa sul cuscino, stringendone con forza il lembi e iniziai a piangere, rumorosamente, con singhiozzi che risuanavano in tutta la stanza, per un momento temetti quasi di affogare nelle mie stesse lacrime, che scendevano copiose ed anch'esse bollenti.
Passai interi minuti in quello stato, con il corpo scosso da fremiti, le gote arrossate, mi sentivo male e volevo solo che quel tormento finisse, volevo tornare ad essere quel ragazzo ordinario, senza qualità particolari e con strane fobie, mi piaceva essere me stesso, non volevo essere nessun altro men che meno un ragazzo tanto egoista e pieno d'odio come, come lui.
La testa mi scoppiava e più cercavo di lottare contro la consapevolezza, più tentavo di rifiutare la realtà più mi sentivo male, così pensai che se avessi accettato di essere stato Lord Alfred in un'altra vita quel malessere tremendo mi avrebbe abbandonato, e così feci accettai la realtà che mi aveva colpito più forte di un macigno, io ero Bosie, l'amante di Oscar Wilde.
Mi tirai su mettendomi seduto e asciugandomi gli occhi ancora pieni di lacrime, gattonai fino in fondo al letto per riprendere il libro che avevo lanciato, deciso a terminarlo, anche perché non ricordavo ancora tutto, le immagini erano ancora annebbiate e frammentate e poi volevo un'ulteriore conferma certo che arrivato fino alla fine le cose mi sarebbero sembrate più chiare.
In effetti fu così quando giunsi all'ultima riga " Il tuo affezionato amico Oscar Wilde" * capii subito cosa dovevo fare, quale fosse il mio compito in questa vita, dovevo trovarlo, e come non avevo fatto nella vita precedente chiedergli perdono.
So che sembra folle ma in quel momento pensai che se io mi ero reincarnato poteva essere successo anche a lui, e dentro di me quella speranza non voleva abbandonarmi, era come se sapessi che su questa terra oltra a me, era tornato anche Oscar, insomma non poteva essere un caso che mi fossi ricordato di chi ero stato prima, non capita tutti i giorni una cosa simile, anzi a dire il vero mai.
Mi diressi in bagno per guardare il mio riflesso allo specchio, il mio nuovo volto, questo corpo era quasi simile a quello precedente, non potei fare a meno di chiedermi se anche Wilde avesse qualche somiglianza con il suo vecchio sè. Mentre fissavo i miei azzurri occhi altri flash illuminarono la mia mente noi due insieme abbraccitai, poi il processo e poi... Mi aggrappai fortemente al lavandino per non cadere rovinosamente a terra, ebbi un mancamento che con il tempo scoprii capitarmi ogni qual volta i ricordi che riaffioravano erano negativi, e questo avvalorò la mia tesi, la mia anima era tornata con lo scopo di ripulirsi dalle colpe di cui l'avevo macchiata.
Il punto era questo io non ho mai fatto niente per Oscar, non ho mai cercato di allieviare il suo dolore, le sue sofferenze, lui ha scritto che mi avrebbe perdonato se io lo avessi voluto, ma non ho mai voluto chiedere il suo perdono, il mio ego ha sempre vinto contro il senso di colpa, contro la coscienza, ma ora che sono in questa vita che ha avuto uno sviluppo diverso dalla vecchia facendomi crescere come una persona migliore, sono sono capace di dare il giusto valore ai sentimeti.
Mi importa degli altri e soffro se le altre persone soffrono e proprio per questo che se riuscissi a trovarlo ho paura di come reagirebbe, chissà se si ricorda di tutto, e se così fosse a lui come è successo? Poi la cosa che mi preouccupa è se mi ha perdonato, perché magari quando era Oscar Wilde ha perdonato Bosie ma ora se ricordasse quelle cose terribili riuscirebbe a perdonarmi, di nuovo?
Forse adesso vive una vita felice senza mocciosi pronti a rovinargli l'esistenza, e magari se si ricorda pensa che tutto il bello che ha ora avrebbe potuto averlo anche a quei tempi ma per colpa mia non successe, ebbi una specie di attacco di panico, perciò non mi restava che trovarlo per avere risposta a tutte queste domande che mi tormentavano, anche se non avevo idea di come avrei fatto a rintracciarlo.
Così partii alla volte dell'Inghilterra nella fattispecie Londra, il mio istinto mi aveva guidato fino al libro sicuramente mi avrebbe portato da lui, se il nostro destino era quello di unirci gli ostacoli non mi avrebbero impedito di farlo accadere.


NOTE: De profundis citato sopra è il titolo che diedero alla lettera scritta da Wilde per Bosie.
             * Citazioni prese direttamente e testulamente dal libro De Profundis, perciò non sono mie, non mi 
              appartengono, sono di Wilde scritte e pensate da lui. Io le ho solo prese in prestito.
              Naturalmente le persone di Wilde e Bosie non mi appartengono, e siccome ho preso spunto solo visivo e fisico da 
              Jude Law(Bosie) e Stephen Fry(Wilde) per i protagonisti nemmeno loro mi appartengono tutto il resto è inventato e    
              immaginato dalla mia piccola testolina. Spero che questa storia vi piaccia, so che è particolare e magari non
              si addice ai personaggi o al secolo a cui appartengo però a me stuzzicava l'idea. Grazie a chi legge o
              recensisce o altro. Grazie a tutti e un saluto.



   
 
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