Libri > Il Conte di Montecristo
Segui la storia  |       
Autore: Attendre et esperer    07/07/2018    0 recensioni
Dal secondo capitolo: "Non poté trattenersi dal sorridere, immaginando la reazione di Fernand nel trovarla sulla soglia, la bambina tra le sue braccia – e non in quelle della tata – e Albèrt impegnato a reggere l’orlo del suo abito; tutti e tre felici e perfettamente in salute."
L'estate aveva ormai oltrepassato anche le porte di Parigi, ed all'interno di quella residenza in rue du Helder, la famiglia de Morcerf attendeva con trepidanza l'evento più speciale. Alternative Universe basata sulla possibilità in cui dal conte e dalla contessa non vi fu un solo figlio.
{ATTENZIONE: L'autrice mi ha dato il suo consenso nel tradurre i suoi lavori dall'inglese all'italiano, perciò ogni merito va solo ed esclusivamente a lei. Tra le note a fine capitolo sarà possibile trovare ogni link per accedere alle storie originali}
[Il titolo potrebbe variare]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fernand Mondego/Fernand de Morcerf, Nuovo personaggio
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forever yours [pour toujours // por siempre tuo]'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il patio era investito dal forte profumo di rose, fiori selvatici e mimosa. Era estate, e la natura sembrava ricordare il fluire incessante della vita tramite il cinguettio dei suoi passeri, il rumoroso verso dei cani nelle vicinanze dei parchi ed il debole vento che carezzava le fronde degli alberi secolari. Il Sole irradiava la terra con tutto il suo splendore – forse anche troppo, tanto che fu costretta a portare una mano sugli occhi per non venire accecata dai forti raggi.

Ma nonostante tutto si trovava bene lì fuori, immersa nella sensazione di assoluta pace che quel posto le trasmetteva, ricordando le pigre e malinconiche mattine, i pomeriggi soleggiati e le sere di quiete dei giorni passati. Sapeva che la vera calura sarebbe arrivata fra poche ore, troppo forte da reggere, eppure non riusciva a trovare la volontà di muoversi. Le gambe le dolevano, così come i seni, ma si sentiva bene a dondolare con leggerezza sull’amaca, sospesa tra il cielo e la terra, aiutata da un morbido cuscino sotto i fianchi.

Un rumore di passi risuonò sulle assi di legno e lei alzò il capo, battendo lentamente le palpebre contro la bollente aria estiva. Riconobbe subito la figura che le si era avvicinata e sorrise di rimando.

“Ciao” disse, sospirando appena quando le dita di Fernand incominciarono ad accarezzarle i capelli. “Dov’è Albèrt?”

“L’ho lasciato a studiare le meraviglie d’Africa con Monsieur Girault” fu la risposta, fierezza ed un pizzico d’orgoglio nella sua voce. “Come ti senti, mia cara e divina?”

“Non chiamarmi così, te ne prego” mormorò Mercédès, la stanchezza già addosso, le palpebre pesanti – troppo confortata per addormentarsi ma troppo esausta anche solo per abbandonare quel comodo giaciglio. Il Sole riscaldava il suo corpo e la leggera brezza la rinfrescava quando il primo sembrava farsi troppo intenso. “Non sono né un angelo né chissà quale creatura divina. Sono solo io”

“Ti sottovaluti troppo, Tesoro mio” ribatté egli “ma come desideri. Non mi hai ancora risposto comunque: come stai?”

Aprì gli occhi e lo vide intento ad osservarla attentamente, così lei sorrise per rassicurarlo, posando una mano sul proprio ventre gonfio.
“Nessun motivo per preoccuparsi” disse, socchiudendo gli occhi, incerta se per la luce troppo accecante o per lo sguardo allarmato di suo marito “Stiamo entrambi bene”

“La piccola ha calciato nuovamente?”

Mercédès rise solare, scuotendo la testa e allontanando la mano di Fernand, la quale era ancora posata sulla sua chioma, aspettandosi un sospiro o uno sbuffo infastidito, ma invece nessun lamento uscì dalla sua bocca.

“Ancora non capisco cosa ti renda così sicuro che il bambino sarà una femmina” affermò, ridacchiando ancora.

“Posso sentirlo”

“Sentivi anche che pure Albèrt sarebbe stato una femmina” gli ricordò la donna, volgendo lo sguardo verso il figlio, seduto sulle panchine in fondo al giardino assieme al suo insegnante. Ella non poteva udire cosa si dicevano, troppo lontani, ma le era possibile notare un’aura d’irrequietezza circondare il bambino.

Avrebbe tanto voluto dire a suo marito di liberare il piccolo dalle lezioni di M. Girault, ma era certa che un’altra discussione ne sarebbe seguita subito dopo – la sua testardaggine portava Fernand ad essere irremovibile nelle sue decisioni, e con ardore desiderava per Albèrt la migliore istruzione.
Si ripromise di concedere al bambino dolci e del gelato una volta conclusa la sessione di studi, non voleva che il figlio crescesse come un soldatino obbediente ed impeccabile. Un po’ di vizio non gli farà male.

“Un saggio una volta mi disse puoi sbagliarti una volta, ma mai due” nel frattempo Fernand continuò il proprio discorso e lei sbuffò leggermente a quella risposta. “Comunque, qualunque sia il sesso del bambino” aggiunse, con fare solenne ed un tono quasi drammatico, tipico della sua persona “ne avrò cura e lo proteggerò ugualmente, anche a costo della vita. Te lo prometto”

“Lo so” disse Mercédès, sbadigliando appena, il sonno che prendeva il sopravvento “Mi procureresti un po’ d’acqua per favore? Aggiungici anche del succo d’arancia. E della frutta. Pesche o fragole. Magari delle mele. No, no – aspetta, nessuna mela, portami delle pesche invece. E anche delle fragole, non dimenticarti delle fragole. E zucchero, ci voglio anche lo zucchero. Ce n’è ancora, vero?” chiese alla cameriera, la quale trasportava un vassoio di menta ghiacciata. La domestica allora sorrise, rispondendo al suono di oui madame la comtesse.

“Nient’altro, sua Eccellenza?” domandò l’uomo, leggero sarcasmo che pendeva dalle sue labbra; ma ella non lo prese in offesa, sorridendo e facendogli un velato cenno.

“Non dimenticarti delle fragole” ripeté meccanicamente, nonostante ormai la donna si fosse allontanata.

Si addormentò, non udendolo ripetere sì, le fragole.

_


“Come lo chiamerete?” domandò Albèrt in un sussurro, mentre carezzava con le mani piccine il ventre voluminoso della madre.

“Non lo so” rispose, pur sapendo fosse una bugia. Aveva già deciso un nome, ma non voleva ammetterlo –nemmeno a sé stessa. “Cosa preferiresti? Una sorellina o un fratellino?”

“Preferisco un pony” Lei sorrise leggermente divertita, baciando la fronte di suo figlio. “Perché non un fratello o una sorella?”

“Perché ho paura” ammise senza troppa esitazione. Fra loro non dovevano avere segreti. E lei sperava che quella sincerità durasse in eterno.

“Di cosa per essere precisi?”

“Che tu e Père mi dimentichiate. E che amiate di più il nuovo arrivato. Perciò voglio un pony, così posso amarlo ed essere amato di conseguenza”

Mercédès sorrise, già si aspettava questo genere di gelosia e timore. Carezzò con amore la schiena minuta del bambino, arruffandogli poi i capelli spettinati. Albèrt se ne stava rannicchiato sul letto col viso poggiato sul seno della madre.

“Oh tesoro mio” sussurrò, afferrando il mento del piccolo con le dita sottili, sollevandolo per far in modo che i loro occhi si incontrassero. Stava piangendo lui, lacrime che nascevano copiose dai suoi occhi mentre tirava su col naso. Lei gli baciò ancora una volta la fronte, mormorando rassicurazioni e promesse di eterno amore – rivelandogli che l’amore di una madre è infinito, non importa quanti figli abbia.

Fu così che il bambino di soli sei anni si addormentò, cullato dalla sua melodiosa voce, la guance ancora bagnate da tutte le lacrime versate. Solo dopo la donna realizzò che nemmeno le sue erano completamente asciutte.

_


“Che nome daremo al bambino?” A quel mormorio da parte di Fernand, Mercédès alzò gli occhi e tentò di guardarlo attraverso il riflesso dello specchio posizionato davanti a lei – ma nell’oscurità riuscì solo a distinguere vagamente la sua figura agitarsi tra le coperte nel tentativo di trovare una posizione comoda. Lei sospirò, soffocando l'irritazione che quella domanda le aveva provocato e continuando a districare i nodi tra i suoi capelli.

“Non lo so” rispose “Importa ora? E’ ancora troppo presto per pensarci”

“Potrebbe nascere in settimane, forse anche in giorni” le ricordò l’uomo, e Mercédès odiò quanto avesse ragione in quel momento “Certamente, ci avrai già pensato. Dopotutto ne avevamo deciso uno per Albèrt ad appena cinque mesi”

Lei rimase in silenzio, non ricordandogli, infatti, che era stato lui a decidere il nome di loro figlio.

Non disse Edmond, voglio chiamarlo Edmond, perché di lui non possiedo più nulla se non l’amarezza dei giorni passati insieme, voglio chiamarlo Edmond perché l’ultima volta non me l’hai permesso, voglio chiamarlo Edmond perché è mio figlio e ho il diritto di chiamarlo come voglio, e tu non puoi negarmi la scelta.

“Spero sia una bambina” la sua voce risuonò ancora una volta nel buio della stanza – da cinque settimane ormai non faceva altro che parlare di una figlia. E lei fu muta nel rivelargli, invece, di volere un altro maschio.

“Stai piangendo?”

“No” mentì, la voce incredibilmente ferma “Non sto piangendo. Dormi, Fernand”

“Fai ancora… quei sogni?” chiese in un soffio.

“No” mentì di nuovo “Certo che no”




Angolo della Traduttrice: A chiunque sia giunto fin qui a leggere, grazie di cuore.
Questa storia fa parte di una AU a cui sia io che l’autrice teniamo davvero molto, assieme alle altre storie che ne fanno parte e che sono raccolte sotto questo profilo EFP nella serie “Forever yours [pour toujours // por siempre tuo]”. Solitamente non chiedo esplicitamente ai lettori di commentare, ma davvero, davvero un commento, anche la più piccola opinione, sarebbe davvero ben gradita, sia per questa che per gli altri racconti che ci sono già e che si uniranno a questa serie, per noi è davvero molto importante. Per qualunque informazione, non esitate a chiedere.
Link alla storia originale: https://monte-cristo-incorrect-quotes.tumblr.com/post/171633476462/for-acquagalaxies-this-of-course-are-just-the
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Conte di Montecristo / Vai alla pagina dell'autore: Attendre et esperer