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Autore: Zoe__    08/07/2018    0 recensioni
Anne si era iscritta alla facoltà di lettere moderne senza un’apparente ragione, senza che nessuno nella sua famiglia sapesse il perché. Aveva solo detto di voler continuare i suoi studi classici, pur di proseguire indisturbata verso quel futuro che aveva disegnato nella sua mente, ancora poco chiaro.
Jamie detestava ammetterlo, ma rimpiangeva la convivenza con i suoi genitori. Da quando, due anni prima, aveva accettato la cattedra, in poco tempo si era visto privato del suo autista, della domestica, di tutti i comfort che lo avevano cresciuto - viziato - nella sua bella villa di campagna, a trent'anni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Ai nuovi inizi  

Anne si era iscritta alla facoltà di lettere moderne senza un’apparente ragione, senza che nessuno nella sua famiglia sapesse il perché. Aveva solo detto di voler continuare i suoi studi classici, pur di proseguire indisturbata verso quel futuro che aveva disegnato nella sua mente, ancora poco chiaro.
Le sue pagine giacevano da troppo tempo inedite sulla sua scrivania ed aveva deciso che fosse arrivato il momento di vederle raccolte ordinatamente su qualche scaffale. Anne era fortemente sicura di sé, consapevole delle sue potenzialità, ma nessuno avrebbe potuto dirlo. Rimaneva sempre timida davanti agli altri, molto modesta nei confronti di chi sapeva di quelle numerose pagine. Le aveva mostrate a pochi, le persone giuste, quelle di cui si fidava. Erano loro a motivarla, erano quelle pagine a renderla viva e a darle ogni giorno un valido motivo per proseguire gli studi, che le recavano non pochi problemi. Anne soffriva, sin dai primi anni del liceo, di forti crisi d’ansia che molto spesso si manifestavano in prossimità degli esami più importanti, esami decisivi. L’adolescenza ne era stata piena, era convinta che l’università sarebbe stata un incubo per lei. E no, non si era di certo sbagliata. Erano esami, solo esami ed Anne credeva di impazzire sommersa da quelle date cerchiate sul calendario, che sembrava risucchiarla. Ne aveva uno sulla scrivania, un altro attaccato alla parete e a pranzo doveva fare i conti anche con il calendario appeso in cucina, ogni momento della sua ansiosissima esistenza era definito dai minuti che la separavano da quelle odiosissime prove. 
Il giorno del suo primo esame era giunto senza che lei se ne accorgesse, anche quell’anno troppo velocemente e la sua preparazione era spaventosa, ad ogni domanda avrebbe potuto rispondere citando più di tre testi - aveva studiato da più fonti, integrate con degli appunti che aveva preso direttamente dal professore. L’ansia, in fin dei conti, aveva i suoi risvolti positivi in Anne, che nelle prove orali non si era mai dimostrata troppo esitante, se non fino a pochi minuti prima. Davanti ai docenti l’ansia sembrava sparire, lei la poteva avvertire, ma non ne lasciava trasparire il minimo segno. Rimaneva di ghiaccio, mentre il fuoco la corrodeva all’interno.
Anne si presentò quel giorno con un pullover, una camicia azzurrina, leggera, dei pantaloni a vita alta neri e dei mocassini. Al collo un filo di perle, sulle labbra del rossetto rosso ed i capelli mori mossi sulle spalle. Chiunque avrebbe detto che lei stesse andando dovunque, fuorché a dare un esame, ma lei era così, le piaceva essere sempre impeccabile e quel giorno avrebbe dato il meglio di sé. L’ansia svaniva quando decideva come truccarsi, acconciarsi e vestirsi. Erano quelle cose futili in cui le piaceva crogiolarsi prima di ogni prova importante, alle quali normalmente avrebbe prestato un’attenzione nella media. La letteratura inglese era il suo forte, di certo non si sarebbe fatta trovare impreparata. Adorava la materia ed aveva seguito le lezioni con passione, perché il cuore le batteva più forte davanti a quelle pagine e Anne si fidava delle sue emozioni

Jamie detestava ammetterlo, ma rimpiangeva la convivenza con i suoi genitori. Da quando, due anni prima, aveva accettato la cattedra, in poco tempo si era visto privato del suo autista, della domestica, di tutti i comfort che lo avevano cresciuto - viziato - nella sua bella villa di campagna, a trent'anni. Era forse troppo tardi? Disse più volte a se stesso di no, lavorava molto per migliorarsi, anche se i rapporti con le persone non andavano chissà quanto bene. Era molto solitario, Jamie, preferiva il silenzio, parlava con poche ed essenziali parole, persone ed anche la sua casa di città rispecchiava questo lato della sua personalità. Di certo Jamie non era solo questo, perché anche lui era capace di emozionarsi e lasciarsi andare, ma con poche e selezionate persone. Perché la testa gli diceva così e Jamie diffidava delle sue emozioni. Era quello che la sua famiglia gli rimproverava di più, i suoi fratelli in prima linea, ma lui poteva dirsi soddisfatto della sua vita in quel momento, una cattedra da così giovane era certo qualcosa di cui andare fieri. Lui lo era, tuttavia la città gli regalava delle soddisfazioni ed in poco tempo si era ambientato senza troppe difficoltà. In poco tempo sembrava aver preso confidenza con i colleghi, con i vicini di casa e perfino con la signora che lo aiutava con le pulizie - a quello non aveva potuto rinunciare - rimanendo sempre fedele alle sue sensazioni più che alle sue emozioni. 
Quando Jamie quella mattina si presentò in università, impeccabile come al solito in pantaloni e camicia, sapeva di avere una lunga giornata davanti a sé. Proprio quel mercoledì era arrivato un nuovo tirocinante, che gli era stato affiancato immediatamente - sembrava che avesse personalmente richiesto di lui. Per quello aveva lasciato che lui si occupasse degli esami della mattina, lasciandolo libero dopo pranzo, per continuare di persona. Ciononostante avrebbe dovuto seguirlo, anche da lontano. Era la prima volta che si assumeva una responsabilità tale ed era fin troppo perfezionista per poter lasciare che il signor Clarke potesse sbrigarsela senza il suo sguardo puntato addosso. 
Jamie era solito passare del tempo in biblioteca prima di ogni attività, restituiva dei testi che aveva preso in affidamento e ne portava con sé altri, lasciandoli nel suo cassetto nella sala docenti, per poi dedicarsi alle lezioni, agli esami o, come avrebbe dovuto fare quella mattina, alla supervisione. 
Sedeva sempre accanto alle vetrate che davano sui i giardini del campus, gli ricordava un po’ della sua casa in campagna e ciò lo aiutava a concentrarsi. Era capace di leggere pagine e pagine senza mai distrarsi, ma gli bastava alzare lo sguardo qualche secondo per perdersi nella vasta natura davanti a lui. Osservava tutto con attenzione, non voleva che niente te sfuggisse ai suoi occhi, perché di ogni cosa faceva tesoro, gelosamente. 
“Profesor Hall?” Si sentì chiamare, quasi sobbalzò e si voltò velocemente. Sorrise lievemente alla studentessa davanti a sé, poi la incitò a parlare.
“Signorina Annabelle, buongiorno. Mi dica pure, ha finto con gli appunti?”
Anne annuì e gli restituì la cartellina che aveva portato con sé nel corso dei due mesi addietro. 
“La ringrazio, sono stati molto utili” stette in silenzio, poi continuò “sono molto precisi.” Jamie si alzò, fronteggiando la giovane. Involontariamente la intimorì, forse era ancora troppo goffo con le persone che non lo conoscevano abbastanza. 
“Mi piaceva prenderne molti” ammise sorridendo, distendendo così l’iniziale tensione nella signorina Annabelle “ed ordinati” precisò “buona fortuna per il suo esame.” Concluse, porgendole la mano. Anne la strinse e gli rivolse ancora un sorriso, prima di voltarsi e raggiungere le sue compagne di corso che, assieme a lei, entro la mattinata si sarebbero liberate di quella che sarebbe stata la prima prova di una lunga serie. 

Anne reputava il professor Hall uno dei migliori, nutriva una stima non indifferente nei suoi confronti, condivisa con l’intera classe. Nonostante Jamie fosse tanto riservato, come ad Anne batteva il più forte il cuore davanti alle pagine che studiava, a lui succedeva quando ne parlava ai suoi studenti. Era fra i più giovani, riusciva a metterli a loro agio, seppur mantenendo sempre un doveroso distacco professionale. Era una cosa che faceva con piacere, ma senza mai sbilanciarsi troppo. Aveva un cuore anche lui, ed un lato umano che mostrava senza rendersene conto. Sarebbe stato un problema quando tutto quello sarebbe successo volontariamente, perché avrebbe iniziato a fidarsi delle sue emozioni, ma su questo Jamie non rifletteva, non rifletteva mai. “Anne, il tirocinante è-” 
“Stronzo” fu la prima parola che Coline pronunciò, interrompendo così Laura, uscita dall’aula, con lo sguardo perso, misto fra lo sconvolto ed il preoccupato “è davvero stronzo!” Esclamò ancora, allargando le braccia.
“Col, mi dispiace” si affrettò a dire Anne, che proprio in quel momento aveva iniziato ad avvertire l’ansia stringerle lo stomaco, avrebbe preferito non sentire niente di tutto quello “ma tu… avevi studiato?” Cercò di consolarsi, consapevole che Coline non amasse poi tanto il corso di letteratura inglese, nella sua facoltà secondario. 
“Sì, cioè.. relativamente. Poi c’era Hall, lì fermo sulla porta! Faceva la bella statuina invece di aiutarmi.” 
“È quello che deve fare” Laura rise appena “non può mica suggerirti le risposte.”
Anne rimase in silenzio, vedendo le due ragazze discutere animatamente, Coline che faceva fatica a tenere la voce bassa e Laura sempre più pacata di lei. Cercava di pensare ad altro, non le aveva fatto bene vedere Coline in quello stato, pur sapendo che lei non era di certo preparata allo stesso modo. La sua mente non poteva far altro che scorrere le pagine del libro, gli appunti, provando a ricordare quanto più le fosse possibile.
“Annabelle Davis?” Quasi si sentì mancare quando la voce del tirocinante la chiamò dentro. Cercò di ricomporsi, salutò con un cenno le ragazze fuori la porta ed oltrepassò la soglia. Solitamente quel semplice gesto l’avrebbe calmata, ma quel giorno nulla riusciva ad aiutarla. Stronzo, la voce pungente della sua compagna di corso risuonava nella sua mente senza lasciarla un attimo. Lo sarebbe stato anche con lei, dopo tutto quello studio?
Quando si accomodò la sedia davanti a lei era ancora vuota, chiuse appena gli occhi e tirò un lungo sospiro. Non appena li riaprì non ci volle molto a mettere a fuoco la figura davanti a sé, istantaneamente la rasserenò.
“Salve signorina Annabelle, possiamo iniziare?” Era il professor Hall a parlare, con voce pacata. 
Anne annuì, semplicemente, sentendo i muscoli distendersi e percependo un senso d’ordine e tranquillità farsi spazio in lei che lentamente la rasserenava.

 

Writer's corner 
È solo l'inizio di una piccola raccolta, che spero possa regalare grandi emozioni. Zoe xx

   
 
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