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Autore: live_in_books    09/07/2018    1 recensioni
Dalla storia:
"Era quasi il suo turno, quando una ventata d’aria gelida la fece girare verso la porta: lì stava un ragazzo che probabilmente era entrato nella caffetteria solo per avere un po’ di sollievo da tutto quel freddo come lei. A vederlo era un ragazzo come tanti, abbastanza alto, moro, con dei profondi occhi neri e le guance rosse come pomodori, probabilmente per via del freddo, ma Hermione ne rimase particolarmente colpita. Aveva qualcosa di diverso, anzi di speciale, come un’aura magica intorno a sé che attirava il suo sguardo su di lui."
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Ciao a tutti! Ho deciso di sperimentare con una crossover tra Narnia e Harry Potter, che sono tra i miei libri preferiti e in particolare sulla coppia Edmund/Hermione ambientata nel mondo reale.
Spero che vi piaccia!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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UN TOCCO DI MAGIA



 
La fredda aria di Londra le sferzava la faccia, facendo sollevare i suoi boccoli castani e arrossandole gli occhi. Si sistemò un po’ meglio la sciarpa, per stare più al caldo e infilò le mani nelle tasche del piumino. Quello era decisamente l’inverno più freddo che vedeva da anni. Era da tanto che non tornava a casa per Natale, praticamente da quando aveva iniziato la scuola ad Hogwarts. Le feste le passava nell’istituto, per poi andare a pranzo dai Weasley per il giorno di Natale. Ma quell’anno no. Dopo la guerra era tornata ad Hogwarts per finire gli studi (cosa che, quando l’aveva comunicato a Ron e Harry, li aveva fatti piegare in due dalle risate) e ora che finalmente ci era riuscita aveva deciso di prendersi un anno sabbatico per stare insieme ai suoi genitori. Un’improvvisa ventata gelida le fece venire la pelle d’oca. I suoi genitori… era riuscita a rintracciarli in Australia e far tornare loro la memoria ma era ancora scossa dal gesto che aveva compiuto un paio d’anni prima. È vero, cancellargli la memoria era l’unico modo per metterli al sicuro, ma aveva temuto di non riuscire più a ritrovarli e anche ora che li vedeva tutti i giorni si chiedeva se sarebbero scomparsi all’improvviso da un momento all’altro.
Vide un caffè all’angolo della strada e decise di entrarvi per scaldarsi un po’.  Una volta aperta la porta fu subito travolta dall’aroma forte e inebriante del caffè e le sue dita incominciarono ad essere meno intirizzite. Si mise in coda dietro ad una ragazza con i capelli viola che per un attimo scambiò per Tonks e poi guardò i cartelli, indecisa su cosa prendere. Alla fine optò per una cioccolata. E anche con la panna! Era il periodo natalizio, al diavolo il girovita. Era quasi il suo turno, quando una ventata d’aria gelida la fece girare verso la porta: lì stava un ragazzo che probabilmente era entrato nella caffetteria solo per avere un po’ di sollievo da tutto quel freddo come lei. A vederlo era un ragazzo come tanti, abbastanza alto, moro, con dei profondi occhi neri e le guance rosse come pomodori, probabilmente per via del freddo, ma Hermione ne rimase particolarmente colpita. Aveva qualcosa di diverso, anzi di speciale, come un’aura magica intorno a sé che attirava il suo sguardo su di lui.
-Signorina, tutto ok?-
Hermione si girò di scatto verso il cassiere.
-Scusi?-
-L’ho chiamata tre volte e non mi rispondeva. Credevo ci fosse qualcosa che non andasse.-
Hermione scosse la testa con un sorriso. Probabilmente se l’era immaginata “l’aura magica” intorno a quel ragazzo. Forse era perché un po’ le ricordava Harry…
-Vuole ordinare?-
Oddio, si era distratta di nuovo. Non c’era proprio con la testa quel giorno.
-Sì, mi scusi. Una cioccolata media con panna per favore.-
Il cassiere annuì e comunicò il suo ordine a uno dei baristi mentre lei pagava e si assicurava di dare una mancia extra per avere fatto perdere loro del tempo.
Dopo aver preso la sua cioccolata trovò un posticino appartato accanto alla finestra dove potersi sedere e osservare le persone londinesi lottare contro quell’inaspettato freddo. Aprì il coperchio della sua tazza portatile e mangiò un po’ di panna prima di sorseggiare la sua bevanda calda.
Stava osservando una ragazza con una gonna decisamente troppo corta per quel freddo che cercava di tirare per il guinzaglio il suo cagnolino che non ne voleva sapere di camminare quando una voce la riscosse dai suoi pensieri.
-E’ libero?-
Hermione si girò verso la voce e riconobbe il ragazzo che prima stava sulla porta. Era chino verso di lei e le sorrideva. Hermione gli indicò la sedia accanto alla sua, ricambiando il sorriso.
-Certo, siediti pure.-
Lui appoggiò la sua tazza sul tavolino e si tolse la sciarpa nera dal collo prima di sedersi accanto a lei, sempre con il sorriso sulle labbra. Hermione si permise di osservarlo un po’ meglio ora che l’aveva vicino. È vero, aveva i capelli neri e scompigliati come Harry, ed era più o meno della stessa altezza ma le somiglianze si fermavano lì. Gli occhi di questo ragazzo, nonostante fossero più scuri, erano molto più brillanti, quasi come se fossero sempre sorridenti, ma Hermione riuscì a leggerci anche qualcos’altro, di più profondo e forse anche più oscuro sepolto dietro quella gaiezza apparente.
-Mi spiace disturbarti ma sembra che tutta Londra abbia avuto la mia stessa idea di rifugiarsi qui dentro per ripararsi dal freddo.-
-Già. Non mi ricordo di aver mai visto un inverno così gelido. Tu?-
Il sorriso del ragazzo si incrinò leggermente e a lei sembrò che i suoi occhi si scurissero un po’, lasciando intravedere quella oscurità che Hermione aveva visto prima.
-Solo una volta.- disse. La sua voce era incrinata, come se stesse trattenendo le emozioni o magari stesse evocando un brutto ricordo, quindi Hermione decise di non indagare oltre, nonostante la sua curiosità. Non era poi così importante dopotutto.
-Io sono Hermione, comunque.-
-Edmund. Piacere di conoscerti.- rispose, alzando la tazza come alla sua salute.
Hermione ricambiò il gesto e bevve lentamente la sua cioccolata mentre studiava con la coda dell’occhio il suo inaspettato compagno. Qualcosa in lui la incuriosiva. Non avrebbe saputo bene dire che cosa fosse, ma quel ragazzo era in qualche modo speciale. Magari come me. Si ritrovò a pensare. Forse era per quello che aveva percepito un’aura diversa in lui quando era entrato dalla porta.
-Allora…- iniziò a parlare, tentando di capire se anche Edmund fosse un mago senza farsi prendere per pazza.
-Vieni spesso qui?-
Lui rise mentre appoggiava la sua tazza sul tavolo. Aveva una risata cristallina e bellissima.
-Ci stai per caso provando?-
Hermione rimase un attimo spaesata, non capendo il motivo di quella frase. Poi realizzò ciò che aveva detto e le sue guance si imporporarono immediatamente. Ops.
-No, no… non è come credi… io...- balbettò mentre si grattava la nuca e il sorriso del ragazzo si allargava ancora di più. Oh andiamo Hermione, sei la strega più in gamba della tua generazione ma diventi una teenager con gli ormoni impazziti appena un ragazzo carino ti rivolge la parola. Si schiaffeggiò mentalmente e si costrinse a riprendere la calma.
-Non  intendevo quello Edmund.- disse. –Volevo solo fare un po’ di conversazione, tutto qua.-
-E io volevo solo prenderti un po’ in giro- le rispose Edmund, facendole l’occhiolino. Lei arrossì ancora di più.
-Allora?-
-Allora cosa?- la guardò, confuso.
-Vieni spesso qui?-
-Ah… no. voglio dire, mi sono appena trasferito in quest’area di Londra e sto ancora cercando di esplorarla per trovare dove poter passare un bel pomeriggio. Tu?-
-Io mi sono trasferita da poco a Londra con i miei genitori. Ho appena finito la scuola.-
-Dove andavi?-
-Hogwarts.- 
Hermione strinse i pugni sotto il tavolino che li separava. Aveva corso un rischio dicendogli il nome della scuola di magia, ma doveva sapere.
-Che nome strano, non l’ho mai sentita. È lontana?-
Hermione rilasciò il respiro che stava inavvertitamente trattenendo.
-Scozia.-
Edmund annuì, come se questo spiegasse il motivo per cui non aveva mai sentito nominare quella scuola, e lei dovette costringersi a non rimanerci male. Non era un mago dopotutto, ma solo un normale ragazzo di Londra.
-Tutto ok?-
Hermione alzò lo sguardo e Edmund la fissava dritto negli occhi, preoccupato.
-Sì, certo. Perché?-
-Hai iniziato a fissare il vuoto e pensavo di aver detto qualcosa che ti ha disturbato.-
Ma cosa le prendeva quel giorno? Doveva davvero ritornare con i piedi per terra.
-Sto bene. Mi è solo venuto in mente che probabilmente è ora che io vada a casa. Si sta facendo tardi e il tempo sta peggiorando.-
Edmund guardò fuori dalla vetrina le persone che lottavano con i loro ombrelli contro il vento e la pioggia e poi il suo orologio che segnava le 18.35.
-Sì, forse dovrei tornare a casa anche io.-
Finirono in fretta le loro bevande, prima di rivestirsi e uscire. Edmund tenne la porta della caffetteria aperta per lei.
-Un vero cavaliere.- gli disse, ridendo.
-Non sai quanto.- lo sentì rispondere serio, sottovoce.
Lei lo guardò interrogativamente e lo vide ancora. Quello sguardo triste di prima e quel suo sorriso che si spegneva per una frazione di secondo, prima di ritornare ad essere gioioso. Aprì la bocca per chiedergli spiegazioni ma lui la precedette.
-Io vado da quella parte- le disse, indicandole la strada alle sue spalle. –Tu?-
-La direzione opposta.-
-Speravo che dicessi che anche tu dovevi fare quella strada. Sarebbe stata una scusa per poter parlare un altro po’ con te.-
-Adesso chi è che ci sta provando?- gli disse scherzosamente.
Lui rise imbarazzato, mettendosi le mani nelle tasche.
-Bè allora.- le disse dopo un momento di silenzio –E’ stato un piacere conoscerti Hermione e spero che ci rincontreremo un giorno. Magari domani, stesso posto e stessa ora?-
Hermione lo fissò, stupita. Le stava davvero chiedendo di uscire? Non frequentava nessuno da quando si era lasciata con Ron un anno e mezzo prima. Forse era il momento di ricominciare.
-D’accordo.- gli rispose, mentre tirava fuori dalla sua borsa un pezzo di carta e una penna e ci scribacchiò sopra qualcosa prima di porgerglielo.
-Questo è il mio numero, nel caso dovesse servirti.-
Il sorriso di Edmund si fece, se possibile, ancora più ampio. Allungò la mano per prenderlo e in quel momento le loro dita si sfiorarono. Entrambi si sentirono invadere da un calore impossibile in quella fredda sera di dicembre e entrambi provarono un leggero pizzicore alle punte delle dita, là dove si erano toccati. Hermione sollevò gli occhi e trovò in quelli di Edmund la stessa muta domanda.
Cos’è stato?
Quella sensazione se ne andò così all’improvviso come era venuta quando Edmund ritrasse la mano, il bigliettino con il suo numero tra le dita.
-Ci vediamo domani allora.- le sussurrò, non volendo alzare troppo la voce per timore che quel momento magico sparisse. Poi si voltò e si incamminò verso casa sua. Hermione rimase ferma in mezzo al marciapiede, intralciando la strada ai pedoni irritati che volevano tornare al più presto verso il caldo delle loro case, guardando la sagoma scura di Edmund perdersi tra quella folla prima di scomparire. Questa volta non se lo era immaginato, le sue ipotesi iniziali sul suo conto dovevano essere corrette. Forse non era un mago, ma c’era davvero della magia in quel ragazzo.





























-Angolo autrice-
Innanzitutto, grazie mille di aver letto la mia storia! Spero davvero che vi sia piaciuta e che di nn essere l'unica ashippare questi due (nonostante, ovviamnete, non siano come Ron e Hermione, ma volevo sperimentare un po'...)
Se volete recensite e fatemi sapere cosa ne pensate
Alice

 
   
 
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