Col tempo, era diventato così facile parlare con lui. Anche da prima del coming-out esplosivo, guardarlo negli occhi e dirgli cose che non aveva mai neanche creduto di poter pensare si era rivelato genuino, spontaneo.
E dopo l'epica serata al bar, beh, si era davvero lasciato andare. Gli aveva detto di non aspettarsi un vestito lungo o chissà cos'altro, ma aveva comunque inscenato la parte della mogliettina preoccupata perfettamente e per molto tempo.
Lo aveva amato con tutto se stesso e non rimpiangeva un solo gesto. Non importava se non era stato ricambiato a dovere: sapeva che la responsabilità non fosse stata di Ian, inoltre l'unica ricompensa che aveva mai davvero voluto era stargli accanto.
Pensandoci bene, era sempre stato tutto relativamente facile tra di loro. Di complicazioni ne contava moltissime e di difficili da superare — le loro famiglie incasinate, la malattia, la prigione —, ma esterne a loro due che semplicemente si bastavano a vicenda per essere felici.
Era sempre stato facile incontrarsi di nascosto, scopare — fare l'amore — dietro al campo da football, guardare la tv seduti sul divano, sentendosi così infinitamente completi, come se non servisse altro al mondo. 
Innamorarsi, quello poi era stato inevitabile e imprevedibile. Una bomba esplosagli nel petto, un fulmine a ciel sereno che lo aveva colto impreparato. Ci aveva messo poco a infatuarsi di quella testa rossa, di quelle guance lentigginose, di quel sorriso che poteva illuminare un cazzo di stadio. Era stato facile, sì.
In quell'istante, invece, tutto gli sembrò facile fuorché la cosa forse più semplice di tutte: respirare. Squadrò l'amore della sua vita con un sorriso specchio di tutto l'amore di questo mondo e perse un battito nel vederlo, dopo tutto quel tempo, ancora così dannatamente sexy.
Fu solo un momento, un pensiero, una frazione di secondo, in cui Mickey sperò invano che potesse essere facile anche ricominciare.