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Autore: Iuno    10/07/2018    1 recensioni
Se camminando per strada l’avessi rincontrata, avrei ringraziato il Signore fino alla fine dei miei giorni. Ma così non fu.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Se camminando per strada l’avessi rincontrata, avrei ringraziato il Signore fino alla fine dei miei giorni. Ma così non fu. Dopo quella serata di maggio, il suo ricordo volò via, come tutte le cose più belle, anche lei se ne andò. Passai notti intere, sdraiato su un letto con la sigaretta tra le labbra a ripensare a quegli occhi, di cui sinceramente non ricordo più il colore. A lungo pensai alle sfumature con le quali avrei potuto riprodurre il suo corpo su tela. Sarebbe stata la mia opera migliore, così com’è stata l’opera migliore del creato. La vidi una sola volta, ma bastò per non dimenticarla più. A lungo ricercai i suoi tratti tra quelli di milioni di persone, anche dopo il ritorno a casa, eppure, nessuno sembrò neppure somigliarle. La conquistai e la persi in pochi attimi. Solo, nella stanza d’albergo, piangevo il mio regalo più grande, bruciando gola e polmoni con tutto il fumo che possedevo. Avevo la tenera illusione che anch’essa, nel buio della sua stanza, mi ricercasse sotto le coperte per scorgere la mia mano, il mio corpo, gli occhi, che brillavano solo alla sua vista. Quella sera, su quella panchina, ad osservare il lago mentre un vento primaverile soffiava alle nostre spalle e le stelle si levavano in cielo, vi eravamo solo noi due. Ci osservammo a lungo senza pronunciare neanche una parola. I tuoi occhi arrossati da un pianto interrotto poco prima, le tue labbra, ancora imbronciate, le mani graziose chiuse a pugno sul tuo petto. In quel momento mi chiesi quale repellente essere avesse avuto il coraggio di far piangere un simile angelo. Avrei voluto consolarti tra le mie braccia quella sera, ma non lo feci, ti fissai. Avrei voluto prendere i miei pennelli dalla cartellina accanto a me e disegnarti, ma mi mancava il coraggio. Credo che ti sarebbe piaciuto e che guardando il ritratto avresti riso dell’uomo sciocco seduto accanto a te. Ti avrei offerto da bere, a fine serata ti avrei chiesto di venire nella mia camera d’albergo per un ritratto su tela, per la mia prossima esposizione. Per una notte saresti stata la mia amica più intima e il mio desiderio più grande. Forse, tu saresti stata la donna in grado di cambiare la mia stupida esistenza, quella che avrebbe potuto trascinarmi in salvo. Ma non lo sei stata. Forse, io sarei stato l’uomo che non ti avrebbe più fatto soffrire, quello che avrebbe immortalato la tua bellezza celestiale e che avrebbe curato ogni tua ferita. Ma non lo sono stato. In pochi secondi ci siamo giurati amore eterno. Senza parlare. Stringesti la mia mano prima di scappare via. Prima di sparire. Eri una Venere di carta bruciata dall’universo. Ed io, oggi, nonostante gli anni passati, i baci sprecati, le notti insonni e i chilometri di distanza, ricerco ancora le tue ceneri. Perché non ho mai compreso niente dalla vita, ma so che tutto avrebbe avuto senso se il fato ci avesse arso insieme. Se tu avessi stretto ancora la mia mano.
   
 
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