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Autore: Ankls_    10/07/2018    1 recensioni
Questa raccolta contiene, come dice appunto il titolo, semplici stralci di vita vissuta. Ogni capitolo avrà come punto in comune un'emozione provata durante uno di questi momenti. Dalla felicità alla tristezza, dalla noia all'euforia, dall'amore all'odio. Piccole storie che raccontano di una vita che passa veloce e di come episodi che possono sembrare irrilevanti, in realtà sono parte di noi. Un semplice esperimento personale che mi porta a scrivere ciò che mi circonda o ciò che mi accade, così come lo vedo e percepisco.
Dalla prima storia: Notava ogni dettaglio che la circondava: dalla fila ordinata di formiche che passeggiavano allegramente sul bordo del marciapiede, alle mattonelle saltate, su cui rischiava puntualmente di inciampare. Notò anche qualche macchina che usciva silenziosamente dal garage. Direzione mare, suppose.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Leggerezza

Stava tornando a casa.
Era da sola, era ancora troppo presto, ma soprattutto era domenica.
La calma regnava sovrana. Le uniche persone in giro erano lei e degli anziani mattinieri con i loro altrettanto anziani cani.
Teneva in mano il vassoio di paste calde appena sfornate. L’aria fresca e frizzante le rinfrescava la mente, aiutandola a svegliarsi. Aveva il telefono scarico, spento. Questo significava niente musica a tenerle compagnia. Pensò che forse fosse un bene, perché non c’era niente di meglio di una passeggiata rinfrescante alle sette del mattino per guardarsi intorno e pensare.
Notava ogni dettaglio che la circondava: dalla fila ordinata di formiche che passeggiavano allegramente sul bordo del marciapiede, alle mattonelle saltate, su cui rischiava puntualmente di inciampare. Notò anche qualche macchina che usciva silenziosamente dal garage. Direzione mare, suppose.
I fiori che spuntavano dai cancelli delle case erano appena sbocciati e il loro profumo era quasi nauseante. Passò perfino davanti alla casa della sua amica, a due minuti dalla sua. Le luci erano ovviamente spente; a differenza sua lei non era andata ad una stupida festa e non aveva finito per dormire in macchina in un parcheggio quella notte. Il suo sonno non era stato in alcun modo rovinato fino a quel momento.
Mentre si voltava a guardare mise male il piede e il vassoietto che teneva in mano scivolò pericolosamente verso il vuoto.
In spalla aveva uno zainetto praticamente vuoto: un caricabatterie che non aveva potuto usare, l’astuccio degli occhiali con dentro cinque preziosi euro e un accendino, inutile senza le sigarette.
Lo sentiva rimbalzare sulla sua schiena ad ogni passo, e nonostante fosse leggero stava iniziando a darle fastidio.
In bocca sentiva ancora il sapore dell’alcol della sera prima, unito a quello del caffè bevuto a colazione.
Non aveva mai fatto colazione così presto. In realtà si era anche meravigliata che nel suo piccolo paesino esistesse un bar aperto alle cinque e mezza, pronto a servire tre ragazzini reduci da una serata disastrosa.
Eppure l’avevano trovato, e c’erano rimasti addirittura un’ora, per riuscire a fare orario prima che uno dei tre dovesse prendere il pullman.
Ripercorreva la serata mentre saltava l’ennesima mattonella rotta e passava davanti alla lavanderia a gettoni, ancora chiusa. L’insegna diceva “Aperti h24. Domenica inclusa”. Pubblicità ingannevole.
Ormai mancavano pochi metri a casa sua. Si girò a guardare verso il circolo ricreativo proprio sotto il suo balcone. La quantità di vetro di bottiglia di birra consumato in quel posto era spaventoso. File e file di casse contenenti bottiglie vuote circondavano tutto il cortile interno, protetto da un vecchio cancello nero.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare era al rumore infernale che avrebbero fatto quando la nettezza urbana sarebbe venuta a portarle via.
Era davanti al suo cancello. Grigio, freddo, umido per via della rugiada. Tolse la mano e se la asciugò sui pantaloni. Agitò un po’ il suo zaino e si accorse di non aver portato le chiavi. Imprecò mentalmente. Era costretta a suonare.
Erano le sette del mattino di domenica ed era costretta a suonare e a svegliare i suoi genitori. Almeno aveva portato le paste.
Dopo 5 minuti che fissava il citofono pensando se fosse davvero il caso, premette quel pulsante.
Fortunatamente il cane era addormentato come tutti quanti, e dalla strada sentì soltanto un debole abbaiare sommesso. Attese. Nessuno rispose e la serratura non scattò.
Provò a risuonare, ormai rassegnata al fatto che avrebbe dovuto scavalcare e aspettare fuori del portoncino d’ingresso.
Neanche un minuto dopo però, la serratura scattò.
Aprì il portone.
Finalmente.
Il suo letto la aspettava.

Tratto da “Una raccolta di pensieri casuali e fatti accaduti in vari momenti della mia vita- Storie di vita vissuta”
 
   
 
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