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Autore: Jackthesmoker7    10/07/2018    1 recensioni
Ultimo epilogo della storia Teen Tyrans
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sergente Rock era un uomo schietto e burbero, nato nel '59 e figlio di quegli anni. Era cresciuto nel terrore del comunismo ed era stato più tempo in guerra all'estero che nel paese dove era nato; un vero soldato americano.
Non era certo abituato a tutti quei metaumani ed alle loro superstronzate. Per lui erano troppo strani e assurdi, ma ci poteva convivere.
Certo, alcuni erano ben più che sopportabili. Una volta Superman gli aveva salvato la vita, ma chiaramente doveva essersi dimenticato di lui, ha salvato tanti altri da quando si è mostrato.
Ma comunque, adesso era qui, circondato dalle macerie dell'ennesimo piano malvagio di un super-criminale, e si chiedeva ancora una volta se il governo si decidesse a prendere delle contromisure contro quei tizi mascherati che tentano saltuariamente di agire per conquistare il mondo.
Ancora prima di penetrare la cupola, il comando si era premunito di suddividere l'area devastata in più di 1000 quadranti, ed ogni quadrante doveva essere ispezionato minuziosamente da una compagnia di soldati, in cerca di corpi, vivi o morti.
Al sergente ed alla sua compagnia era stato dato il quadrante ove sorgeva la Titans Tower. In quanto la torre sorgeva su un isolotto in mezzo alla baia ed era circondata da mura di cinta, alla compagnia era stato fornito un mezzo anfibio, ma era così piccolo che tutti i membri della compagnia ci stavano a malapena. Oltre a questo, la JLA si era anche premunita di fornirgli una mappa dello stabile, per potersi orientare tra i piani della torre.
<< Ma secondo te questo palazzo qui l'hanno costruito apposta così? >> chiese confuso Ice Cream, uno dei soldati della compagnia, << Dovevano vederci qualcosa di bello nelle lettere giganti. >> rispose Wildman, la cui bocca ricoperta da una folta barba rossa non aveva emesso un suono da quando erano sbarcati.
Il piccolo commando riuscì a trovare un'apertura sufficientemente grande da lasciar passare una persona, e poi si misero ad arrancare in mezzo a fango e macerie fino alla porta della torre, senza tuttavia trovare corpi, né vivi né morti. Il sergente alzò una mano col pugno chiuso per fermare il gruppo ed attirare la loro attenzione: << Ascoltatemi ragazzi. >> disse il sergente con voce ferma, << La nostra missione qui è soprattutto di avanscoperta. Controlliamo che non ci siano trappole e recuperiamo i superstiti, per il resto evitiamo di far scoppiare una bomba apocalittica e poi lasceremo i capoccioni a fare il loro lavoro. Ed ora, entriamo. >>
I soldati si misero al riparo, poi il sergente posizionò l'esplosivo adesivo sulla porta, impostò il timer, e si tuffò nella sabbia dietro a uno scoglio.
L'esplosione squarciò la porta scorrevole, proiettando frammenti metallici come uno shrapnel: << D'accordo, entriamo. Ma fate attenzione. >>
Il plotone passò attraverso alla breccia nella parete, ed iniziò a fare il suo lavoro.
In poco meno di un'ora tutti i piani della torre furono ispezionati alla ricerca di feriti o di trappole, ma non vennero trovati ne gli uni, né le altre.
In compenso però, quando il sergente entrò in quella che era chiamata la Main Ops Room, venne sorpreso dal calore che c'era nella stanza. Dentro c'era ciò che rimaneva di quello che nella mappa era indicato come il pannello di controllo principale, il punto da cui Slado avrebbe controllato la cupola. Ma quello che c'era sembrava che si fosse fuso da una fortissima ondata di calore.
Metallo semi-fuso gocciolava ancora dai resti della consolle, liquefacendo il pavimento e scavando un buco nel pavimento come acido. Attaccato al l'unico punto che pareva integro, c'era una specie di palmare circolare giallo, con una grossa T al centro.
Il sergente si avvicinò e, facendo molta attenzione a non cadere sul metallo fuso, allungò una mano e prese l'oggetto.
Non pesava più di un telefono, ed al tocco non era affatto caldo come il pannello da cui l'aveva estratta.
"Ma chi ce l'ha messa qui. Che l'abbia attivata Slado stesso?"
In quel momento nella stanza irruppe Bulldozer, il secondo in comando. La pesante figura alta quasi due metri portava in spalle il suo solito mitragliatore a spalla, e questo rendeva i suoi già pesanti passi ancora più rumorosi: << Sergente, abbiamo esaminato il resto della... >> si interruppe alla vista della consolle.
<< Riposo soldato. >> disse il sergente per richiamare l'attenzione del suo vice: << Rapporto. >>
Bulldozer si riebbe: << Ehm, dicevo: abbiamo appena finito di esaminare tutta la torre. Non ci sono corpi ne trappole di alcun genere, e neppure soldati robot. In compenso, nello scantinato abbiamo trovato due paia di impronte nella polvere, vicino a quello che sembra uno sfiatatoio per l'acqua di mare. Queste impronte però si perdono fuori dalla torre. >> 
<< Nient'altro? >>
<< Nossignore, niente altro di degno di nota. >>
Il sergente tuttavia non ne era convinto. Credeva, anzi sapeva che c'era qualcosa di importante da notare, ma che tuttavia non riusciva a percepire.
Ma scoprire cos'è non era compito suo.
<< E va bene. Bulldozer, richiama il gruppo qui abbiamo finito. >>
Mentre Bulldozer scendeva pesantemente le scale, il maggiore non poté fare a meno di fissare al di fuori delle finestre la città distrutta, e poi, con un moto di malinconia, seguire il suo vice.
<< Credo che nemmeno una bottiglia di Whisky possa aiutarmi, ormai. >>
   
 
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