All I want
for Christmas is you
Impossibile.
Avevo ricontrollato come minimo diecimila volte: il
mio nome e il suo figuravano sempre nello stesso turno. Ormai non potevo
chiedere di cambiare, avrebbero dovuto rifare tutto daccapo e poi alla Bailey
sarebbero venuti sospetti: c'era chi avrebbe fatto carte false pur di farsi
mettere in turno con lui. E poi quale giustificazione avrei potuto dare? Guardi
dottoressa, il solo nominare Mark Sloan mi provoca
apnea e afasia, potrebbe cambiarmi per favore? Nah! Tutti
sapevano cosa fosse successo tra noi. Dovevo mostrare assoluta indifferenza
alla cosa e nessuno avrebbe sospettato nulla. Ma era veramente complicato e lui
per me era un'ossessione, una malattia, una dipendenza e non credo che ci avrei
potuto fare niente. Il mio cervello non ragionava più quando lui era nei
paraggi: avevo addirittura pensato che stesse parlando con me e mi ero avvicinata
con gli occhi a cuoricino; poi mi accorsi che parlava all'auricolare e cercai
di rimediare ma ormai la frittata era fatta. Dopo quella figura di merda giurai
che non gli avrei mai più parlato.
Il pomeriggio passò abbastanza velocemente tra
visite, operazioni e aggiornamenti di cartelle cliniche. Qualcuno particolarmente
romantico aveva obbligato medici e pazienti ad ascoltare tutto il repertorio
delle canzoni natalizie e gli altoparlanti stavano passando Have yourself a Merry little Christmas. Prima di affidare i degenti al mio
collega del cambio turno, mi feci tutto il giro del reparto per chiedere come
stessero e augurare loro Buon Natale. Furono tutti molto felici di vedermi ed
io mi mostravo cordiale ma in realtà non vedevo l’ora di raggiungere la camera duecentoventicinque.
“Buonasera, signora Jones”.
“Buonasera cara” rispose mostrandomi un bel sorriso.
Mi aveva preso a cuore dopo la rottura con Mark e
per tirarmi un po' su aveva iniziato a raccontarmi della sua vita piena di
esperienze, viaggi, gioie. Mi aveva detto che le ricordavo lei quando era
ragazza. Più la guardavo più mi chiedevo come facesse ad essere così bella
nonostante fosse attaccata alla flebo e a un sacco di tubi, come riuscissero a riderle
quei fantastici occhi color nocciola con addosso quella camicia da notte
asettica e come diavolo facesse a ridere sempre nonostante il ciclo di chemio.
“Mi dispiace che debba passare la Vigilia in
ospedale” le dissi, prendendole la mano e sentendomi leggermente in colpa.
“Non ti preoccupare Lexie,
c'è Frank che mi tiene compagnia” disse accennando all'uomo che riposava sulla
poltrona “ E questo mi basta”.
Sorrisi quasi commossa.
“Sai? Sono quasi quarant'anni che siamo sposati ed
io lo amo come se fosse ancora il primo giorno”.
Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime e per non darlo
a vedere le rincalzai le coperte.
“Hai mai vissuto una storia d'amore talmente bella e
vera da impedirti di respirare?”.
Il mio cervello andò in tilt per qualche minuto e
iniziai a ripassare mentalmente tutte le storie che avevo vissuto ma ancora nessuna poteva dirsi
talmente emozionante ed intensa da toglierti il fiato. O forse sì...ma volevo
evitare di pensarci, almeno la vigilia di Natale.
“I-io...” provai a farfugliare qualcosa che fosse
sincero e vago allo stesso tempo ma non era facile. Fortunatamente la donna
intuì il mio disagio e cambiò discorso non prima di avermi augurato di provare
davvero un’emozione del genere.
“
Cosa fai di bello stasera?”.
“Oh, non lo so. Credo che tornerò a casa e andrò a
letto”.
“Fossi in te mi farei una bella doccia e indosserei
il vestito delle grandi occasioni, dopotutto è la Vigilia”.
Mi accorsi che la flebo stava finendo e mi affrettai
a sostituirla.
“È bravo il dottor Sloan,
vero?”.
“Cosa?” oddio quel nome “Sì, beh…”.
Iniziai a tremare e intuii nella voce della donna un
che di malizioso.
“Come andiamo, signora Jones?”.
Oh, merda! Quella voce. Il mio cervello non aveva
fatto ancora in tempo a riprendersi
dallo shock precedente che tornò in subbuglio immediatamente. Che diavolo di
cospirazione era quella? Non si dovrebbe essere tutti più buoni a Natale? I
miei occhi incrociarono un paio di occhi blu e uno sguardo glaciale. Avrei
volentieri desiderato farmi una flebo anch'io in quel momento.
“Bene grazie. E lei, dottore?”.
“ Mh…non c'è male” rispose
lui squadrandomi dalla testa ai piedi. Distolsi lo sguardo immediatamente.
Mi sentii avvampare e rimasi paralizzata. Provai a
dire qualcosa ma mi sentii mancare l'aria. Era il momento delle visite e alla
paziente veniva riservata una terapia particolare per cui doveva restare in
stanza solo il medico per garantire la privacy.
“Io vado. Buon Natale, signora Jones”.
“Grazie cara, anche a te”.
Uscire da quella stanza fu come emergere dall' acqua
dopo aver temuto di stare per affogare. Trassi un respiro profondo e andai a
prendermi un caffè al distributore.
“Ehi!” disse Derek “Stasera andiamo a festeggiare
tutti insieme da Joe. Sei dei nostri?”.
“Non credo, mi dispiace. Sono molto stanca”.
Salutai i colleghi, mi infilai il cappotto e mi
incamminai verso casa. Il vento gelido mi sferzava il viso e rendeva le mie
guance paonazze. Le case erano illuminate e potevo scorgere attraverso le
grandi finestre persone allegre che ospitavano parenti e amici e sì scambiavano
regali. Nell'aria c'era odore di dolci, di festa, d'amore ma tutto questo non
faceva per me, non riuscivo ad essere felice a Natale. Non dopo aver rotto con
Mark. Mi pentii di averlo baciato davanti a tutti, di essere piombata nella sua
camera d'albergo e di essermi spogliata di fronte a lui. Se non fossi stata
tanto stupida ora sarei serena e festeggerei la Vigilia con i colleghi del
turno, infischiandomene di lui che magari ci avrebbe provato con April. Tentai
di scacciare l'ultimo pensiero, l'idea che stesse facendo il cascamorto con
quella sciacquetta mi devastava.
Optai per il bagno. La doccia mi ricordava situazioni
troppo piacevoli ed io avevo bisogno di liberare la mente. Seguii il consiglio
della signora Jones e, aspettando che l'acqua riempisse la vasca, frugai
nell'armadio alla ricerca di un abito adatto. Mi ricordai di averne uno rosso,
dall'aria vagamente vintage acquistato all'Andaluz insieme a Meredith, la quale
fu davvero sorpresa di vedermi uscire
dal camerino con quel vestito davvero audace. Sapevo esattamente perché lo avessi comprato ma se glielo
avessi detto lei mi avrebbe ucciso. Mentii spudoratamente dicendo che fosse per
il matrimonio di una mia amica; in realtà l'idea era di andare a cena con Mark
e stupirlo in seconda serata con gli effetti speciali dati dal vestito e dalla
lingerie in coordinato. Volevo che mi vedesse come una vera donna, femminile ed
elegante e non come la specializzanda che vestiva sciatta. Ma per un motivo o
per l'altro non sono mai riuscita a fargli la sorpresa tanto sognata.
Il bagno durò una vita
ma appena emersi dall'acqua mi sentii serena e non pensai a Mark finché non
indossai l'abito rosso. Cavoli! Aveva ragione mia sorella! Era davvero audace
con quella scollatura a cuore e il bustino stretto. Mi asciugai i capelli e
creai delle onde sinuose.
Andai in cucina e mi preparai il vin brûlé. Accesi
lo stereo e la voce straziante di Mariah Carey cantava I can't live if living is
without you. Lo spensi
immediatamente. Era l'ultimo mio desiderio festeggiare la Vigilia in quel modo
così mandai un messaggio a Derek.
“Siete ancora
da Joe?”.
“Sì, sbrigati!”.
“Chi siete?”.
“Tranquilla,
Mark non c'è”.
“Arrivo!”.
Presi la borsa e vi infilai rapidamente il
cellulare, indossai il cappotto e corsi ad aprire la porta.
Davanti a me c'era un montgomery nero, corsi a
cercare lo sguardo e mi persi nei suoi occhi blu. Spalancai la bocca ed ebbi la
sensazione di vivere un dejà vu ma questa volta i ruoli erano invertiti. Lui
armeggiò qualche istante con uno stereo appoggiato per terra, poi prese un
cartellone bianco e me lo mostrò.
“Non parlare,
solo ascolta”.
Iniziò a cantare e dallo stereo partiva l'inconfondibile
voce di Mariah in sottofondo. Lui enfatizzò con la voce e l'espressione del
volto la parola want
manifestando il proprio apprezzamento per la mia mise. Sorrisi arrossendo e mi
gonfiai di orgoglio. Missione compiuta!
Alle parole one thing I need mi mostrò
l'indice, scosse la testa per accompagnare I
don't care about the present
e stese la mano in gesto panoramico mentre pronunciava underneath the Christmas tree.
Io mi sciolsi osservando il suo sguardo che si era
fatto più intenso così come il blu dei suoi occhi che mi fissavano con
desiderio mentre cantava I just want you for
my own, more then you could
ever know.
Mariah intonava all I want for
Christmas is you e Mark
l'accompagnava indicando me con la mano, un po' come avevo fatto io quando mi
ero dichiarata sulla terrazza dell'ospedale per l'ennesima volta quasi con le
lacrime agli occhi.
Neanche aspettai che partisse l'interludio musicale
che lo agguantai per i baveri della giacca, lo tirai fin dentro casa e lo
sbattei contro il muro della cucina. Lui emise un secco “Ugh!”.
La mia coscienza mi supplicava di non essere così irruenta dato l'incidente
dell'ultima volta ma non riuscivo a smettere di baciarlo e Mark rispondeva ai
baci in maniera altrettanto passionale. Poi con un colpo di reni riuscì a
divincolarsi dalla mia presa sorprendentemente ferrea, mi cinse i fianchi e mi
appoggiò sul piano di lavoro della penisola continuando a baciarmi fino a farmi
perdere il respiro. Gli tolsi il montgomery e il maglione in pochissimi secondi,
la canottiera metteva in risalto il suo corpo erculeo ed io adoravo vederlo
così. Scesi da lì e lo condussi in camera da letto. Continuammo a baciarci
senza sosta, lui mi sfilò il vestito e percepii un sospirato “Ah, però!”. Anche
il secondo effetto speciale aveva raggiunto il suo scopo.
Armeggiai con il bottone dei jeans e quando riuscii
ad aprirlo, gli cadde il cellulare. Con una rapida mossa lui mi sganciò il
reggiseno e iniziò a darmi i baci sul collo. Percepivo ogni centimetro del suo
corpo sopra di me, bollente e sudato, d'altronde c'era un motivo se gli avevano
affibbiato quel soprannome. Non so come ma riuscii a sbirciare il messaggio sul
cellulare. Era di Derek.
“Ehi, Mark! Mi
pare di capire che non sarai dei nostri, stasera!”.
Assolutamente no, mio
caro.
Beatitudine somma. Mi svegliai col rumore della
doccia di sottofondo e mi crogiolai nel letto assaporando la piacevolezza di
quello che sarebbe venuto dopo.
“Buon Natale, Lexie!”
disse lui comparendo sulla porta.
“Buon Natale, Mark” risposi mettendomi a sedere.
Lo guardai mentre cercava la sua roba.
“Ti preparo i pancake”.
Annuii soddisfatta.
“Come ti è venuto in mente di cantare Mariah
Carey?”.
“Oh, me lo ha suggerito una tua cara amica dell'ospedale…camera duecentoventicinque!”.
Sorrisi.
“Sei pieno di sorprese, per questo ti amo” dissi e
mi allungai per ricevere un bacio mozzafiato.
Mi venne in mente la domanda della signora Jones e sì,
stavo davvero vivendo una storia talmente bella da impedirmi di respirare.
Immensamente beata
guardai Mark a torso nudo scomparire in cucina.