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Autore: SusyCherry    13/07/2018    3 recensioni
«Ok, ok. Ti salvi solo perché ho una bella notizia. Un tizio del nostro ospedale è andato in pensione e ho fatto domanda per il suo posto. Sherlock sarò un urologo!» dichiarò con un sorriso trionfante.
«Un…urologo?» domandò sinceramente confuso Sherlock.
«Sì un urologo. Sai apparato urinario. Non avrai cancellato anche quello insieme al sistema solare, vero Sherlock?»
«Certo che no, non essere sciocco. Apparato urinario e…apparato genitale maschile, no?»
«Esatto.»
«John vedrai peni dalla mattina alla sera?» chiese Sherlock con faccia scioccata.
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[Fanfiction scritta in occasione della Summer Challenge organizzata dal gruppo "Aspettando SHERLOCK 5 - SPOILERS & EVENTI!"]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! Dopo "appena" un anno ho finalmente deciso fosse arrivato il momento di pubblicare questa storia. Faccio le cose con i miei tempi scusate. Anche se è la seconda storia che pubblico si tratta della primissima che ho scritto (sebbene sia la seconda che ho terminato, nel mezzo di questa iniziai e finii una Freebatch che prima o poi troverò il coraggio di pubblicare). È stata scritta per la Summer Challenge dell'anno scorso organizzata dal gruppo "Aspettando SHERLOCK 5 - SPOILERS & EVENTI!". La storia è completa, non so dirvi quanti capitoli saranno perché non li ho ancora suddivisi, ma se siete terrorizzati come me dalle storie incomplete state tranquilli, ci sono tutti e cercherò di pubblicarli in tempi rapidi.
È una Johnlock, prometto amore e felicità! Spero vi possa piacere!
I personaggi non mi appartengono e la storia è stata scritta senza scopo di lucro.


 

A New Job


 
Abbiamo di nuovo finito il latte. SH

Va bene, dopo la fine del turno vedrò di passare da Tesco per comprarne altro. JW

Non potresti passarci ora e portarmelo a Baker Street? Sei in pausa pranzo no? Ne ho urgente bisogno per un esperimento. SH

Sherlock, no. Oggi è stata una giornata terribile e ho tutte le intenzioni di godermi il mio meritato riposo. Non passerò la mia pausa pranzo trotterellando per Londra per soddisfare i tuoi capricci. E no, nemmeno se è “per la scienza”. JW

Va bene calmati, chiederò se può andarci la signora Hudson. Non c’è bisogno di scaldarsi così tanto. SH

Hai ragione scusami, ma ho davvero avuto una giornata orribile. JW

Pazienti irritanti? SH

È un eufemismo. Due ubriachi hanno cominciato a litigare nella sala d’attesa e siamo dovuti intervenire per dividerli. Poi uno di loro ha pensato bene di riversare tutto il contenuto del suo stomaco sulle mie scarpe. Un altro paziente ha sbraitato per mezz’ora minacciando di denunciarci tutti solo perché aspettava da BEN 20 MINUTI. Aveva un semplice raffreddore. Scemi noi che abbiamo pensato di dare la precedenza a un uomo con ferita d’arma da fuoco. E questo è stato solo l’inizio. Per non parlare di Karen che continua a mettere tutta la mia roba in disordine. A volte penso lo faccia apposta. JW

Lo fa apposta. La tua segretaria ti odia. SH

E perché dovrebbe farlo, di grazia? JW

Non lo so, magari le stanno antipatici i dottori biondi. Oppure potrebbe essersela legata al dito quando le ho detto che poteva anche smetterla di continuare a fantasticare su di te, che non le avresti mai chiesto di uscire perché a te non piacciono le ragazze tristi e scialbette come lei. Ma ehi, chi può dirlo cosa passa nella sua testa? SH

Tu hai fatto cosa??? Sherlock penserà che IO ti abbia detto tutto questo! Oddio lei mi porta i caffè!! E poi io non penso queste cose su di lei. JW

Che sarà mai, ci avrà sputato dentro qualche volta, ma di veleno non ne ha usato, visto che stiamo sostenendo questa inutile conversazione su quella triste e scialba donnetta. SH

Sherlock sei inqualificabile. A casa facciamo i conti, ora devo scappare. L’ennesima urgenza della giornata. JW

Divertiti. SH



A John piaceva il Pronto Soccorso, davvero, un tempo avrebbe dato di tutto per quella vita fatta di brividi e adrenalina, ma ormai aveva il suo sfogo personale per quel tipo di bisogno. Doveva ammettere che le indagini con Sherlock lo eccitavano molto più di quella che ormai era diventata unicamente una fonte di stress e malumori. Non che non amasse più la professione medica, tutt’altro, solo che almeno in quell’ambito avrebbe preferito un po’ di tranquillità e normalità. A volte la banalità andava bene, la banalità era perfetta.[1] Soprattutto quando a casa ti aspettava un capriccioso e geniale bambinone che come una sanguisuga prosciugava ogni energia, ogni secondo libero che restava nella vita del dottore. Lui quella vita non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo, non avrebbe cambiato Sherlock per niente e per nessun altro, ma questo non l’avrebbe mai confessato ad alta voce. Chissà che danni irreparabili avrebbe fatto al già ipertrofico ego dell’unico consulente investigativo al mondo ammettere una simile cosa. Tanto era già evidente a tutti che la sua vita ruotasse unicamente intorno a Sherlock e a tutte le sue stranezze, non c’era bisogno di esternare tali riflessioni. Le sue adorabili e irresistibili stranezze, pensò John, maledicendosi subito dopo per aver anche solo immaginato simili aggettivi. Sherlock non era adorabile, tutt’altro, era maleducato, arrogante, a tratti astioso, saccente, borioso, ecco questi sì che erano epiteti che più gli si addicevano! Eppure…eppure John vedeva le mille premure che il detective mostrava per lui, nascoste sapientemente sotto uno schermo di indifferenza. Aveva inteso anche il costante bisogno di accettazione di Sherlock, sapeva che dietro certi comportamenti che in molti avrebbero trovato insopportabili (e senza troppa difficoltà ciò avrebbe potuto valere anche per lui) si nascondeva solo un infantile bisogno di attenzioni e conforto. E la cosa meravigliosa era che ciò valeva solo per lui, a Sherlock non interessava essere accettato dagli altri, gli importava solo e unicamente del suo giudizio. Pensando al suo coinquilino John visualizzò l’immagine di un gatto, un gatto a lungo ferito e rifiutato dal mondo che aveva reagito a ciò cominciando a soffiargli contro e graffiando tutti coloro che provavano ad avvicinarsi. Ma allo stesso tempo si era trasformato in un dolce e tenero gattino che si era scoperto fosse anche in grado di fare le fusa (che suonavano comunque un po’ minacciose, perché andiamo era di Sherlock che si stava parlando) nel momento in cui John Watson si era offerto di badare a lui. Ecco perché accettava di buon grado tutte le prepotenze di quell’uomo, perché sapeva che in fondo tutto ciò mascherava altro, lui era l’eccezione ed era ben fiero di essere l’unico a ricoprire quel ruolo. D’improvviso la sirena di un’ambulanza lo riscosse da quello stato semi comatoso in cui era finito. Un gattino? Come diavolo gli era venuto in mente di pensare a Sherlock come a un gattino? Come a un tenero gattino per giunta! L’alcool riversatogli sui piedi doveva essergli entrato in circolo per osmosi e doveva aver raggiunto il cervello, non c’era altra spiegazione. Si rese conto in quel momento che mentre era perso ad occhi aperti nel suo mondo onirico qualcuno gli aveva posto una domanda.

«Come dici Andrew?»

«Ti ho chiesto, John, se saresti venuto alla festa di pensionamento di Willis.»

«Chi?» e la domanda di John era genuina, non aveva realmente idea di chi fosse questo Willis.

«Andiamo, l’urologo del terzo piano, dicono che alla sua festa ci saranno tutte le infermiere del reparto, non vorrai lasciartele sfuggire!»

«Io no di certo» intervenne un terzo dottore «insomma quelle sono donne che sanno bene dove mettere le mani» aggiunse ridendo sguaiatamente seguito a ruota dall’amico.

John si limitò a stirare le labbra in un tiepido sorriso, non amava quelle battute sessiste e a sfondo sessuale, ma non voleva apparire come il guastafeste moralista della situazione. I suoi colleghi erano degli idioti, Sherlock ci aveva visto giusto fin da subito su questo. “Come se avesse mai torto su qualcosa” aggiunse una vocina proveniente da chissà dove nel suo cervello, che si affrettò a ricacciare indietro nell’angolo buio dal quale era venuta.

«Tra l’altro ora stanno cercando un sostituto per il suo posto. Ah se avessi ponderato meglio la mia scelta all’epoca! Ora avrei uno stipendio più alto e soprattutto orari più regolari!»

«John ma perché non fai domanda tu piuttosto? Hai anche una specializzazione in Urologia e Andrologia, tra le tante altre.»

A John non sfuggì la punta di acidità con cui furono pronunciate le ultime parole. Era vero, era troppo qualificato per il suo ruolo, aveva diverse specializzazioni e il lavoro come medico militare l’aveva preparato praticamente a tutto, ma non aveva mai dato sfoggio di ciò con i suoi colleghi, perciò si limitò a classificare tutto quello come semplice invidia e passò oltre. Però l’idea non era male, effettivamente un lavoro con maggiore tranquillità era tutto ciò che aveva desiderato fino a pochi istanti prima, quindi cominciò a valutare seriamente l’idea.
 
 

Quando rientrò a casa John aveva un sorriso soddisfatto che gli illuminava il viso e Sherlock lo guardò attentamente assottigliando lo sguardo.

«Oh ti prego, non mi dirai che hai chiesto di uscire a quell’insignificante donna, John andrà male, lei è solo attratta dal tuo status sociale, non le interessa altro che accaparrarsi un medico che...»

«Ma di che diavolo stai parlando Sherlock?» lo interruppe il dottore.

«Non ci hai provato con Karen?»

«Oddio no. E a proposito di ciò…»

«John risparmiami il discorsetto, ti prego, non tediarmi con la solita storia delle convenzioni sociali, lo sai che con me è fiato sprecato. Questi argomenti non attecchiscono.»

«Ok, ok. Ti salvi solo perché ho una bella notizia. Un tizio del nostro ospedale è andato in pensione e ho fatto domanda per il suo posto. Sherlock sarò un urologo!» dichiarò con un sorriso trionfante.

«Un…urologo?» domandò sinceramente confuso Sherlock.

«Sì un urologo. Sai apparato urinario. Non avrai cancellato anche quello insieme al sistema solare, vero Sherlock?»

«Certo che no, non essere sciocco. Apparato urinario e…apparato genitale maschile, no?»

«Esatto.»

«John vedrai peni dalla mattina alla sera?» chiese Sherlock con faccia scioccata.

«Beh, non è che un urologo faccia solo quello in realtà. È un clinico e un chirurgo, opera a cielo aperto o in laparoscopia, si occupa di rimozione di calcoli, un vasto numero di patologie…ma sì, ha anche a che fare con molti peni.»

Mentre diceva ciò John distolse lo sguardo improvvisamente interessato alla carta da parati alla sua destra, cercando di nascondere a tutti i costi il rossore che si faceva largo sul suo volto.

«Scelta interessante per qualcuno che non fa altro che sbandierare al mondo la sua eterosessualità.»

«Oh andiamo Sherlock, non mi dire che proprio tu cadrai in quegli stupidi cliché per cui l’urologo deve essere per forza gay e se è femmina ovviamente sarà una ninfomane. Il ginecologo poi è un maniaco sessuale, e su cosa dicono delle ginecologhe credo ci possa facilmente arrivare anche tu. Ti facevo più intelligente di così» rispose piccato John, non nascondendo una punta di fastidio.

Sherlock, punto nel vivo (l’intelligenza era sempre stata un suo vanto e non poteva accettare venisse messa in dubbio), si raddrizzò nella postura e tutto impettito rispose con sdegno: «Certo che lo sono John, facevo una semplice osservazione, ma non volevo insinuare nulla. Mi chiedo piuttosto cosa ne penseranno i tuoi colleghi, loro di certo sono molto meno intelligenti di quel che pensi.»

«E da quando in qua ci interessa l’opinione altrui?» rispose John con sorriso dolce.

«A te da sempre.»

«Andiamo Sherlock, non dire sciocchezze, vivo con un sedicente sociopatico iperattivo[2], disturbo che si è autodiagnosticato per giunta, metà della gente che conosciamo ti strozzerebbe volentieri a mani nude e l’altra metà si tiene bene alla larga da te. Tutti però sono concordi nel considerarmi un pazzo a dividere la vita con te. Se mi interessasse della loro opinione sarei scappato da molto, molto tempo.»

«Noi non dividiamo la vita» disse frettolosamente Sherlock abbassando lo sguardo sul pavimento e con un leggero rossore che gli imporporava le guance «dividiamo la casa.»

John liquidò la sua protesta con un gesto della mano che significava chiaramente “è la stessa cosa” dopo di che si portò in cucina per preparare la cena, lasciando uno Sherlock immobile e confuso.

 
[1] Citazione rivisitata presa dall’episodio 1x02 “The Blind Banker” (“Il banchiere Cieco”): “Mundane is good sometimes. Mundane works.”
 
[2] Mi sono attenuta alla traduzione italiana fatta nella serie, ma in realtà la giusta definizione sarebbe “sociopatico ad alta funzionalità”.
   
 
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