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Autore: StarkLabs    14/07/2018    0 recensioni
Immaginatevi un ragazzo che conduce una vita normale, ad un tratto si ritrova a fare i conti con qualcosa a cui non aveva mai pensato: la reincarnazione.
Osservò il suo nuovo volto allo specchio, la vita gli aveva dato una nuova possibilità, non l'avrebbe sprecata.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi nella mia adorata/detestata Inghilterra il viaggio durò poco per quelli che erano i miei standard, lo spesi tutto a riflettere sulla mia vita fino a quel momento, e capii il perché di tante cose soprattutto delle mie fobie.
Erano tutte incentrate sugli avvenimenti avvenuti nella mia vita precedente, la fobia per quelle città che erano esattamente le stesse dove avevo conosciuto o ero stato con Oscar, il fatto che non volessi impegnarmi in una relazione beh questo è abbastanza chiaro, ora non mi restava che trovarlo, impresa che era peggio che cercare un ago in un pagliaio.
Per prima cosa cercai un albergo dove alloggiare mi vennero in mente tante ipotesi su come rintracciare Oscar una di quelle la scartai a priori, avevo pensato di ingaggiare un investigatore privato ma cosa gli avrei detto?
Che stavo cercando il signor Oscar Wilde e che sì, sapevo che era morto ma come me si è reincarnato e ora ha un altro aspetto?
Mi avrebbe preso per pazzo sconclusionato e sarei finito in un centro di salute mentale, quindi dopo intense riflessioni decisi che me la sarei cavata da solo, non ero più un ragazzino che andava a piangere dai genitori per qualsiasi problema, e nemmeno uno che non pondera prima di prendere una decisione come facevo prima nella vecchia vita, quante stupidaggini ho commesso, ma ora mi sarei riscattato e avrei dimostarto a tutti, in particolar modo a me stesso che sono cambiato e che non ho sprecato questa seconda possibilità che mi è stata gentilmente concessa.
Passò esattamente una settimana carica di ricerche ma senza alcun risultato, feci ricerche su internet, persone famose e non, osservavo la gente sperando mi potessero dare un indizio, visitai musei, librerie, teatri e parchi, ma niente, comunque non mi arresi perché ero sicuro che ci fosse anche lui, come ero sicuro che si trovasse a Londra, lo sentivo forte dentro di me e questa forza mi spinse ad andare avanti.
Fu un Martedì che incontrai un uomo che mi destò parecchi sospetti era alto, sulla sessantina e anche di bella presenza, si avvicinò a me che stavo osservando il Tamigi ponderando su quali sarebbero state le prossime mosse, ero appoggiato sulla ringhiera del ponte quando questo bizzaro signore si mise a raccontarmi aneddoti, il suo linguaggio era fluido e articolato, si rivolgeva a me quasi come mi conoscesse ed io per tutto il tempo rimasi a bocca aperta a fissarlo.
Stavo per dire il suo nome quello passato naturalmente, perché il nome attuale non potevo certamente conoscerlo quando l'uomo mi diede una pacca sulla spalla e se ne andò, prima di fermarlo lo osservai per capire che intenzioni avesse e lui si avvicinò a due ragazze, poco disatanti dalla mia posizione e cominciò a parlare con loro, proprio nello stesso modo in cui aveva fatto con me, dicendo loro praticamente le stesse cose.
Capii subito che non poteva essere Oscar e un velo di delusione si posò sui miei occhi facendoli diventare lucidi, abbassai la testa gurdandomi la punta delle scarpe, una macchiolina rotonda si formò sull'asfalto vicino ad esse, stavo piangendo.
Ero ancora a capo chino quando vidi spuntare sotto il mio sguardo una mano che stringeva un fazzoletto azzurro ricamato con bordi più scuri, alzai subito la testa sorpreso e l'uomo che mi stava porgendo il fazzoletto mi disse "Caro ragazzo qualunque sia il problema non fartene un cruccio, la vita è troppo importante per essere presa sul serio"* detto questo con un cenno mi invitò a prendere il fazzoletto, sorrise con un'espressione che mi toccò il cuore ma, non feci in tempo a ringraziarlo che si stava già allontanado esordendo con un "Tienilo pure" prima di voltarmi completamente le spalle e sparire.
Lo guardai allontanarsi mentre tenevo stretto il fazzoletto nella mano, quella frase mi suonava  familiare e quel modo di fare tipico di, di lui... Ebbi l'impulso di correrre nella stessa direzione in cui si era allontanato e dalla mia gola uscì un "Oscar!" rotto, spezzato e pieno di speranza che venne sostituito subito dall'imbarazzo, tutte le persone si erano voltate a guardami -come se qualcuno non si potesse chiamare Oscar poi- rimasi lì in mezzo alla piazza, le guancie rosse, dandomi dello stupido per non aver fatto più in fretta, per non averlo capito subito.
Tornai in albergo e mi gettai sul letto, posai quel pezzettino di stoffa sul mio petto, aveva un buon profumo così lo portai al naso ed inspirai più forte, magari non era nemmeno lui pensai perché se fosse stato così non lo avrei perso, chiusi gli occhi, per quella giornata ne erano già successe abbastanza di cose, troppe emozioni in una volta, avrei ripreso domani, mi addormentai sereno e con un sorriso leggero sulle labbra.
L'indomani decisi di andare a fare colazione al bar, me ne avevano consigliato uno dove facevano ottimi pancake, ed io adoro i pancake, così entrai in quel posto e mi misi in fila, mi stupii di quante persone ci fossero, già mi leccavo i baffi che tra parentesi non ho, mancava una persona poi sarebbe stato il mio turno ma, quando l'uomo che avevo davanti si voltò per andarsene con il suo caffè e lasciarmi il posto quasi venni colpito da un infarto.
Era lo stesso uomo del giorno prima, no non quello chiaccherone ma quello che mi aveva porto il fazzoletto, lo fissai basito per un secondo quando il mio sguardo venne catturato dal taschino superiore della sua giacca, vi era un fiore posato al suo interno che faceva bella mostra di sè, tipo quello che usano i testimoni alle cerimonie, ed in quel momento fui sicuro e certo che davanti a me si trovava Oscar Wilde.
Quando mi ridestai da quella spece di trance/rivelazione che avevo avuto mi accorsi che lui già era uscito, così abbandonai la fila e gli corsi dietro ma questa volta feci in tempo "Scusi" dissi a gran voce avvicinadomi a lui che si voltò sorpreso, un altro infarto per quento era bello, ma cosa andavo a pensare, dovevo agire altrimenti mi avrebbe preso per un piagnucolone fuori di testa, già chissà se si ricorda del nostro incontro pensai.
Se ne stava lì davanti a me aspettando che parlassi così mi schiarii la voce e gli raccontai del giorno prima, dicendogli del fazzoletto che avevo messo a lavare stamattina e che gli avrei voluto rerstituire, gli dissi anche che avrei voluto ricambiare la gentilezza offrendogli la colazione.
Lui mi sorrise uno dei più bei sorrisi che avessi visto in vita mia "Ragazzo accetto di buon grado ma non ci siamo nemmeno presentati. Io sono..." Oscar Wilde pensai per poi tornare subito in me "Stephen Fry" disse porgendomi la mano la strinsi ed era così morbida, dio ma perché pensavo queste cose "Alex Davide Lombardi" dissi presentandomi a mia volta poi lui mi sorrise di nuovo e questa volta anche io ricambiai.
Tornammo indietro per rientrare nel bar e lui mi tenne aperta la porta facendomi passare per primo, un gentiluomo come sempre in questo non era cambiato, arrossii vistosamente per cui mi affrettai ad abbassare lo sguardo, non volevo che lo notasse insomma non sapeva tutta la verità, almeno credevo e chissà cosa avrebbe potuto pensare, così facemmo la nostra ordinazione e ci sedemmo al tavolo, uno di fronte all'altro.
Quanto era passato? Un secolo dall'ultima volta in cui ci siamo seduti così a bere qualcosa mi sentivo così in ansia, il cuore mi batteva forte e non riuscivo a smettere di sorridere, ero agitato non solo perché ero riuscito a trovarlo ma perché non sapevo se lui ricordasse, e se così non fosse come avrei fatto a dirgli tutto senza essere scambiato per uno svitato, certamente non potevo dirglielo in quel momento così a freddo dovevo sondare il terreno, magari diventare suo amico, oh come mi sarebbe piaciuto essere nuovamente amici, passeggiare insieme e parlare per ore, adesso avevo la capacità di ascoltarlo davvero, ero sereno finalmente dopo tanto tempo.
I miei sogni ad occhi aperti vennero interrotti dalla voce di Stephen "Allora Alex, posso chiamarti così?" annuii aggiungendo "E' il mio nome" sorrisi come un ebete, quanto gli sarò sembrato idiota, se ci fosse stato Sherlock Holmes mi avrebbe sicuramente fatto notare la mia sciocca costatazione dell'ovvio "Bene Alex cosa ti porta nella vecchia Londra, vieni dall'Italia vero?" strabuzzai gli occhi perché un minuscolo dettaglio mi colpì solo in quell'istante, lui si era rivolto a me parlando in italiano il giorno prima quando mi diede il fazzoletto, ancora non ci eravamo parlati come faceva a sapere...
Decisi di essere diretto e chiederglielo subito "Signor Fry io ho bisogno di sapere una cosa, l'altro giorno lei" mi interruppe "Per favore dammi del tu" sorrise io annuii continuando "Si è scusi, ti sei avvicinato a me porgendomi il fazzoletto e mi hai parlato in italiano, ancora non, insomma non avevamo nemmeno mai parlato come facevi a sapere da dove venissi?" a quel punto lui si grattò la testa, fece una strana smorfia poi disse "Sono stato in Italia per parecchio tempo" lo interruppi e con fare scherzoso dissi "Magari a Napoli" lui mi guardò sorpreso "Esattamente" quasi mi strozzai col caffè generando un moto di preocupazione e ilarità al mio interlocutore "Semplicemente ho seguito l'intuito" non aggiunse altro.
Aveva fatto la stessa cosa che feci io con il libro, o con il fatto di venire a cercarlo qui a Londra "Sono venuto per fare delle ricerche" dissi pizzicando il tovagliolino di carta con le dita "Per lavoro?" mi chiese io abbassai lo sguardo per poi rialzarlo dritto su di lui "No...personali. Io sto, sto cercando una persona" tremavo, non so perché forse gli stavo dicendo troppo ma non potevamo semplicemente salutarci e tornare ognuno per la propria strada.
"Tutti cerchiamo qualcuno ma a volte mentre cerchiamo, troviamo chi mai ci saremmo aspettati di trovare" non compresi il significato di quella frase e nemmeno il perché me la disse "Alex questo è il mio biglietto da visita, se magari volessi una mano per trovare chi cerchi" mi porse il biliettino con scritto nome, numero di telefono e dove lavorava, ed io sarei voluto saltare dalla gioia perché non avrei perso i contatti con lui e voleva anche aiutarmi.
Il giorno dopo mi presentai o meglio dire mi precipitai dove lavorara, posto che scoprii essere uno studio discografico e indovinate Oscar o meglio Stephen era un cantautore, scriveva le proprie canzoni, cantava e incideva dischi suoi e di altri cantanti che gli sembravano avere del talento.
In fede mia giuro di non aver mai sentito nemmeno per sbaglio Oscar cantare, in effetti il fatto che cantasse mi stupì e non poco, comunque era sempre un lavoro che faceva parte del mondo dell'arte, era un'artista e chi meglio di lui poteva diventarlo.
Lui non si stupì di vedermi arrivare era come se già lo sapesse, mi accolse con il più bello dei sorrisi, ancora ma sono fissato pensai, comunque fu gentile da subito mi lasciò assistere alle prove e scoprii che oltre a suonare la chitarra, si dilettava in maniera egregia anche con il piano.
Lo riempii di complimenti e in alcuni momenti sperai di non sembrargli falso, tutto quello dicevo lo sentivo nel cuore, e lui era veramente bravo, dovevate sentire la sua voce così poetica, melodiosa e morbida, rimasi incantato come se le mie orecchie non avessero mai udito suono più bello, e quando si avvicinò a me le ginocchia mi tremarono, mi disse che sarebbe uscito prima dal lavoro per fare una passeggiata con me, sempre se mi andava, e me lo chiedeva pure come potevo rifiutare un'occasione simile.
Camminavamo insieme fianco a fianco in un viottolino che passava attraverso un grande parco, una sensazione di dejavou mi avvolse, guardai Stephen con la coda dell'occhio e mi sembrò che anche lui fosse nella mia stessa situazione, aveva la tipica espressione di chi cerca di ricordare qualcosa "Allora Alex se non sono troppo indiscreto posso chiederti qualcosa riguardo alla persona che stai cercando" quella domanda mi spiazzò e non poco, mi fermai di colpo e iniziai a gesticolare dicendo "Beh vedi lui è un mio amico, il mio più caro amico e abbiamo litigato in maniera molto accesa, ed io gli ho detto delle cose" gli occhi mi si inumidirono "Lui è venuto qui, ed io voglio chiedergli perdono ma il punto, è che non so se potrà mai perdonarmi. Lo ha già fatto una volta parecchi anni fa, ed ora io" mi uscì un sosprio tremante e notai che lui mi osservava in modo serio e allo stesso tempo dispiaciuto.
Mi si avvicinò quel tanto che basta per far fare una capriola al mio cuore, sentivo il suo profumo, la sua mano sopra la mia spalla "Se siete così amici come hai detto vedrai che troverà il modo di perdonarti, due amici non possono stare a lungo separati se è grande l'affetto che li lega. Vedi è strano ma capita di litigare più spesso alle persone che sono unite da qualcosa di invisibile, le persone che si amano di più tendono a scontrarsi" non lo lasciai terminare "Perché? Perché non si può andare semplicemente d'accordo? Perché ci deve essere sempre uno che ferisce e l'altro che subisce fino a che non ne può più. E' colpa mia Stephen sono io il, il cattivo della vicenda."
Ci stavamo guardando negli occhi e per un attimo ebbi la sensazione che lui avesse capito tutto "La colpa non è mai di uno solo ricordalo sempre Alex. Nessuno lo ha obbligato ad arrivare sino al punto di non poterne più, poteva fermarti prima, poteva bloccare i vostri litigi quando ancora erano accettabili. Vedrai che troverà nel suo cuore il modo di perdonarti" io lo fissai titubante "E se non lo facesse?" si schiarì la gola poi mise anche l'altro braccio sulla mia spalla libera, voleva uccidermi questo era chiaro, "Allora te ne farai una ragione, significa che le vostre strade si dovevano dividere e la vita ha trovato il modo di farlo accadere, per quanto a noi non piaccia ma dobbiamo accettarlo. Chissà magari ci sono altre meravigliose cose in serbo per te, che potrai scoprire solo allontanandoti da questa persona."
Mi chiese anche il nome di questo mio amico ed io gli risposi prontamente che non aveva importanza perché sapevo già dove trovarlo "Allora perché non sei ancora andato da lui?" tirò giù le braccia dalle mie spalle ed io percepii come un vuoto "Non è ancora pronto" risposi lui sbuffò con aria intenerita "Come fai ha sapere che non è pronto se non lo hai ancora incontrato?" a quel punto capii che sì, mi ero fregato da solo.
Comunque me ne uscii dicendo che forse ero io a non esserlo e lui fece una cosa che proprio non potevo aspettarmi, soprattutto perché ci eravamo appena conosciuti, mi invitò a casa sua e se ci fosse stato un tempo accettabile avrebbe fatto un barbeque, io che non potevo starmene zitto gli feci notare la cosa e lui mi disse che gli ispiravo fiducia, che sin dal primo momento ha sentito una specie di sintonia tra noi, come se fossimo stati destinati ad incontrarci poi gli stavo simpatico e voleva aiutarmi con il mio problema.
Restai cinque minuti davanti alla porta intimorito dal minaccioso campanello, ero agitato ed eccitato allo stesso tempo, stavo per vedere casa sua che da fuori già era bellissima, un giardino ben curato con fiori di ogni colore, l'erba era così verde che sembrava risplendere la casa affacciava su un portico con due colonne ai lati, per raggiungere l'entrata bisognava salire tre scalini, i muri erano su tonaltà chiare e un po' rustici che rendevano il complesso un vero piacere per gli occhi.
Quando mi decisi a suonare il campanello quello che venne ad aprirmi non era Stephen, rimasi spiazzato "Tu devi essere Alex? Vieni entra" esordì con un grande sorriso fin troppo entusiasta per i mie gusti, misi piede dentro camminando lentamente come se il pavimento scottasse e dovessi fare attenzione a non bruciarmi "Io sono Robert, piacere" mi voltai di scatto quasi mi ero dimenticato della sua presenza, ci stringemmo la mano "Alex" sorrisi lievemente, anche se non so perché avevo voglia di tirargli un pugno.
Mi fece accomodare in salone dicendo che Stephen sarebbe arivato tra poco, il divano dava sul verde ed era di un tessuto liscio, si stava comodi constatai, l'arredamento era molto estroso c'erano quadri non identificabili per la mia mente, mobili di legno bianchi e un tavolo di vetro, a terra c'era un tappeto rosso poi vicino al divano c'era un poof a forma di mucca, si avete capito bene mucca.
Era un bel uomo Robert non c'è che dire non troppo alto, corpo muscoloso ma equilibrato per la sua altezza, capelli neri corti leggermente sparati in alto, labbra sottili, naso leggermente all'insù, perfetto per quel viso e soprattutto dei grandi, immensi occhi scuri, credo di non aver mai visto in vita mia degl'occhi così grandi, sì era proprio bello e questa constatazione mi fece venire uno strano mal di stomaco.
Mentre aspettavo sentii qualcuno scendere di corsa le scale, mi alzai voltandomi in quella direzione e pensai che pure se non ero stato una brava persona morire così giovane in questa vita era decisamente troppo, di fronte a me Stephen a petto nudo che mi sorrideva, sbattendomi in faccia quel fisico scolpito, cercai di rimanere concentrato sul suo volto e di non abbassare lo sguardo per non sembrare un pervertito, si avvicinò a me ed io preso dall'imbarazzo indietreggiai inciampando nell'angolo del divano, ma perché mi faceva questo effetto mi chiesi.
"Scusa Alex mi stavo allenando e mi è sfuggita l'ora, ho lasciato qui la mia camicia sono un po' disordinato sai" era in imbarazzo, ed era tremendamente carino cioè lui è sempre stato quello sicuro di sè, stavo per dire qualcosa quando Robert spuntò improvvisamente "Ti fai sempre attendere eh Steph" lui rise, sembravano così complici e mi sembrò quasi di non esistere in quel momento, come se fossi sparito.
"Sicuramente vi sarete già presentati ma a me piace fare le presentazioni ufficiali quindi, Alex questo è Robert il mio compagno e Robert questo è Alex ".
Aveva detto il suo compagno, Robert era il suo ragazzo e a me nemmeno per un secondo mi era passato per la testa che potesse essere qualcuno di così importante per lui, mi diedi mentalmente dello stupido, avrei potuto arrivarci prima così da evitarmi quella doccia fredda.
Robert era il suo compagno ed io ero solo Alex, non so perché questo mi diede così fastidio sta di fatto che mi sentii male, un magone si era formato in gola e lo stomaco sembrava essersi trasformato in un sasso, mi venne la nausea e non potevo fare niente nemmeno darlo a vedere perché non ne avevo alcun diritto, neanche come amico perché io e Stephen eravamo solo conoscenti e forse neanche quello.
Sorrisi in maniera tirata stringendo nuovamente la mano a quell'uomo che avrei preferito vedere ingoiato da una voragine "Wow bella stretta campione" mi disse, forse avevo stretto un po' troppo forte e di questo me ne compiacei "Grazie dell'invito a beh tutti e due. Avete una bella casa complimenti" dissi cercando di spostare il discorso e pensare ad altro "Tutto merito di Rob, lui è un vero genio quando si tratta di arredare" ignorai quello che mi disse e risposi "Non può essere solo merito suo, se tu ti occupi della casa come canti i risultati non possono che essere impeccabili" Stephen arrossi vistosamente, beccati questa Robert pensai.
In fondo non avrebbe dovuto importarmi io ero venuto fin qui per chiedergli perdono e magari tornare ad essere amici, non per mettere becco nella sua vita privata, non dovevo permettere a questa notizia di distrarmi dal mio obbiettivo.
Questi erano i pensieri che affolavano la mia mente durante la cena, il tempo era accettabile quindi il barbecue era stato fattibile mentre Stephen continuava ad elogiare il suo ragazzo quanto fosse bravo, intelligente, addirittura geniale io avrei voluto urlare che molto tempo fa era lui il genio, lui che veniva elogiato e ammirato e che sicuramente lo sarebbe stato anche adesso.
Come scoprii più tardi il mio Oscar non era uno che in questa vita faceva sfoggio delle sue abilità, preferiva notare quelle altrui, e lui si limitiva a fare ciò che amava di più senza che il mondo necessariamente lo dovesse sapere.
Inoltre Robert era un attore anche abbastanza famoso, il che lo rendeva l'uomo ideale, le aveva porpio tutte santo cielo, bello, talentuoso e famoso il tipo d'uomo che Oscar si merita e si è sempre meritato, lo rendeva felice e gli dava tutto quello che io non ero mai stato in grado di dargli "Alex stai bene?" mi chiese Stephen ed io non capii a cosa si riferisse "Non sarà stato il mio cibo?" esordì Robert pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo, io non risuscivo a rispondere tutto intorno a me era confuso sentii solo Stephen che diceva "Certo che no caro. Vieni Alex ti porto dentro" poi mi sentii tirare su per un braccio e infine più nulla.



Eccoci al termine del secondo capitolo, spero che la storia fin qui vi stia piacendo io mi sto divertendo un sacco a scriverla.
*L'ultima frase è una citazione di Oscar Wilde.
Grazie a tutti da chi legge a chi recensisce una bacio e un abbtraccio.

 
   
 
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