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Autore: Flos Ignis    14/07/2018    3 recensioni
E se Edward fosse stato una ragazza?
In questa storia ripercorrerò le vicende di Brotherwood, con la principale variante che Edward, nella mia storia, si chiama Edith Elric.
Cosa potrebbe comportare questo cambiamento? Non molto, forse direte voi.
Ebbene, venite a scoprire come un solo dettaglio possa andare a cambiare le sorti di così tante vite.
Perchè Edith, per il semplice fatto di essere una ragazza, stravolgerà molti avvenimenti fondamentali.
Contemporaneamente, il suo cuore d'acciaio metterà a dura prova un certo Alchimista di Fuoco...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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-Scar?-

-Esatto. Secondo i testimoni ha una vistosa cicatrice sulla fronte, per questo l'abbiamo soprannominato così. Non conosiamo la sua vera identità, la sua provenienza, la ragione dei suoi omicidi... tutto ciò che abbiamo sono dieci cadaveri di Alchimisti di Stato in tutto il Paese.-

L'agghiacciante resoconto del suo amico Hughes aveva reso più chiara la situazione e dato un nome all'assassino di Tucker, ma di certo il loro compito non si era semplificato per questo. Anzi, quel resoconto aveva mostrato il ginepraio in cui Mustang si era involontariamente cacciato, ma come ogni volta, al posto di preoccupazione per la propria incolumità, tutto ciò che era in grado di provare era solo il brivido della caccia: stanare le sue prede non rappresentava solo un lavoro per lui, ma anche un piacere incomparabile.

Ed ora la sua preda si trovava lì a East City, ancora inconsapevole del fatto che venire nella città che era sotto la protezione dell'Alchimista di Fuoco sarebbe stato l'errore più grosso della sua vita.

Fu distratto dall'adrenalina che già gli scorreva in circolo dalla voce del tenente colonnello, che non aveva smesso di ciarlare neppure per un istante, tra le battute ironiche dell'amico e le raccomandazioni serie del militare.

Era talmente sfaccettato quell'uomo da sorprenderlo ancora, dopo più di dieci anni di conoscenza.

-Roy, te lo chiedo come amico: almeno per un po', aumenta gli uomini della tua scorta. A parte Tucker, tu sei l'Alchimista di Stato più conosciuto qui, è probabile che tu sia il suo prossimo obiettivo.-

-Il tenente Hwkeye è la migliore guardia del corpo che potrei avere, con lei al mio fianco qualunque assassino è destinato a fallire. Non sono io quello in pericolo, ci sono altri Alchimisti da...-

La voce gli morì in gola, menrte realizzava sul serio quanto stava affermando. Lui era certo di essere al sicuro con la sua squadra, specialmente grazie alla donna bionda che era al suo fianco fin da Ishval, persino in quel momento, silenziosa presenza confortante... ma Scar era ancora in giro a cercare i suoi obiettivi, e nonostante lui fosse indubbiamente il più famoso della zona, non era di certo il solo.

E qualcun'altro con un nome assai noto si trovava in città in quel preciso istante.

Si alzò con uno scatto felino, comandando a gran voce ai suoi uomini di seguirlo e organizzare al più presto delle squadre da coordinare per la cattura del criminale noto come Scar.

Edith era in pericolo.

Fu inseguito anche da Hughes e il resto della squadra investigativa, ma non ci badò minimamente, tutto ciò che fece fu correre fuori dal Quartier Generale, sotto la pioggia, per giungere poi alla sua macchina il prima possibile, dirigendosi al luogo in cui sapeva che la sua protetta amava rifugiarsi quando era in preda allo sconforto.

Gli ci sarebbe voluta quasi mezz'ora per arrivare fin laggiù in circostanze normali, ma la pioggia incessante di quei giorni aveva svuotato le strade e l'adrenalina e una tremenda paura avevano fatto rompere ogni indugio a Mustang, che superò tutti i limiti fisici e del buonsenso premendo l'acceleratore fino in fondo.

Arrivò al luogo prefissato in quindici minuti scarsi, ma gli parvero un periodo infinito. Gli si affacciarono alla mente alcuni terribili scenari, in cui Edith finiva inevitabilmente per essere sopraffatta da un'ombra ancora senza volto.

Delle esplosioni attirarono la sua attenzione pochi attimi prima che voltasse a destra per una scorciatoia, facendogli decidere in una frazione di secondo di scartare a sinistra per invertire la marcia. Dove c'era un combattimento, doveva per forza esserci anche lei.

E infatti scoprì ben presto di aver avuto ragione… ma avrebbe davvero voluto che così non fosse. Quando ichiodò con la macchina, tutto ciò che vide fu la sua giovane sottoposta bagnata come un pulcino, sporca di fango e con il braccio d'acciaio completamente in pezzi, tanto che ella neppure riusciva a rialzarsi da terra, continuando a scivolare.

Fin troppo vicino a lei si ergeva, imponente, un uomo dalla pelle scura di cui non riusciva a distinguere bene i lineamenti, era troppo distante… eppure, riuscì perfettamente a notare lo sguardo di Acciaio: era terrorizzata, ma anche rassegnata.

Quando la vide chinare il capo si riscosse, mandando al diavolo la prudenza e i rinforzi che non erano ancora arrivati. Nonostante avesse sempre detestato le armi da fuoco, come ogni buon militare non usciva mai senza almeno una pistola. La prese dalla fondina, sentendola estranea come sempre ma, per la prima volta, grato di possederla.

Sparò un colpo a vuoto di avvertimento, attirando l'attenzione degli altri due.

Per un fugace istante si chiese che fine avesse fatto Alphonse, ma in quel momento la sua priorità era tirare fuori dai guai la ragazza davanti a lui, talmente piccola e malconcia da suscitare in lui la stessa tenerezza che aveva già sperimentato durante il loro primo incontro, quando ancora era una bambina.

Si sarebbe preso cura di lei a qualunque costo.

Se lo era promesso anni addietro, quando lei, oltre ogni aspettativa, aveva passato l'esame di Alchimista di Stato giovanissima, entrando ufficiosamente nella sua squadra.

E lui si prendeva cura di chi stava sotto di lui, perché quello era il credo che aveva deciso di perseguire nella sua faticosa scalata ai ranghi dell'esercito.

-Scar, suppongo. Io sono Roy Mustang, desolato di fare la tua conoscenza. Se provi a scappare, ti sparo. Se tenti ad attaccarmi, ti sparo. Se invece sei più stupido di quel che credevo e cercherai di arrecare ulteriore dolore alla mia sottoposta, mando al diavolo il protocollo e ti uccido.-

-Colonnello Mustang!- udire la voce di Edith gli ammorbidì parzialmente i lineamenti contratti, per cui si rivolse a lei con toni ben più pacati di quello letale che aveva adottato contro il suo nemico.

-Stai bene, Acciaio?-

-Io… che sta succedendo? Al è stato distrutto, e poi il mio braccio… stia attento! Quest'uomo distrugge tutto ciò che tocca con la mano destra!-

-Il colonnello Mustang... Sei forse l'Alchimista di Fuoco? Dio deve avermi benedetto, non sono nemmeno dovuto venire a stanarti!-

-Oh? Dunque mi conosci, eppure sembri ben deciso a scontrarti con me. Accetto la fida!-

Gettò via la pistola, esaltato dallo scontro imminente, tirando fuori i suoi fidati guanti dalla fibra speciale.

I due contendenti camminarono velocemente uno verso l'altro, aumentando la velocità per darsi ulteriore carica.

Questa volta Mustang ignorò la voce di Edith, così come il suono di macchine che stridevano sull'asfalto bagnato, e altrettanto per le voci familiari dei suoi uomini o di altri soldati.

Ignorò tutto, ad eccezione della sua preda.

Fu per questo che venne preso completamente alla sprovvista da un colpo di pistola che lo mancò giusto di pochi millimetri, andando a sfiorare la spalla sinistra di Scar, che si tirò velocemente indietro come una bestia ferita.

-Colonnello...-

Udendo quel pericoloso tono di voce che tanto bene conosceva, automaticamente cercò una via di fuga, ma era troppo tardi. Il calcio di una pistola gli fu sbattuto crudelmente sulla nuca senza che potesse fare nulla per proteggersi, ma sapeva bene di meritarselo quella volta. Si massaggiò il punto leso, senza nemmeno voltarsi: non gli era necessario per sapere perfettamente bene chi fosse la persona che aveva osato tanto.

Riza Hawkeye aveva lo sguardo da cecchino fisso sul suo obiettivo, che al momento veniva tenuto a bada dal Maggiore Armstrong… per qualche motivo, nudo dalla cintola in su. Ma sentiva comunque il suo biasimo come se lo stesse percependo a pelle, dopo tutti quegli anni di lavoro gomito a gomito non gli servivano parole per comprenderla.

-Lei sa di essere stato assolutamente incosciente, vero?-

-Sì, Tenente. Mi scuso, ma avevo premura di venire a controllare che Acciaio non facesse una brutta fine.-

Proprio in quel momento, notò Havoc che copriva la ragazza con la sua giacca, portandola al sicuro tra i ranghi dei soldati. Finalmente potè respirare con più leggerezza, concentrandosi totalmente su quanto stava avvenendo.

Qualcosa che non aveva previsto, e che avrebbe drasticamente cambiato le sorti di molti di loro.

Uno sparo della donna al suo fianco spaccò gli occhiali scuri del loro nemico, rivelando i suoi occhi rossi come il sangue, pieni di desiderio di vendetta.

Egli era un sopravvissuto di Ishval.

Una voragine si era aperta in tutti loro, mentre l'uomo con il braccio destro tatuato con simboli alchemici scomponeva l'asfalto per sfuggire all'accerchiamento che era avvenuto durante lo scontro con il Maggiore Armstrong.

Quella non era una vittoria...

...era solo il passato che tornava, ed esigeva il suo prezzo.



 

Trovarono l'armatura che conteneva l'anima di Alphonse in un vicolo non troppo distante, ma abbastanza da consentire di tenere celato il suo segreto a quasi tutti i soldati presenti. In gran fretta recuperarono i suoi pezzi e lo caricarono sull'auto del Tenente Hawkeye, che l'avrebbe trasportato velocemente alla camera d'albergo in cui risiedevano i due fratelli quando giungevano a East City.

L'armatura sgangherata occupava tutto lo spazio disponibile, per cui Edith fu costretta a salire in macchina con il colonnello Mustang, mentre i suoi uomini restavano a supervisionare la ricerca di Scar.

Verosimilmente non si sarebbe fatto vedere per qualche giorno, considerando le ferite, ma era meglio essere prudenti.

-Stai bene, Acciaio?-

-Non sono ferita... ma nelle mie condizioni non posso fare niente. Ho bisogno di un braccio nuovo.-

-Sai già cosa fare?-

-Dovrò tornare dal mio meccanico a Resembool, farmi fare un braccio nuovo, riparare Alphonse... e poi ricomincerò la mia ricerca. Perchè sono ancora viva, e finchè avrò fiato in corpo potrò continuare ad andare avanti, sperare e costruire un futuro migliore.-

-Sono felice di notare che la ramanzina di tuo fratello minore ha fatto effetto...-

Lei si imbronciò come previsto, ma d'altronde una persona con un orgoglio smisurato come il suo non poteva certo subire una ripassata con tanto di insulti e strepiti dal proprio fratellino e non rimanerne ammaccata.

-Dannato Colonnello, doveva proprio rigirare il coltello nella piaga? Non era necessario che Al si arrabbiasse così tanto!-

-Io credo abbia fatto bene invece. Quando sono arrivato ti ho vista sai? Ti eri rassegnata a morire, tuo fratello ha fatto bene a dirti quelle parole.-

-Quali? "Stupida idiota di una nee-san!" o "se ti azzardi a morire in modo così idiota ti seguirò anche all'infermo per perseguitarti"?-

Mustang le sorrise, notando la smorfia scontenta sul suo bel visino ancora tutto sporco, con i capelli arruffati e la treccia ormai sciolta in un lontano ricordo.

Le scostò una ciocca di capelli ancora umidi dietro l'orecchio per poterla guardare bene in viso, constatando che il blu della divisa le donava moltissimo, anche se continuava a vederla meglio con il rosso fuoco che la accompagnava solitamente in ogni suo passo.

Quando lei gli diede attenzione, scostando la sua mano dal viso con una piccola sberla, lui ridacchiò, per poi spiegarsi.

-In realtà, non mi riferivo a questo. Non che non avesse ragione, beninteso. Sei stata una sciocca a rinunciare alla tua vita, anche se tutto sembra perduto devi aggrapparti con le unghie e con i denti a ciò che hai, se davvero non vuoi mollare. E io so che tu non sei una che molla facilmente.-

Aveva centrato il punto. Il fastidio che lei provava era rivolto a se stessa, perchè non era fiera di come si era comportata.

Però, insulti a parte, Alphonse aveva avuto ragione anche su altro, e Mustang ritenne necessario ricordarlo alla giovane sconfortata affianco a lui prima che arrivassero al suo albergo.

-Ha detto che devi continuare a vivere per recuperare i vostri corpi, anche se siete a pezzi, perchè avete ancora una forte volontà. Che devi continuare a imparare per impedire alle tragedie come quella della piccola Nina di ripetersi. Che ha fede in te e quindi non ti permetterà di lasciarti andare, a qualunque costo.-

Si fermò davanti alla sua meta, spegnendo il motore della macchina.

In questo modo potè guardarla per bene, voltandosi verso di lei per dirle un'ultima cosa prima di lasciarla andare a riposare.

-Mi trovo d'accordo con ogni parola. Ti attende un futuro brillante, non ti permetterò di buttarlo via. Non mi importa se arriverai a odiarmi o disprezzarmi... a qualunque costo, farò di tutto per impedirti di lasciarti andare.-

-Perchè mi dice questo, Colonnello? Lei cosa ci guadagna?-

-La più giovane Alchimista di Stato della storia dalla mia parte, sotto la mia giurisdizione, che fa importanti scoperte alchemiche o opere di pura grandezza darà una bella spinta alla mia carriera...-

-Dannato colonnello manipolatore!-

-... e vedere realizzato il futuro che spero per una giovane molto promettente e per cui nutro grande stima mi porterà un po' di sana soddisfazione personale.-

-Quindi lo fa sia per me che per lei?-

-Per metterla giù in modo semplice, sì.-

-Con lei è sempre tutto dannatamente complicato.-

-E con te tutto è sempre molto rumoroso e caotico.-

-Deve per forza ribattere a ogni mia parola?-

-Dove starebbe il divertimento altrimenti?-

Edith emise un grugnito di esasperazione, cercando di aprire la portiera per andarsene finalmente a dormire. Era stata una giornata sfiancante, praticamente infinita. Prima che se lei ne rendesse conto, Mustang era sceso dall'auto per aprirle la portiera e porgerle una mano con fare galante.

Le guance le si imporporarono leggermente, ma come prima allontanò l'aiuto con una lieve spinta per alzarsi da sola. Ricordava fin troppo bene il calore di quelle mani e come vi si era abbandonata appena il giorno precedente, non voleva pensarci ancora di più di quanto già non stesse facendo.

-Buonanotte, Colonnello. Grazie per... il passaggio.-

In realtà avrebbe voluto dirgli grazie per averle salvato la vita, ma era molto più semplice nascondersi dietro quei piccoli espedienti.

-Non c'è di che, Acciaio. Spero di non doverti dare un "passaggio" troppo spesso però... non con questa tremenda pioggia, comunque.-

Edith sorrise sinceramente per la prima volta da quelli che le parvero secoli. Lui aveva capito, non aveva alcun dubbio. Era confortante sapere che esisteva qualcuno al mondo, a parte suo fratello, che la capiva e accettava per come era. Incapacità di esprimersi compresa.

-Già... in fondo, lei con la pioggia è inutile, vero Colonnello?-

Fu ricompensata da una smorfia infastidita, come un bambino sgridato dalla mamma, e ciò la fece ridacchiare.

-Non è mica semplice creare una scintilla con tutto questo umido!-

-Infatti lei prima non stava affatto cercando lo scontro con un killer di alchimisti sotto la pioggia, sotto cui la sua alchimia è inutile...-

-Non rigirare il coltello nella piaga, Acciaio.-

-E lei non mi rubi le battute, dannato Colonello.-

E quella fu davvero una dolce buonanotte, in cui Edith era certa che gli incubi non sarebbero tornati, che le fiamme sarebbero state solo uno scudo per lei e non più il ricordo del giorno in cui aveva reso cenere il luogo della sua infanzia.

Perchè anche sotto la pioggia, qualcuno era accorso a salvarla, incurante della propria incolumità, impossibilitato a difendersi con l'arma che gli era propria.


 

 


 

  
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