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Autore: Zappa    14/07/2018    6 recensioni
Partecipa al contest "Aiutiamo le specie in via d'estinzione!" indetto da Rohan sul forum Efp
"Una passeggiata in città era quello che ci voleva per sgranchirsi i muscoli dopo ore di studio. In mezzo al viale verde smeraldo di Satan City, la ragazza di vent’anni suonati correva veloce sulla sterrato del marciapiede, a bordo di un paio di scarpe fiammeggianti e con la musica sparata nelle orecchie a farle da compagnia."
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest : “Aiutiamo le specie in via d’estinzione!” indetto da Rohan, sul forum Efp


Nick Efp / Nick Forum: Zappa (Efp) Whatzapp (Efp Forum)
Personaggi: Videl / Gohan
Rating: Verde
Genere: Generale, comico




Una passeggiata in città era quello che ci voleva per sgranchirsi i muscoli dopo ore di studio. In mezzo al viale verde smeraldo di Satan City, la ragazza di vent’anni suonati correva veloce sullo sterrato del marciapiede, a bordo di un paio di scarpe fiammeggianti e con la musica sparata nelle orecchie a fargli da compagnia.

Correva veloce, nel ritmo travolgente della melodia, saltando da una mattonella all’altra del tracciato, agile e svelta, per contrastare l’arsura fastidiosa che si aggirava nel pomeriggio tra i vicoli della città.

A inizio giugno, si teneva sotto allenamento con lo studio in vista degli esami, ma quel giorno non aveva avuto voglia di continuare a bruciarsi gli occhi sui libri, così aveva abbandonato gli appunti alla scrivania ed era sgattaiolata fuori di casa, complice del bel tempo, e aveva deciso di correre per un paio di chilometri sulle note di Paradise City, affidando ogni pensiero disperato riguardo l’esame alla voce graffiante di Axel Rose.

Di pomeriggio la città, come ogni grande città, era affollata di gente che faceva via vai dal lavoro o dall’università, ma per fortuna il sentiero dei frassini era meno trafficato dalle auto ed era perfetto per fuggire un po’ dal trambusto quotidiano della città.

Videl, correndo nell’ombra dei grandi alberi, ad un certo punto, passò davanti un furgoncino nero, al cui interno, subito, gli occhi di quattro furfanti si fissarono su di lei e la riconobbero, nonostante i capelli legati e gli occhiali da sole, come la figlia del famoso salvatore del mondo, Mister Satan.

I quattro loschi figuri, appostati abusivamente sul marciapiede della strada, non poterono non agitarsi per l’improvvisa sorpresa.

<< Hey, ma quella non è la figlia di-? >>

<< Esatto, è la figlia di Mister Satan! >> sghignazzò uno dei farabutti, dopo aver scrutato attentamente dietro il binocolo la ragazza che correva, e subito il più astuto del gruppo rifletté sovrappensiero: << Quella piccola canaglia ci ha sempre impedito di portare a termine i nostri piani, come l’ultima volta, quando ci ha presi con le mani nel sacco prima di svaligiare la gioielleria… >>

<< Chi se lo immaginava di trovarsela qui, sola soletta, a correre nel sentiero… >>

Nel loro furgoncino nero, molto mimetico e assolutamente poco sospettabile, i quattro scagnozzi ghignarono rapaci, bisbigliarono qualcosa di losco tra di loro ed improvvisarono un piano che, sicuro, avrebbe fatto molta leccornia a qualsiasi furfante.

Accesero il motore per mettere in atto il loro diabolico piano e partirono per inseguire Videl.

Dall’altra parte della strada, seguendo la seconda fila dei brillanti frassini verdi, ma abbassando lo sguardo più in basso, un ragazzo cercava disordinatamente di riordinare i fogli e gli appunti di studio che aveva utilizzato per la lezione di storia.

Trovava sicuramente contagioso il brio della professoressa a narrare l’intrigante storia di guerra tra Greci e Persiani, ma avrebbe preferito scrivere un po’ di meno, visto il malloppo di fogli che si ritrovava ad ordinare e la scadenza delle lezioni quasi attaccata alla data dell’esame che avrebbe dovuto conseguire.

Stropicciò ancora qualche foglio, quando alzò la testa al rumore di un insospettabile e comunissimo furgone nero con a bordo quattro uomini, che partiva dietro una ragazza. Aguzzò, curioso, la vista, grazie ai poteri quasi magici derivati dal papà, e notò che i quattro uomini erano vestiti di nero, con gli occhiali neri, i guanti neri, i cappotti neri, all’interno, guarda caso, di un furgoncino proprio nero.

Per quanto insospettabili e comuni più del prezzemolo, a Gohan venne il dubbio che, forse, i quattro stessero tramando qualcosa di losco e cercò di capire che volessero dalla ragazza in topless e cuffiette che correva a più non posso davanti a loro.

Spostò lo sguardo sulla ragazza e per poco non svenne sulle mattonelle, quando si rese conto che, non sono era Videl, ma che era Videl in un bellissimo e strettissimo topless, e che proseguiva tranquillamente la sua corsa, ma non pareva essersi resa conto dei quattro signori che, sebbene paressero tranquilli, volevano raggiungerla con cattive intenzioni.

Prese allora una decisione fulminea, al volo, e si lanciò dietro al furgoncino. I suoi beneamati appunti, invece, volarono a terra, spargendosi sull’erbetta verde.

Il furgoncino aveva iniziato ad accelerare e il più astuto dei quattro rideva all’impazzata, spingendo i suoi colleghi a stare pronti a sbalzare fuori dal furgone per afferrare la ragazza: << State pronti! Al mio via saltate fuori e catturate la ragazzin- >> ma neanche il tempo di sputare l’ultima parola che, qualcosa, o meglio, qualcuno s’intromise sulla strada, facendo sbattere violentemente l’auto contro ciò che parve un muro di cemento armato, ma che in realtà apparve solo come un ragazzino in calzamaglia.

Il furgoncino balzò all’indietro e uscì dall’impatto con la sagoma del supereroe impressa nel motore: gli scagnozzi sollevarono gli occhiali dagli occhi dalla meraviglia e il più furbo di loro contenne a malapena un’espressione sbigottita.

Dal fumo e dalle lamiere polverizzate si levò una voce possente sebbene un po’ impacciata di ragazzo che si annunciò come: << Io sono Great Saiya - >>

<< Il mio furgone! >>

Esclamò, invece, il malfattore, scendendo veloce dal sedile, per mettersi le mani nei capelli davanti all’insolita scultura contemporanea scaturita dalle lamine accartocciate. Il piccolo ragazzo meraviglia da dietro il suo casco, si grattò il mento, pensieroso, pensando di avere un po’ esagerato e lanciò un’occhiata alla ragazza che, per fortuna, aveva proseguito la sua corsa, senza accorgersi di nulla.

Un cazzottone sulla guancia lo riportò alla realtà, soprattutto per le urla di dolore del delinquente che conseguirono dopo il colpo.

<< Oh, mi scusi… >> si scusò subito Gohan con il criminale, costernato per avergli rotto l’auto e, a questo punto, anche la mano. Gli altri scagnozzi assistettero sbalorditi alla scena.

<< Io ti ammazzo, supereroe da strapazzo! >> sibilò il furfante, tenendosi la mano con dolore, e caricò contro il ragazzo, cercando di travolgerlo per farlo cadere al suolo, come farebbe un toro con il suo matador nell’area, ma il toro venne subito preso per le corna da Gohan, che, afferrandolo per il giubbotto, lo fece volare dolcemente un paio di metri, per farlo atterrare un po’ meno dolcemente contro l’albero del viale.

Videl, intanto, si era allontanata di circa un chilometro e ora era passata alla playlist degli ACDC. Evitò una cacca di cane, lamentandosi dei soliti padroni incivili che non pulivano mai le strade, e proseguì fischiettando.

Great Saiyaman squadrò come un gatto che soffia i tre briganti rimasti che si misero sulla difensiva: << Pensavate di farla franca, eh? Ma avete incontrato me! Great Saiyam - >>

<< Non state lì impalati, idioti! Prendete la mocciosa! >>

Lo superò la voce del capo della combriccola, accovacciato ai piedi dell’albero, mentre, questa volta, si teneva la spalla e ululava come un lupo di mare ordini confusi.

Gohan aggrottò la fronte: << Hey, perché non mi lasci mai finire le fras - >> ma nessuno diede ascolto alla sua domanda, e i tre corsero all’impazzata verso la ragazzina che ormai era alla soglia dei due chilometri, per obbedire agli ordini del capo.

I tre corsero alla rinfusa, un po’ per scappare dalle grinfie del giustiziere in maschera cui ignoravano il nome, perché ancora non si era presentato decentemente, e un po’ perché correre con addosso impermeabili neri sotto il sole di giugno era peggio di sottoporsi ad una sauna rigenerante con addosso un maglione, di quelli pungenti, di Natale.

Il piccolo Saiyan non si fece trovare impreparato e corse dietro alle tre canaglie, rischiando di inciamparsi più volte, anche lui, nel suo mantello rosso.

Mentre la ragazza continuava a balzare allegra per la strada, gli instancabili tre bruciavano le scarpe per avvicinarsi a lei il più in fretta possibile: uno dei briganti, quello un po’ meno furbo del capo, ad una certa si accovacciò a terra e tirò fuori dall’impermeabile un bazooka, prese la mira e in due secondi il missile terra-aria sfrecciò nel cielo.

Great Saiyaman allora accelerò la sua corsa, riuscì ad afferrare il malavitoso a terra, prendendolo per la colletta del cappotto, e lo lanciò a tutta a velocità verso la direzione del missile: il missile terra-aria andò a frantumarsi contro il secondo missile lanciato da Gohan, il povero mascalzone, che atterrò qualche chilometro più in là, sciando sopra la testa della ragazza, che, ovviamente, non si avvide di nulla, e si appollaiò sul ramo più alto del trecentesimo frassino della strada.

Gli altri due banditi non mollarono, però, la loro corsa, risoluti a rispettare gli ordini del più sveglio del gruppo, che, nel frattanto, aveva recuperato sensibilità alla spalla e al polso: adocchiando la bicicletta del postino sul prato di una delle villette ai lati della strada, ora pedalava a gran velocità per raggiungere la ragazzina, ormai al quarto chilometro.

Il quarto criminale, quello normale, non particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, quando riuscì, a grandi falcate, a raggiungere Videl, ormai era passata agli Aerosmith, incoraggiò l’altro che lo seguiva a fare più in fretta: l’ultimo malvivente, che era stato assunto a tempo determinato, dopo un breve tirocinio per acquistare le basi della malvivenza, lo seguì celere e si appostò anche lui per saltare alle spalle di Videl.

Calcolarono la distanza e il tempo di reazione giusti per prenderla di sorpresa: ci pensarono su un paio di volte, perché non erano molto furbi e la laurea al Cepu era quello che era, ma quando decisero di scattare, si ritrovarono davanti nuovamente il supereroe.

Questo afferrò il giovane stagista per il polso, glielo storse, portandoglielo dietro la schiena, e lo accompagnò a terra con un calcio in schiena, mentre pigliò il secondo giusto in tempo per fargli assaggiare la consistenza delle mattonelle con i denti, con un piccolo sgambetto al piede.

I due ruzzolarono a terra affogando nei loro lunghi cappotti neri e la ragazza si allontanò ancora, canticchiando un bel motivetto aggressivo per spingere ancora di più nella corsa.

Il brigante normale, non particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, non alzò ancora bandiera bianca: si levò di scatto e si mise nuovamente ad inseguire la povera ragazza ignara di tutto; quello più piccolo, invece, quello che era stato assunto a tempo determinato dopo un breve periodo di tirocinio per acquistare le basi della malvivenza, cercò di imitarlo, ma a parte riuscire a coordinare la coppia gamba destra e gamba sinistra nella corsa, si avvide che più correva, più rimaneva fermo sul posto.

Si sforzò di correre ancora, di aumentare il passo, di spingere con ferocia sulle gambe, ma le mattonelle che calpestava erano sempre le stesse. Al quarto tentativo si rese conto che non si era mosso dal posto perché l’eroe in calzamaglia lo stava tenendo dal cappotto e man mano lo stava facendo scivolare sempre più all’indietro invece che in avanti.

Il giovane apprendista si schiarì la gola e chiese a quel punto sommessamente di potersene andare.

<< Io ho appena finito il tirocinio e sono nuovo del mestiere: volevo solo pagarmi il master e poi andarmene in un’altra città, non voglio mica fare il criminale per tutta la vita... >>

Gohan gli sorrise, bonario, e lo lasciò andare, consigliandogli una buona università fuori città, dove avrebbe potuto conseguire il suo sogno: fare l’artista a tempo perso, visto che mamma gli aveva detto che aveva del talento, e creare delle sculture di marzapane da regalare ai bambini del mondo. Si salutarono con una stretta di mano, augurandosi buona fortuna a vicenda e si separarono.

Dopo aver salutato il giovane malfattore che voleva fare l’artista, Gohan vide da lontano che il delinquente normale, non particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, aveva ormai raggiunto la ragazza e che aveva srotolato una lunga corda per legarla, mentre quello furbo che prima si era storto il polso e poi la spalla contro un albero, e che aveva raggiunto la combriccola con la bicicletta del postino, pedalava a fatica davanti a lui e s’angosciava per raggiungere la giovane che, quel giorno, aveva proprio gli occhi e le orecchie foderati di prosciutto.

Great Saiyaman sbuffò, scrollando le spalle davanti ai due criminali, e pensò che quella giornata non accennava a finire: chissà, poi, dove erano finiti i suoi appunti di storia, rifletté, grattandosi il naso, e vide che si erano allontanati di parecchio dai suoi appunti.

<< Probabilmente il vento lì avrà portati via… >> sussurrò triste e notò in lontananza il postino che faceva le grandi corse nella sua direzione, per raggiungere, a quanto pareva, la bicicletta rubata.

Intanto, i due malfattori stavano cercando di stare dietro il passo di Videl che, mannaggia, ancora non si stufava di fare i chilometri e che, ora, era passata ai Boston, cantando a squarciagola More Than A Feeling, con la parte di polmone che le restava; bruciava sempre più le scarpe sulle lastre di marmo e faceva urlare di dolore gli abitanti delle villette vicino cui passava al sentire la sua voce molto accordata: in particolare, un vecchietto di una novantina d’anni che non fu particolarmente felice di trovarsi disturbato nel suo riposo pomeridiano e che le lanciò giù dalla finestra una delle sue ciabatte ortopediche, anche se beccò in faccia solo uno dei due uomini che la rincorrevano.

Quello furbo della combriccola e quello normale, non particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, cercarono, questa volta, di agganciare la ragazzina con la lunga corda: la srotolarono e ci fecero un nodo da cowboy. Nel primo tentativo, quello furbo lanciò la lenza ma finì per afferrare il secondo, che scivolò a terra, calpestando il suo stesso cappotto nero; il secondo tentativo parve andare a buon fine, ma quello furbo del gruppo, che questa volta si dimostrò un po’ tonto, rimase incastrato nel nodo della corda e vi si attorcigliò da solo, lasciandosi sfuggire ancora una volta la ragazzina.

Tralasciata la corda, le si gettarono addosso per prenderla alle spalle, ma finirono l’uno addosso all’altro: quello normale, non particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, si lagnò per qualche istante con il capo, che rispose alle sue lamentele con un pugno tra i denti.

Questo, disperato, afferrò la pistola dalla tasca e la puntò alla schiena della giovane, deciso a finirla una volta per tutte: il colpo partì, impazzito, e sgusciò nell’aria, ma andò a piantarsi nel ramo dell’albero, facendo, inaspettatamente, cadere da questo il terzo del gruppo, quello un po’ meno furbo, ma non ci possiamo lamentare, che, bruciacchiato dalla botta con il missile, svenne a terra con un sospiro di commiserazione e con un fiorellino, che gli cadde sul cuore.

Il capo del gruppo, a questo punto, lanciò un urlo di isterismo e si portò le mani ai capelli, iniziando a piangere convulsamente: c’era da capirlo in fondo, il furgoncino andato, il piano e la reputazione rovinati per colpa di un supereroe da strapazzo e mezza squadra dimezzata non erano una roba da tutti i giorni.

Il membro normale della banda, quello non particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, gli si accostò, costernato, gli accarezzò dolcemente la testa e lasciò che il suo capo gli piangesse sulla spalla, abbracciandolo e tranquillizzando i suoi singulti. Lo accompagnò poi vicino all’albero, dove era crollato l’altro amico, e lo fece sedere a terra, sempre stringendolo caramente al petto per calmarlo e sussurrargli parole gentili all’orecchio.

Gohan non si scomodò neanche a catturare i tre malviventi, che quello normale gli fece segno di non agitarsi: si legò assieme agli altri due all’albero, chiamò la polizia, e tornò a consolare il capo che, ormai, aveva abbandonato tutta la sua cattiveria per piangere tra le braccia del compagno come un bambino, forse anche perché si era reso finalmente conto che era stato circondato da una squadra di deficienti.

Dopo qualche minuto, giunse di corsa anche il postino che si poté riappropriare della sua bella bicicletta: tirò un pedale in faccia al capo del gruppo e se ne andò, offeso.

Gohan o meglio, Great Saiyaman poté finalmente tirare un sospiro di sollievo, quando i tre malavitosi furono nelle mani della polizia e il suo compito da super giunse al termine. Appena la strada fu sgombera dalle volanti e dalla gente, si tolse velocemente la tuta e indossò gli abiti da civile. Diede un’ultima occhiata alla strada, chissà che non scorgesse Videl tornare indietro, e in effetti la vide a pochi passi da lui, con un’espressione stranita, appena tornata dalla sua corsa.

<< Ciao, che ci fai qui? >> chiese lei con il fiatone, poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere il fiato che le era venuto a mancare per l’esercizio prolungato.

Gohan fece il vago.

<< Ciao! Nulla di che, stavo passeggiando per la via e ho incontrato te! Oggi è una noia pazzesca >>

<< Hai ragione, >> ripeté Videl, << non accade mai nulla di divertente ultimamente: qualche inseguimento, qualche ladro che ruba in una gioielleria, qualche sparatoria o combattimento con qualche criminale! Niente di niente, una noia pazzesca! >> si lamentò, portandosi le braccia ai fianchi e sbuffando, risentita.

Gohan si aprì nel sorriso più genuino che aveva e si grattò la zazzera eredita da papà, ridendo sommessamente.

Si offrì di riaccompagnarla a casa, per farle compagnia e per trovare, nella speranza che non fossero completamente spariti, gli appunti di storia, finché ad una certa non lei non gli confessò una cosa.

<< Ma sai che, mentre stavo correndo, alcune volte, mi pareva di sentire dietro di me delle urla e dei rumori di esplosioni? Come se stesse succedendo il finimondo alle mie spalle! >>

<< Sarà stata una tua impressione, non succede mai nulla da queste parti! >> le sorrise, sottolineando l’ovvio.

Videl insistette: << Ti giuro! Era come se qualcuno stesse cercando di raggiungermi e, poi… >> iniziò a confabulare muovendo agitatamente le mani << … poi c’erano esplosioni, urla, rumori di lotta e- >>

<< Videl… >> la richiamò Gohan, mettendole una mano sulla spalla << non succede mai nulla da queste parti, è una noia pazzesca! Te lo sarai immaginato e basta, avevi anche le cuffie, come facevi? >>

La ragazza guardò prima gli auricolari e poi Gohan e, infine, fece spallucce.

<< Probabilmente hai ragione, è una noia pazzesca da queste parti... >>

<< Già, è una noia pazzesca >>

Ripeté Gohan e le sorrise dolcemente.





Fine













Angolo dell’autrice

Ciao a tutti/e!

Questa è una sciocchezzuola che ho buttato giù di questa nuova coppia che non ho mai trattato!

Il nome della storia è il nome della canzone di Robbie Williams che mi ha ispirato.

Spero vi sia piaciuta e che vi abbia strappato un sorriso!



Grazie a tutti!



Zapppppppppppa

   
 
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