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Autore: Miryel    15/07/2018    10 recensioni
[ATTUALMENTE IN REVISIONE QUINDI VI CHIEDO DI NON PASSARE DA QUI GRAZIE!!]
Il giovane Peter Parker si ritrova a vivere la stessa, monotona situazione ogni estate: lui, i suoi zii, la villa al mare e un inquilino scelto a caso con un annuncio sul giornale a dividere con loro le spese di quella vacanze.
Tutto immutabile, come in un loop infinito destinato all'eternità finché inaspettatamente, con l'arrivo di Tony Stark e del suo odiosissimo fascino, quella monotonia sembra destinata a perire.
[ 18yo!Peter - Alternative Universe - Tony x Peter - Ispirata a Call Me By Your Name - Partecipa alla "4 Seasons Challenge" indetto dal gruppo Facebook: Il Giardino di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  • Sul gruppo Facebook: Il Giardino di EFP è stato dato un test a risposta multipla, dove la maggioranza di x risposte comportava un pacchetto specifico contenente dei Prompt ispitati a film/libri. Io, che sono tipo parte integrante del mondo angst ho avuto il pacchetto malinconico e tra i film/libri a cui ispirarsi c'era Call me By Your Name (chiamami con il tuo nome) e siccome volevo scrivere una Starker a capitoli da troppo, ne ho approfittato per farlo (and i regret nothing). I presupposti c'erano tutti: due persone, con una differenza di età, con due caratteri opposti, due geni, due adorabili dorkettini e... nulla, l'aggiornamento sarà settimanale, la domenica. Sperando che questa mia piccola e umile opera vi piaccia, vi auguro buona lettura e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
  • P.s: il disegno nel banner è mio; siccome ero ispirata ho deciso di farmelo da sola, spero vi piaccia XD se vi va seguitemi anche su >Tumblr<, dove ogni tanto pubblico cose, faccende yaoi per lo più. ♥♥♥
  • Conteggio parole: 2722
  • Il titolo è ispirato ad una canzone dei Led Zeppelin: "Fool In The Rain", che è bellissima ma sono i Led Zeppelin quindi non serve nemmeno tessere le loro lodi (e invece sì, amateli ç_ç)


 


Fools In The Rain



Capitolo VIII

 

Quando entrambi raggiunsero il cuore del paese e decisero di entrare in un bar, la barista riconobbe subito Peter. Era esattamente un anno che non lo vedeva ma Peter dopotutto sapeva di non essere cambiato un gran che.

«E così è il tuo coinquilino. L'uomo del momento. Mandrie di ragazzine e donne adulte che non fanno che parlare di lui, Pete», disse la signora, e lui odiava quel diminutivo ma cercò in tutti i modi di non darlo a vedere, specie perché già gli si stava arrovellando nelle viscere un senso di gelosia che quasi lo mise di malumore.

«Beh, a quanto pare quest'anno abbiamo scelto proprio bene», mormorò impacciato e lanciando un’occhiata a Tony lo vide nascondere senza alcun successo un sorrisetto dietro alla tazza di caffè che stava bevendo.

La donna rise a quella frase, poi si avvicinò in tono confidenziale al bancone e vi poggiò il gomito.

«Si chiedono tutti se sarai alla festa di stasera, Don Giovanni. Io non deluderei tutte quelle belle donne, sai?».

«La festa di stasera?», ripeté Peter, interrompendo Tony che aveva già aperto bocca per rispondere.

«Il santo patrono del paese, Pete. Non ti ricordi? Da bambino tuo zio ti ci portava sempre, poi ti sei barricato in quella casa e non sei più stato dei nostri», spiegò la donna col broncio, e Peter si ritrovò a pensare al passato, quando le luci delle bancarelle e delle lanterne lanciate nel cielo lo affascinavano ogni anno di meno.

Sapeva di aver perso in parte quel suo lato infantile che da bambino gli aveva fatto amare anche le cose più sciocche.

«Ricordo…», mormorò, preso dalla nostalgia, «non vengo da anni. Ti va di andare?», chiese poi rivolto a Tony, che lo stava osservando forse nel tentativo di studiare quella sua reazione.

«Non saprei. Tu vuoi andarci?», gli domandò in rimando e forse solo perché aveva dato a vedere che l’idea di passare la notte lì non lo entusiasmava un gran che, però c’erano i fuochi alla fine della nottata, poi c’era da mangiare e la musica e anche dei piccoli stand interessanti. Stava provando l’impulso di vivere una sorta di primo appuntamento ma da una parte le parole della donna riguardo al successo di Tony con le femmine del paese lo avevano un po’ spaventato. Come se potessero portarglielo via dopo nemmeno un giorno passato insieme. «Magari ne parliamo strada facendo», aggiunse poi l’uomo, di fronte al suo mutismo, tirando fuori dei soldi dalla tasca dei pantaloncini e lasciando Peter spiazzato da quella fretta di andare via.

«Non deludere le tue fan, Don Giovanni», li salutò la donna, ridacchiando e Peter dovette reprimere l’impulso di girarsi dalla porta e polverizzarla con lo sguardo, mentre uscivano.

Tony gli circondò un braccio intorno alle spalle, probabilmente capendo quel suo desiderio e lo trascinò fuori, ignorando la donna e ridendo sottovoce.

Quando furono fuori, non lo lasciò ma proseguì la camminata verso il centro del paese.

Peter si chiese come faceva ogni volta a non dare di matto, a non farsi scivolare la situazione dalle mani come stava succedendo a lui.

«Non hai voglia di andare, Peter», gli disse, ad un tratto, quando furono abbastanza lontani da qualsiasi orecchio indiscreto abitava quel posto e Peter si agitó, slegandosi da quell'abbraccio per guardarlo e fronteggiarlo.

«No! No, mi va! Giuro, non ho problemi è solo… solo quello che ha detto! Insomma Tony, non mi fa piacere sapere che… cioè… altre persone… ah, accidenti!», sbottò, arrufandosi i capelli e sentendosi dannatamente esposto e stupido.

«Che accidenti stai farfugliando?», chiese Tony, alzando un sopracciglio e avvalorando la sua ipotesi di star dicendo un mucchio di cavolate.

«Sono stupido», si apostrofó e Tony rise.

«Tu? Stupido? Io penso che tu sia semplicemente un po’ geloso - un po’?, pensò Peter. -, che è ben diverso. E il tuo fingere che non sia così ti rende ancora più adorabile, lo ammetto», confessò l’uomo, e Peter sapeva di essere arrossito perché era tutto dannatamente vero e, la cosa più fastidiosa, era che non poteva farci proprio niente.

Era geloso, sì. Anche parecchio, ma dopotutto quanta gente esisteva nel mondo migliore di lui, che avrebbe potuto piacere a Tony molto più di quanto gli piacesse lui?

Paranoie. Stupide paranoie.

«Mi va di andare, se va anche a te», mormorò infatti, voltandosi altrove per non incontrare gli occhi di Tony e trovò decisamente più interessante guardare la fontana che decorava magnificamente il centro della piazza centrale, dove alcuni anziani parlavano vivacemente di sport.

«Mi va e non pensare a quello che ha detto quella donna, so di essere irresistibile, di certo non aveva bisogno di puntualizzarlo a quel modo, dopotutto», cercò di rassicurarlo Tony, senza abbandonare quel tono intenerito e allo stesso tempo leggermente divertito che, secondo Peter, era anche un modo per nascondere un po' i suoi veri pensieri a riguardo.

Alzò gli occhi sui suoi e un'espressione di immensa soddisfazione attraversò il viso di Tony. Peter ne fu ammaliato ma allo stesso tempo si sentiva preso in giro.

Difatti l’uomo sbuffò divertito e aggiunse: «Come se potessi avere occhi per altre persone che non sono te», poi lo prese per le spalle e lo guidò verso la farmacia e Peter non sapeva più quantificare i battiti cardiaci, perché non riusciva a capire se questi erano troppo veloci o addirittura non erano più presenti all’interno del suo petto.

 

♦♦♦

 

Peter avrebbe voluto trovare qualcosa di carino da mettere per la serata, peccato che prima di partire non aveva fatto i conti col fatto che avrebbe avuto un appuntamento con qualcuno e quindi in valigia aveva messo poco e niente. Si era attrezzato solo con le sue magliette nerd, per lo più di Star Wars e qualche bermuda comodo; il più elaborato erano un paio di pantaloncini di Jeans che alla fine decise di mettere.

Aveva chiesto aiuto a zia May e lo aveva fatto solo perché era davvero disperato.

Non era mai stato bravo a vestirsi, non era capace di abbinare colori e stili, per quello anche si riteneva uno sfigato e un sociopatico. Chissà che pensava la gente di lui quando lo vedeva conciato a quel modo, con i capelli spettinati e arricciati e le scarpe rovinate dal tempo a cui non riusciva a separarsi perché si affezionava troppo alle cose.

«Quanti cuori vuoi conquistare stasera, Peter?», gli domandò zia May, ridacchiando, mentre cercava nel cassetto qualcosa da fargli provare.

Solo uno., Pensò Peter e seppe di essere arrossito, «Nessuno, voglio solo… essere elegante quanto Tony. Lo sai quanto ci tiene allo stile, no?».

«Tony deve mantenere un certo tipo di immagine, per il lavoro che fa. Tu vai benissimo così, Peter. Sei bello anche se ti presenti con uno dei miei vestiti».

«Ti prego, non dirlo mai più zia May!», la pregó Peter, mordendosi un labbro, mentre la donna gli passava una polo bianca e celeste che non ricordava nemmeno di aver mai preso.

«Falla finita e provati questa».

Si infilò la polo ed era un po’ corta, ma non esageratamente. Chissà, magari era cresciuto di altezza, finalmente?

Si guardò allo specchio e si girò di lato, prima di convincersi che sì, quella maglia andava bene ed era probabilmente la sua unica opzione. Sorrise verso zia May.

«Va bene, mi piace. Non esageratamente ma devo dire c-».

«Sei bello, punto», sorrise zia May, mentre si avvicinava e gli sistemava meglio il colletto della polo tutto ripiegato all’interno e gli prendeva il viso tra le mani per lasciargli un bacio sulla guancia. «Farai strage di cuori, le ragazze ti guarderanno e diranno: ehi, ma è Peter Parker?».

Peter avrebbe voluto dirle che forse la cosa avrebbe potuto interessargli fino a qualche anno prima, ma se stava andando a quella festa era solo ed esclusivamente per stare con Tony e vivere quell'appuntamento che un po' stava sognando e odiava tenere segreti con zia May e zio Ben ma non sapeva come avrebbero preso la notizia che gli piacevano gli uomini e che stava vivendo una cosa con Tony Stark. Era troppo persino per lui, figuriamoci per loro che erano pure un po' all’antica.

«Cercherò di non mostrare troppo sex appeal o sarò io a far sfigurare Tony», disse, dando anche lui un bacio sulla guancia alla zia e ridendo poi, quando la vide scuotere la testa divertita.

«Parker?», lo chiamò Tony dal piano di sotto e adorava il fatto che lo chiamasse per cognome, certe volte, specie quando voleva prendersi scherzosamente gioco di lui o dire qualcosa di carino senza esserlo troppo. Come se usare il cognome potesse alleggerire di fronte agli zii quello che c’era tra di loro.

«Arrivo, solo un minuto, Stark!», esclamò e dopo aver infilato le scarpe - un paio di Vans blu quasi nuove - rischiando di cadere un paio di volte per l’emozione, si precipitò giù per le scale con zia May al seguito e represse un enorme sorriso quando vide Tony nella sua camicia bianca, i pantaloncini color salmone che gli aveva visto indossare la prima volta che si erano visti e un giacchetto nero posato sulle spalle e legato al collo per le maniche.

Era bello. Maturo, posato, elegante e bello. Inarrivabile quasi, per quello Peter si chiese come potesse un uomo come lui trovarlo interessante e adorabile?

«Ottimo… accostamento di colori, Parker», commentò l’uomo e non fu difficile percepire quella nota di leggero disagio nel fare quella confessione che sembrava più un «sei carino».

«Grazie, anche il tuo», rispose Peter, impacciato, più in difficoltà nel nascondere i suoi veri sentimenti e sperò che zia May non si fosse accorta di niente, perché sapeva di essere arrossito.

«Andiamo dunque?», disse Tony, un po' incerto, indicandogli la porta di casa con un gesto della mano e Peter annuì, voltandosi poi verso zia May e regalandole un sorriso radioso.

«Non aspettarmi alzata, okay? Sono in buone mani».

«Oh, lo so. Divertitevi!», esclamò la donna e quando uscirono di casa fu come mettere piede in una dimensione parallela dove potevano finalmente essere loro stessi.

 

♦♦♦

 

Non appena misero piede in paese, Peter non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta di fronte a qualcosa che non vedeva da troppo e quasi aveva dimenticato.

La strada principale era illuminata da tante piccole luci gialle, leggere e piacevoli, calde come il sole, legate ai pali della luce ai lati della via principale, dove alcune bancarelle, in fila e ordinate, vendevano oggetti di ogni tipo: da gioielli artigianali a vestiti fino a utensili per la casa. Zia May avrebbe adorato quelle cose.

C’era molta gente ad occupare la strada, ma non abbastanza da rendere quel cammino claustrofobico e Peter apprezzó la cosa. Non amava il caos e nemmeno Tony, quindi quella via di mezzo andava più che bene.

«Sembri in estasi», rise Tony, e Peter sapeva di aver messo su un’espressione di stupore e meraviglia. Dopotutto si sentiva stupido persino lui a reagire in quel modo e la parola estasi non era lontana dallo stato d’animo che stava provando.

«Non… ricordavo fosse così...».

«Magico?», rispose Tony, e gli circondò un braccio intorno alle spalle. Un gesto intimo ma non così tanto da dare a vedere cosa c’era realmente tra di loro e questo rendeva Peter più tranquillo.

«Già», mormoró sognante e, con un sorriso scaltro, Tony ammiccò nella sua direzione e lo prese per le spalle, cominciando poi ad intrufolarsi nella folla che curiosa guardava le bancarelle o chiacchierava e quando superarono la parte del mercato, la piazza fu il punto in cui si fermarono e dove con grande sollievo notarono meno folla.

Molte donne si giravano a guardarli e Peter sentiva un senso di smarrimento, perché quel sentimento di gelosia non era mai stato suo. Si sorprese di se stesso, oltre a trovare insopportabile quel fatto.

Tony sembrava tranquillo a riguardo, salutava tutte quelle ragazze che timidamente alzavano una mano per farsi notare e poi ridacchiavano con le amiche per il gesto azzardato.

Stupide. Stupide oche giulive!, pensò Peter, reprimendo l’istinto di sbuffare e distogliendo lo sguardo.

«Calmati», rise Tony, poi constatò: «E comunque hanno guardato anche te».

Perché sembro tuo figlio? Perché è grazie a me se sei qui?, pensò ancora Peter, voltandosi a guardarlo e arricciando le labbra solo per paura di non riuscire a reprimere il suo fastidio.

«Non mi guardano. Nessuno mi guarda mai».

«Io sì, non ti basta?», disse Tony, lapidario e effettivamente quel fatto era abbastanza di sollievo. Poi rise e continuò, cambiando totalmente espressione facciale: «e non pensare che il fatto che guardino te non mi renda gelosissimo. Ci ho messo un sacco per farmi notare, troppo per lasciare che la prima squinzia che passa rovini tutto il mio lavoro».

Fu il turno di Peter di ridere, stavolta, reclinando la testa all’indietro: «Non succederà, lo sai!».

La passeggiata proseguì, e con lei quel senso di tepore e dolcezza aumentava a dismisura senza poterci fare molto. Peter era felice che Tony non avesse avuto alcun ripensamento e che avesse trovato quell’idea di andare alla festa un modo per stare insieme spensierati.

Poco dopo la piazza centrale ospitò un gruppo folkloristico di paese, uno di quelli sconosciuti per tutti ma tipici del luogo e si fermarono a guardarli suonare.

Non erano chissà che ma si divertivano e questo trasmetteva in qualche modo la voglia di battere il piede a terra tenendo il ritmo e, per alcuni, la voglia di ballare.

Le persone intorno cominciarono a farlo, raggiungendo lo spiazzo adibito a provvisoria sala da ballo, con sedie in plastica che facevano da poltrone per gli spettatori e le luci artificiali dei fari ad illuminare il tutto.

Fuori da quell’area, più al buio e meno visibili, Peter e Tony erano appostati l’uno a fianco dell’altro e ridevano contagiati da quella atmosfera così spensierata e quando Peter inizió a battere le mani a ritmo della tarantella che stava riempiendo l’aria, Tony lo prese per mano e se lo trascinò in pista.

Peter non avrebbe mai creduto possibile una cosa del genere, e la sorpresa sul viso si palesò senza riuscire a trattenerla e quando iniziarono a ballare senza alcun criterio, senza conoscere i passi ma solo divertendosi cercando di imitare tutti gli altri, Peter capì.

Capí che Tony era qualcosa che andava oltre. Non era chiaro cosa provasse realmente, ma era forte. Era qualcosa che più andava avanti e più non riusciva a spiegare e più non gli importava trovare delle risposte.

Stavano ridendo, si stavano divertendo come due ragazzini e fu un peccato quando, nella delusione generale, iniziò a piovere costringendo tutti a doversi riparare sotto i portici di alcuni palazzi.

Tony se lo trascinò ancora lontano, all’oscuro di qualsiasi occhio indiscreto, continuando a ridere ogni volta che i loro occhi si incrociavano e quando infine trovarono un posto tutto per loro, sotto la porticina del campanile della chiesa, Peter poggió la schiena contro il tufo della struttura, mentre Tony si stringeva di più contro di lui per potersi coprire.

Perdersi nei suoi occhi fu facile e stringere le dita alle sue fu piacevole. I capelli leggermente bagnati dalla pioggia avevano arricciato qualche ciuffo sulla fronte di Tony rendendolo ancora più affascinante, più trasandato ed era davvero raro vederlo in disordine.

«Accidenti alla pioggia», disse Peter, sorridendo mentre lo diceva. Mentre Tony alzava una mano per accarezzargli una guancia e inclinava la testa per poterlo baciare.

Non c'era nessuno nel raggio di metri ma Peter sentì che anche li avessero visti, non gli sarebbe importato niente, per quello alzò le braccia e le incroció intorno al collo dell’altro per approfondire quel contatto e perdersi totalmente in quelle sensazioni assurde, quasi irreali. Troppo complicate per poter dare loro una spiegazione.

Si alzò sulla punta dei piedi per sentirsi ancora più coinvolto e Tony gli circondò le braccia intorno alla vita per stringerlo di più a sé, come se volesse sentirlo più vicino di così e quando si staccarono fu ancora tutto diverso.

«Andiamo a casa?», propose l’uomo, a bassa voce, come se parlare più forte potesse rompere qualcosa di quell’atmosfera incantevole.

Peter annuì e fu una corsa verso l'arco che faceva da porta al paese e infine fino alla villa, e la pioggia aveva solo continuato ad aumentare e Peter gliene fu grato, perché era stata di nuovo motivo di un gigantesco passo avanti.

   
 
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