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Autore: Kim WinterNight    15/07/2018    3 recensioni
Il compleanno è uno degli anniversari più importanti della nostra vita.
Spesso non vogliamo festeggiarlo, ma quasi sempre succede qualcosa di speciale contro la nostra volontà, proprio in quell'esatto giorno dell'anno.
Succede anche a un batterista famoso, solitamente razionale e con i piedi ben saldi per terra.
Tra strani incubi, strane coincidenze e notizie ancora più strane, il 15 luglio 2018 per lui sarà veramente un giorno speciale per John.
Si troverà immerso in un pizzico di magia e in un giardino tenebroso e affascinante.
[Piccolo regalo per il quarantacinquesimo compleanno dello stimatissimo John Dolmayan ♥]
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Dolmayan, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

Black Roses





Un giardino di rose nere.

È l'unica cosa che riesco a scorgere, tutto intorno a me. Cespugli e cespugli di fiori scuri.

Pare la versione macabra di quelli della Regina di Cuori. Quelli che le carte da gioco stavano ossessivamente dipingendo di rosso per compiacere la padrona indiscussa del reame.

Queste rose sanno di lutto e di vanità.

Mi avvicino e ne sfioro una, ma subito il mio dito viene trafitto da una spina. Anche il sangue che fuoriesce dalla ferita è nero.

Che strano, non l'avevo mai visto.

E non mi fa male.

Mi assale un terrore oscuro come quei funebri fiori. Non riesco a controllarlo, mi morde le viscere e mi atterrisce, mi spinge a toccare quei fiori e a lasciarmi pugnalare dalle loro spine.

La mia mente mi dice di scappare, ma il terrore mi inchioda in mezzo ai cespugli.

Comincio a gridare e le lacrime mi invadono le guance ispide.



Mi sveglio di botto e spalanco gli occhi. Sono rigido e paralizzato nel mio letto, mi rendo conto di aver appena fatto un incubo, ma il fatto che stessi soltanto sognando non riesce a tranquillizzarmi.

Il sole inonda la mia stanza e io sono consapevole di aver soltanto sognato quei fiori neri. Sollevo la mano sinistra e controllo le dita: nessuna ferita, nessun grumo di sangue nero coaugulato.

Afferro il cellulare: 15 luglio 2018, ore 07:47.

Apro Google Chrome e faccio una ricerca veloce: significato della rosa nera nei sogni.

Queste sciocchezze in genere non mi interessano, però ogni tanto mi piace fare di queste ricerche quando sogno qualcosa di anomalo.

Trovo un sacco di risultati, e aprendone diversi mi rendo conto che la rosa nera non è di buon auspicio in nessun caso.

Direi che il mio quarantacinquesimo compleanno non comincia nel modo giusto.

Sorrido appena e scuoto il capo, decidendo di lasciar perdere.



Camminare in un viale alberato e ombreggiato è rinfrancante anche a luglio.

Ho deciso che non festeggerò, non mi importa. Sono certo che i miei amici vorranno offrirmi qualcosa stasera, e a me sta bene uscire con loro.

È pieno di gente qui, un sacco di persone che portano a passeggio i loro cani e i loro figli a bordo di carrozzine e passeggini di ogni genere.

Las Vegas può essere suggestiva in certi momenti, bisogna solo saperla apprezzare e comprendere. Chi non ama questa città non riesce a viverci, scappa o trascorre il suo tempo a desiderare di fuggire altrove.

Noto un capannello di persone fermo all'angolo di una via laterale. Non riesco ancora a capire cosa stia succedendo, così mi accosto per dare un'occhiata.

Un carretto stracolmo di fiori è fermo sul ciglio della strada, sotto il vigile controllo di un anziano signore dall'aria severa e attenta. È seduto su una sedia in plastica pieghevole e sostiene il suo bastone come volesse usarlo da un momento all'altro come un'arma.

Questo non spaventa affatto i suoi clienti, soprattutto per la bellezza dei suoi fiori e della giovane donna che lo affianca. Forse è sua figlia o sua nipote, non riesco a capire quanti anni possa avere. È molto alta e slanciata, ha i capelli lunghi e neri così come gli occhi, è completamente vestita di nero con un abito che sfiora le caviglie pallide e magre.

È una ragazza molto affascinante, e nonostante la sua cupezza nell'aspetto, si mostra allegra e gentile nei confronti degli avventori che si accalcano intorno al carretto.

Rimango di sasso quando noto che sul braccio ha un tatuaggio completamente nero. Poi sposto gli occhi sul carretto e noto un gruppo di fiori neri.

Sono rose come quelle che ho sognato.

Sono rose come quella che spicca sul braccio della ragazza.

È una coincidenza.



«Ehi! Stai bene? Avvicinati se vuoi.»

Sbatto più volte le palpebre e mi ritrovo faccia a faccia con la ragazza. Mi sorride con gentilezza mentre si adopera per legare i suoi lunghi capelli in una crocchia.

«Sono di fretta...» farfuglio.

«Non devi comprare per forza qualcosa» mi apostrofa il vecchio, passandosi una mano tra i capelli brizzolati. Noto con stupore che i suoi lineamenti si sono addolciti e che mi sorride gioviale almeno quanto la giovane.

«Nonno, li hai fatti scappare tutti anche oggi» dice la ragazza, chinandosi per scompigliargli la folta chioma.

«Lui non è scappato» la rimbecca l'anziano, facendo un cenno nella mia direzione.

Mi accorgo che non c'è più nessuno nelle vicinanze, così decido a fare qualche passo avanti. I miei occhi si posano ancora una volta sulle rose nere e un brivido mi corre lungo la schiena.

Mi sto lasciando suggestionare da uno stupido sogno, non è da me. Devo darmi una calmata.

«Come ti chiami? Ti piacciono le rose nere?» mi chiede la ragazza.

«Sono John, piacere di conoscervi. Non so se mi piacciono, è solo che stanotte le ho sognate» spiego con titubanza, senza accostarmi troppo a quei fiori, timoroso che possano pungermi come nel sogno.

Lei spalanca gli occhi. «Davvero?» si sorprende, lanciando un'occhiata a suo nonno.

Lui si stringe nelle spalle e prende a parlare con dei nuovi clienti.

«Io mi chiamo Deb. Scommetto che hai notato il mio tatuaggio, vero? È per questo che hai fatto quella faccia?» prosegue. Ha un modo di fare molto aperto ed espansivo, non esattamente come me.

«L'ho notato.»

«Conosci i significati di questo fiore bellissimo?» vuole sapere Deb, afferrando una rosa nera e stringendola al petto come fosse suo figlio.

«Ho letto qualcosa su internet. A te perché piacciono tanto?» le chiedo.

«Tanto per cominciare, il nero è il mio colore preferito. Si nota, immagino. E comunque, so che tutti sono convinti che le rose nere portino guai. Io non amo particolarmente i tatuaggi, e infatti ho impresso nella mia pelle soltanto delle rose nere: una per ogni perdita che ho subito. Questa sul braccio è la più recente, in ricordo di mia madre che è morta l'anno scorso. C'è la sua iniziale qui al centro, vedi? Si chiamava Marian» spiega con tranquillità la giovane.

Il disegno nero a forma di rosa, effettivamente presenta una M intrecciata al suo centro. La lettera è stilizzata e dello stesso colore del tatuaggio, ma a colpo d'occhio dà l'impressione che sia un bassorilievo sulla pelle nivea di Deb.

Questo tatuaggio è bellissimo, mi manca quasi il fiato nell'osservarlo.

«Mi dispiace per tua madre» dico in un mormorio.

«Anche a me, però la morte fa parte della vita.»

Non so cosa dire, così abbasso il capo e rimango in silenzio.

«Vuoi sapere perché mi piacciono le rose nere?» riprende Deb.

«Va bene.»

«Mia nonna mi raccontava sempre una storia sulle rose nere. Mi diceva che tutti le demonizzavano, ma c'è una leggenda che sfata questo mito.»

Sollevo nuovamente il capo e la guardo in viso. «Non ne sapevo niente.»

«Adesso te la racconto.»



In un regno lontano e dimenticato da tutti, viveva un giovane uomo di nome Adam. Amava tantissimo le sue rose nere, erano tutta la sua vita.

Era un umile giardiniere, non poteva pretendere niente di più dalla sua vita, ma a lui bastava così. Era soddisfatto e felice di prendersi cura delle sue piante, anche se veniva trattato come un servo dai suoi ricchi padroni.

Le rose nere coltivate da Adam erano rarissime e bellissime, richieste anche nei regni vicini.

Un giorno giunse da lui un uomo molto ricco e potente che nessuno conosceva e aveva mai visto. Si presentò come uno stregone molto potente e disse a Adam che doveva assolutamente prendere una delle sue rose.

Il giovane giardiniere chiese spiegazioni, ma lo stregone si limitò a estirpare uno di quei fiori e a lasciare uno scrigno pieno di monete ai piedi del giovane.

Lo stregone andò via e da quel giorno le rose nere di Adam cominciarono ad appassire. Colmo di disperazione cercò di porre rimedio, ma non ci fu niente da fare.

Adam perse ogni voglia e gioia di andare avanti e si lasciò morire in mezzo alle rose di tutti i colori, tutte vive e vegete, tranne quelle nere.

Quando il suo corpo venne ritrovato senza vita, tutti i fiori appassiti si erano depositati su di lui come un lenzuolo nero e vellutato.

Trascorsero diversi anni durante i quali non si seppe mai che fine fece lo stregone, finché una giovane donna non scoprì un bellissimo giardino di rose nere.

Conobbe il potente stregone e lui le raccontò la storia di Adam e dei suoi fiori oscuri: le spiegò che era stato necessario sacrificare la vita del giardiniere per generare quel meraviglioso parco tenebroso.

La giovane si chiamava Rose e lo stregone decise di affidare a lei quel piccolo grande regno magico. Le spiegò che lui era molto anziano e che non avrebbe più avuto la forza per stare al comando di tanta magia.

Rose divenne la strega più potente del suo tempo e riuscì a scoprire nuove potenzialità nelle rose nere.

Da allora molte vite furono salvate, molta purezza fu donata e molti fiori di velluto nero furono coltivati.



Guardo Deb con stupore. «È una bella storia, però non ho capito cosa voleva dirti tua nonna con questa leggenda.»

La ragazza sospira appena. «Non so se mia nonna se la sia inventata o se sia qualcosa di tramandato. Non me l'ha mai detto e io non gliel'ho mai chiesto perché temevo di rovinare la sua magia. Però lei voleva dimostrarmi che questi bellissimi fiori non portano sfortuna e non simboleggiano solo dolore e sventura.»

«Non ne dubito» dico confuso, non so più cosa pensare.

Questa ragazza è molto particolare, con il suo amore per i fiori e con le sue storie di regni incantati e lontani. Sarà una coincidenza, ma è strano che io l'abbia conosciuta proprio stamattina, dopo aver fatto quell'incubo.

«Posso regalartene una?» mi chiede Deb, attirando nuovamente la mia attenzione.

«No» rifiuto d'istinto. «Grazie» aggiungo.

«Insisto» replica Deb, ficcandomi nella mano destra la rosa nera che ancora stringe in mano.

A disagio, la afferro e la sposto automaticamente nella mano sinistra. «Grazie, ma non era necessario» borbotto, sentendomi in profondo imbarazzo. Sono stranamente sorpreso del fatto che nessuna spina mi trafigge la pelle.

Sospiro interiormente per il sollievo e guardo Deb con riconoscenza, poi sposto gli occhi sui petali scuri e vellutati. Sollevo la mano destra e li accarezzo piano.

«È bellissimo, non è vero?»

Annuisco e decido che è arrivato il momento di andarmene.

«Grazie ancora, Deb. Buon lavoro e buona fortuna con i tuoi fiori» la saluto, per poi rivolgere un cenno a suo nonno.

L'uomo mi lancia una breve occhiata e un accenno di sorriso prende forma sulle sue labbra sottili.

Mi incammino nuovamente per la mia strada, tenendo tra le mani quel bizzarro e raro fiore.

Ripenso al mio incubo e non mi fa più l'effetto lugubre di poche ore fa.

Forse il mio compleanno non è pieno di oscuri presagi.



«Pronto?»

«Ciao, fratello! Auguri, buon compleanno!» esordisce Shavo.

È quasi sera e io mi sono sistemato in terrazza a sorseggiare un tè freddo e leggere un fumetto. «Grazie amico. Come stai?»

«Benissimo! Ho una notizia bomba per te!»

Drizzo le orecchie e mi protendo in avanti sulla poltroncina nera in plastica. «Ovvero?»

«Poco fa mi ha chiamato Serj e ha detto che vuole vedere noi della band. Dice di sentirsi pronto a pubblicare qualcosa. John, stavolta credo sia quella buona.»

Per poco non balzo in piedi come una molla. Vengo invaso da una gioia immensa, una gioia che non provavo da tempo immemore. I System sono la mia vita, rinunciare a creare qualcosa noi quattro insieme per me è stato come perdere un pezzo di me.

Ora mi sento come se i frantumi della mia persona si stiano ricompattando in fretta e furia, come se non aspettassero altro per tornare a incastrarsi perfettamente.

«Dici sul serio?» biascico incredulo.

«Sì, Johnny» risponde Shavo tutto eccitato.

«Ci vediamo stasera?» chiedo.

«Sì. A casa di Serj tra due ore, ti va?» mi propone il bassista in preda all'eccitazione.

«Certo che mi va!» esclamo.

Ci salutiamo dopo qualche altra battuta e io mi guardo intorno.

All'interno di un vaso di vetro azzurro troneggia la rosa nera, immersa in acqua fresca che ho cambiato da poco.

Sembra che quel bellissimo fiore mi sorrida e ammicchi verso di me.

Oggi, 15 luglio 2018, ho ricevuto un bellissimo regalo: tornare a pubblicare qualcosa con i miei amati System.

Tutto grazie a un'affascinante e suggestiva rosa nera.




♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣ ♣


Ciao a tutti, cari lettori!

Lo so, lo so... questa storia è veramente strana per i miei standard, è permeata da una magia insolita e irrazionale, che di solito non è da me!

Essendo oggi il compleanno di John, be', ho voluto fare qualcosa di diverso, proprio per far vivere al nostro calmo e razionale batterista un pizzico di magia :3

Che ne pensate? Vi è piaciuto questo esperimento?

La leggenda di Adam l'ho inventata io, mentre sul significato delle rose nere ho fatto un paio di ricerche, ma comunque non prendete tutto per oro colato perché ho fatto una cosa veloce; volevo soltanto scrivere pensando a John, lasciandomi ispirare da Black Roses di Barrington Levy e da questo prompt che mi ha dato Soul: “Ho bisogno di fogli nuovi che non abbiano nulla a che vedere col passato”.

L'ho presa un po' in senso lato, ma si sa che l'ispirazione quando bussa alla nostra porta non possiamo farci niente: dobbiamo ascoltarla e darle retta, lasciarci guidare e affidarci a lei.

Grazie a chiunque legga e recensisca questo piccolo esperimento, grazie a Soul per il prompt e ancora tantissimi auguri al nostro adorato John Dolmayan *-*

Alla prossima ♥

  
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