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Autore: Emmastory    15/07/2018    5 recensioni
Un anno è trascorso alla foresta delle fate. Ormai è inverno e non più primavera, e con il tempo che scorre e la neve che cade, la giovane Kaleia non sa cosa pensare. Il tempo si è mosso lesto dopo il volo delle pixie, con l'inizio di un viaggio per una piccola amica e il prosieguo di uno proprio per lei. Che accadrà ora? Nessuno ne è certo oltre al tempo e al destino, mentre molteplici vite continuano in un villaggio e una foresta incantata. (Seguito di: Luce e ombra: Il bosco delle fate)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce e ombra: Essere o non essere

Capitolo I

Appena un anno dopo

Non arrestando mai la loro corsa, le lancette del tempo avevano continuato a muoversi, e alzando appena gli occhi per guardare fuori dalla finestra, mi resi conto della velocità con cui non aveva fatto altro che scorrere. Seduta sul letto nella mia stanza, osservavo la neve cadere, e abbandonandomi ad un cupo sospiro, chiusi gli occhi per trarre un respiro profondo. Circa trecento giorni erano scomparsi dalla mia vita, e per qualche strana ragione, quello che agli occhi di altri sarebbe certamente stato un magnifico spettacolo, non lo era ai miei. Calmo e paziente com’era sempre stato, Christopher si fece più vicino, e non appena lo fu abbastanza da toccarmi, mi prese la mano. “Va tutto bene?” chiese, preoccupato. “Sì, non… non è niente.” Risposi appena, con voce bassa e quasi inudibile nonché rovinato da un leggero dolore alla gola. “Kaleia, è soltanto neve, guarda.” Rispose, alzandosi in piedi e invitandomi a fare lo stesso, per poi camminare fino a sfiorare il vetro della finestra e indicare con il dito e lo sguardo un punto lontano. Stanca e incredula, mi strofinai gli occhi, poi li vidi. Midnight e Bucky giocavano insieme, proprio come nell’ormai andata bella stagione. Abituati a quella sorta di gioco infantile, si rincorrevano in quella fredda coltre, e nonostante lo spuntare di un lieve sorriso sulle mie labbra, mi accorsi di un particolare. “Dov’è Red?” chiesi, stranita dalla sua assenza nel bosco in cui tanto amava aggirarsi nei momenti in cui decideva di stare da solo. “Si nasconde, ed è simile a te.” Non tardò a rispondermi lui, molto più tranquillo rispetto a me. “Cosa? Che vuol dire?” azzardai poco dopo, incerta e dubbiosa. “Detesta la neve, è così da quando l’ho conosciuto.” Spiegò, azzardando come me un debole sorriso e scoprendomi curiosa. “Ora ha quasi due anni, ma allora era soltanto un cucciolo. Passavo per caso da quelle parti del bosco e l’ho trovato.” Continuò poi, sorridendo ancora a quel solo ricordo, e stavolta più apertamente. “Era da solo?” indagai, con la stessa curiosità unita ora ad una sincera pena per lui. “Sì. Sua madre era scomparsa, e nonostante quella volta abbia seguito le impronte, alla tana non ho trovato nulla. Né lei né i suoi fratelli e sorelle.” Mi disse a quel punto, con un’improvvisa ombra a scurire le perfette iridi smeraldine di cui ero innamorata. “È triste.” Non potei evitare di commentare, sentendo poi una strana stretta all’altezza del cuore. “Lo so, amore, lo so. Ma ora è con me, puoi stare tranquilla. “Lo spero.” Risposi soltanto, tornando a sedermi e sdraiandomi, improvvisamente priva di energie. “Che c’è? Non ti fidi?” azzardò Christopher, sempre preoccupato per me come al solito. “No, è solo che... ecco… la natura non è sempre così meravigliosa.” Soffiai, avendo appena la forza di parlare e tenere gli occhi aperti. “Che intendi?” fu la sua ovvia domanda, che arrivando lesta soltanto un attimo dopo, in qualche modo riuscì a colpirmi, provocandomi un gran dolore alle tempie. “Insomma hai guardato là fuori? Sì, Bucky è lì che gioca, ma non vedo nulla oltre il bianco. Perfino il cielo è di nuovo coperto, e Sky è sempre più taciturna. La conosco, so che per lei è normale, ma di questo passo, con i nostri poteri, noi due e tutto il resto, cosa pensi che accadrà?” replicai, disgustata da quella vista e dalla sofferenza dei fiori e delle piante simbolo della mia vera magia. “Kaleia, tesoro, noi non possiamo saperlo, ma possiamo sperare. Dammi la mano.” Fu svelto a rispondere Christopher, sfoderando l’ennesimo sorriso capace di sciogliermi e tendendo la mano perché gliela stringessi. Annuendo lentamente, feci quanto mi era stato chiesto, e nel farlo, quasi lo costrinsi a sdraiarsi con me, e nello spazio di un momento, le nostre labbra si toccarono. Nel mio animo c’erano freddo e paura, e malgrado non avessi fatto altro che assistere allo scorrere del tempo e delle stagioni, ora scoprivo una nuova verità. Soffrivo con e per la natura, che abituata all’oggi crudele tempo atmosferico, mi appariva statica e triste, ma ancorata alla vita. In breve, arrivò la notte, e preda del sonno, non vidi nulla, eccetto il nero sfondo di ciò che dimorava nel mio tanto amato bosco appena un anno dopo.

 
 
Buon pomeriggio, lettori miei, e finalmente, bentornati nel mondo della nostra fata Kaleia. Stando alla mia tabella di marcia, avrei dovuto iniziare a pubblicare questa seconda parte cinque giorni fa, e non avendo potuto per cause di forza maggiore e motivi da me indipendenti, ora sono certa di riuscire a scrivere e aggiornare con più regolarità, approfittando di un'estate che per me è appena iniziata. Devo ancora scegliere una cadenza, ma intanto continuate a seguirmi, grazie come sempre, e al prossimo capitolo,
 
Emmastory :)
   
 
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