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Autore: fire_94    15/07/2018    1 recensioni
Seral è una giovane ladra costretta a usare gli altri per riuscire a sopravvivere. Dopo una vita fatta di perdite e tradimenti, ha perso la capacità di fidarsi di chiunque. Cerca di allontanarsi da tutti, eppure in seguito a una serie di vicende e malintesi, si ritroverà in gruppo con altre quattro ragazze in fuga dal Consiglio dei maghi: Unae, una semplice ragazza sperduta; Amber, alla ricerca della sorella; Luna, una maga nera, e Afry, la sua migliore amica.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte Prima

Capitolo 1

«Allora, signore, cosa ne direbbe di sfidare la sorte?»

Una ragazzina di bassa statura e dall'aspetto piuttosto esile, con il volto nascosto dal cappuccio di una mantella scura, aveva indicato con l'indice un uomo sulla cinquantina, stempiato, seduto a un tavolo assieme ad altri tre uomini poco più giovani di lui. Il tipo in questione stava bevendo con avidità da un boccale di vino rosso scuro e impiegò numerosi secondi, prima di rendersi conto che quella voce squillante e giovane sembrasse avercela con lui. Sollevò gli occhi per cercare quelli nascosti della ragazza, senza ovviamente riuscire a intravedere molto più di alcune ciocche bionde che uscivano scomposte dal cappuccio.

Poggiò il boccale ormai vuoto sul tavolo, con un sopracciglio sollevato mentre continuava a scrutare la sconosciuta, la quale ormai aveva attirato l'attenzione di tutti i presenti nella taverna, oste compreso. Trascorsero altri secondi, ma il tipo non disse niente.

«Dico proprio a lei, il signore con la maglia rossa,» disse di nuovo la ragazza, abbozzando un sorriso sotto il cappuccio.

Era ben conscia di avere tutti gli sguardi fissi su di sé, ma era una cosa a cui era abituata e, sebbene a volte preferisse agire nell'ombra, senza mai essere osservata, a volte le piaceva essere al centro dell'attenzione. In più, per far sì che il suo piano avesse successo, doveva cercare di attirare quanta più attenzione possibile.

Il tipo, dal volto paonazzo per via della gran quantità di vino che doveva aver ingurgitato, scambiò un'occhiata con i suoi amici. Questi annuirono, come per incitarlo ad accettare la sfida, quindi gli occhi piccoli dell'uomo dalla maglia rossa si posarono sul tavolo di fronte alla ragazza, in particolare sulle tre tazze di porcellana  che lei vi aveva posato sopra. Esitò all'inizio, ma alcuni degli altri uomini, ormai quasi tutti ubriachi, iniziarono ad acclamarlo a gran voce e a sollevare i boccali.

Seral non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto: quando si trattava di attirare l'attenzione, nessuno poteva starle dietro. Fece cenno all'uomo che aveva chiamato con una mano di avvicinarsi. Questi si alzò con la fronte corrugata e le sopracciglia abbassate, ma nonostante si vedesse chiaramente che non fosse convinto di voler partecipare a quel gioco, aggirò il proprio tavolo e la raggiunse.

«Di cosa si tratta?», chiese lui, posando una mano sulla sedia di legno di fronte a Seral, che tuttavia aveva allontanato la propria e se ne stava in piedi.

Fischi di incoraggiamento si sollevarono per l'interna taverna. Per una volta, gli ubriaconi di quel locale avrebbero finalmente avuto un passatempo diverso dal bere il solito vino scadente per dimenticare quanto le loro vite fossero prive di significato.

«Prego, si accomodi,» gli disse Seral, accompagnando le parole con un gesto teatrale della mano.

L'uomo l'assecondò, ma la sua espressione rimase corrucciata.

Seral per un attimo si maledisse per aver scelto forse il meno ubriaco dell'intera taverna, ma si riprese subito, pensando che, se ci fosse riuscita con lui, tutti gli altri ormai più che brilli avrebbero seguito il suo esempio e per lei sarebbe stato un vero successo.

«Vede questa moneta da cento vor?» Seral mostrò una moneta brillante che teneva sul proprio palmo prima all'uomo che aveva di fronte, poi la sollevò in alto e roteò su se stessa, lentamente, per permettere che tutti quanti la vedessero. I volti di tutti i presenti si illuminarono di fronte a una tale bellezza, accattivandosi l'attenzione di chiunque, proprio come la ragazza aveva immaginato. «Voglio proporvi un gioco, a tutti quanti voi, a cominciare dal gentile signore qui presente,» continuò a spiegare. «Il gioco è semplice. Metterò questa moneta sotto una di queste tazze.» Sollevò quella centrale per posarvi la moneta e quindi nasconderla sotto la tazza, in modo piuttosto lento e teatrale. «Dopodiché, muoverò le tazze per confondervi, e alla fine voi dovrete dirmi dentro quale di queste tazze si trova la moneta. Se indovinate, sarà vostra.»

Rimase in silenzio per qualche secondo, per permettere a tutti i presenti di assimilare bene le sue parole. Ci furono dei versi sconcertati, altri interessati, poi dei borbottii, finché Seral non decise che era venuto il momento di terminare il proprio discorso.

Non appena le sue labbra si schiusero, tutti quanti si zittirono per ascoltare. «Per partecipare chiedo soltanto un piccolo contributo di due vor per ogni tentativo.»

Nel corso della propria “carriera”, aveva provato a chiedere diverse cifre, passando da alcune troppo alte ad altre decisamente troppo basse. Alla fine, aveva capito che due vor era la somma giusta per convincere i polli a rischiare, anche più volte, ma era abbastanza perché a fine giornata si ritrovasse con abbastanza soldi per affittare una stanza nella locanda migliore della città.

Così, proprio come si aspettava, gli uomini iniziarono a cacciarsi le monete dalle tasche dei pantaloni per contarle, già pregustandosi la felicità di poter vincere una moneta da cento vor senza dover lavorare.

Seral comunque rimase concentrata sul tipo che aveva di fronte, il capo inclinato da un lato, stando però ben attenta a non far ricadere il cappuccio sulle spalle. «Allora, signore, cosa ne dice? Accetta la sfida?»

«Ecco, vedi signorina, il problema è che se dovessi perdere mia moglie mi caccerebbe di casa per aver sprecato tutti i nostri risparmi», bofonchiò.

Seral dentro di sé provò quasi pena per quel povero idiota. Nella propria vita ormai aveva incontrato un sacco di diversi tipi di quel genere, uomini con poca spina dorsale che si lasciavano comandare a bacchetta dalle mogli, che non erano capaci mai di pensare con la propria testa e che perciò dovevano affidarsi per forza a qualcun altro. Il loro unico compito era lavorare, e spesso mentre loro si facevano in quattro per riuscire a portare un po' di pane in tavola, le loro mogli li tradivano. Aveva sempre pensato che la loro vita non dovesse essere bella, né facile, ma aveva anche sempre creduto che buttarsi sul vino fosse soltanto un modo codardo per fuggire dalla realtà, anziché affrontarla.

Oh, be', in ogni caso, quello non era un suo problema. Anche lei doveva guadagnarsi da vivere, dopotutto, e ognuno aveva il proprio modo.

«Ma si tratta solo di due vor,» provò a convincerlo. «Se li perde, sua moglie non se ne accorgerà nemmeno. Mentre, se dovesse riuscire a vincere, pensa a quanto la renderà felice riportandole a casa un bottino così grande.»

Per sua fortuna, tutti gli altri presenti iniziarono a incitarlo fischiando, compresi i suoi amici. Così, dopo alcuni secondi di riflessione, alla fine l'uomo cacciò dalla tasca due monete e le porse alla ragazza.

Seral le afferrò e le ripose in un sacchetto che teneva allacciato alla cintura. «Ottima decisione, signore,» disse con un sorriso. Quindi mostrò un'altra volta la tazza in cui si trovava la moneta, per poi spostarle tutte e tre a gran velocità. L'uomo tenne gli occhi incollati su una di quelle tazze, ma presto iniziò a perdersi, e non appena Seral se ne accorse, avvicinò quella contenente la moneta al bordo del tavolo. Il pezzo di finto oro le cadde sul palmo, ma lei tornò a mescolarle talmente in fretta che nessuno ci fece caso. Continuò per un altro minuto buono, tanto per fare scena.

Quando finalmente si fermò, l'uomo sbatteva le palpebre con fare perplesso. Rifletté per parecchi secondi, quindi indicò la tazza al centro.

Seral non si scompose. «È sicuro della sua scelta, signore?», gli chiese. La sua domanda, come si aspettava, lo lasciò ancor più perplesso di prima. Se i suoi calcoli erano giusti, in quel momento nella testa dell'ubriaco doveva essere iniziato un conflitto interiore per capire se lei avesse fatto quella domanda per aiutarlo o per prenderlo in giro. In realtà, l'aveva chiesto solo per fare più scena.

«Mmm, no, forse... credo sia quest'altra, in effetti», borbottò l'uomo, accennando alla tazza alla sua sinistra con il capo. Aveva deciso di fidarsi, quindi.

Da quella decisione, Seral capì di aver abboccato un povero fesso.

Sollevò quindi la tazza interessata, solo per rivelare che al di sotto non c'era niente. I presenti si mostrarono delusi, ma subito dopo un altro tipo si alzò e intimò al primo giocatore di spostarsi in fretta, perché era arrivato il suo turno.

Ovviamente, perse anche quello. E anche quello dopo di lui, e quello dopo ancora.

Trascorse forse un'intera ora di gioco, o magari anche di più, e Seral ormai aveva racimolato un bel gruzzoletto. Sapeva che avrebbe fatto meglio a ritirarsi finché poteva, magariprima che si accorgessero della truffa, ma la sua avidità le impedì di fermarsi.

Perciò, quando un omone grande e grosso perse la sfida per la terza volta di fila, si aspettava già quello che sarebbe successo. L'uomo si sporse in avanti e sollevò anche le altre due tazze, rivelando che la moneta non era in nessuna di esse.

I suoi occhi neri e piuttosto grandi, sebbene annebbiati, erano pieni di rabbia. «Lo sapevo, sei soltanto una truffatrice!», sbottò. Seral sentì il puzzo del suo alito nonostante la distanza. «Ridammi i miei soldi!»

A quel punto, tutti i presenti si alzarono in piedi e iniziarono a urlare in coro. «Ridacci i nostri soldi!»

Seral sospirò in modo teatrale. Ovviamente era ben preparata a un'evenienza del genere, sapeva anche che avrebbe potuto evitarla, se solo fosse stata capace di controllare la propria avidità, ma ormai non c'era più tempo per auto commiserarsi. L'omone che le stava di fronte sfoderò la sciabola che teneva appesa al fianco.

«Ridammi i miei soldi, se non vuoi che ti riduco a fettine, marmocchia!», sputò.

Seral si scrollò nelle spalle. «Be', mi spiace, ma se ora ti ridessi tutti i soldi, avrei solo sprecato un pomeriggio.»

«Brutta, piccola...»

Non appena l'uomo sollevò l'arma sulla testa, pronto a colpirla, lei rovesciò il tavolo con un calcio, che gli cadde sulle ginocchia, facendogli perdere l'equilibrio. L'uomo si ritrovò così lungo disteso per terra, mentre Seral già aveva iniziato a correre verso la porta a doppio battente che l'avrebbe condotta fuori da quel posto che puzzava di alcol.

Un altro tipo corpulento, ma talmente ubriaco da reggersi a malapena in piedi, ruppe una bottiglia sul tavolo e le bloccò la strada brandendo ciò che ne restava come arma. Provò a colpirla alla testa, ma Seral scartò di lato e, con uno sgambetto, lo fece crollare con la faccia sul pavimento.

Prima che altri potessero intervenire, la ragazza era già piombata sulla strada affollata della città. Ovviamente, gli uomini al suo seguito, barcollanti e confusi dall’alcol, erano molto più lenti, perciò lei ebbe tutto il tempo di togliersi la mantella e gettarla in aria, per poi mescolarsi con la folla e allontanarsi a passo svelto. Con la coda dell'occhio, notò che ormai almeno una decina di uomini la stavano cercando con lo sguardo, mentre alcuni stavano osservando la mantella, ormai caduta a terra e calpestata da decine di persone, con sguardi perplessi.

La città di Nailde era grande e, a quanto pareva, di teste bionde ce n'erano a bizzeffe, perciò per la ragazzina non fu difficile far perdere le proprie tracce e far finta di niente.

Mentre passeggiava per le strade larghe e affollate, diede un colpetto al sacchetto che portava appeso alla cintura. Lo soppesò, per scoprire che, in fondo, aveva raccolto molte più monete di quanto avesse creduto in un primo momento. Quella era la prima volta che riusciva a raggiungere un traguardo simile, perciò dedusse che la gente in quella locanda dovesse essere davvero molto ubriaca.

Soffocò a stento uno sbadiglio. Aveva trascorso una giornata tutt'altro che tranquilla, per quanto fruttuosa, perciò si disse che in fondo si meritava un po' di riposo. Pensandoci bene, le sembrava proprio di aver intravisto una locanda da qualche parte entrando in città.

Note dell'autrice:

Ok, eccoci alla fine del primo capitolo. Lo so che non sono molto brava a scrivere le trame, ma abbiate pazienza, ho fatto talmente un intreccio con questa storia che vi assicuro, non è facile.
Comunque, ho delle premesse da fare. Ho inserito la dicitura femslash anche se, di fatto, non c'è nessuna vera e propria storia d'amore in questa storia (non per ora almeno). Tuttavia ho trovato giusto metterla per via di due personaggi (che usciranno più in là) che hanno un'amicizia che, in realtà, vorrebbe diventare qualcosa di più. Se accadrà oppure no, questo lo scopriremo solo leggendo (e scrivendo, nel mio caso), ma in ogni caso ho preferito dirlo subito, non si sa mai a qualcuno dovesse dare fastidio.
Vorrei inoltre aggiungere che in questa storia non c'è una vera e propria protagonista unica. Sebbene Seral possa sembrare la più importante, sono in realtà cinque le ragazze che si ritroveranno coinvolte negli eventi e prenderò il punto di vista di ognuna di loro secondo l'esigenza del momento, senza fare favoritismi.
Per ora è tutto, spero mi facciate sapere cosa ne pensate. Grazie mille per aver letto fin qui! ^^
   
 
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