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Autore: MaryRigby    16/07/2018    2 recensioni
Draco aveva sempre odiato il suo nome.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Draco aveva sempre odiato il suo nome. Nel mondo della magia Malfoy significava tante cose. Malfoy era sinonimo di fama, di potere, ma anche di tante troppe aspettative che non possono essere deluse.
Fin da bambino aveva dovuto imparare cosa fosse consono per un Malfoy e cosa non lo fosse.
Da piccolo era stato affascinato dalla tromba, uno strumento che una volta aveva visto suonare ad un piccolo concerto chic in un locale magico stile anni '20. Ovviamente, Draco la tromba non è uno strumento consono all'istruzione di un Malfoy. E così aveva studiato il piano. Ricorda che a dodici anni si era promesso che, quando sarebbe diventato il proprietario del Malfoy Manor, quel maledetto pianoforte a coda che valeva più di quattrocentomila galeoni, l'avrebbe bruciato, insieme a tutti gli stramaledetti spartiti che aveva dovuto imparare. Era stata una tortura durante quegli anni e se ne sarebbe liberato in modo molto pittoresco e vendicativo.
Per non parlare di tutte quelle cazzate che aveva dovuto imparare sul come comportarsi a cena negli eventi mondani: Draco non mettere i gomiti sul tavolo, Draco non finire mai il vino nel bicchiere, Draco si inizia dalla forchetta più esterna e 'stocazzo, avrebbe voluto urlare Draco.
“Mi viene voglia di ruttarti in faccia quando dici queste stronzate mamma, proprio come il più barbaro dei Weasley.”
Ma parlare in quel modo ai propri genitori non è consono ad un Malfoy, anzi in realtà non è consono parlare ai propri genitori e basta. Per questo ogni volta che cercava di intraprendere una conversazione con loro erano magicamente occupati o avevano chissà quale impegno improrogabile. Anche se Draco lo sapeva benissimo che suo padre era in qualche antro del ministero a ricattare chissà chi, e che sua madre era a farsi scopare da qualche barone francese dai gusti molto chic. Perché il tradimento e l'infelicità matrimoniale sono consoni ad un Malfoy, quelli sì.
E il vestiario, il vestiario era una piaga. Essere un Malfoy significava camice di seta scomodissime, pantaloni che prudevano e farfallini e cravatte con cui non riusciva nemmeno a respirare. Un'altra cosa che avrebbe bruciato volentieri.
Malfoy aveva anche i suoi lati positivi, ovviamente. Draco poteva comandare a bacchetta chi voleva, poteva essere viziato, snob. Poteva disporre di tutti i beni materiali che voleva, poteva mandare affanculo chi voleva, però senza essere volgare e con eleganza. Ma dal punto di vista di Draco tutto questo sembrava più una condanna che altro. Una condanna a non avere amici che ti ascoltano e che si sacrificano per te non perché hanno paura per la loro incolumità e quella dei loro genitori, ma perché ti amano.
Quindi Draco, a causa di quella maledetta parola di sei lettere, (andiamo non era nemmeno tanto lunga, accidenti), si era ritrovato a vivere una vita con tutti gli agi possibili, ma senza amici, senza famiglia, senza amore. Una bella schifezza insomma, se lo aveste chiesto a lui.
Poi Malfoy, quando aveva sedici anni aveva assunto ancora un altro significato. Malfoy era diventato sinonimo di paura.
E Draco non aveva mai odiato il suo nome come allora, perché ancora una volta aveva scelto al posto suo, l'aveva condannato alla morte. E poi invece era sopravvissuto.
E l'odio per il suo nome era aumentato ancora di più. Malfoy era diventato simbolo di criminalità, di pazzia. Le persone quando passava e lo riconoscevano dicevano il suo nome con cattiveria, spesso associandolo ad uno sputo, e a volte anche a qualche calcio o pugno.
L'odio per quella semplice parola, Malfoy, aveva quasi raggiunto il picco quando era arrivata la consapevolezza. La consapevolezza di essere un coglione e di essere innamorato di una persona che lo odiava. In realtà, aveva sempre saputo che c'era qualcosa che non andava con quello che provava per Harry Potter. Avrebbe dovuto odiarlo a morte, ma avrebbe anche dovuto amare il pianoforte, il caviale di migliore qualità e le scarpe italiane artigianali. Quindi, quando aveva scoperto che non odiava Harry Potter, al quarto anno di Hogwarts, non si era stupito tanto. Certo, dallo scoprire di non odiare una persona e di esserne innamorato c'è un abisso abbastanza profondo. In realtà Harry Potter suscitava in lui una curiosità morbosa, e si era ripromesso di odiarlo solamente per avere una chance di studiarlo più da vicino, per quanto possibile.
Poi, era l'unica persona che quando pronunciava il suo nome non gli faceva venir voglia di vomitare o di andare al bagno più vicino colpito da una forte scarica di diarrea. Il che, ovviamente, non era consono ad un Malfoy. I problemi intestinali non sono molto chic. Mentre ospitare un pazzo omicida che parla con i serpenti (come se tutta la questione del conquistare il mondo magico e blablabla, non fosse abbastanza inquietante), è molto chic.
Quindi Draco Malfoy in realtà non odiava Harry Potter come avrebbe dovuto, ma provava solo curiosità nei suoi confronti. Consapevole che infastidirlo fosse l'unico modo per avere un qualche tipo di contatto con lui, continuò a farlo finché il suo tempo non fu occupato da qualcosa, diciamo, più importante. Tipo uccidere il preside della sua stessa scuola. Ma, anche durante quel periodo, i suoi pensieri spesso ritornavano ad Harry Potter, ed erano molto meno carichi d'odio e di irritazione di quanto avrebbero dovuto. Ma la consapevolezza di essere innamorato era arrivata quando, al processo, Harry lo aveva scrutato, aveva guardato oltre il suo nome, con i suoi occhi spaventosamente verdi e aveva detto:
“Draco Malfoy non è più colpevole in questa guerra di quanto lo sia io”. Certo, non era stata una una frase che tesseva le sue lodi o che gli dichiarava una bruciante passione amorosa, ma il modo in cui Harry aveva detto quelle parole, con voce bassa ma ferma, il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, accentuando la c e la l, avevano tolto il respiro a Draco.
Quindi sì, si era innamorato di Harry Potter, il salvatore del mondo magico, il ragazzo che è sopravvissuto e il bello è che non sapeva nemmeno come. E non avevano nemmeno mai avuto una vera e propria conversazione, quindi non riusciva proprio a spiegarsi come aveva fatto. Solo lui poteva essere così coglione da innamorarsi senza sapere il motivo. Poi il perché l'aveva capito dopo, quando, guardando il soffitto della sua camera si era ricordato della passione che Potter metteva nelle cose che faceva e di come gli facesse brillare gli occhi, si era ricordato di come gli rispondesse a tono e di come fosse sincero. Di come fosse l'unico a non temere il suo nome.
Fu per questo che decise di scoprire dove abitasse (il suo nome ormai aveva perso tutta la sua influenza, ma i suoi galeoni no), e di andargli a fare una visita, ufficialmente per ringraziarlo della testimonianza, ma anche di tastare il terreno per un eventuale attacco di, uhm, passione.
Quindi, quando ebbe abbastanza coraggio (o forse la giusta dose di whisky incendiario), si smaterializzò davanti casa Potter. L'odio per il suo nome raggiunse l'apice quel giorno. 
“Accetto i tuoi ringraziamenti. Ma il fatto che abbia testimoniato a tuo favore non significa niente. Sei sempre un Malfoy, e non ci si può fidare.” Il modo in cui Harry pronunciò il suo nome fu terribile per Draco. E, quando tornò a casa, si chiuse subito nella sua camera per asciugarsi le lacrime amare, e fece in modo di non farsi vedere da sua madre, perché piangere non è consono ad un Malfoy.
Passarono due giorni terribili per Draco. Cercava di farsi forza in qualunque modo, ma l'assenza di amici e di persone che lo aiutassero si fece sentire. L'atmosfera che si respirava nel Manor di certo non aiutava. Ma la mattina del terzo giorno qualcosa cambiò. Harry Potter vestito con abiti babbani e con un'espressione di colpa sul viso si presentò alla sua porta.
“Mi dispiace così tanto, ho solamente fatto quello che ogni persona ignorante avrebbe fatto: basarmi sui pregiudizi. Spero potrai perdonarmi.”
“Solamente se tu accetterai di andare a fare colazione con me a Diagon Alley.”
Da quella colazione diventare amici fu facile. Adesso che Draco aveva un po' più controllo sulla sua vita, poté mandare affanculo tutto quello che non era consono ai Malfoy, almeno fuori casa, e frequentando Harry scoprì un mondo nuovo, un mondo in cui non doveva fingere. E Harry scoprì un nuovo Draco. Un Draco snob, ma anche pratico, silenzioso, ma anche logorroico con la stanchezza.
Poi anche Harry si dichiarò, dicendo di non poterne più di dover fingere di volere solo un'amicizia e non qualcosa di più. Draco ovviamente confessò della consapevolezza di essere innamorato di Harry dal processo e annesse seghe mentali. E poi fecero tutto quello che fanno le coppie normali. Diventarono compagni e dopo un anno andarono a vivere insieme. E quando, dopo due anni e una proposta di matrimonio, Harry gli chiese come avrebbero gestito tutta la questione dei cognomi, Draco scoppiò a ridere e lo baciò languidamente.
“Voglio prendere il tuo nome, Harry. Niente trattini del cazzo. Voglio diventare il signor Potter e smettere di essere il signor Malfoy.”
E, mentre si rotolavano fra le lenzuola umide e Harry lo possedeva con ardore, dalle labbra di Draco uscirono suoni osceni poco consoni ad un Malfoy, ma a Draco non fregò un cazzo.

Era finalmente libero.

 


Buonasera bellezze!
Piccolo intervento solo per dire questa è la mia prima Drarry e non scrivo su Harry Potter da un po' (diciamo circa quattro anni).
E abbastanza grossolana e bruttina, (l'ho scritta ieri notte in un momento di insonnia feroce), ma spero vi sia piaciuta in ogni caso.
Alla prossima.

Mary.

   
 
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