Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Lidzard    16/07/2018    3 recensioni
Michifer AU
'' La gente fa caso solamente alle immagini delle cose. Nessuno fa caso alle cose stesse. '' -Kurt Vonnegut Jr.
Lucifer è un soldato, la sua famiglia è radicata nell'esercito da che ha memoria, il suo destino sembra già essere scritto e si arrende ad esso, abbandonando sogni, speranze ed ambizioni in un vecchio cassetto della mente. I colori e le luci svaniscono lentamente, finché non rivede la torre. Nella torre incontrerà un uomo, e la possibilità di un destino diverso, più luminoso, si affaccerà alle porte della sua coscienza. Riuscirà il misteriomo uomo della torre a far tornare Lucifer al suo vecchio splendore?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lucifero, Michael
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fuoco

 

 

Non sembrava mai una buona idea iniziare una conversazione con Michael.

Per qualche oscuro motivo, ogni parola formulata nella mia testa mi sembrava che, una volta varcata la soglia delle labbra, fosse vuota. Ogni possibile discorso, di conseguenza, mi pareva così inutile e senza un senso d'essere che non mi azzardavo ad iniziarlo, se non spronato da qualche segno di gentilezza, che mi facesse tacitamente intendere che ero ancora ben voluto in quella torre. Aspettavo un sorriso distratto, un saluto particolarmente felice o un movimento lievemente ravvicinato, ma solo se  in maniera intenzionale.

Insomma, iniziavo a sentirmi come un bambino petulante che non sa cosa dire e quindi preferisce non parlare, per timore, per soggezione.

Il punto è questo. Non avevo mai avuto soggezione di niente e nessuno, eccetto mio padre.

Di colpo Michael era indispensabile alla mia pace, ma accadde che ormai era troppo prezioso perché me ne sentissi veramente degno.. e così inconsciamente presi le distanze da lui e da ciò che mi faceva sentire.

Per non mostrarmi debole, ricaddi in quell'abisso fatto di buie pareti di freddo ghiaccio. La solitudine sembrava perseguitarmi e puntarmi col suo sguardo lugubre attraverso i riflessi delle cose, ma al contempo mi crogiolavo in essa come una coperta di spesso feltro; non tenterò di spiegare questo punto, perché il mondo è diviso in chi lo capisce e basta e chi, pur altrettanto intelligente, non lo capirebbe nemmeno se sciorinassi questo concetto in spiegazioni di mille parole in croce.. E dunque non riuscii a rispondere a quella domanda.

"Vuoi farmi credere.." Stava dicendo Michael "Che tu non hai un colore degli occhi?" E con ciò prese a ridere sommessamente. Un suono che mi riscaldò il petto.

Però lui non poteva sapere come fossero i colori. Non poteva associare il nome del colore a quella tonalità indicata, e quindi non avrebbe potuto immaginare perché mai odiassi il colore dei miei occhi.

"E se non volessi dirlo?" Dissi. Perché sì, ero distante anni luce da lui e non mi sognavo di raggiungerlo.

"E se ci tenessi?" Michael sapeva quali tasti premere.

"Conosci i colori?"

"Se io volessi semplicemente immaginarlo? Solo perché sono cieco non è importante che io lo sappia? Rifletti, Lucifer. Uno sconosciuto qualsiasi potrebbe vedere i tuoi occhi e sapere in ogni dettaglio come sono, ed io che ti ho conosciuto, non lo saprei mai dire. Non ti sembra un po' ingiusto, questo?" Disse. Le sue parole pronunciate col suo solito tono pacato e profondo furono peggio di una doccia gelata. Come se null'altro mi fosse accaduto in precedenza, come se fossi un essere senza esperienza alcuna, mi mortificò. Mi sentii uno sciocco.

"Io.. Non ci avevo mai pensato." Deglutii.

"Allora si può sapere? Hai bisogno che te lo chieda in ginocchio?" Il suo viso ed il tono della sua voce furono tanto imperturbabili ai miei sensi che mi arresi alla sua schiettezza.

"Azzurri." Dissi infine.

"Ah. Azzurri come?" Sembrava concentrato.

"Azzurro.. chiaro, molto chiaro, grigio intorno all'iride.. E forse anche qualche altra striatura più scura intorno alle pupille." Cercai di dipingere sulla tela della mente un'immagine definita il più possibile. Una descrizione superficiale non avrebbe mai reso possibile a Michael di immaginare qualcosa di mai visto prima, fu più difficile di ciò che pensavo.

"Di blu?"

"Sí. La base è quella, il blu è un azzurro più freddo e più scuro sai, è solo un colore."

"E i tuoi occhi come reagiscono a tutta questa luce? Ti fanno male?"

"Sí ma solo un po', come un fastidio."

"Capisco."

Rimanemmo in silenzio per molto tempo, eppure qualcosa pizzicava sulla punta della lingua. Tutto sembrava sospeso e un filo si tese fra me e Michael. Stavolta qualcosa era diverso.

"Anche tu hai gli occhi chiari." Non seppi dove avevo trovato il coraggio di parlare.

"Sono.. strani?"

"No, non sono male." Dissi, con un sospiro. Lo vidi rimuginare un secondo di troppo. "Sono dei begli occhi, Michael, di un bel verde eblu intorno all'iride."

Lui mi sorrise in quella sua maniera pragmatica.

"Te li ricordi molto bene i miei occhi."

Venni colto da un forte imbarazzo e, volendo dissimulare la sensazione, dissi la prima cosa che mi venne in mente.

"Certo, guardo sempre le persone negli occhi quando parlano." Ed era vero.

Lui rise, facendo vibrare il petto coperto da una camicia bianca candida. Scuoteva il capo ed io non capivo perché rideva, seppure il fenomeno fosse di per sé affascinante ed ipnotico. Avevo smesso di arrossire, ma mi toccò trattenere il fiato davvero quando Michael alzò una mano e ticchettó due dita affusolate sulla montatura dei suoi occhiali fuori moda.

Potevo mentire su ben poche cose, a mio rischio e pericolo. Michael ed io portavamo sempre quegli occhiali, dunque la mia scusa non reggeva per niente. Aspettai che me lo facesse notare, chiuso nella mia bolla di vergogna, ma lui non lo fece. Con un gesto mi aveva già colpito e affondato.

"Non ti fanno mai male gli occhi?" Chiesi, schiarendomi la voce.

"No, ma mi fa spesso male qui." Disse, indicando il punto del petto dove avrebbe dovuto esserci un polmone, oppure il cuore. Non seppi dire con precisione, ma non chiesi.

Negli occhi di Michael non c'è mai stato il ghiaccio, piuttosto un bagliore, un calore. Forse aveva ragione Michael.. forse ero come quella falena, che per toccare il vetro incandescente e luminoso, si brució e cadde, morta sulla terra.

Mi diedi dello sciocco, perché sapevo che il vuoto non era più vuoto e avevo tanta paura di bruciare e cadere.

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Lidzard