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Autore: _Fenice    17/07/2018    0 recensioni
"All’inizio non lo riconobbe, lo capì subito vedendola indietreggiare. Quando però pronunciò il suo nome lei alzò di scatto la testa e lo chiamò con un filo di voce. Soul la chiamò un’altra volta avvicinandosi con passo deciso e lei si gettò tra le sue braccia tremante e in lacrime.
« Sta’ tranquilla… sono qui. »
« P-pensavo di restare qui d-da sola… n-non tornavi e… », disse singhiozzando la ragazza.
« Sei una stupida. Non ti abbandonerei mai! »
Maka pianse più forte, un po’ per sollievo e un po’ per la paura ancora non del tutto passata. Soul le prese il volto tra le mani e poggiò delicatamente le labbra sulle sue, quasi temendo di poterle fare male tanto era piccola e impaurita."
Ripensando a quella sera, Maka sentì pungerle gli occhi e una calda e solitaria lacrima le rigò una guancia.
Avevi detto che non mi avresti mai abbandonata.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Sorpresa, Soul Eater Evans, Tsubaki | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Broken Promises.


Yuuki quella mattina si svegliò di colpo. Si rese conto solo in quel momento di essersi addormentata insieme a Maka sul divano, la tv ancora accesa, il volume basso. Controllò l’orario e decretò che fossero le 08.07. Sobbalzò e svegliò senza tante cerimonie l’amica, che cadde rovinosamente e rumorosamente a terra.
« Maka, svegliati! Sono le otto passate! Farai tardi a scuola! »
La bionda, con un occhio ancora semi-aperto e la bocca impastata di sonno, si alzò di scatto, adesso lucida. Odiava essere in ritardo.
Saltò la colazione e si diresse subito in bagno per una doccia fredda e frettolosa, mentre Yuuki si trascinava per casa senza capire bene cosa avrebbe dovuto fare.
« Yuuki, io vado, ci vediamo dopo la scuola! »
« Va bene, io credo che andrò a fare un giro in centro… tornerò a casa per quell’ora. », poi si rese conto di star parlando al divano e sbuffò.

Quando Maka tornò a casa e infilò la chiave nella toppa, si accorse che non vi erano mandate di chiusura. Si allarmò, poi pensò a Yuuki. Lei era uscita per prima e la ragazza non aveva le chiavi, quindi non avrebbe potuto chiudere la porta di casa. Si rasserenò ed entrò.
Posò le chiavi all’ingresso e sentì cigolare il legno del pavimento. Si voltò di scatto; la luce era accesa quindi vide perfettamente la figura che le si stagliava davanti, ma pensò comunque di avere un’allucinazione.
Capelli bianchi.
Occhi cremisi.
Pelle albina.
SOUL.

« Maka. », sussurrò, proprio come quella volta.
La Meister sgranò gli occhi incredula. Non si aspettava di certo il suo ritorno, non dopo un anno senza sue notizie né segni di vita. Aveva paura, ma a differenza dell’ultima volta, non vi era nessun temporale in corso, fuori. Era dentro. Era nella mente. Era negli occhi.
La chiamò di nuovo, ma lo interruppe, acida e fredda come non lo era mai stata prima d’allora.
« Sta’ zitto. »
« Ma- »
« Ti ho detto di stare zitto. ». Maka aveva già gli occhi lucidi, ma adesso vi era una luce diversa rispetto alle altre volte. Era rabbia. Sapeva che di lì a poco sarebbe successo e lei sarebbe tornata, ma non sapeva se ne sarebbe uscita integra anche questa volta.
« Lasciami spiegare… », la implorò.
« Spiegare cosa? Che sei andato via senza nessuna spiegazione, con un misero bigliettino dicendomi di dimenticarti? Facevi tanto il fico, “i maschi cool non abbandonano” e tutte quelle stronzate… e poi? Sei scappato, proprio come tutti gli altri! ». La bionda sbatté violentemente la porta e iniziò a correre per le strade di Death City, quel giorno deserte.

Soul rimase impietrito sul posto, a boccheggiare per qualche secondo, poi si gettò all’inseguimento della ragazza gridando il suo nome.
L’albino si sentì morire dentro a sentire quelle parole. Maka singhiozzava mentre gli gridava contro, vederla così gli disintegrò perfino l’anima.
Doveva trovarla. Doveva, a tutti i costi. Non poteva più vivere senza di lei. Era tornato per questo.
La Meister non si accorse della pioggia fino a quando un tuono non la fece trasalire. Non ebbe nemmeno il tempo di riflettere che un fulmine la accecò. Si fermò di colpo, per qualche istante, il cuore aveva perso qualche battito.
Iniziò a tremare, non riusciva a pensare a mente lucida, la paura la stava lentamente invadendo.
E la paura non va bene. Non di nuovo!
Si accasciò a terra. Le scoppiava la testa, sentiva come delle lame che le penetravano il cervello, un colpo dopo l’altro.
Poi una voce si fece forte e chiara. Quella maledettissima voce…
« Lo sai che non puoi resistere. Su, dai, vieni da me. »
« No! », urlò al nulla, gli occhi spalancati e spenti, troppo terrorizzati. « Non lo farò mai. Non sono debole, non mi lascerò andare a lei»
« Oh, avanti, guardati… stremata per terra, gocciolante e tremante di freddo e paura. Sappiamo entrambi che non sei abbastanza forte… quel vigliacco ti ha abbandonata, ma ti ha lasciato comunque me. Dovresti ringraziarlo, sai? », continuò l’inquietante voce dentro la sua testa.
« Lasciami in pace! », gridò disperata.
« Beh, comunque Soul è stato davvero vile con te… »
« Smettila. TACI! »
« Ti ha lasciata da sola, e poi è tornato, perché vuole riaverti. Come fossi un giocattolo! Maka, ascoltami… insieme saremo più forti! Lo puniremo per ciò che ti ha fatto, lo elimineremo per non permettergli di farti soffrire ancora… », la spronò.
« Sta’ zitto! Basta! »
« Su, non fare la stupida… so che hai paura, e lo sa anche lei… »
« Zitto, zitto! Non voglio più sentirti! »
La voce cominciò a ridere sguaiatamente, maligna e roca. « Oh, piccola Maka… non posso star zitto. Sono dentro la tua testa, dove altro dovrei andare? Stai cedendo, lo avverto, posso sentire tutto ciò che pensi, che provi…»

Soul sentì delle urla e corse verso la stradina da cui provenivano.
Trovò Maka riversa a terra, inerte. La chiamò, ma non ebbe risposta. Ritentò, ma nulla. Si avvicinò a lei, allungò una mano per toccarla ma a un centimetro dal contatto la bionda alzò di scatto la testa verso di lui. Aveva un ghigno storto disegnato malignamente in viso, i suoi occhi… La Buki non li avrebbe mai riconosciuti se non li avesse visti davanti a sé. Non somigliavano per niente a quelli di Maka, persino il colore era cambiato. Il verde aveva adesso un fondo scuro, quasi… nero. Poi capì.
« Maka! Esci subito dalla follia! ». Lei però iniziò a ridere, sguaiata, senza riuscire a fermarsi. Tentò di coprirsi la bocca malamente, invano. Lacrime di risa sgorgavano e rigavano il viso contorto in quella paurosa smorfia, quasi non respirava più. Soul era pietrificato dall’orrore. L’aveva già vista vittima della follia, ma adesso ne sembrava totalmente succube, una preda senza via d’uscita…
Quando le risate cessarono, la Meister si alzò piano, con una lentezza quasi snervante, e disse: « Oh, ma guarda chi è tornato… sei corso a cercarmi? Fammi indovinare… le puttanelle del posto in cui ti rifugiavi sono finite? », e scoppiò in un’altra risata instabile, ondeggiando.
« Maka, io- »
« Shh, no, no, no. Fa’ silenzio. Non voglio ascoltarti. », lo interruppe. Lo guardò storto, poi continuò. « Sai quanto faccia male essere abbandonati? No, forse no… tu sei scappato dalla tua famiglia, da coloro che ti amavano, e tuttora continui a farlo. », sghignazzò di colpo, irrefrenabile. Con un colpo di tosse, a suo modo si ricompose e cercò di tornar seria. Cosa che le riuscì male. « Direi che è un vizio. ». Gli sorrise. Soul ebbe brividi terribili, lo stomaco contorto dal ribrezzo. Cosa le stava succedendo? La luna le illuminò il viso deformato da quel ghigno malefico: c’era odio puro.
« Sai cosa ti dico? », rise di nuovo. « Sono stanca. Stanca di star male per te, per i miei che neanche si parlano più, per mia madre che mi ha lasciata nelle mani di quell’incapace di Spirit…». Mentre parlava, elencava con le dita ogni punto della sua lamentela, con fare superficiale, come stesse parlando dei compiti per l’indomani. L’arroganza, la freddezza, l’impassibilità della sua voce, a parte i colpi improvvisi di risa, fecero accapponare di nuovo la pelle all’albino, attonito e incapace di reagire. Non avrebbe mai pensato di poterla vedere in quello stato. Maka era sempre riuscita a dominare il sangue nero, ma adesso…
« Non ne posso più. Adesso farò ciò che avrei voluto fare fin da quando sei andato via. Forse non ti eri reso conto che le nostre anime, dal momento in cui decidemmo di diventare partners, si unirono così tanto che, alla tua partenza, io non riuscivo più a vivere. Non so come tu ti sia sentito o abbia reagito, e francamente non me ne importa neanche. Comunque sia… ». Soul ascoltava ogni parola attentamente, aveva già capito tutto e voleva agire al momento giusto.
« Avevo pensato di farlo tante volte, », continuò Maka, « ma mi era sempre mancato il coraggio. Già, il coraggio… poi però è arrivata lei ad alleviare ogni mio dolore. E a quest’ora sarei già fra le sue braccia, se quei poveri illusi non si fossero messi in mezzo a rovinare ogni cosa. Tsubaki, Black*Star e tutti gli altri non possono fermarla. Non definitivamente. ». Il ghigno della ragazza si ampliò a tal punto da divenire animalesco, quasi disumano. L’odio e la rabbia negli occhi erano tremendi.
« Adesso è qui, è tornata anche lei. Che strana combinazione…», rise.
« … la decisione è presa. ». Con fare teatrale, raccolse dall’asfalto un frammento di vetro e se lo portò alla gola.
« Maka, fermati. », le ordinò la Buki in tono perentorio e serio.
« Ricorda… tutto questo lo hai causato tu. E la follia farà in modo che la tua vita trascorrerà interamente arsa dal rimorso per ciò che hai fatto. »
« Mi pento delle mie azioni già adesso, Maka. Sono tornato per te. Per chiederti perdono e rimediare. », parlando, Soul si era avvicinato lentamente a lei, sperando di riuscire a raggiungerla.
« Il tuo tempo è scaduto, caro. ». La ragazza ghignò selvaggiamente.
« MAKA, NO! »

Un semplice, secco e sanguinoso taglio alla gola, da parte a parte.

Sangue. Sangue ovunque.
L’albino afferrò immediatamente il corpo di Maka, le cui gambe cedettero. Non riuscì ad intervenire in tempo, la mossa fu fulminea, quasi neanche la vide tagliarsi.
Le alzò di poco il mento per poterla guardare negli occhi un’ultima volta. Il folle sorriso sgradevole era ancora perfettamente stampato sul volto, quasi come fosse scavato, inciso.
Il corpo era già più freddo, i vestiti inzuppati di sangue, l’odore di ferro aleggiava per tutto il vicolo. Gli occhi di lei, un tempo luminosi, ridenti e profondi, adesso erano vitrei, spenti, scoloriti e riflettevano il volto di Soul, sconvolto e tremante, disperato.
« Maka… io ti… », non riuscì a completare la frase. A che serviva, in fondo, poi? Era morta. MORTA. Non l’avrebbe sentito, non l’avrebbe saputo.
Era finita. Dagli occhi cremisi uscirono lacrime di orrore e di sconfitta, di dolore inimmaginabile. Era tornato unicamente per lei, e adesso l’aveva persa per sempre.
L’aveva uccisa… e questo non se lo sarebbe mai perdonato.

Il sangue nero rideva, folle, soddisfatto, conscio di avere ancora qualcosa da portare a termine.

Maka, prima di uccidersi, aveva una semplice e concisa frase in mente, che rimbombava continuamente, lucida e precisa, dalla scomparsa di Soul dalla sua vita.
Avevi detto che non mi avresti mai abbandonata. 



Angolo autrice.
Non chiedetemi perché. La storia voleva essere il solito e dolce fluff, ma già da anni il mio cervello era andato in tilt. Il finale non è cambiato, la storia è stata revisionata sintatticamente, sono stati aggiunti pochi particolari. Avrei voluto aggiungere Yuuki che raggiunge entrambi chissà come, ma credo vada bene così.
Ringrazio tutti coloro che siano arrivati a leggere sin qui e hanno, quindi, dato fiducia alla mia storia. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se vi va lasciate un pensiero.
Come sempre, vi saluto e vi auguro una danza con le stelle.
Fenice.
  
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