Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: nicailuig    17/07/2018    1 recensioni
La prima volta Ada si era chiusa in bagno e Ben aveva tempestato la porta di pungi con la forza della disperazione che gli scorreva nelle vene. E Ada, testarda e ostinata, aveva aspettato in silenzio fino a quando dalle labbra di Ben non erano uscite quelle due semplici parole.
“Mi dispiace”
Così lei aveva aperto la porta, con gli occhi ancora umidi di pianto ma il cuore un poco più leggero.
“Lo so”
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 


Se a Ben chiedi quali sono le cose belle della vita, lui quasi sicuramente sorride senza rispondere, ma intanto pensa alle mani fredde di Ada poggiate sulla sua schiena stanca.


Perchè, anche se non ne parla mai, lui ancora ricorda quando, rientrato dal suo primo giorno in miniera, si era tolto la camicia sporca e lei aveva iniziato a sciacquare via la polvere e il sangue, senza sbuffare o domandargli se fa male.


Ada lo sa già per conto suo che una vita così a vent'anni non se la meritano, e che sorridere diventa difficile quando l’acqua delle strade bagnate entra dalle suole.


Ma comunque è fiera del suo portamento sgraziato - ci lavora da anni - e quando cammina sorride perché non c’è più nessun “raddrizza quelle spalle” da parte di sua madre, né tanto meno da Ben.
A lui Ada va bene così com’è perché è bella ma - e soprattutto - è sua.


Ada ha quegli occhi color ghiaccio che ancora lo fanno tremare, l’incarnato pallido e i capelli neri sempre sciolti e scarmigliati. Le ginocchia appuntite e le mani affusolate, i polsi piccoli e fragili che comunque non si spezzano.


Ada è la ragazza senza nome che ti attrae per poi ferirti, quella con i lineamenti spigolosi e lo sguardo sfuggente di un animale selvatico. E, da tale, non si lascia prendere, né si fida di chi le porge la mano perché sa che le sue cicatrici non si sono fatte da sole.


Ada scappa in silenzio durante la notte, non si guarda indietro e non aspetta nessuno all’infuori dei suoi fantasmi.


Ben ha paura e vorrebbe prenderla per mano, ma sa ormai da tempo che sarebbe un po’ come tentare di annodare un nastro al collo di un lupo.


Ma se solo chiude gli occhi, riesce ancora a sentire la sua risata limpida, colma di quella spensieratezza che è stata portata via dal fango da cui ora sono sommersi. Ben sa che Ada è un po’ come il ghiaccio che ha negli occhi, che si fa e si distrugge da solo, e che lui non la deve capire ma soltanto accettare.


Sa che vive degli sguardi silenziosi che rivolge e delle dita sempre sporche di pittura, sa che canta volentieri solo quando è sola e che mai e poi mai taglierebbe la frangia scura dietro la quale si nasconde.


Sa anche che Ada è sempre puntuale, che le piace l’ordine e che quindi andare in giro con i vestiti sgualciti per lei è una tortura, perché tutti si possono permettere un ferro da stiro ma loro no.


Lei alza semplicemente le spalle ma non dice mai che questa vita le pesa, perché ad alta voce risulta tutto più crudo e perché, comunque, Ben colpe non ne ha. Lo stipendio lo porta a casa lui, così come le braccia pesanti, la schiena affaticata e i polmoni sempre più neri.


Quello che hanno è frutto del loro sudore, lo sanno bene, ma a volte davvero non basta: la finestra del bagno è ancora lì da aggiustare e ogni santo giorno in tavolo c’è la stessa minestra riscaldata.


Ben è uno che sopporta e abbassa la testa, ma gli capita ancora di perdere le staffe, anche davanti ad Ada che, “A volte fa bene”, gli dice per rassicurarlo.


Lui grida, la voce carica di frustrazione e quel tono tipico di Ben, che è fin troppo orgoglioso nonostante la realtà che ha davanti agli occhi.


Ada sa che è istintivo e bisogna lasciarlo fare. Lo guarda contorcersi le mani nervosamente, torturarsi i capelli e infine serrare gli occhi. E, quando pensa si sia calmato, gli passa una sigaretta da cui le ha già preso un tiro. Ma poi Ben si rianima come una miccia, e Ada quasi trema perché nella sua voce non c’è più rabbia ma solo risentimento. 

Non la guarda in viso mentre le dice - “Dovresti trovarti un lavoro vero” - perché Ben lo sa, Ada è brava a dipingere e ha talento, ma l’arte dei poveri non la vuole comunque nessuno.


La prima volta Ada si era chiusa in bagno e Ben aveva tempestato la porta di pungi con la forza della disperazione che gli scorreva nelle vene. E Ada, testarda e ostinata, aveva aspettato in silenzio fino a quando dalle labbra di Ben non erano uscite quelle due semplici parole.


Mi dispiace


Così lei aveva aperto la porta, con gli occhi ancora umidi di pianto ma il cuore un poco più leggero.


Lo so


A volte capita ancora e, immancabilmente, Ben si siede davanti a lei e le accarezza in silenzio i capelli umidi di pianto. Inutile dire che la porta del bagno ormai non esiste più. Ada lo guarda senza dire una parola e Ben si chiede se sia paura quella che vede nei suoi occhi. Poi le stringe piano entrambi i polsi e le lascia un bacio sulla fronte: “Sei bella anche quando piangi”. È un sussurro tenue, detto sottovoce per non farsi sentire.


Ada arrossisce ma solo perché è orgogliosa, ed è in quei momenti che vorrebbe prendere la mano di Ben ed intrecciarla alla sua, come a dirgli che lo perdona e che gli vuole bene. Però non ci ha mai provato e probabilmente non sa neanche come si fa.


Così sospira e si dice che a loro le mani libere servono per altre cose, ma comunque non può fare a meno di chiedersi se anche Ben, ogni tanto, se la prenda con quel Dio che li ha fatti nascere così. Spigolosi. Appuntiti. Fragili. 


E Ben, che è una persona che di solito prende tutto di petto, preferisce illudersi pensando che in un futuro che non gli appartiene, lui Ada la possa amare per davvero. Amare con le gambe intrecciate sotto le lenzuola e tutte le barriere sfondate. Con gli occhi chiusi e la certezza di non essere soli.


Perché per ora non è ammessa la voglia che lui ha di baciarla, quando lei si sdraia sul suo petto e lui le accarezza i capelli per farla addormentare. Né è spiegato perché, ogni volta che la stringe, senta le ossa tremare fin quasi a sgretolarsi.


E Ben ha veramente paura e vorrebbe scappare, ma invece va in balcone a fumarsi una sigaretta e poi rientra per rimboccare ad Ada le coperte, tentando di non gridare, piangere o bestemmiare.


Ben non è mai stato un buon credente, ma quando torna a casa e ci trova Ada, che canta mentre prepara il pane, le mani nella farina e lo sguardo concentrato, riesce quasi a dimenticarsi degli spifferi che entrano dalla finestra o della minestra riscaldata che tutti i giorni hanno da mangiare.


Vorrebbe spostarle quel ciuffo scuro dagli occhi, invece infila le mani in tasca e la sta a guardare appoggiato allo stipite della porta, pensando che di gioia e bellezza nella sua vita ce n’è davvero troppo poca.


Forse Ada non è veramente felice, lui lo sa, ma comunque ringrazia Dio perché sa che da soli è facile perdersi, ma che con lei qualche speranza ce l’ha.


E così, nel buio della notte, con Ada che dorme sul suo petto, Ben pensa alle loro mani libere che, anche se non si toccano, ci sono sempre per aiutarsi a stare a galla.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: nicailuig