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Autore: Ladyhawke83    18/07/2018    12 recensioni
eccomi con un altro dei miei deliri fantasy, in salsa D&D.
Qui troviamo un breve stralcio del passato di Callisto, oscuro e per nulla semplice, che ci viene mostrato dalla sua defunta sposa Nefele, nome che da il titolo alla one Shot. È un nome greco antico, significa Nube, ma mitologicamente è anche la moglie di Assione e la madre di Centauro.
Nefele appare a Callisto per guidarlo, per perdonarlo ed, in fin dei conti, per spronarlo ad agire con Isabeau, la donna che lui da sempre ama, ma che non ha maiavutp il coraggio di reclamare unicamente per sé, in virtù del fatto che tra lui e lei c’è sempre di mezzo il mago mezzelfo Vargas, nonché primo amore di Isabeau.
Spero vi piaccia.
A presto
Ladyhawke83
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nefele 
 

Callisto non pensava più alla sua defunta moglie da anni, eppure quella notte, sdraiato sotto un manto ostile di nuvole scure senza stelle in cielo, sognò di lei, o forse sarebbe meglio dire che lei si insinuò nei pensieri dormienti dello stregone.

“Hai il volto stanco, mio amore” disse la voce in un tono dolce e lontano.

Callisto fissò la figura evanescente ed esile di fronte a sé e rimase ammutolito per un attimo. Fu tanta l’emozione di ritrovarsi lei davanti, che le parole, sue fedeli compagnie sempre, in quell’occasione vennero meno. Lo stregone si limitò a deglutire, prima di avanzare una timida domanda a quella meravigliosa apparizione notturna.

“Sto sognando? O sono sveglio e sogno di dormire?...” (1)

“Stai sognando...” Rispose la donna del suo passato, con voce eterea.

“Perché sei qui?” Chiese l’elfo, dopo essersi soffermato sui tratti del suo viso, che aveva quasi dimenticato.

“Questo,mio amore, dovresti dirmelo tu. È il tuo cuore che mi ha richiamato da te” i lunghi capelli della dama ondeggiarono mossi da un vento onirico e caldo, quasi tangibile.

“Sono confuso Nefele, gli spiriti dei defunti vengono a noi vivi, solo per motivi importanti, ora, a meno che io non stia per morire, non capisco la ragione della tua venuta...” Callisto parlò più per convincere se stesso, che alla fanciulla in abito lungo che stava di fronte a lui.

“La ragione Callisto è chiara, ed è davanti a te, solo tu puoi decidere di ignorarla. Io sono qui per curare la tua ferita, come tu un tempo facesti con la mia...” Detto questo la donna si avvicinò allo stregone sfiorandogli appena la guancia col dorso della mano. 

L’elfo provò uno strano senso di familiarità e spavento a quel tocco, così impalpabile eppure così vivido.

Lei era morta quasi un secolo prima, tra le grida disperate di lui , che aveva fatto di tutto per salvarla, inutilmente, ed ora se ne stava lì, ad un passo, pronta a scatenare nel suo cuore dolorosi ricordi e profonda nostalgia.

“Non ti ho dimenticato...” Ammise lui.

“Avresti dovuto, mio amore, la tua dedizione al mio ricordo, ti impedisce di avere la giusta misura, il giusto coraggio...”

“Coraggio?” Domandò lui, sorprendendosi di poter stringere la piccola e pallida mano della defunta moglie nella propria. Una sensazione da troppo tempo sepolta nella memoria.

“Il tuo cuore è forte e non teme nulla, nemmeno la morte...” Nefele parlò con sguardo distante, ricordando ciò che era successo a Callisto e che lui stesso a lungo aveva tentato di dimenticare.

“Hai affrontato il castigo di quell’elfo oscuro, sei stato incatenato, torturato, hai perso tutto, eppure hai avuto la forza di reagire. Hai affrontato un dolore umanamente insopportabile, e nonostante ciò non  riesci a lottare per lei...” continuò la bella Nefele, fluttuante e morbida come una candida nuvola.

“Non è così semplice mia amata” le rispose lui, evitando quegli occhi chiari pieni di verità da disvelare.

“Lo è invece” pronunciò la dama con voce sicura.

“Ti ho osservato in questi anni e so con quanta dedizione tu ti sei dato a lei, con quanta forza ti sei sacrificato per il suo bene, per non ledere la sua felicità, però... però adesso è il momento per te di reclamare ciò che ti aspetta. Senza paura, senza esitazione...” le parole scemarono in lei, accompagnate soltanto da uno sguardo grigio-azzurro carico di emozione.

“Non ho paura, solo...” tentò di rispondere lo stregone, evidentemente a disagio per le parole di lei, così vere sul suo conto, da essere quasi dolorose.

“Solo che credi di non meritarla, di non esserne all’altezza...” lo spirito completò la frase, sorridendo amorevolmente incurvando  le labbra morbide e fini, labbra che un tempo Callisto non si saziava mai di assaggiare e ora gli sembravano così crudeli nel pronunciare quelle frasi su di lui e su di lei. Isabeau, la sua Isabeau, la donna che amava e ora non riusciva mai completamente ad afferrare. Era sua, ma nello stesso tempo non lo era.

Nefele, invece, anche ora che la morte aveva tessuto una barriera invalicabile tra loro, Callisto la sentiva propria e, nello stesso tempo, sentiva di appartenerle.

Lo stregone dalle ali di drago, ricordava ancora il giorno, lontanissimo nel tempo, delle loro nozze.

La sua sposa Nefele, bellissima nel suo abito semplice, coi capelli raccolti da forcine dorate e adornati da fiori appena raccolti e lui, un giovane stregone, nervoso è preoccupato a cingerle la mano, sudata e delicata davanti al saggio, che pronunciava nella lingua greca arcaica le parole del rito.

 

Sei sicura?” Aveva chiesto lui con voce rotta dall’emozione.

“Sei ancora in tempo per mutare parere” aveva detto Callisto alla sua compagna.

Nefele si era limitata a socchiudere gli occhi dalle sfumature d’argento e a parlare con voce dolce, ma decisa.

“È scritto nel nostro destino, così dev’essere è così sarà. Le Parche hanno tessuto questo intricato viaggio per noi, e io sono onorata di poterti camminare affianco, mio amore”.

Callisto sapeva quanto fosse sbagliato tutto ciò. Che la loro unione non avrebbe portato nulla di buono, su di loro gravava un futuro incerto è foriero di lacrime, ma lui amava Nefele e, nonostante avesse tentato, non era riuscito a rinunciare a lei.

 

Ripensando a quella promessa che si erano scambiati in quel luogo improvvisato, sorrise, sfiorando i capelli di Nefele, non ricordava avessero un così buon odore, di gelso e arancia.

“Avrei dovuto fare di più. Io ti amavo. Avrei dovuto salvarti, se non ti avessi sposato, tu non saresti morta, e io non porterei il peso di aver scelto la cosa sbagliata”. Disse Callisto con profondo rammarico, voleva stringere la donna a sè in un abbraccio, ma non osava, aveva troppo tumulto nel cuore, se avesse stretto Nefele a sé, forse non sarebbe stato più capace di lasciarla andare.

“L’amore non è mai sbagliato... noi ci siamo amati, e per il breve tempo che ci è stato concesso abbiamo assaporato una felicità simile a quella che provano gli Dei dell’Olimpo. Ma io non sono qui per ricordarti ciò che è stato, ma per farti vedere ciò che sarà...” 

Nefele sollevò una mano e, toccando la fronte dell’elfo gli trasmise una visione.

Quando lo stregone riaprì gli occhi, qualche istante più tardi, ma che a lui sembro un’eternità, cadde in ginocchio e il viso fu solcato da calde lacrime silenziose.

“Non posso, mia nuvola, non puoi chiedermelo” Pronunciò a fatica lo stregone, molto scosso.

“Non te lo sto chiedendo, mio amore, ti ho solo fatto vedere ciò che già sai. L’anello d’argento nella tua tasca è già parte della risposta”. Nefele aveva uno sguardo dolce, indulgente persino, si inginocchiò accanto a colui che, un tempo era stato suo marito, e gli levò una lacrima dalla guancia.

“Il mio tempo qui è quasi finito, ma non temere, forse un giorno ci rivedremo... Ma tu non dimenticare ciò che ho detto e ciò che ti ho mostrato.... Vivi e sii felice”.

Detto ciò la donna avvicinò il proprio viso a quello dello stregone e lo baciò. Fu un bacio fugace, intenso, ma col gusto amaro di un addio, un pegno di ciò che è stato e mai più sarà. 

Col sorgere dei primi raggi solari, circondata dalla luce calda e rossastra dell’aurora, Nefele scomparve così come era venuta, lasciando nel petto e nell’animo dello stregone un profondo smarrimento nonché una struggente nostalgia di lei, di tutto ciò che era il suo lontano passato.

 

***

 

“Ehi straniero...” Isabeau lo sorprese alle spalle, abbracciandolo gentilmente da dietro.

“Cosa ci fai già sveglia?” Chiese lui un po’ troppo bruscamente.

“potrei farti la stessa domanda scheggia,..” Disse lei, aggirandolo per guardarlo negli occhi.

“ehi che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma...” continuò lei, stringendogli l’avambraccio in apprensione.

“Una specie... ho avuto sogni agitati...” mentì lui, che non aveva nessuna voglia di riaprire davanti a lei quella vecchia ferita impressa sul cuore, che aveva il nome e i contorni di Nefele.

“Oh... vieni qui. Ci penso io a te...” Disse Isabeau con fare malandrino e se lo tirò a sé per baciarlo.

Callisto lasciò che le labbra della druida scaldassero le proprie, quel suo bacio era così diverso da quello di Nefele, più caldo, più audace, ma anche più immaturo. Vi era un’urgenza e un nervosismo che la sua defunta moglie non aveva mai avuto in simili occasioni.

Lo stregone, senza interrompere quel loro contatto fatto di respiri e  di lingue che si stuzzicano e si sfiorano, sollevò la ragazza per i fianchi, in un gesto possessivo, ma delicato e facendola stendere sotto di sé.

“Ci siamo svegliati intraprendenti questa mattina eh?” Disse lei, alludendo alla rapidità e alla foga con cui lui la stava spogliando, senza troppi preamboli. Poi,  ridendo, gli infilò le dita affusolate tra i capelli chiari e scompigliati.

“Scusami tesoro... che idiota che sono...” Si scusò Callisto, fermandosi di colpo, rendendosi conto di averla spogliata preso dall’impeto, senza nemmeno averle detto buongiorno.

“Non ti scusare Callisto... puoi farmi quello che vuoi, lo sai... altrimenti non sarei venuta da te questa mattina... avevo bisogno di sentirti, di sentirti davvero” Ammise lei, con un lieve imbarazzo ad incorniciarle il volto ancora assonnato.

“Io ti amo... ma a volte mi chiedo se tutto questo abbia un senso...” l’elfo si staccò dalla donna, coprendola con una coperta. Sul viso il desiderio che lo aveva incendiato fino a poco prima, aveva lasciato lo spazio alla malinconia e alla rassegnazione.

“Che cosa succede? Perché dici questo?” Chiese Isabeau, sempre più stranita dal comportamento del compagno.

“Non importa... scusami davvero, non sono in me. Non posso fare l’amore con te, non così, non adesso...” sputò fuori a fatica lo stregone, prima di alzarsi ed incamminarsi sulla spiaggia, lasciandola eccitata, quasi nuda, ma sola.

Il rumore delle onde che andavano a lambire la costa sabbiosa e l’odore salmastro del mare, furono le uniche cose su cui cercò di concentrarsi Callisto, mentre si allontanava dall’unica persona che poteva salvarlo, che poteva guarirlo. Metteva un piede avanti all’altro stancamente, senza meta, con l’unico scopo di chiarirsi le idee.

Nella mente dell’elfo, però, continuavano a risuonare le parole della dolce Nefele a proposito dei suoi sentimenti per Isabeau...

 

...credi di non meritarla, di non esserne all’altezza...

 

Ed era vero in fondo. Lui era sempre venuto dopo Vargas, nel cuore di Isabeau e, se all’inizio la cosa lo infastidiva, ora era quasi arrivato ad accettarlo, anche se sapeva quanto fosse sbagliato accontentarsi essere solo un rimpiazzo, qualcuno che cura le ferite inferte da un altro. Ma Callisto non sapeva che altro fare. 

Aveva già posto Isabeau di fronte a degli ultimatum, e lei non aveva mai scelto apertamente lui, era sempre ritornata dal mago, lasciando dietro di sé la scia dei frammenti del suo cuore di stregone infranto.

 

...adesso è il momento per te di reclamare ciò che ti aspetta. Senza paura, senza esitazione...

 

Per un istante l’elfo fu tentato di tornare sui suoi passi e prendere quella donna tra le braccia, facendola sua un’altra volta, ma poi sfiorando l’anello d’argento che aveva nascosto in una minuscola tasca sotto la tunica, ci ripensò.

“Se le chiedessi di sposarmi adesso, mi riderebbe in faccia...” pronunciò a bassa voce, scuotendo la testa.

“Nefele perdonami se non ho abbastanza coraggio ora, come ne ho avuto in passato per te, ma finché ci sarà quello stupido mezzorecchie, non ci sarà spazio per me nel cuore di Isabeau...”

Disse tra sé e sé lo stregone, sedendosi su uno scoglio, mentre il vento sferzava il suo viso eternamente giovane.

“Tu sei stata la mia nuvola, lei è il mio sole, bramo il suo calore, ma il solo starle vicino mi brucia l’anima, è un dolore continuo ed insopportabile...”  Callisto parlò come se Nefele potesse sentirlo, poi con un unico gesto, lanciò l’anello lontano, il quale scomparve alla vista senza fare rumore, inghiottito dalla schiuma di un’onda. E con esso lo stregone abbandonò, per sempre, anche la speranza di una vita felice insieme ad Isabeau.

 

***

 

 

Note al testo: (1) citazione dal film Ladyhawke. Le parole di Callisto verso Nefele, sono in parte quelle di Phillippe il topo, quando si rivolge a Isabeau.

 

Note dell’autrice: eccomi con un altro dei miei deliri fantasy, in salsa D&D.

Qui troviamo un breve stralcio del passato di Callisto, oscuro e per nulla semplice, che ci viene mostrato dalla sua defunta sposa Nefele, nome che da il titolo alla one Shot. È un nome greco antico, significa Nube, ma mitologicamente è anche la moglie di Assione e la madre di Centauro.

Nefele appare a Callisto per guidarlo, per perdonarlo ed, in fin dei conti, per spronarlo ad agire con Isabeau, la donna che lui da sempre ama, ma che non ha maiavutp il coraggio di reclamare unicamente per sé, in virtù del fatto che tra lui e lei c’è sempre di mezzo il mago mezzelfo Vargas, nonché primo amore di Isabeau.

Spero vi piaccia.

A presto

Ladyhawke83

L’immagine di Nefele la trovate qui: https://www.deviantart.com/arbetta/art/Sky-nymphs-Chione-and-Nephele-412374317
   
 
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