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Autore: Nao Yoshikawa    18/07/2018    7 recensioni
Esistono tanti tipi di famiglia.
E ognuno cerca la propria a modo suo.
Takumi e Soma, Kuga e Tsukasa, Megumi e Shinomiya, Ryou e Akira, sono coppie tra loro diverse, ma accomunati da un desiderio comune: quello di costruirsi una famiglia.
Ma tra problemi, malintesi e situazioni avverse, le cose non saranno per niente facili.
TRATTO DAL SECONDO CAPITOLO:
Tsukasa si portò una mano sul viso. Per quale assurdo motivo in natura aveva permesso a Kuga di prendere la situazione in mano?
“Kuga… abbassa la voce”.
Terunori però gli fece segno di tacere.
“Se ho detto che le pago vuol dire che le pagherò. Cosa pensate che siamo noi, dei barbari? E’ solo un piccolo ritardo, può capitare, amico. Ah, sì? E lo sai io cosa ti rispondo, vaffa...”
“No, no, no!”, Tsukasa gli strappò prontamente il telefono dalle mani. “Pronto? Sì, chiedo scusa, mio marito è un po’ nervoso. Certo, ma certo, assolutamente, non si preoccupi. Grazie, mille grazie. Buona giornata”.
Chiuse la chiamata. Poi sospirò e guardò Kuga, il quale se ne stava imbronciato.
“Terunori, ti prego, per favore… potresti evitare di litigare con ogni essere vivente e non?”
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Kuga Terunori, Souma Yukihira, Takumi Aldini, Tsukasa Eishi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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1 - Una semplice richiesta


Quello era un giorno speciale.

Era il giorno del ventiseiesimo compleanno di Takumi.
E quest’ultimo avrebbe tanto voluto passare una tranquilla serata senza sorprese o strani scherzi, peccato che suo marito avesse in mente tutt’altro.
Detto fatto, Soma aveva fatto un giro di telefonate e, verso le sette di sera circa, il loro appartamento si era riempito.
Non che Takumi non apprezzasse la compagnia dei suoi amici ed ex compagni di scuola, solo che sarebbe stato molto meglio se il tutto si fosse svolto in una casa più grande, se nessuno avesse sporcato e se, soprattutto, non ci fosse stato un casino indicibile.
E pensare che non posso neanche parlare. Perché se provo a dire qualcosa, Soma mi dà del noioso.
Quanto meno quella si era dimostrata essere una buona occasione per rivedere suo fratello Isami.
“Ciao, cognato!”, salutò allegramente Soma. “Buon compleanno, sei arrivato finalmente! Potevo anche venirti a prendere in aeroporto”
“Ah, perché? I mezzi pubblici funzionano così bene a Tokyo”, fece Yuki, mano nella mano con Isami. “Allora, dov’è l’altro festeggiato? Takumicchi, vieni fuori!”.
Il diretto interessato si fece avanti a braccia conserte.
“Eccomi, sono qui. Isami, è bello vederti. Il tempo passa, eh? Ventisei anni...”
“Non parlare come se fossi l’unico! A proposito, grazie Soma per aver organizzato questa festa”
“Sono stato bravo, ne sono cosciente. Ma dov’è il piccoletto, piuttosto?”.
Yuki si guardò intorno, guardando poi male il marito.
“Isami! Dov’è nostro figlio?”
“Ma non era con te?”
“Con me? Con me? Dico, sei stupido o cosa?!”.
Takumi alzò gli occhi al cielo. Ecco che quei due iniziavano a discutere come al loro solito. Dopodiché abbassò lo sguardo. Un bambino di tre anni circa gli stava sgambettando allegramente accanto.
“Time-out, ragazzi. L’ho trovato”
“Satoru!”, chiamò Yuki isterica. “Mi raccomando, non scappare! Comportati bene e non toccare niente!”.
Per tutta risposta, il bambino si voltò e le fece una linguaccia.
“Io voglio giocare. Zio Soma, mi prendi sulle spalle?”, domandò Satoru spalancando i suoi grandi azzurri.
Il rosso fece finta di pensarci.
“Lo faccio, ma prima… c’è una persona a cui dovresti fare gli auguri”, sussurrò indicando Takumi.
Il bimbo sorrise divertito.
“Buon compleanno, zio Takumi!”
“Mh”, fece lui a braccia conserte. “Grazie. Incredibile, preferisce sempre te a me, ma perché?”
“Semplice, perché io sono divertente e tu no!”, esclamò il ragazzo mettendosi il bambino sulle spalle e facendo sbuffare il marito.
“Non correre!”, lo sgridò quest'ultimo, sebbene sapesse bene che le sue sarebbero state parole gettate al vento.
Certe cose non cambiavano mai. E da un lato era anche un bene. Dopo che si erano diplomati, Takumi e i suoi compagni non si erano mai persi di vista. Malgrado ognuno di loro avesse una vita e un lavoro differenti, trovavano sempre il modo per vedersi. Erina stava seduta tutta impettita con un bicchiere di vino in mano, accanto ad Hisako, divenuta oramai da qualche anno la sua compagna.
“Allora?”, domandò Yuki entusiasta. “Come vanno le cose alla Tootsuki? Immagino che essendo tu la preside farai rigare tutti dritto”
Erina posò elegantemente il bicchiere. Era divenuta una donna molto posata, ma non per questo aveva perso la grinta.
“Devo essere sincera, sì. Fortunatamente Hisako mi da una grande mano. Ho degli allievi davvero in gamba… ah, ma nulla a che vedere con i nostri tempi, ovviamente”
“I nostri tempi”, ripeté Hayama. “Sembra che sia passata una vita. Comunque, ho saputo che Marui è da poco diventato un insegnante proprio alla Tootsuki”.
Il gracile e occhialuto diretto interessato si guardò intorno nervosamente.
È… è vero, ma la cosa mi spaventa alquanto. Neanche gli allievi mi prendono sul serio”.
Yuki era scoppiata a ridere.
“Povero piccolo Marui!”, esclamò dandogli delle pacche su una spalla. “E voi, Hayama e Ryou? Il vostro ristorante va bene?”
“Ammh… potrebbe andare meglio… se solo Ryou non perdesse le staffe ogni tre per due”
“Tsk”, il ragazzo, seduto accanto a lui, alzò gli occhi al cielo. “Non è colpa mia, è che abbiamo due pensieri riguardanti la cucina diversi. Per questo siamo sempre stati rivali”
“Sì, ma adesso stiamo insieme...”
“Non cambia niente”, chiarì.
“Ah, vedo che come sempre litigate. Come sta Alice? Fa sempre i suoi esperimenti con la cucina molecolare?”, domandò Isami.
“Certo che sì. Scherziamo tanto, ma credo che alla fine sarà lei quella che diventerà famosa. Oramai ha dimora fissa in Danimarca”, spiegò Akira.
“… Ma conta di venirci a trovare presto”, chiarì subito Erina.
Accanto a loro, a stare in silenzio erano in due. Ibusaki, e questa non era una novità, ed una nervosissima Nene. Nonostante fosse oramai fidanzata con Isshiki da cinque anni, trovava sempre i suoi amici piuttosto rumorosi.
Beh, non che il suo ragazzo fosse da meno.
“Nenenuccia!”, Isshiki le circondò le spalle con un braccio. “C’è qualcosa che non va, mio adorato tesoro?”.
Lei si sistemò nervosamente gli occhiali.
“Sì, sì… va tutto assolutamente bene. È solo che i tuoi amici… come dire… mi mettono un pochino a disagio”
“Oh, e perché mai?”. Nene non ebbe il tempo di rispondere, interrotta dallo strillare di Ryoko che si stava rivolgendo in maniera poco aggraziata al suo fidanzato.
“SHUN IBUSAKI!”
“Presente”, rispose lui tranquillo.
“Ah, ci sei? Allora smettila di fare l’asociale e partecipa alla conversazione”.
A Yuki venne da ridere a quella scena, ma più che a Ryoko e a Ibusaki, la sua attenzione si posò su Nene. Si divertiva sempre troppo a infastidirla, anche perché la ragazza le dava piuttosto corda.
“Nenenuccia!”, chiamò. “L’abito da sposa l’hai comprato? Ti prego, dimmi com’è, sono troppo curiosa!”
“Mi dispiace, non posso”, proferì severa. “È una sorpresa, non dovrai aspettare molto”
“Oh, sono sicura che sarai un incanto, spero solo di non piangere”, fece Isshiki pensieroso.
“Beh, io farò in modo che sia tuuuutto perfetto!”, a Yuki brillavano gli occhi. “Non serve che mi ringrazi, Nenenuccia”
“Infatti non ci penso neanche”.
Poco distante dal rumoroso gruppo, Megumi si stava ritrovando a calmare il piccolo Satoru. Amava i bambini e aveva un incredibile senso materno, tant'è che perfino un piccolo terremoto come lui finiva per tranquillizzarsi davanti a tanta dolcezza. Takumi lo aveva poco prima rimproverato e lo aveva intimato di non correre, con il risultato di farlo scoppiare in lacrime. Era quindi intervenuta Megumi, la quale sapeva sempre come fare.
"Zio Takumi è stato cattivo con me", piagnucolò il bambino con le mani paffute poggiate sul viso.
"Perché qualsiasi io faccia o dica sono comunque il cattivo?"
"Su, non piangere così", la ragazza gli portò una mano sulla testa. "Adesso calmati, dopo giocherò io con te, va bene?"
"V-va bene", mormorò Satoru tirando su con il naso.
Incredibile. Quel bambino fa il bravo con tutti meno che con me.
Mentre pensava ciò, Takumi si ritrovò il braccio di Soma intorno alle spalle.
"Oh-oh, vedo che sei brava con i bambini. Quand'è che tu e il tuo adorabile maritino vi deciderete a mettere su famiglia?"
"Quando?", domandò lei pensierosa, mentre Satoru reclamava le sue attenzioni. "Non lo so... spero presto"
"Ma sì, fate pure. Così possiamo aprire un bell'asilo nido. Piuttosto, vado a prendere lo champagne ", disse poi Takumi.
Una cosa era però certa... non ci si annoiava mai.
Poco dopo, gli invitati si riunirono intorno ad un tavolo, sul cui centro troneggiava una torta preparata dalle mani esperte di Soma.
"Su, dai, ragazzi!", esclamò Yuki. "Spegnete le candeline"
"Ma sbaglio o manca qualcuno?", domandò Isami.
"Tsk, figurarsi se Kuga e Tsukasa arrivano in orario. Com'è successo al nostro matrimonio, e loro erano o testimoni!", borbottò Takumi.
“Su, su! Non è il caso di scaldarsi!”, Yuki tentò di tranquillizzarlo. “Non credo che Tsukasa e Kuga se le prenderanno se non li aspettiamo. Quindi adesso fai un bel sorriso e soffia sulle ventisei candeline insieme a tuo fratello!”.
Takumi sospirò pazientemente. Tentò di accontentare Yuki, ma nell’esatto momento in cui fece un passo in avanti, un ansante Kuga dagli occhi sgranati arrivò all’improvviso come un uragano.
“SCUSATE IL RITARDO! CHE CI SIAMO PERSI?”.
E tutti si voltarono a guardarlo.
Ovviamente male. Dietro Terunori, era appena apparso Tsukasa, il quale teneva tra le braccia un adorabile cucciolo di chow-chow color caramello.
“Scusate”, Eishi tentò di salvare il salvabile. “Simba ha fatto i capricci”
“Non insultare il mio cucciolo adorato!”, lo rimproverò Kuga.
Soma prese a ridere.
“Si sentiva proprio la vostra mancanza. Dai, venite qui!”.
Beh, adesso almeno siamo tutti insieme.
E finalmente, lui e Isami soffiarono su quelle benedette candeline.
“Zio”, Satoru richiamò l’attenzione di Takumi. “Hai espresso un desiderio?”.
Lui chinò il capo, pensieroso.
Già, un desiderio. Ma cosa potrei desiderare? Ho tutto quello che una persona potrebbe sognare.

“Non ce n’è stato bisogno. Io ho già tutto”, fu infatti la sua risposta.
“Umh”, il bimbo gonfiò le guance. “Tutto tutto?”
Sì. Almeno credo. Che altro c’è, sennò?
“Su, piccolo discolo”, disse Yuki. “Adesso fai il bravo”.
Fortunatamente le acque si calmarono, poiché Satoru si era seduto sul pavimento a giocare con Simba, l’adorato cane di Kuga e Tsukasa. Alle volte Terunori trattava meglio il cucciolo che il suo fidanzato stesso, ma oramai Eishi ci aveva fatto l’abitudine.
“TAKUMICCHI!”, Kuga circondò le spalle del biondo con un braccio, mentre con una mano teneva un bicchiere di champagne. “Temevi che non sarei venuto, vero? E invece eccomi qua. Figurati se mi perdevo un occasione del genere”
“Finiscila, sei ubriaco e molesto. Comunque davvero, non c’era bisogno di festeggiare tutto così, in grande stile. Io non avrei voluto, ma Soma ha insistito”
“Soma ha sempre le migliori idee… Ehi!”, ad un tratto si rivolse a Satoru. “Fai piano, altrimenti tirerai il pelo al mio Simba adorato!”
“Kuga!”, Tsukasa si portò una mano sul viso. “Quando imparerai che non puoi rivolgerti ad un bambino come se si trattasse di un tuo pari?”
“Io non so di cosa tu stia parlando”.
Fu allora che Satoru si avvicinò quatto quatto a Terunori, arrivandogli davanti e facendogli una linguaccia.
Gli bastava davvero poco per andare in escandescenza.
“RAGAZZINO INSOLENTE! ADESSO TI FACCIO VEDERE IO!”.
Così Kuga si ritrovò ad inseguire un bambino di tre anni che si stava abilmente prendendo gioco di lui. Tsukasa scosse il capo.
“Bene, adesso i bambini sono due. Scusalo, Kuga è negato con certe cose”
“Tutto il contrario di Soma, allora. I ragazzini lo adorano. E lo preferiscano di gran lunga a me. Fortunatamente non ho bambini attorno”, affermò togliendogli il piatto ormai vuoto dalle mani e iniziando a fare un po’ di ordine.
Visto che il disordine era una di quelle cose che decisamente gli faceva perdere la testa.
Alla fine della festa, Satoru era crollato addormentato sul divano, tutta quella corsa lo aveva sfiancato.
“Oh, il mio dolcissimo bambino”, sussurrò Yuki. “Dorme come un angioletto”.
Poco distante, Tsukasa stava aiutando Kuga a togliere i coriandoli - lanciati ovviamente da Satoru - dai capelli
“Angioletto? Quello? Se quello è un angioletto io sono alto. E no! Non provare a fare battute!”.
“Oh, Kuga. Sei davvero incorreggibile. Ecco, ho fatto. Sai, sarai un adulto fatto e finito ma non sei cambiato affatto dai tempi della scuola. E non mi riferisco solo al fatto che sei rimasto sempre della stessa altezza”
“Ti avevo detto di non infierire, idiota!”, esclamò. “Simba, tesoro, andiamo a casa, si è fatto tardi!”.
Dopo una lunga ed estenuante serata, gli ospiti si stavano apprestando ad andare.
“Allora, quanto vi fermerete?”, domandò Takumi al gemello, il quale teneva il bambino addormentato in braccio.
“Credo un’altra settimana. Poi dovremo tornare in Italia, la trattoria non si gestisce da sola. Vorrei rimanere qui come tuo ospite, ma Yuki vuole che passiamo dai suoi… e sinceramente preferirei un mal di denti!”
“Ti ho sentito!”, sua moglie lo prese per un orecchio. “Grazie per la bella festa, cognato. Adesso noi andiamo, buonanotte!”
“Buonanotte!”, salutò allegramente Soma. “Megumi, sei certa di non volere un passaggio?”. La ragazza scosse il capo.
“Non preoccuparti, vado con Ryoko e Shun. Ci vediamo, ciao!”.
Ci volle un po’ prima che l’appartamento si svuotasse. Quando accadde, Takumi sospirò, stanco.
E un altro anno era passato.

E andava tutto incredibilmente bene. Soma gestiva ancora lo Yukihira assieme al padre, e lui ovviamente dava una mano.
Erano passati tre anni dal suo matrimonio con il ragazzo, e da allora era stato un susseguirsi di bei momenti ed emozioni forti.

Già, che cos’altro potrei desiderare?
Soma lo osservò da dietro. Il biondo sembrava star guardando un punto indefinito.
Forse non è questo il momento giusto.
No, diamine, lo sento da dentro. Quindi sì, è il momento giusto.
“Takumi”, lo chiamò. Lui si voltò a guardarlo.
“Soma?”.
Il rosso respirò profondamente. A braccia conserte incatenò gli occhi ai suoi.
“Takumi, io voglio un bambino”.
… Cosa ha appena detto?
Soma scherzava. Scherzava sempre.
Ma Takumi dovette rendersi conto che in quel momento non stava scherzando affatto.




NDA
Non ce la facevo. Io con le storie vado molto a istinto, quando sento che arrivato il momento per cominciare una nuova avventura, io mi butto.
Allora, che dire?
Avevo bisogno di una storia leggera, carina, fluff (sembra incredibile, ma è così). Anche se conoscendomi, credo che ci sarà dell'angst nascosto dietro l'angolo.
Se ve lo state chiedendo, questa storia non è un sequel de La luce dei tuoi occhi. Quella è una storia a sé. Però ho voluto mantenere le coppie, mi ci sono affezionata. Penso che si sia capito abbastanza bene di cosa la storia parlerà, ovvero bambini, famiglia eccetera, eccetera, eccetera. Ci sarà da divertirsi, ma non tutto sarà rosa e fiori.
Siccome mi piacciono i nomi dai significati belli, il figlio di Isami e Yuki l'ho chiamato Satoru, che dovrebbe significare "alba". Mi piaceva e quindi l'ho scelto.
E nulla, Soma non ha perso tempo, ma la domanda è: Takumi come risponderà?
Spero di avervi incuriositi :D
   
 
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