Anime & Manga > The Case Study of Vanitas
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Autore: not_clivford    19/07/2018    0 recensioni
Noè non può vivere con il pensiero di stare senza Vanitas, ma sarà davvero questa la scelta migliore? Quantomeno Vanitas non sembra ricambiare davvero i suoi sentimenti. Ma ci passerà sopra. Se solo non fosse così bello.
[Vanoè]
[Fanfiction tradotta - i crediti per la scrittura di questa fanfiction vanno a x3_NaWnOmSchnuff su Archive of Our Own]
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because You’re Broken

Italian Translation
Original work by x3_NaWnOmSchnuff on Archive of Our Own (Ao3)


«È Jeanne, vero?»

La voce di Noè si spezzò quando disse il suo nome, perché aveva sempre saputo che Vanitas era innamorato di lei.

Un sospiro fu l’unica risposta che ottenne.

Noè dovette trattenere le lacrime. Era difficile perché piangere era l’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento.

Forse avrebbe potuto almeno alleviare il dolore.

«Quindi, tu la ami davvero… giusto?»

Perché l’aveva fatto? Perché aveva addirittura confessato i suoi sentimenti a Vanitas?

Gli ci era voluto veramente tanto tempo solo per realizzarlo. La prima volta che l’aveva visto rimase disgustato da quell’uomo – era sgarbato e melodrammatico.
Ma quando aveva sentito che Jeanne aveva bevuto il suo sangue, aveva avvertito quella fitta al cuore per la prima volta.

E poi ne sentì altre ogni volta che Vanitas si trovava vicino a Jeanne. O a Dante. O a chiunque che non fosse lui.

Scoprì dopo che quella sensazione era chiamata “gelosia”. E fu una tremenda sorpresa.

Ma non aveva ancora capito perché fosse geloso.

Ne era un po’ spaventato, perché dentro di sé conosceva la ragione che stava dietro tutto questo.

Ma lo accettò per la prima volta quando glielo disse Domi. Gli disse che avrebbe ucciso Vanitas se avesse osato fare del male al suo caro fratello. Ovviamente Noè rimase confuso da quello che lei intendeva. Poi però glielo disse chiaramente: «Lo ami, idiota.»
 

Adesso Noè sapeva come Domi si era sentita per tutto quel tempo. Realizzò che Dominique lo amava a causa del sorriso che gli dedicava – lui non sorrideva a lei in quel modo, ma a Vanitas.

«No. Noè… non è così, però… io… io non voglio farti del male.»

Gliene aveva già fatto. Anche tanto, gli aveva praticamente strappato il cuore dal petto.
Ad ogni modo, Noè era ancora vivo; il suo cuore continuava a pompare sangue nelle sue vene.
Non sapeva come fosse possibile.

Non disse niente per un po’ di tempo. Voleva andarsene o picchiare Vanitas, ma allo stesso tempo voleva abbracciarlo e baciarlo, anche se sarebbe stato sbagliato.

«Noè. Non voglio davvero farti del male. Non amo proprio Jeanne. Solo… è che… volevo qualcuno di importante nella mia vita… mi dispiace che io… non provo quello che provi tu…»

E improvvisamente la rabbia all’interno di Noè esplose fuori dal suo corpo, strisciando lentamente sulla sua pelle, ribollendo nelle sue vene.

«L’amore non è una questione di “essere interessato in qualcuno”, Vanitas! L’amore… è… non mi importa se anche tu sei un uomo… o che non mi sei piaciuto all’inizio… io non… lo so nemmeno. Ma… mi sono appena reso conto di amarti e… fa male…!» Il suo discorso non aveva senso e sì, forse voleva solo che Vanitas fosse compassionevole nei suoi confronti.

Vanitas lo guardò, ma Noè non poté fare lo stesso – la sua vista si fece sfocata e sentì le lacrime scorrergli giù sulle guance.

«Mi dispiace.» esalò tremante. In quel momento voleva solo morire.

«Non hai bisogno di scusarti, Noè. Non puoi farci niente a riguardo. Ti basta dimenticarti di me. Se vuoi possiamo anche rompere il nostro accordo. Lo capirei, sai?»

Faceva male, faceva male, faceva così male che non poteva nemmeno pensare nel modo giusto.

«No… voglio almeno rimanere tuo amico… io…» Noè cadde improvvisamente in ginocchio; il pavimento della camera d’hotel era freddo, tanto freddo quanto il suo cuore in quel momento.

Anche Vanitas si sedette per terra. «Noè… quando sarò pronto, un giorno… parliamone ancora, ok?»

«Non essere gentile con me adesso, Vanitas… so che non stai bene… non stai bene, beh, sei completamente distrutto e io voglio solo aiutarti, io…»

D’un tratto sentì delle dita avvolgergli il mento e alzargli la testa, solo per vedere dentro quei magnifici occhi blu.

Il blu scintillava ancora come la luna che videro quando stavano cadendo dal dirigibile, come l’oceano, o i fiori nella foresta.

Per un attimo Noè smise di respirare.

Lo sguardo di Vanitas era diretto su di lui.

«Noè… al momento sono solo innamorato dell’idea di amare… aspettiamo… ancora qualche anno… io… non so quello che provo al momento, va bene?»

«Lasciami andare…» Noè iniziò a impanicarsi, perché poteva sentire il suo respiro sulle guance e sulle labbra. «Lasciami, Vanitas… per favore…!»

Ma lui non lo lasciò.

Noè chiuse gli occhi, volendo solo dimenticarsi il calore del suo corpo, quell’irrefrenabile desiderio di stargli vicino, di baciarlo e di non lasciarlo mai andare.

Non voleva sentirsi così. Voleva innamorarsi di Dominique, perché sapeva che lei l’avrebbe ricambiato, ma quelle dita non era di Domi. Erano di Vanitas.

«No. Voglio che tu mi capisca. Noè… non posso davvero capire come mi sento ora. Magari tutto ciò è finto, forse io sono solo una bugia, forse questo è solo un sogno e tu ti sveglierai con me fra le tue braccia… magari questo è solo un brutto incubo…»

«Non capisco perché tu mi stia dicendo questo… Vanitas…» aprì lentamente gli occhi solo per vedere Vanitas avvicinarsi sempre di più.

«Perché non posso sentire niente! È come se fossi sott’acqua… così in profondità che non c’è neanche la luce… e poi tu arrivi e distruggi questo rifugio! Posso provare qualcosa adesso, ma non so cosa sia, o perché io mi stia comportando così… ho bisogno di tempo per capire.»

«Vanitas, per favore, prenditi il mio primo bacio.» Sì era un radicale cambio d’argomento, ma non gli importava.

«Cosa…? Noè… sai almeno quello che stai dicendo…?»

«Sì, lo so! Ma tu sei il mio primo amore, quindi voglio che tu ti prenda questo dannato bacio, non mi importa quanto farà male dopo… voglio solo che sia tu.»

Vanitas chiuse gli occhi. «D’accordo. Subito dopo me ne andrò. Non potrò confortarti se scoppierai nuovamente a piangere dopo.»

Noè annuì silenziosamente e poi Vanitas lo baciò.

Non si aspettava un bacio come quello.

Le labbra di Vanitas erano secche e un poco screpolate, ma si adattavano perfettamente alle sue leggermente aperte.

Un attimo dopo si era allontanato, e solo in quel momento Noè si rese conto di quanto stesse battendo veloce il suo cuore a causa del suo tocco.

Vanitas si alzò, questa volta andandosene per davvero.

Tutto dentro Noè gli urlava di restare, ma sapeva che non avrebbe potuto cambiare quell’uomo.

 
Vanitas si fece scivolare per terra contro il muro di fronte alla porta della camera di Noè. Provò a ignorare il calore che cresceva dentro di lui, così come l’incombente desiderio di tornare indietro.

Sì, forse ricambiava anche quei sentimenti, ma non lo sapeva.

Però non erano destinati l’un l’altro. Non avrebbe saputo reggere il peso di un’altra persona.

Non poteva e basta, e gli dispiaceva così tanto per Noè.

Gli dispiaceva davvero.


 

Hey Everybody!
Lo so, dovrei revisionare Scende La Pioggia, ma è un lavoro veramente lungo, perdonatemi.
Vi lascio con questa tristissima one-shot sulla Vanoe (perchè è semplicemente magnifica).
La fanfiction non è mia; io l'ho solo tradotta. Trovate l'originale a
questo indirizzo. Questa è invece la pagina dell'autrice che mi ha gentilmente concesso il permesso di postare qui questa fanfiction.
Non ho tradotto tutto letteralmente, quindi alcune frasi sono diverse dall'originale (per ovvi motivi), dunque vi prego di non insultarmi se vedete che la traduzione non è completamente fedele. Al contrario, consigli e critiche proposti in modo civile sono ben accetti.
Alla prossima!
   
 
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