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Autore: Ily Briarroot    19/07/2018    7 recensioni
[Fanfiction partecipante al contest "E se le opere classiche fossero degli anime?", indetto da eleCorti sul forum di EFP].
L'espressione profonda, di chi ha molto da raccontare, celata da un'astuta maschera fredda. Il vestito nero dalla testa ai piedi rendeva l'immagine di lei decisamente cupa.
«Lei è il famoso detective Shinichi Kudo?» chiese appena, studiandolo.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Have I met you before?


Baker Street era tranquilla, quella mattina. 
La nebbia causata dallo smog della sera prima si era diradata; tuttavia erano pochi i coraggiosi che vagavano in città così presto. Le enormi ruote dei calesse cigolavano sulla strada piena di ghiaia e ciottoli, accanto a qualche nobildonna scortata dal marito sotto i primi raggi del debole sole di Londra. 
Era quello il clima che si respirava ad Aprile; quieto e riservato, nella speranza di una rinascita che potesse lasciare alle spalle i lunghi mesi invernali. 
La stessa calma che avvolgeva il numero 221B di Baker Street, fino a quando la giornata non prese una piega diversa dal solito.
Heiji Hattori aveva appena sollevato le palpebre, prima di notare il suo coinquilino e socio in piedi davanti al letto. 
«Dannazione, Kudo. È presto, cosa fai già in piedi?». 
Sollevò appena lo sguardo, frastornato dal risveglio brusco, mentre l'amico e collega si vestiva. 
Quest'ultimo ridacchiò divertito, senza fare caso a lui. 
«Scusami, ma devo buttarti giù dal letto. Abbiamo un caso da risolvere».
«Cosa? Adesso?». 
Shinichi Kudo annuì, sistemandosi la camicia. 
«Ma sono le sette e un quarto. A meno che non si tratti di un'emergenza come un incendio... » rispose Heiji, tra uno sbadiglio e l'altro. 
«No, è una cliente» affermò l'altro, specchiandosi per l'ennesima volta. «È una giovane donna molto agitata, sta aspettando in soggiorno. Se è venuta fin qui a quest'ora, significa che ha bisogno di un aiuto serio. E noi siamo i migliori detective in circolazione, quindi... coraggio, alzati». Gli lasciò la giacca sul letto, avviandosi verso l'altra stanza. 
«Spero almeno che sia un caso interessante» sospirò Heiji, sollevandosi dal materasso con l'intenzione di imitare l'amico. 

Entrando in soggiorno, Shinichi distinse chiaramente la sagoma della ragazza voltata di spalle. Quest'ultima lo guardò appena con la coda dell'occhio, percependo dei passi, dietro sé, che le si avvicinavano. 
«Buongiorno, signorina» le disse, porgendole la mano. Lei gli andò in contro e gliela strinse, seria.
«Buongiorno». 
«Mi dica» la incitò il ragazzo, osservandola. Non avrebbe mai pensato si trattasse di una donna così bella; i capelli ramati e sbarazzini che le ricadevano scompostamente sulle spalle, la frangia mossa che nascondeva a tratti gli occhi di un verde acqua meraviglioso. Sul suo volto, i lineamenti tipicamente inglesi lasciavano spazio ad alcuni tratti asiatici. L'espressione profonda, di chi ha molto da raccontare, celata da un'astuta maschera fredda. Il vestito nero dalla testa ai piedi rendeva l'immagine di lei decisamente cupa. 
«Lei è il famoso detective Shinichi Kudo?» chiese appena, studiandolo. L'investigatore sorrise di rimando, sicuro di sé. 
«In persona». 
Heiji arrivò in quel momento e, dopo una breve occhiata stupita verso la giovane donna, si sporse per stringerle la mano. 
«Lui è il mio socio Heiji Hattori». 
«Piacere» rispose monotona lei, senza quasi perdere la concentrazione dal primo. 
«Si sieda e ci racconti tutto, prego». 

«Mi chiamo Shiho Miyano. Sono venuta qui perché... ». 
S'interruppe di colpo, rabbrividendo. I due detective la seguirono con lo sguardo mentre stringeva le braccia a sé, tremando. 
«Tutto bene, signorina?» chiese Heiji, senza riuscire a trannere una punta di curiosità nella voce. «Ha freddo? Se vuole accendiamo il camino». 
Shiho scosse la testa freneticamente, mentre un alone scuro le si formava sotto gli occhi. 
«No, no. Non è il freddo. È che... ho il sospetto che le persone dalle quali sto fuggendo siano qui, da qualche parte. Probabilmente mi hanno seguita». 
Shinichi sgranò gli occhi, preso dalla questione e attento a ogni sua parola. La intimò a proseguire il racconto con un cenno del capo, cercando d'esserle di supporto. 
«Non abbia paura, signorina Miyano. Può parlare tranquillamente con noi». 
Lei sollevò lo sguardo, confortata da quello di lui. Era strano. Si ritrovò a pensare che erano molto giovani, per essere investigatori con una fama così grande. Avrebbero potuto avere la sua stessa età. 
«Ecco... » mormorò soltanto, recuperando una certa dose di coraggio. 
«Per avere fatto un viaggio così lungo, deve essere senz'altro accaduto qualcosa di grave» aggiunse Kudo, lo sguardo deciso. 
«Come fa a saperlo?». 
«È semplice. Ho capito che è arrivata in treno perché ho visto un pezzo del biglietto che ha strappato rimasto impigliato nella sua manica, segno che voleva far perdere le sue tracce» le disse poi, spavaldo. «Inoltre, ha fatto una parte del viaggio in calesse poiché-»
«- ha delle macchie di fango fresche sulla giacca e non esistono veicoli che ne sollevino a quel modo, se non un calesse» concluse Heiji, studiando attentamente i vestiti della donna. Il suo occhio sfuggì velocemente sulla scollatura del vestito, ma questi si ricompose dopo aver ricevuto una gomitata lieve del suo collega. 
«Avete ragione» rispose Shiho, dopo aver abbassato lo sguardo. «Ormai la mia vita è un inferno. Da quando sono nata vivo con gli sguardi di quegli uomini puntati addosso. Si tratta di una delle Organizzazioni criminali più grandi di Londra e io ne faccio purtroppo parte da sempre». 
I due investigatori rimasero di stucco, ma la lasciarono continuare il discorso senza proferire parola. 
«Tuttavia, mia sorella è morta in circostanze poco chiare. Sono convinta siano stati loro, ma non lo hanno mai ammesso. Quindi li ho traditi e sono scappata rifiutandomi di collaborare, ma mi cercano nella speranza di uccidermi». 
All'improvviso, nei suoi occhi malinconici si leggeva tutta la profondità di quelle parole. Una sorta di decisione unita a una fragilità intrinseca, che cercava di trattenere a ogni costo. 
Shinichi rimase a riflettere qualche istante, mentre nella sua mente si ampliava l'idea di avere davanti una criminale. Pentita, certo. Ma comunque una criminale. 
«Signorina Shiho, lei è una ricercatrice?». 
La giovane donna sgranò gli occhi, presa alla sprovvista. Dopodiché sorrise maliziosa, assopendo la malinconia del momento. 
«Lei è davvero così bravo come dicono, quindi». 
Il ragazzo le restituì lo sguardo, soddisfatto. 
«L'ho capito dal piccolo segno tondo che le si è formato sotto l'occhio destro. Questo implica che appoggia spesso qualcosa sulla sua pelle e, date la forma e le dimensioni, può trattarsi soltanto di un microscopio». 
«In più, ho notato che è molto attenta all'igiene delle mani dal modo in cui si è sfilata i guanti. Quindi dev'essere una persona molto attenta alla pulizia del luogo nel quale lavora» aggiunse Hattori, una mano sotto il mento. 
Il sorriso sul viso della ragazza si allargò, orgogliosa di ciò che aveva appena sentito. 
«Vi faccio i miei complimenti, detective. La vostra fama è meritata». 
«Però adesso parliamo d'altro, ha bisogno d'aiuto. È stata una criminale fino a poco fa, dobbiamo conoscere i dettagli di ciò che è successo per poter indagare». 
Heiji lo guardò, voltandosi di scatto verso di lui, stupefatto. 
«Come? Shinichi, non ti fidi? Eppure a me sembra chiaro che la signorina qui presente abbia raccontato la verità. Insomma, hanno ucciso sua sorella e sta scappando dalle stesse persone che, per giunta, vogliono ammazzare anche lei». 
Shiho abbassò lo sguardo, sospirando. Essere paragonata a quella gente faceva male, ma, d'altronde, non poteva pretendere che l'accogliessero a braccia aperte. 
«Vorrei solo che mi aiutaste a trovare l'assassino di mia sorella. Speravo in un aiuto, ma posso capire di non poterlo avere» rispose appena Shiho, stavolta senza incrociare gli sguardi di nessuno dei due. 
Fu Shinichi a parlare, alzandosi in piedi.
«Aiutare? Sarebbe il colmo aiutare qualcuno che toglie la vita alle persone. Farò il mio dovere e indagherò comunque sul caso che ha coinvolto sua sorella». 
«Kudo... » Heiji lo guardava spiazzato, mentre Shiho percepiva le lacrime formarsi all'angolo degli occhi. 
«Mi sa dire il nome e il luogo nel quale è morta sua sorella?». 
La ramata rimase ferma qualche attimo, mentre cercava di trattenere il pianto. Poi annuì, posando una mano sulla guancia. 
«È morta qui a Londra, intorno a Baker Street. Si chiamava Akemi Miyano». Dicendo queste parole, si rivolse verso Shinichi, che ora la fissava incredulo. 
«Akemi... Miyano?». D'un tratto aveva capito il motivo per il quale il nome della giovane che gli stava davanti era familiare. Gli venne alla mente l'immagine di una ragazza dai lunghi capelli scuri, la stessa che si era rivolta a lui precedentemente e che aveva visto spirare tra le sue braccia. 
«La conosce. Vero, signor Kudo? Si era rivolta a lei per cercare aiuto e invece... non l'ha salvata». 
Una lacrima sfuggì al suo controllo e le rigò il viso, mentre il cuore dell'investigatore palpitava, sentendosi improvvisamente un peso nello stomaco. 
Hattori li guardò confuso, senza capire. Soltanto quando notò l'espressione del suo socio mutare si sollevò dalla poltrona. 
«Volevo sapere se Shinichi Kudo fosse davvero così bravo, visto che l'ha lasciata morire. Ma, adesso, ne ho la conferma» aggiunse Shiho, distaccata. 
«Mi dispiace per la sua morte, sono arrivato troppo tardi. Non c'era più nulla che io potessi fare e il caso è stato archiviato come suicidio» le rispose, deglutendo a fatica il peso che si era bloccato in gola da un po' di tempo. «Comunque, signorina Miyano, le prometto che mi occuperò di questa indagine e l'aiuterò a far arrestare quei criminali, non si preoccupi. Iniziamo subito e, per farlo, devo tornare sulla scena del delitto». 
Lei si asciugò le guance umide, avvicinandosi a lui. Dopodiché annuì, seria. Fu quando i loro sguardi si incrociarono, che entrambi ebbero una sensazione strana. Particolare. Gli occhi blu di lui si specchiavano in quelli verdi della donna. 
Fu quello il momento nel quale Shinichi rimase sorpreso, scrutandola. 
«Mi scusi, ma... ci siamo già visti, da qualche parte?». 
Shiho sorrise sinceramente, dandogli le spalle. Dopodiché proseguì senza rispondergli, conscia di un intreccio che li avrebbe uniti per molto tempo. 




**********


Note dell'autrice
Ciao! Vi giuro, non avevo mai provato a scrivere niente del genere, prima. È stato terribilmente interessante, ma anche molto difficile... e, visto che adoro mettermi alla prova con queste cose, ho approfittato e mi sono iscritta al contest "E se le opere classiche fossero degli anime?", nel quale bisogna prendere un'opera classica e sostituirne i personaggi originali con quelli di un anime. Io ho scelto - sì, non fate caso all'originalità xD - Sherlock Holmes, in particolare ho preso spunto dal racconto "La banda maculata", e ho trasformato la giovane donna che chiede aiuto al detective in Shiho, per poi riagganciarmi necessariamente alla trama dell'anime. Chissà se qualcuno riesce a notare il riferimento dell'ultima battuta... "ci siamo già incontrati?" :D come se i personaggi, in qualche modo, stessero vivendo una sorta di altra dimensione parallela alla loro. Che Shiho lo abbia capito... ? ;) Vi assicuro che cercare di mantenere la caratterizzazioni dei personaggi nonostante siano collocati in un'altra epoca è parecchio tosta, anche perché dovrebbe cambiare drasticamente il loro comportamento e, di conseguenza, venire meno tutto quanto. 
Tuttavia mi sono divertita tanto nel scrivere questa oneshot e - spero - sia anche
di vostro gradimento. Grazie mille a chiunque legga e/o voglia lasciare un pensiero!
  
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