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Autore: Carmaux_95    19/07/2018    7 recensioni
"Non pensava che correre in compagnia di Tony si sarebbe trasformato in una rassegna della sua playlist di Spotify, anche se se lo sarebbe dovuto più o meno aspettare."
Steve e Tony fanno jogging.
Clint ha problemi irrisolti con la matematica.
Natasha ha qualcosa da dimostrare.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KATZ’S DELICATESSEN


-Sono tra i gruppi di maggior successo nella storia del rock! E il chitarrista si esibisce sul palco con un’uniforme da scolaretto! Sempre! Vento, neve, pioggia e intemperie! Voglio dire! Solo questo vale il prezzo del biglietto per un loro concerto!-

Tony correva all’indietro di fronte a Steve, rallentando la sua andatura da allenamento.

-Ho provato ad ascolarli, ma non è proprio il mio genere Tony, mi dispiace.-

-Avanti! Sesso, droga e rock and roll! Sei sempre così impettito: rilassati un po’.-

-E la voce non aiuta.- proseguì Steve ignorando l’ultimo commento.

-Sembra che abbia le corde vocali fatte di carta vetrata, vero?- commentò Tony ridacchiando – anche se leggermente a corto di fiato – e sfregando una mano sull’altra come ad imitare due fogli che scivolavano uno sull’altro facendo attrito.

-Abbastanza.-

-È questo il bello!-

Steve scosse la testa sorridendo esasperato. Non pensava che correre in compagnia di Tony si sarebbe trasformato in una rassegna della sua playlist di Spotify, anche se se lo sarebbe dovuto più o meno aspettare. Il miliardario ci aveva messo un buon quarto d’ora per spiegargli cosa Spotify fosse e come funzionasse; e poi era partito con l’elenco: Metallica, Black Sabbath… altri gruppi metal degli anni Ottanta dei quali il Capitano non ricordava già più i nomi…
E ora era arrivato agli ACDC che, a giudicare dall’entusiasmo con cui ne parlava, dovevano essere i suoi preferiti.

-Non c’è qualche altro genere che ti piace?- sondò Steve. Tony tornò a correre al fianco del suo amico e allargò le braccia riflettendo.

-Tipo?-

-Non so… tipo jazz… Ella Fitzgerald o simili.-

-Devi ampliare un po’ i tuoi orizzonti Rogers. Non nego che sia stata una pietra miliare del genere ma…-

-Sono Clint e Natasha quelli?- Steve interruppe il flusso di pensieri di Tony e indicò con un cenno del capo una piccola tavola calda dall’altro lato della strada.
Rallentarono fino a fermarsi quasi del tutto e appurarono che sì, si trattava proprio dei loro colleghi, seduti ad uno dei tavolini all’interno.
Prima che Steve potesse fermarlo, Tony aveva già attraversato la strada, fermandosi davanti alla larga vetrata che permetteva di guardare dentro il ristorante e verificare la bolgia o meno.

-D’accordo!- esclamò di punto in bianco quando Steve lo raggiunse. -Onestamente, cosa ne pensi?-

-Di che cosa?-

-Barton e Romanoff.-

-Mi sembrano ottimi amici.-

-E niente altro?-

A Steve tornò in mente quel ciondolo che aveva visto al collo della spia russa: da un certo punto di vista non poteva essere più palese di così. Dall’altro… non ne era sicuro perché tanto Natasha quanto Clint erano sempre stati molto riservati riguardo la loro vita sentimentale. Sentimento che poteva perfettamente capire.
Al contrario di Tony, a quanto pareva.

-Voglio dire, forse non sono coinvolti in una relazione stabile, come me e Pepper, ma magari… perché no? Amici con benefici?-

-Tony, non sono affari nostri.-

-Vuoi dirmi che non sei nemmeno un po’ curioso?- domandò il moro a bruciapelo, voltandosi verso di lui. -Beh, io si. Per cui entro.-

Steve tentò di trattenerlo per un braccio.

Tentò.

 
**
 
-Dovresti metterti nei suoi panni.-

-Io mi metto nei suoi panni!- rispose Clint addentando il suo sandwich. -Ma non l’ho mai vista ammattire così.-

-Succede quando non dormi per giorni.-

-Mi sta facendo impazzire: ogni notte la sento che si alza e va in cucina a spiluccare fuori pasto… poi la mattina si lamenta dicendo che ha la nausea. Ma quando le ho fatto notare che se mangia in modo disordinato non può pretendere di non avere mal di stomaco…-

-Da che pulpito! Ci credo che ti abbia risposto male! Quando ti ho conosciuto vivevi di pizza e caffè, e nel tuo frigo si era sviluppato un intero ecosistema! La tua dieta consisteva letteralmente nel vedere quante polpette riuscivi a mangiare in una volta sola riempiendoti le guance.- lo rimproverò Natasha addentando una patatina, rubata dal piatto che Clint aveva ordinato ma che, al solito, “dividevano”.

-Non mi lamento affatto della rispostaccia.- mugugnò l’uomo finendo di masticare e scuotendo la testa. -Dico solo che farmi correggere i compiti di algebra di Cooper come punizione sia quanto più controproducente.-

-E’ in prima media.- Natasha sapeva bene che Clint non aveva mai visto un banco di scuola in vita sua – tra l’orfanatrofio, il circo, l’esercito e, infine, lo S.H.I.E.L.D. – ma provocarlo la divertiva.

-C’erano solo lettere! Da quando in matematica non ci sono i numeri?!-

-Non è possibile che magari Laura sia semplicemente un po’… tesa? Magari si sente un po’ trascurata e…-

-Voglio dire, già la matematica è un’opinione! Ma senza i numeri è come…-

-Voglio dire.- la rossa alzò leggermente la voce per richiamare la sua attenzione. -Da quanto tempo non vi date da fare?- l’arciere rimase in silenzio a lungo, il sandwich a mezz’aria: Natasha sgranò gli occhi sorpresa. -Così tanto?-

-Stavo ancora pensando alle disequazioni… me le sognerò di notte... Comunque,- finalmente decise di lasciar cadere il discorso. -non è quello il problema.-

-Ne sei sicuro?-

-Non abbiamo problemi in camera da letto.-

-E come lo sai?-
Natasha si sporse in avanti, puntando i gomiti sul tavolino e appoggiando il mento sulle piccole mani. Sorrise maliziosa, divertita nel provocarlo di nuovo.

-Lo so perché lo so.- rispose lui semplicemente, addentando di nuovo il panino.

-Perché lei…?- indagò lasciando la chiara domanda in sospeso.

-Sì, perché lei.-

-E come lo sai che veramente…?-

-Ma che stai dicendo? Che finge l’orgasmo quando… mmh?- pose la stessa domanda contemporaneamente anche nel lingua dei segni, giusto per rimarcare il concetto.

Natasha sollevò le sopracciglia: -È possibile.-

-Sì, come no, addio!- Clint rise e tornò al suo pranzo.

-Perché no? A tutte le donne è capitato di fingere.-

-Non per vantarmi, ma Laura non si è mai lamentata.-

-La donna è programmata per durare il più a lungo possibile, al contrario dell’uomo: a volte questa situazione può essere risolta con una piccola bugia.-

-Non andare sullo scientifico con me. Laura non ha mai finto con me.-

-Avanti!- esclamò rubando l’ennesima patatina dal piatto dell’amico.

Clint appoggiò il pranzo e incrociò le braccia sul tavolo: -Nat, ho due figli. E nessuno di loro era premeditato: credo di sapere come soddisfare mia moglie.-

-Tutti gli uomini giurano che a loro non è mai capitato come tutte le donne prima o poi fingono.-

-E io non saprei riconoscere la differenza? Sei ridicola.- rise, riuscendo finalmente a mangiare una delle patatine che aveva pagato.

Natasha si appoggiò allo schienale del divanetto e abbassò lo sguardo mentre un’idea faceva capolino nella sua mente.
Corrugò la fronte e chiuse gli occhi, lamentandosi con un respiro più rumoroso del normale: l’arciere, infatti, alzò il capo per controllare.

-Ti senti bene?-

Non dovette attendere molto per rendersi conto che la sua partner non solo stava benissimo, ma che, per di più, stava per esibirsi in un’interpretazione che avrebbe decisamente attirato l’attenzione del resto della tavola calda, compresi Rogers e Stark, appena entrati, che Clint aveva adocchiato di sfuggita nel riflesso di una delle finestre.
Nat prese un respiro profondo ed espirò. Gli occhi rigorosamente chiusi. Inclinò la testa da un lato, esponendo il collo candido, e di nuovo espirò, ad un volume più alto.
Non le vide, ma Clint era sicuro che diverse teste si fossero già voltate nella loro direzione.
Con un movimento sinuoso, la Vedova si sciolse i capelli legati fino a pochi attimi prima in una coda alta; le ciocche fiammeggianti scesero perfettamente arruffate sulle spalle e sul petto. La mano, fra le dita ancora l’elastico nero, andò sulla nuca, scivolando poi sulla clavicola e nell’incavo fra i seni. Il tutto maliziosamente condito con una sinfonia di sospiri vocalmente studiati alla perfezione per essere dolci ma al contempo sensuali.
Almeno fino a quando non decise di innalzare gli standard e cambiare registro.
Un gemito decisamente più rumoroso dei precedenti e reclinò completamente la testa, inarcando la schiena. Con un rumore secco e violento, le mani si aggrapparono ai lati del tavolino con tanta forza da far sbiancare le nocche. Come se avesse bisogno di aggrapparsi a qualcosa, qualunque cosa, per trattenersi dallo scivolare a terra, in preda a quelle sensazioni.
La sua voce si fece più acuta, inebriata, mentre dava indicazioni all’immaginario amante che avrebbe dovuto, senza successo, farle provare quelle emozioni.
I respiri spezzati; la voce rotta; i sussulti del petto; le labbra sempre schiuse ma ora, dopo essersele provocatamente morse, gonfie; le guance tinte. Come voleva dimostrare: tutto era studiato talmente alla perfezione da non lasciare dubbi.
Un ultimo gemito, quasi un urlo – completamente inarcata contro lo schienale imbottito; entrambe le mani nei capelli – decretò l’apice, la fine dello spettacolo.
O quasi. Una breve serie di respiri affannati ma al contempo lenti mentre, flemmatica, ritornava in una posizione consona. Le mani, sempre ancorate alla radice dei capelli, li raccolsero abilmente, costringendoli nuovamente nella medesima coda alta.
Tornata composta, allungò una mano e rubò un’ultima patatina, sollevando le sopracciglia, soddisfatta di aver provato la sua teoria.
Un silenzio imbarazzato era sceso nel locale.
Clint, le braccia incrociate sul tavolo, non si curò minimamente delle decine di paia di occhi che osservavano sbigottiti la sua compagna e sorrise divertito.
Divertito per lo spettacolo appena messo in scena.
Divertito perché, anche se non li stava guardando, riusciva perfettamente ad immaginare gli sguardi dei due colleghi; soprattutto di Rogers, che, afferrato Tony per la maglia, era finalmente riuscito a trascinarlo fuori, in strada.
**

-Cosa c’era in quelle patatine? La prossima volta le ordino anche io!- la domanda retorica del miliardario passò quasi inosservata e venne subito rimpiazzata da un’altra, accompagnata da una gomitata nel petto di Rogers: -Pensi ancora che siano solo amici e basta?-

-Perché no…- scrollò le spalle, ancora non del tutto sicuro di cosa fosse successo in quella tavola calda.

Tony gesticolò esasperato: -L’amicizia fra uomo e donna non esiste.-

-Cosa?!- esclamò il biondo sorpreso della risposta lapidaria.

-E’ la regola d’oro! Ho fatto studi approfonditi!-

-Non avevo dubbi.-




Per tutti i fan di Harry ti presento Sally! -
  
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