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Autore: Riflessi    19/07/2018    3 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 27
La bizzarra benedizione di Potter

 
 
Solo un lupo mannaro poteva essere attirato dall'odore, e dal sangue, di un altro lupo mannaro...
 
FENRIR GREYBACK.
 
Fenrir Greyback si era approfittato del canale di comunicazione aperto durante la seduta spiritica, e si era attaccato al bracciale di Marcus trovando un'affinità con il sangue della signora Belby, che era infetto dalla licantropia come lui!
 
Draco si passò una mano sul volto, in stato di shock, rivolto verso la finestra della camera per non far notare ad Hermione l'evidente sconvolgimento del suo essere. Realizzò con disperazione che Fenrir Greyback viveva nel bracciale da mesi, mesi e mesi, influenzando Marcus, facendogli uccidere suo nonno, possedendo la mente di Hermione, occupando la sua casa...
E lui, non l'aveva capito.
Stavano per cedergli le gambe per l'enormità di quella scoperta.
 
"Draco? Qualcosa non va?" Azzardò Hermione.
Lui sussultò, e si voltò rapido a guardarla, notando la confusione nello sguardo incerto della donna. Non poteva dirle nulla, però. No! Non poteva. Neanche per sogno. In alcuni casi la verità è meglio ometterla, perchè non è assolutamente vero che essa è sempre preferibile alla menzogna. Ci sono circostanze in cui la verità fa troppo male, o è troppo brutta, o troppo assurda per sconvolgere una persona al solo fine di rivelargliela a tutti i costi.
Draco, nonostante l'inquietudine, maturò in un solo istante la decisione di proteggerla da quella scoperta terrificante, perchè non voleva che lei restasse sconvolta dall'idea che Fenrir Greyback vivesse nel suo corpo! I Mangiamorte le avevano già sufficientemente rovinato la vita: ricordava fin troppo bene come il lupo mannaro fosse stato fra il gruppo di Ghermidori che l'aveva catturata portandola a villa Malfoy, quasi dieci anni fa. Quel giorno era stato fra i più agghiaccianti per l'animo ancora troppo giovane di Draco; l'aveva segnato forse più di quanto avesse segnato Hermione Granger con i Crucio di sua zia, e lo sfregio "SANGUESPORCO" sul braccio. Fu proprio quel lontano giorno che lui capì definitivamente, dopo mesi di conflitti interiori, turbamenti e sospetti, che Lord Voldemort era un pazzo, e che loro erano più pazzi di lui, a tentare di assecondarlo! Anche sua madre e suo padre l'avevano capito, e si erano pure ravveduti su tutto ciò che avevano fatto, ma... il problema era che pure il Signore Oscuro si era accorto che i Malfoy si erano pentiti, ed era per questo che loro avevano continuato debolmente a compiacerlo:
Per non morire.
Al male non c'era mai una fine...
Quando?! Quando avrebbero finito di soffrire per colpa di Voldemort e degli strascichi della sua esistenza? Anche da morto continuava a creargli problemi... E Draco, si convinse che gli incubi non erano necessariamente quelli che si facevano dentro un letto durante la fase più profonda del sonno, ma potevano essere toccati con mano, vissuti ad occhi aperti tutti i giorni, in qualsiasi momento, forse per tutta la vita...
 
Probabilmente, un giorno non lontano, Hermione l'avrebbe odiato per averla tenuta all'oscuro dell'identità dello spirito, ne era convinto! E fra loro, quel già precario equilibrio, sarebbe franato inesorabilmente. Hermione l'avrebbe odiato, odiato e cacciato via! Ma Draco aveva promesso: dopo tutta la sofferenza che le aveva procurato in passato... Lui, per lei, non sarebbe stato più fonte di nessun tipo di dolore, o paura, o notizia funesta, o qualsiasi altra cosa brutta che la vita potesse riservare.
 
"Draco? Stai bene? Sei strano..."
Si riscosse da quei pensieri, tornando a guardarla: "Sì, va tutto bene."
"S-sei sicuro? Non è che devi dirmi qualcosa?"
Seguì un breve silenzio, che lui spezzò poco elegantemente: "Devo pisciare..."
Hermione sollevò un sopracciglio, stupita: "C-Che? Beh... S-Sì. Certo. Ok. Il bagno è dall'altra parte del corridoio."
Draco la sorpassò senza degnarla di uno sguardo.
"Tu non me la racconti giusta, sai?" Provò ad infastidirlo lei, nel tentativo di farsi dire cosa diavolo gli stava succedendo, ma lui borbottò qualcosa di poco chiaro, qualcosa che Hermione decifrò come un: "Ma cosa ti dice la testa?"
Poi, lo vide uscire frettolosamente dalla stanza.
 
Quando Draco si chiuse in bagno, si precipitò a bagnarsi il viso con l'acqua gelata, e a scrutare il pallore cadaverico della pelle. Avrebbe dovuto trovare una scusa valida per l'atteggiamento enigmatico che aveva assunto davanti a lei. Hermione Granger non era una stupida, e Draco l'aveva visto bene, il suo sguardo sospettoso e turbato. Purtroppo però, per quanto fosse bravo a nascondere i suoi sentimenti, la scoperta della presenza di Greyback era stata una botta troppo violenta per restare impassibile, e se non le rifilava immediatamente un'eccellente menzogna per scusare quel suo comportamento bizzarro, rischiava di allarmarla al punto di farla indagare sulla questione. E lei non doveva indagare! Per il suo stesso bene! Non doveva!
Di fronte allo specchio, Draco si puntò la bacchetta sulla tempia: in fondo, la spropositata perspicacia di quella donna poteva essere contrastata solo dalla sua natura di doppiogiochista...
Così, un silenzioso incantesimo gli si infranse addosso, e Draco vomitò nel lavandino. Si risollevò spossato, debole, nauseato; si sciacquò la bocca con il collutorio acciuffato sopra un mobiletto di legno, e poi uscì, intimamente soddisfatto. Tornò in camera, e si buttò sul letto, più pallido di quando ne era uscito. Hermione, che era rimasta nella stanza ad aspettarlo a braccia conserte, lo guardò, aggrottando le sopracciglia:
"Che diavolo hai fatto?"
"Non lo so... credo di sentirmi male. Ho pure vomitato!"
Hermione si sedette sul bordo del letto, e gli sfiorò la fronte con il palmo della mano.
"Hai la febbre, Draco!"
E gli occhi della donna tornarono sereni, facendole sparire dal volto quell'espressione dubbiosa che aveva mantenuto negli ultimi minuti. Lui invece li chiuse, gli occhi, sospirando. Si rese conto di non provare più quella soddisfazione insaziabile di quando da ragazzino si prendeva gioco degli altri con i suoi astuti stratagemmi! Fosse stato ancora ad Hogwarts, sicuramente da bravo Serpeverde se ne sarebbe andato in giro tronfio, per aver ingannato quella Grifondoro da strapazzo! Invece, ora...
 
Suo malgrado, si complimentò silenziosamente per la riuscita dell'incantesimo. Certo: non era affatto piacevole procurarsi l'influenza solo per togliere i sospetti dalla testa di una donna, ma in fin dei conti, sarebbe durata appena qualche ora. Poteva sopportarlo.
La voce dolce e premurosa di Hermione lo raggiunse, nella spossatezza dei sintomi influenzali:
"Scendo in cucina, Draco. Cerco una medicina per la febbre, e poi ti faccio un tè!"
Lui sgranò gli occhi: "MEDICINE?"
"Sì! Perchè?"
"Non la voglio la tua roba babbana!"
"Scherzi, vero?" Si irritò lei.
"No che non scherzo!" Gli rispose Draco, impaurito dalla prospettiva di dover ingurgitare qualche pasticca enorme, di quelle che gli si piazzavano di traverso nella gola, rischiando di farlo strozzare. Perchè sì, una volta ci aveva provato a prenderne una, ma... non si sarebbe mai abbassato a dire ad Hermione che c'era mancato poco a morire soffocato.
 
"Guarda che in casi come questo, le medicine sono più efficaci delle pozioni!"
"Non mi interessa. Non le voglio!"
"Dioo come sei ottuso, Draco!" Esclamò esasperata Hermione.
Lui la guardò malissimo, e poi si girò di fianco, dandole le spalle. Non passò molto però, che la sentì ridacchiare piano, e sinceramente ci fu un momento in cui venne da ridere pure a lui, solo che si mantenne impassibile giusto per non darle soddisfazione. Non gli dispiaceva affatto essere accudito da Hermione, era una sensazione appagante vederla preoccuparsi per lui. Dopo qualche silenzioso istante, si sentì accarezzare i capelli premurosamente... e gli piacque così tanto, che desiderò non smettesse mai.
Arrivarono i primi brividi di freddo, insieme alla febbre e alla nausea, e Draco maledì se stesso per non aver trovato altro modo oltre il procurarsi l'influenza, per giustificare il cambiamento d'umore dovuto alle rivelazioni su Greyback. Quell'incantesimo del cazzo avrebbe dovuto impararlo a scuola, piuttosto... Quante lezioni della McGonagall si sarebbe risparmiato!
Hermione lo baciò sul collo, appellò una coperta e gliela mise addosso, poi, mentre gli accarezzava la schiena, gli sussurrò nell'orecchio: "Almeno il tè posso fartelo? O è troppo babbano pure quello?
Draco sorrise debolmente e si voltò con il capo, per guardarla negli occhi: "Sì, grazie! Però..." La pelle del suo viso assunse improvvisamente una sfumatura verdastra.
"Però?" Gli rispose lei.
"Però, prima di andare, potresti far apparire un secchio? Devo vomitare di nuovo..."
 
 
***
 
 
"Allora! Eccoci qui!" Harry spalancò la porta di una stanza poco illuminata, asettica e senza finestre, la cui unica funzione era quella di accogliere le migliaia di scartoffie burocratiche ormai archiviate del Ministero della Magia. Quando si trovò dinanzi agli occhi lunghi corridoi pieni di armadi e di scaffali stracolmi di cartelle, la determinazione rischiò di abbandonarlo per un momento. Si riprese immediatamente però, dandosi forza: "Beh... al lavoro!" E si sistemò gli occhiali che, come al solito, erano scivolati sul naso.
Dopo due minuti di vagabondaggio, trovò un'indicazione all'imbocco della decima corsia, un piccolo cartello dorato che recitava a caratteri rossi:
SETTORE MANGIAMORTE E COMPLICI
Lo imboccò al volo.
"Vediamo di fare presto!" La punta della sua bacchetta iniziò a scorrere veloce sui ripiani degli scaffali, saltando le lettere che non erano di suo interesse: "A, B, C, D, E, F..." Si fermò: "G! Eccola qua!"
Uno schedario balzò fuori di scatto, facendo sussultare Draco Malfoy, che se ne stava rigidamente in piedi di fianco a lui.
"GA... GE... GH... GI..." Le dita di Harry si muovevano frettolose fra gli schedari, alla ricerca di un nome preciso. "GR! Eccolo! L'ho trovato, Malfoy! Vieni a dare un'occhiata!"
GREYBACK FENRIR
Rimise in ordine il resto, ed aprì il fascicolo che conteneva il resoconto delle sue attività illecite da Ghermidore, della condanna, e del periodo passato ad Azkaban. Draco invece, inspirò profondamente appoggiandosi ad un armadietto di ferro, travolto da un breve ma intenso giramento di testa. Harry lo guardò di sfuggita, e sollevò un sopracciglio con aria interrogativa: "Ti senti bene Malfoy?"
Lui gli rispose con voce infastidita: "No. Ma non importa, muoviamoci!"
 
Draco non si era ancora ripreso completamente dalla febbre che si era autoprocurato la sera prima, e gli strascichi della nausea ogni tanto si riaffaciavano, fastidiosi. Al risveglio, si era lavato e vestito di fretta, senza ascoltare Hermione che gli fracassava i timpani: "Dove diavolo vai, in giro con l'influenza? Ma è possibile che di qualunque impegno si tratti, non possa essere rimandato? Rischi di ammalarti ancora di più, se non te ne stai a letto!"
Lui l'aveva bellamente ignorata, mugugnando qualche contrarietà, ancora insonnolito e poco propenso ai dialoghi di prima mattina, e poi... se n'era andato. Si era smaterializzato a Londra, aveva passato i controlli all'accettazione del Ministero della Magia, e si era infilato nello studio di Potter senza neanche attendere il permesso per entrare. Dopo un quarto d'ora trascorso a riferirgli ciò che aveva scoperto, tra dubbi e riflessioni, avevano deciso di recarsi proprio lì: all'archivio ministeriale, per analizzare l'ultimo periodo di vita del lupo mannaro, morto da ormai otto anni, e vedere se fossero riusciti a scoprire qualcosa di interessante.
 
Mentre Harry sfogliava le pergamene riguardanti Greyback, gli occhi di Draco vagarono per tutto lo scaffale, strisciarono su ogni lettera dell'alfabeto, si soffermarono sulle cartelle più grandi, lessero nomi importanti: Nott, Goyle, Lestrange, Carrow. Lo investì una sensazione di disagio crescente, qualcosa che gli ricordava la sua vita passata... Crouch, Black, Dolohov, Rosier, Yaxley. Ed il malessere interiore lo soverchiò, facendolo impallidire... Travers, Mcnair, Karkaroff. Malfoy.
MALFOY
Era lì, il suo cognome, in mezzo a tutti gli altri, e sembrava scritto a caratteri cubitali, spiccava come a voler farsi notare. Quasi a dire: "Eccomi, sono qui! Guardatemi!" E la disperazione di quegli anni da adolescente si mescolarono alla vergogna tremenda che ora ne provava. La sua famiglia sarebbe stata condannata per l'eternità: era inutile cercare di rimediare, le loro colpe erano state trascritte e lasciate alla memoria cartacea di una pergamena catalogata con cura dentro l'archivio giudiziario del Ministero della Magia! Digrignò i denti e staccò gli occhi a forza.
Fai del bene, e tutti lo scorderanno. Fai del male, anche per una sola volta, e non lo dimenticherà mai nessuno....  
 
"Malfoy, senti qui cosa si dice!"
Draco sussultò, e tornò con i piedi per terra, avvicinandosi a scrutare i documenti che Potter aveva in mano. Harry allora, iniziò a leggere il paragrafo che parlava degli ultimi giorni di vita di Greyback:
"Fu rinchiuso ad Azkaban il 16 novembre del 1998, con la gentile concessione di una cella più spaziosa, per contenere i disagi delle sue trasformazioni notturne. Rimase in carcere per due anni, senza mai dare segno di essersi pentito dei suoi reati. Non ricevette mai visite da parenti, o conoscenti, non chiese mai di vedere nessuno, ma passava le giornate ad osservare il mare ed il cielo fuori dalla finestra; si cibava di carne cruda..."
 
Draco chiuse gli occhi, nel tentativo di scacciare il fastidio che gli procurava il sentir parlare di quell'animale. Ne aveva sempre avuto una terrificante paura, ed anche se all'epoca dei fatti sapeva che Greyback non si sarebbe mai azzardato a toccarlo, ciò non impediva a Draco di tremare ogni volta che il Ghermidore era a pochi passi da lui, con la sua presenza pestilenziale, raccapricciante, pericolosa. Aveva uno sguardo, quell'essere... Uno sguardo che la diceva lunga su cosa gli sarebbe piaciuto fare, se non fosse stato frenato dal timore reverenziale verso il suo oscuro padrone. E poi, Draco sapeva che Greyback sapeva! Sì... Greyback, a quei tempi, era stato l'unico a fiutare il suo pentimento, e quindi lo fissava spesso, da lontano, con sguardo minaccioso; a volte gli passava accanto di proposito, lasciando dietro di sé la sua puzza da bestia selvatica, e con un ringhio basso ed ostile, gli intimava di stare attento a come si comportava...
I ricordi pian piano sbiadirono, e la voce di Potter, che prima si era confusa fino a sparire del tutto, riprese gradualmente consistenza nella sua testa, e le sue orecchie tornarono a capire il senso di ciò che l'Auror leggeva.
 
"... durante il corso di quei due anni di carcere, Damocles Belby, il famoso pozionista, fece visita pù volte a Fenrir Greyback, per convincerlo a bere la pozione antilupo e limitare in questo modo gli effetti devastanti delle sue trasformazioni. Il lupo mannaro si rifiutò categoricamente, ed in questi frangenti, ebbe discussioni violente con il vecchio Belby. Nessuno seppe mai cosa si dissero, e Greyback morì qualche tempo dopo, durante una notte di luna piena, sotto forma di licantropo, per essere uscito fuori di testa mordendo le sue stesse carni."
"Merlino santissimo..." Esclamò Draco con la faccia schifata. "Potevi pure risparmiarti di leggere questi dettagli, Potter!"
Harry non rispose, preferì innanzi tutto rimettere il fascicolo al suo posto poi, sospirando, si voltò a guardarlo:
"Ci deve essere un motivo, per cui Greyback ha ammazzato Damocles Belby servendosi del corpo di suo nipote!"
"E allora?" Gli rispose il biondo con sufficienza.
"Hai sentito cosa ho letto, no?! Hanno avuto delle discussioni private durante le visite che il pozionista gli faceva ad Azkaban..."
Ma Draco finì per innervosirsi di colpo, e non si premurò nemmeno di tentare di nasconderlo. La vena curiosa e l'indole investigativa dell'Auror lo avevano mandato in bestia, perchè interessandosi dei segreti di Belby, si allontanavano dal loro problema principale, facendogli perdere tempo. Lo rimproverò, con tono stizzoso:
"Potter... ti vorrei ricordare che a me non importa chi, come, dove, quando e perchè Belby è crepato! Il punto della questione, resta sempre HERMIONE GRANGER! A me interessa solo scoprire come levarle di dosso quel cazzo di bracciale e finirla con questa storia! Gli altri possono andare tutti a fare in culo, ammazzarsi, impazzire, marcire in galera... NON MI INTERESSANO. CHIARO?"
E Draco girò i tacchi, dirigendosi verso l'uscita.
 
Harry rimase imbambolato a bocca aperta, scioccato dalla strigliata subita, e per la prima volta in vita sua, si ritrovò ad ammettere a se stesso che Malfoy, per certi versi, aveva ragione! Perchè era vero che si era fatto prendere la mano dagli indizi trovati, e per un momento, un solo maledetto momento, aveva quasi accantonato le difficoltà della sua amica! Si sentì un verme, ma nello stesso istante si sentì pure frastornato dalla reazione accalorata di Malfoy che, forse non rendendosene neanche conto, aveva svelato qualcosa di più su se stesso, e su ciò che era diventata Hermione per lui...
Boccheggiò, arrendendosi definitivamente all'evidenza di doverli vedere insieme, prima o poi... Quei due. Era una cosa che un po' gli faceva male, perchè non era del tutto convinto che Draco Malfoy potesse essere il finale felice di Hermione. Onestamente non capiva neanche cosa potesse trovarci lei, di bello, in un uomo con un carattere tanto difficile, sprezzante, egoista, sgarbato, che soffriva di vittimismo, magro, assurdamente biondo, pallido come un morto, e che per di più, in passato le aveva augurato le peggiori sventure. Le donne erano davvero degli esseri complicati...
Harry fece qualche passo per andare incontro al suo vecchio nemico, e nonostante l'elevato rischio di essere affatturato, decise una volta per tutte di aprire il discorso che gli ronzava per la testa già da un po' di tempo, ma che aveva deciso di rimandare nella speranza che i suoi sospetti fossero infondati:
"Malfoy! Aspetta!"
Il ragazzo si girò controvoglia e si ritrovò la bacchetta dell'Auror puntata contro, a mò di minaccia.
"Ascoltami bene!" Gli disse Harry, che inspirò come a prendere coraggio: "Non azzardarti a farla soffrire. Altrimenti ti spacco la faccia e ti strappo le palle, intesi?"
Draco sollevò un sopracciglio, fingendo di non aver capito a chi stesse alludendo l'Auror che, di rimando, sollevò gli occhi al soffitto.
"Non fare la parte di quello che cade dalle nuvole Malfoy, sai perfettamente di chi sto parlando." Poi, Harry riprese con ancora con più vigore: "Devi amarla più di te stesso. Portarla sul palmo di una mano. Stenderle il tappeto rosso ovunque poggi i piedi... E perfino tagliarti una gamba, se per caso un giorno dovesse servire a lei! Chiaro?"
L'uomo guardò il Capo degli Auror con un'espressione strafottente, derisoria, altezzosa: la stessa faccia da schiaffi di quando si incrociavano tra i corridoi della scuola. Lentamente, con un solo dito, Draco spostò bacchetta ostilmente puntata contro il suo petto, e si rivolse ad Harry in tono mellifluo:
"Altro, Potter?"
"Sì! Lasciala in pace se non hai intenzioni serie, Malfoy! Hermione non merita di soffrire ancora per mano tua! Ok? Bene... ora sì che non ho nient'altro da aggiungere!"
"Non ti sembra di esagerare con le richieste?"
No, non esagero Malfoy. Per niente!"
Draco si indispettì, e non perchè le parole di Potter avevano colpito nel segno... No. In fondo neanche lui voleva più vedere Hermione Granger star male; ma lo disturbava enormemente il fatto che nessuno si fidasse di lui! Che qualsiasi situazione, o cosa, o persona gli venisse affidata... per opinione comune doveva necessariamente fare una brutta fine.
Con accento alterato, e pronto ad andarsene, Malfoy lo provocò:
"Hermione Granger è perfettamente capace di intendere e di volere, Potter! Se si è buttata fra le braccia del suo nemico numero uno, chi sei tu per intrometterti? Suo padre forse?" Le labbra di Draco si sollevarono in un piccolo sorriso sarcastico, prima di dare il colpo finale: "Prenditela con lei, se la cosa non ti garba!"
Harry divenne viola: "Attento a come parli, Malfoy!"
Draco si mise a ridere sommessamente, ma qualche istante dopo, l'ironia sfacciata fece gradualmente posto all'amarezza. Si rese conto che era inutile ormai negare l'evidenza e poi, anche se dietro la minaccia di ammazzarlo di botte, in ogni caso Potter gli aveva dato il suo bizzarro benestare.
Parlò in tono pacifico, ma flemmatico: "Comunque... stai tranquillo, Potter! La tua amichetta sta a cuore ad entrambi... E non ho più intenzione di maltrattarla, in nessun modo. Quello che le ho fatto passare da ragazzini può bastare. Non ho voglia di sentirmi più verme di quanto già lo sia."
Harry lo guardò di sottecchi, ancora poco convinto, ma annuì pensieroso. Rimasero per un po' in religioso silenzio.
"E' devastante..." Ricominciò Draco di punto in bianco, tradendo una punta di dolore: "Quando la guardo negli occhi... Mi vergogno ancora come un cane." Fece un sospiro forte, che sembrò quasi rimbombare dentro quello stanzone immenso: "E sai qual è la cosa peggiore, Potter?! E' che non so se questa sensazione passerà mai del tutto..."
 
Harry provò un leggero imbarazzo, e non trovò neanche più le parole per ribattere. Non avrebbe mai immaginato che un giorno gli sarebbe capitato di ascoltare i turbamenti di un Draco Malfoy con gli occhi vaqui, delusi, persi nella sua sofferenza interiore.
Lo vide riprendere a camminare, diretto verso la porta d'uscita, e poi fermarsi di colpo, come se avesse dimenticato qualcosa d'importante. Infatti Malfoy si girò, e con voce determinata gli disse:
"Mi è ancora difficile ammetterlo, Potter... Però, Hermione Granger è diventata una delle mie poche ragioni di vita." Poi, cambiando il tono, che si fece aspro e minaccioso, concluse definitivamente: "Ma tu non azzardarti a dirglielo! Non azzardarti, Potter! Per nessuna ragione al mondo. Altrimenti sono io che ti spacco la faccia, e ti faccio dire addio alla tua misera virilità. Sono stato chiaro?"
Harry sorrise. E lo fece con il cuore. "Sono felice di sentirti dire queste cose!"
Avrebbe dovuto abituarsi gradualmente, al pensiero di un Draco Malfoy che amava Hermione più della sua stessa vita! Represse il brivido di ribrezzo che gli faceva immaginare quei due scambiarsi effusioni, ma dovette pur ammettere che lo faceva stare più tranquillo l'idea che la sua migliore amica, finalmente, avesse trovato un uomo disposto a difenderla, a sostenerla, e che parlava di lei con lo sguardo che luccicava. Il dubbio era solo questo: Malfoy sarebbe stato veramente in grado di proteggerla? Ma questo soltanto il tempo avrebbe potuto rivelarlo... ed Harry non aveva la facoltà di stabilire per gli altri cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. Neanche per se stesso aveva mai avuto l'assoluta sicurezza delle sue scelte, quindi perchè ostinarsi ad ostacolare quello strambo, strambissimo amore?
 
"Non so quanto tu possa meritarla una come Hermione, Malfoy! Ma... Se l'ami davvero come dici, beh... almeno saprò che ci sarai tu con lei, qualsiasi cosa accada!"
L'uomo biondo represse a forza il sorriso di sollievo che stava spuntando sul suo viso, e così gli uscì fuori un mezzo ghigno, che però non ingannò nessuno dei due.
"E' una specie di benedizione la tua, Potter?"
"Diciamo di sì, Malfoy!"
Stavolta Draco non nascose la sua espressione divertita, e se ne andò dal Ministero fischiettando un motivetto che aveva sentito cantare a Diagon Alley.

 
 
Continua...
   
 
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