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Autore: _Kalika_    19/07/2018    1 recensioni
La storia non tiene conto dei fatti ne "Le Sfide di Apollo"
Will è in preda ai sintomi di una terribile malattia, una maledizione che colpisce alcuni figli di Apollo… le possibilità di sopravvivenza sembrano scarse, ma Nico non intende perderlo. Riuscirà il figlio di Ade a superare le prove proposte, compreso lo scontro con un odiato nemico?
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«Che intendi dire?» Nico strinse il Ferro dello Stige, alternando lo sguardo tra la figura che si dimenava debole e l’ombra.
«Ti sarà richiesto soltanto un sacrificio. Devi scegliere tu se sei disposto ad accettare»
«Di cosa stai parlando?» Chiese ancora, irritato. L’ombra non rispose. Si mosse appena, poi scomparve con un risucchio nel terreno.
*
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«Sono ancora uno stupido, Raggio di Sole?»
Il figlio di Ade sbuffò, riappoggiando il capo sulla maglietta arancione del biondo. «Sì, moltissimo. Anche se non è stata tutta colpa tua.»
«Ah, no?»
«No. Probabilmente gli dei avevano già deciso che avresti fatto la stupida azione che hai fatto.»
«Mh. Quindi ti sei sbagliato a darmi uno schiaffo, prima.»
«No, non sto dicend…»
«E ti devi far perdonare.»
«Non…»
«Facciamo così: se farai un’azione più stupida della mia, allora potrò restituirti il torto.»
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cupido, Eros/Cupido, Nico di Angelo, Nico/Will, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Il Frutto del Sacrificio – Cap 7
 
 

«Non puoi scappare da questa visione, Nico. Io ne sono il padrone, e neanche i tuoi forti poteri possono niente di fronte alle mie magie.»
Nico ansimò senza rispondere. Si sentiva schiacciato da una forza impossibile da sostenere, e dopo un paio di secondi era di nuovo caduto a terra. Cosa doveva fare, alzarsi in piedi e tentare di combattere, già sapendo di non avere alcuna possibilità di vincere contro un Dio? Oppure rimanere a terra a farsi insultare senza neanche reagire? Niente di tutto ciò.
Si sedette a terra composto, riprendendo fiato. «Non ho alcuna intenzione di lasciarti vincere." Rispose con tono fermo.
Cupido sorrise: «Ti ho già detto che questa è la mia visione. Posso fare quello che voglio di te e di questo spazio. Se volessi, potrei semplicemente ucciderti seduta stante. Certamente questo non ti ucciderebbe anche nella realtà, ma falliresti la tua missione e rimarresti per sempre intrappolato nella stanza.»
«Ma questa… non dovrebbe essere frutto del tuo potere. È la prova della… della…» Nico sgranò gli occhi mentre le parole gli venivano meno.
Eros rise, facendo qualche passo: «è la prova che ti è stata assegnata per concludere questa piccola missione. Io sono la prova.»
«Perchè stai facendo tutta questa pagliacciata? Abbiamo un accordo!»
«No, no. Ciò di cui abbiamo parlato non avverrà certamente ora... anche se tu tirassi le cuoia adesso, non manterrei niente. Mi sembrava di essere stato chiaro, ci sono dei criteri precisi da rispettare.»
Il figlio di Ade non rispose. Era piuttosto sicuro che il Cupido di quella visione non volesse uno scontro fisico. Infatti bastò aspettare qualche secondo prima che il Dio alzasse le braccia parlando con voce forte. «Come ho già detto, in questa dimensione non ho alcuna possibilità di ucciderti. Quindi voglio provare qualcosa di nuovo, che ne pensi?»
Un fischio assordante riempì all'improvviso le orecchie del semidio. Nico aprì la bocca in un grido soffocato da un colpo di tosse che macchiò di sangue il pavimento sotto di lui. Si portò le mani alle orecchie e strinse forte gli occhi, e proprio quando pensava di non poterlo sopportare ulteriormente il fischio si spense.
Alzò la testa e, quando la vista gli si snebbiò, desiderò non aver mai aperto gli occhi.
Davanti a lui si trovava il muro di una stanza sconosciuta semi immersa nell'oscurità. Appesi alla parete tramite delle catene, stavano Will ed Helen. I loro vestiti erano ridotti a brandelli, i loro corpi coperti di sangue.
La ragazza singhiozzava piano a testa china, mentre Will era immobile, gli occhi socchiusi ed il viso privo di colore.
Nico si mise in ginocchio respirando forte. Non riusciva a staccare lo sguardo da quell'orribile spettacolo, ma al contempo non riusciva a reagire. Tossì un paio di volte, poi sussurrò al vuoto con voce gracchiante: «Che... che cos'è?»
Non ricevette alcuna risposta se non il ticchettìo di qualche goccia d'acqua che cadeva chissà dove, ma non aveva bisogno di qualcuno che gli parlasse. Le risposte possibili erano due: quella era la visione di cosa stava succedendo in quel momento, oppure di cosa sarebbe successo se non avesse seguito il piano di Eros. Si trovò a sperare che fosse la seconda.
Poi un ronzio metallico riportò la sua attenzione a ciò che aveva davanti agli occhi. Quattro oggetti metallici, simili a dei grossi anelli, volavano verso Helen e Will. Quando la semidea li vide avvicinarsi, la sua espressione si tramutò in puro terrore. «NO!» Gridò con tutta la voce che gli rimaneva, cercando inutilmente di liberarsi. Agitò le gambe nel tentativo di raccoglierle verso il suo petto, ma queste risposero a malapena. Will non reagì.
Gli anelli metallici raggiunsero le gambe dei semidei e si chiusero come fasce sui loro polpacci. Helen continuò ad urlare e cercare di ribellarsi, fino a che le sue grida diventarono un urlo straziante dovuto al dolore.
Con le orecchie piene di quel grido angosciato, Nico vide che gli anelli si stavano stringendo sempre di più attorno alle gambe dei ragazzi. Dei sonori crac riecheggiarono nella stanza, e l'urlo di Helen si trasformò nuovamente in un singhiozzo. Gli anelli liberarono i polpacci. Nico pensò che la tortura fosse finita. Invece quegli oggetti infernali risalirono le gambe fino ad arrivare poco sopra il ginocchio. Iniziarono a ripetere il procedimento. Iniziarono a ripetersi le urla di Helen.
A quel punto il figlio di Ade si alzò in piedi tremante. Sentiva di non poter fare niente, ma comunque provò: nel momento in cui allungò la mano verso una delle catene, queste si sottrassero al suo tocco e, come un ologramma, lasciarono passare la mano di Nico senza alcun effetto.
Il semidio si allontanò di qualche passo, salvo poi cadere nuovamente a terra. Alzò lo sguardo verso Will: il lieve, a dir poco impercettibile movimento del suo petto gli faceva capire che respirava ancora, ma fino a quanto avrebbe resistito? Finora non aveva reagito in alcun modo.
Gli anelli si allontanarono dalle gambe martoriate dei suoi compagni. Stupidamente, Nico si trovò di nuovo a sperare che fosse tutto finito.
Due anelli volarono mettendosi parallelamente ai ventri scoperti dei semidei. Da un lato uscirono come dei grossi aghi, in modo che formassero un cerchio composto da lame appuntite. Con un movimento fulmineo, gli anelli inserirono gli aculei nella pancia dei ragazzi. Nico trasalì.
Gli anelli si ritrassero di poco. Poi di nuovo conficcarono gli aghi. Un'altra volta. Un'altra. Un'altra, fino a che Nico non riuscì più a sostenere la vista e abbassò la testa reprimendo un conato di vomito.
Sentiva l'odore del sangue dei suoi compagni direttamente nelle narici, pungente, e nelle orecchie rimbombava il rumore delle gocce di sangue che ormai cadevano incessantemente sul terreno.
Alzò di nuovo lo sguardo verso Will. Sentì il rumore degli anelli che ruotavano furiosamente, non ebbe bisogno di guardare per sapere che a girare erano le lame nei loro ventri.
Nico avvertì un lieve movimento dal corpo di Will. Aveva alzato la testa per tossire. I suoi occhi avevano perso ogni genere di vitalità. Il figlio di Ade abbassò lo sguardo sulle sue labbra. Per un minuscolo, ingenuo istante, pensò che avessero ritrovato colorito. Poi si accorse che era soltanto il sangue che Will aveva appena sputato con un debolissimo colpo di tosse.
Dopo un tempo che gli sembrò non passare mai, il ronzio degli anelli si arrestò, e il figlio di Ade si accorse che questi erano scomparsi.
Nella stanza aleggiava un silenzio carico di tensione. Nico sentiva di stare per impazzire. Aveva nuovamente la vista annebbiata, ma non sapeva più se fosse per la stanchezza o per le lacrime. La sua testa pulsava come se stesse per esplodere da un momento all'altro. Troppo, era troppo anche per lui.
Poi un clang lo riportò alla realtà. "Non di nuovo, per favore", riuscì solo a pensare prima che si accorgesse che quel rumore era dovuto alle catene che rilasciavano i polsi di Will.
Helen rimase al suo posto, mentre il corpo di Will sbatteva appena contro la parete e rotolava davanti a Nico. Lui allungò la mano. Riuscì a toccarlo. E non appena lo fece, seppe con certezza che quel corpo era un cadavere.
Passò lo sguardo su tutto il corpo martoriato, ne osservò le gambe piegate in maniera innaturale, il ventre ridotto a brandelli di sangue e carne e poi il viso bianco marmoreo coperto da un sottile strato di polvere.
Un brivido percorse tutto l'esile corpo del figlio di Ade. Voleva andarsene da lì. Non gli importava se quello che vedeva era soltanto una visione immaginaria oppure no, non voleva più averne niente a che fare.
«Cosa devo fare?» Gridò al vuoto. «Quale sarebbe la prova?» Sentì la voce incrinarsi, ma continuò a parlare. «Ho visto tutto quello che è successo, cosa vuoi di più?»
Come un fulmine a ciel sereno, si ricordò della profezia. Percepiva la sua presenza, dato che era l'unica cosa che lo teneva ancorato alla visione.
Chiuse gli occhi concentrandosi per riuscire ad individuare dove si trovasse. Quando ci riuscì, non potè far altro che reprimere un altro conato.
"Non puoi chiedermi questo..."
Si coprì il viso con le mani, traendo grandi respiri per calmarsi. Era solo una visione, o almeno per quel momento doveva convincersi che lo fosse. Poteva farcela.
Poggiò la mano destra tremante sul ventre distrutto e ancora tiepido di Will. La vista gli si appannò, e adesso sapeva con certezza di star piangendo. Il cuore accelerò i suoi battiti. Chiuse gli occhi, respirò e affondò le dita in mezzo agli organi devastati del ragazzo. L'oscurità intorno a lui sembrò farsi più profonda mentre cercava la strofa tra le viscere di Will.
Non aveva mai fatto una cosa del genere, nè aveva mai desiderato farlo. Il calore degli organi, viscidi e totalmente fuori posto, lo rivoltava. Sapere che il cadavere che stava toccando in quella maniera era di Will lo stava facendo uscire di senno.
Dopo un po', decise di inserire anche la mano sinistra per aiutarsi nella ricerca. Fu felice quando i singhiozzi coprirono il rumore delle viscere rivoltate.
Alla fine sentì la consistenza di un pezzo di bronzo. Lo tirò fuori con tutta la velocità di cui era dotato e senza guardarlo lo pulì sulla maglietta. L'odore del sangue che gli impregnava le braccia fino ai gomiti era nauseabondo. Fu come se le orecchie tornassero a funzionare.
D'impulso allungò la mano per tenere quella di Will, che non gli restituì la stretta. Il ticchettio dell'acqua e del sangue non si era azzerato, e adesso riempiva il silenzio della stanza.
Nico chiuse gli occhi cercando di azzerare i tremiti del suo corpo. Una voce gli parlò: "Hai passato anche questa prova... ma non temere, ci incontreremo di persona fra non molto!"
Il figlio di Ade fu assalito dai capogiri. Chiuse gli occhi, e quando li riaprì si trovava nella stanza da cui era iniziata la prova psichica.
Il suo corpo urlava di dolore. La sua mente era distrutta.
L'unica cosa che riuscì a fare dopo essersi messo in piedi fu appoggiarsi alla parete e vomitare tutto quello che gli restava in corpo. La gamba colpita dalla freccia gli lanciò una fitta e crollò nuovamente in ginocchio. L'unica cosa che voleva fare era raggiungere Will ed Helen per assicurarsi che stessero bene. Ma sapeva che non aveva la forza per muovere un solo passo, quindi si accasciò a terra per riposare. Prima, però, si rigirò tra le mani la strofa: erano soltanto due versi incisi sulla lastra di bronzo celeste.

"finchè fermerà il di lei bambino.
Vittoriosa, degli altri sceglierà il destino"


Nico tremò. Non aveva bisogno di altre preoccupazioni. Ma si mise la lastra in tasca, chiuse gli occhi e decise di riposare.


"Noi possiamo darti ciò che vuoi... però in cambio devi lasciare tutto il resto..." Will si sentiva leggero come non mai.
Davanti a lui c'era quell'enorme libreria che aspettava soltanto qualcuno che arrivasse e ne leggesse i libri, e il figlio di Apollo sapeva di essere la persona giusta per farlo. Scie di luci continuavano a passargli gentilmente davanti agli occhi, e una dolcissima sinfonia gli inondava le orecchie. Poteva quasi sentire la voce melodiosa di Helen unita al coro... era come inebriato, in quel momento non aveva bisogno di niente tranne che raggiungere quella libreria ancora lontana...
"Seguici, vieni da questa parte... lascia alle spalle tutto ciò che avevi..." Ancora una volta, Will annuì convinto. Le creaturine luminescenti gli circondarono piano le mani, lui le guardò rallentando la camminata. Lentamente le sue mani si rivestirono con un paio di guanti da chirurgo. "Ti piacciono?"
Will sorrise estasiato. Stava per rispondere, quando un colpo di tosse lo distolse dai suoi pensieri. Si piegò appena su sè stesso, la musica si affievolì nelle sue orecchie. Quando riaprì gli occhi un poco annebbiati, la libreria sparì per qualche istante. Vide solo un lungo corridoio la cui fine era avvolta nel buio.
Poi la melodia tornò imponente e nel giro di un battito di ciglia tutto tornò perfetto. Ma la mente di Will era assalita dal dubbio.
"Vuoi diventare medico, non è vero?" Le voci ripresero insistenti, forse troppo graffianti, facendolo sussultare. "Affidati a noi..."
Will rimase immobile, incerto su cosa rispondere. Sì, voleva davvero studiare, laurearsi, fare carriera. Ma allora perchè non si fidava?
"Abbandona ciò che stai facendo..." Abbassò le mani.
"Abbandona i tuoi dubbi..." Continuò ad avanzare.
"Abbandona i tuoi amici..." Le sue ambizioni, si disse, erano più importanti..
"Abbandona quel figlio di Ade..."
«No.»
Mancava ormai meno di un metro a raggiungere la libreria. Era lì, davanti ai suoi occhi. Ma Will si era fermato.
"Sì, abbandonalo!" La voce stridula e sgradevole come le unghie su una lavagna.
«No. Nico... sta facendo tanto per me. Non posso abbandonarlo.» La musica si affievolì.
"Nico non è importante!" E la luce stava già sommergendo i suoi vestiti, e quasi poteva sentire un camice da medico coprire il suo corpo.
«Per me sì» Aveva un groppo in gola. Mosse ancora un altro passo in avanti.
La musica era così bella che voleva...
Allora capì.
Fulmineo si toccò il fianco: la maglietta arancione non era stata ancora sostituita dal camice. Si strappò due pezzi di stoffa e li mise nelle orecchie. La musica scomparve all'istante, così come la visione.
Non si trovava affatto davanti ad una libreria. Aveva percorso un corridoio che aveva portato lui ed Helen davanti un baratro. Qualche passo ancora e avrebbe finito per buttarcisi dentro.
Si guardò intorno e il suo cuore perse un colpo.
«HELEN!»
Fu questione di un attimo. Con lo sguardo perso nel vuoto, la bocca aperta in un canto che Will non poteva sentire ed un nuovo vestito svolazzante, sua sorella puntava dritta verso l'abisso senza avere la minima idea di contro cosa stesse andando incontro. Will corse verso di lei e la afferrò per le braccia.
Le tappò le orecchie con la stoffa. Dolcemente la allontanò dal baratro. Vide la sua espressione confusa. Con gli occhi lucidi si girò verso il burrone e si irrigidì nelle braccia di Will. Quando si voltò di nuovo verso di lui, le uscì un singhiozzo e si trovò e soffocare il pianto sulla spalla del fratello.
Lanciò un altro sguardo al baratro e cadde in ginocchio. Will la accompagnò a terra e le carezzò la testa con fare protettivo, sentendo l'adrenalina scemare dal suo corpo. «Va tutto bene. Il peggio è passato.»
All'improvviso, Will iniziò a tossire. Aveva cercato di ignorarlo fino a quel momento, ma in quei pochi minuti i sintomi che provava si erano aggravati.
«Will, hai la febbre. L'effetto della medicina sta svanendo.»
Il biondo si alzò in piedi, allontanandosi dalle labbra che Helen aveva posato sulla sua fronte per sentire la temperatura. «Suppongo di sì, ma per ora sto bene. Solo... è solo un po' di febbre.»
La sorella lo seguì a ruota rialzandosi e guardandosi intorno: «Dove ci troviamo secondo te?»
Will scosse la testa: «Non lo so, ho perso l'orientamento. Credo che sia una qualche stanza collegata al baratro che abbiamo sempre costeggiato. Non ci sono finestre, quindi potrebbe essere sottoterra... ma non mi stupirei se la torre fosse incantata, un po' come il Labirinto.»
Helen annuì. «Vedi dov'è la profezia?»
«La traccia è ricomparsa da poco. Di là... dovrebbe esserci un corridoio.»
Avanzarono rapidamente. Il baratro era circolare, e i fratelli lo aggirarono fino ad arrivare ad un'uscita dalla stanza, posta diametralmente opposta rispetto a dove erano entrati. Non appena attraversarono l'uscio dovettero salire delle scale. La penombra era illuminata da diverse fiaccole appese alle pareti.
Alla fine arrivarono in una stanza quadrata. Al centro della sala c'era una sorta di piccolo altare su cui era posata la strofa della profezia.
«Finalmente siamo arrivati!» Alla vista della lastra in bronzo celeste, Helen sembrò riacquistare un po' di ottimismo. Stavano per avvicinarsi al tavolo, quando un rumore estraneo attirò l'attenzione alle loro spalle. Da un angolo scuro della stanza emerse una figura piegata su sè stessa, che rantolò diverse volte prima di caracollare in avanti e avvicinarsi rapidamente ai due fratelli.
«Nico! Mi hai spaventata!»
Il figlio di Ade tossì ancora e alzò lo sguardo stanco sui compagni, sospirando di sollievo nel vederli sani e salvi. Helen gli si affiancò e gli fece mettere il braccio non ferito sulle spalle per sorreggerlo. «Dei del Cielo, Cosa ti è successo?»
«Ne parliamo dopo. Will, prendi la strofa.» Ordinò con voce flebile. «La mia parte sta letteralmente vibrando. Immagino voglia ricongiungersi con l'altra metà, durante il viaggio-ombra mi ha guidato lei fin qui.» Faticava a tenere gli occhi aperti e non c'era una parte del suo corpo che non gli facesse male.
Will si diresse rapidamente verso l'altare, non prima di aver fulminato il ragazzo con uno sguardo alle parole "viaggio-ombra".
Non appena sollevò la strofa dal tavolino, le mura della stanza iniziarono a vibrare. Da ogni muro si aprirono tre piccole gallerie. Nel giro di pochi secondi, dai buchi iniziarono ad uscire dei mostri grossi ed aggressivi. Somigliavano a dei myrmekes, ma oltre alle grosse tenaglie avevano anche degli aculei sul dorso, e si fiondarono contro i semidei non appena li videro.
«Will, la strofa! Portala qui!» Mentre il biondo veniva assediato da un gruppo di mostri, Nico si staccò da Helen e ne affettò uno con il Ferro dello Stige. «Nico, non sei in condizioni di attaccare!» Helen provò a ritirarlo indietro, ma lo sguardo del figlio di Ade fu piuttosto eloquente. Nonostante fosse sul punto di svenire, tra loro era sicuramente quello con più esperienza in quanto a combattimento.
«Will! La strofa!» Ruggì menando un altro fendente. La vista iniziò ad offuscarsi. Con la coda dell'occhio vide Helen cercare di difendersi con un pugnale. Sapeva che Will si stava facendo strada a suon di frecce. Colpì un altro nemico, ma aveva una presa così debole sulla spada che temeva potesse lasciarla cadere da un momento all'altro senza neanche accorgersene.
«Will!» Un mostro lo morse alla gamba. Cadde in ginocchio. La vista si era fatta quasi del tutto scura. Iniziò a tirare colpi alla ceca basandosi sull'udito, ma dubitava di riuscire a rimanere cosciente per molto tempo. Sentiva le zampe dei mostri assalire le sue braccia e tentare di arrivare alla faccia.
Per un attimo, al posto della distesa nera, i suoi occhi videro il cadavere di Will. Urlò ancora il suo nome, e si accorse solo nel momento in cui lo chiamò quanto panico avesse messo nella sua voce.
Passò probabilmente solo qualche altro secondo. Nico ormai non era più in grado di percepire distintamente dove i mostri lo stessero colpendo.
Udiva la voce di Helen che si lamentava quando veniva morsa, ma che combatteva senza tregua. Sentì del bagnato sulla guancia.
«Will..»
Poi dei passi rapidi. Il soffio delle frecce scoccate. Il rapido susseguirsi di zampe e tenaglie sul suo corpo che si diradava.
«Sono qui. Sono qui.»
Senza sapere come, Nico si trovò la testa appoggiata al suo petto. Sentì la mano di Will prendere la sua con cui teneva ancora la metà strofa. Questa iniziò ad emettere calore, probabilmente anche un bagliore.
Poi Nico svenne.


***Angolo dell'Autrice***
Ehi, non sono morta!
E, soprattutto, non ho abbandonato la storia. Io ve l'assicuro, ho tutti i difetti del mondo quando si tratta di scrivere long, ma sono DETERMINATA e amo questa storia. Quindi, cascasse il mondo, non la abbandonerò mai.
Ma, come avete potuto vedere, sono decisamente incostante. Non ho neanche risposto alla meravigliosa recensione di kirira nell'ultimo capitolo, e dire che sono dispiaciuta davvero, davvero è dire poco.
Speravo di riuscire a scrivere un capitolo per le vacanze di Pasqua. Non ci sono riuscita.
Fino a giugno non ho potuto scrivere niente perchè ero a dir poco sommersa dai compiti. E poi ho praticamente passato due mesi senza fare niente, e davvero non ho scuse.
Credevo in un calo di ispirazione, ma la verità è che semplicemente non ho voluto impegnarmi quando ne avevo l'occasione, e ve lo dico perchè tutto questo capitolo l'ho scritto oggi. Mi sono messa sul divano, ho acceso il computer e mi sono detta: "Okay, ho fatto aspettare fin troppo." E dopo neanche un centinaio di parole, già scrivevo veloce come il vento. Il capitolo è più corto rispetto ai precedenti ma se non altro a mia discolpa posso dire che è pieno di contenuti e ne sono soddisfatta.
Insomma, finora sono stata soltanto pigra e ne sono terribilmente desolata. Questa volta non faccio promesse di aggiornare entro chissà quanto poco tempo perchè, sono sincera, non so se sono in grado di mantenerle.
Posso però assicurarvi che adoro questa storia, adoro i miei lettori e adoro scrivere.
Per finire, volevo un consiglio proprio da voi lettori: forse avrete notato che ho deciso di cambiare il rating della storia in arancione dopo questo capitolo, visto che la scena con Nico è un po' forte. Dite che dovrei anche inserire l'avvertimento "violenza"? Fatemi sapere, anche in messaggio privato se non volete recensire la storia.
Sperando che le cose vadano meglio d'ora in poi e che le mie scuse siano accettate vi saluto,
_Kalika_
   
 
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