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Autore: PathosforaBeast    20/07/2018    4 recensioni
È notte. Mycroft Holmes riceve una chiamata da suo fratello e si dirige a Baker Street.
Cos'è successo a Rosie Watson?
[established Johnlock] [Mystrade accennata]
[Questa storia partecipa alla challenge del gruppo: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV.
 



Sono passate da un pezzo le cinque da quando Mycroft e Rosie hanno smesso di parlare.
Non riesci a chiudere occhio. È stato straziante vederla piangere in quel modo mentre ti confessava tra i singhiozzi che cosa stava accadendo.
Come può una bambina così piccola ed innocente avere queste idee? Essere circondati da persone non fanno altro che donarle affetto e sentire comunque il richiamo dell’abbandono.
Non puoi andartene a letto fingendo che non sia successo nulla. No, non puoi poggiare la testa sul cuscino pensando a lei che, ancora in lacrime, potrebbe venire in cucina e non trovare nessuno che abbia scelto di aspettarla.
Ti alzi. Ti senti un ladro a dover calibrare ogni singolo passo ma non puoi svegliare tutti a quest’ora del mattino. Percorri il corridoio e apri la porta. La luce illumina di sbieco Mycroft che, seduto su una sedia, tiene la testa inclinata e le spalle si alzano ed abbassano placidamente sotto il rumore dei suoi stessi respiri. Sbuffi. Non imparerà mai a dormire come si deve.
Stupido, vecchio Mycroft.
Continui a far pressione sulla porta e lasci che il profilo di Rosie si illumini timidamente. Un sorriso le attraversa il volto e ti sembra di perdere improvvisamente dieci anni.
Finalmente va tutto bene.
Beh, quasi.
Ti richiudi la porta alle spalle e continui a percorrere il corridoio lasciandoli in pace.
John è a letto, con la schiena poggiata contro la spalliera e l’espressione corrucciata da post-litigio. Poggi una mano sulla sua spalla scuotendola leggermente.
Apre gli occhi di scatto.”Rosie!” il panico non cambia vedendoti. “Cos’è successo?”
“N-nulla. Volevo solo avvisarti che sta dormendo e Mycroft è con lei. Sta molto meglio”.
“Ti ha detto perché stava così?”
Ti mordi il labbro inferiore. “No, non abbiamo ancora parlato ma so che sarà la prima cosa che si premurerà di fare domani mattina”.
Parli e i tratti del suo viso si induriscono. Le labbra diventano una linea bianca sottilissima e gli occhi dure fessure. Sta ricordando tutto.
Fai un respiro profondo “John, io ho visto Rosie piangere in quel modo e qualcosa nella mia testa è scattato. È stato stupido e… infantile da parte mia comportarmi così ma so che per quanto tutto questo sia nuovo per me, lo è anche per te e non è giustificabile una reazione del genere. Nessuna parola che ti ho detto può essere giustificata. Scusami. Davvero”.
Nascondi il viso tra le mani ma senti John che poggia le sue sui tuoi polsi e spostarli gentilmente. È stanco e tremendamente preoccupato.
“Non devi darti tutte le colpe. Se tu hai alzato la voce, io ho fatto di peggio. Invece di fare la persona adulta e affrontare la situazione con calma, non ho fatto altro che arrabbiarmi ancora di più urlandoti contro e spaventando Rosie a morte e… Dio, se avesse iniziato a fare così perché ci ha sentiti discutere ed ora vorrebbe stare per sempre con Mycroft?” Fa una pausa e arrossisce violentemente. “Me lo fa chiamare per il tè, Sherlock. Ti rendi conto? Io devo chiamare Mycroft Holmes perché mia figlia sta male se non lo vede.
E io che faccio? Alla prima occasione litigo con mio marito e mi comporto da coglione. Siamo padri adesso e io non posso più affrontare tutto urlandoti addosso. Ora c’è lei…”
Le sue mani allentano la loro presa ma non lo lasci andare. “Adesso basta. Tu, stupido e meraviglioso essere umano. Rosie ti ama. Non dubitarne mai. Sì, vuole bene anche a Mycroft . E allora? Ormai hai imparato a conoscerlo. Quante volte ci ha aiutato anche nei momenti difficili? Lo abbiamo chiamato alle quattro del mattino per un problema e guarda dov’è: in camera a far dormire nostra figlia. Pensi davvero che lei non possa notare queste cose?” Sorridi contro le sue labbra “John Watson, non pensare di non essere un buon padre. Non possiamo essere perfetti, è vero ma ogni giorno facciamo del nostro meglio per renderla felice. E non è questo l’importante?”
Il suo sguardo si apre meravigliato.
Ascolta. Capisce. Si convince.
“Sì, hai proprio ragione.” Fa una pausa mentre sposta la mano sulle lenzuola “Sei ancora convinto che la poltrona sia così comoda? Potrei argomentarti dieci buoni motivi per cui questo letto sia molto più accogliente.”
“Mhhh, mi piacerebbe tanto restare qui ma dopo chi sorveglia la cucina? Vorresti lasciare Rosie con Mycroft e i tre chili di farina? Non essere pazzo”.
“A patto che non la usino per l’MI6 potrei anche tollerarlo.”
“E tenermi anche a letto.” Sali sul materasso incrociando i piedi dietro alle sue caviglie “E sia.”
Lo sfiori in punta di dita mentre lento scende a baciarti il collo e sussurra contro la tua clavicola: “E  da quando in qua io sarei uno “stupido e meraviglioso essere umano”…?”
Ridi: “Oh, John quante cose devi ancora sapere.” Sali a cavalcioni su di lui, baciandolo con passione. “Ad esempio, non ti ho mai parlato della storia del pesce rosso di Mycroft…”
La sua risata ti riempie l’anima.
Ti toglie la camicia e fuori le prime luci dell’alba penetrano dalla finestra.
 
Londra vi sorride.

 
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