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Autore: Saigo il SenzaVolto    20/07/2018    3 recensioni
AU, CROSSOVER.
Prequel de 'La Battaglia di Eldia'
Boruto Uzumaki, il figlio del Settimo Hokage di Konoha. Un prodigio, un genio. Un ragazzo unico nel suo genere.
Un ragazzo il cui sogno verrà infranto.
Una famiglia spezzata. Una situazione ingestibile. Un dolore indomabile. Una depressione profonda. Un cuore trafitto.
Ma, anche alla fine di un tunnel di oscurità, c'è sempre una luce che brilla nel buio.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. La sua crescita, la sua famiglia, il suo credo, i suoi valori.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. Un prodigio. Un ninja. Un traditore. Un Guerriero.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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AGITAZIONE PERENNE




20 Giugno, 0015 AIT
Villaggio del Vortice, Terra del Vortice
08:00

Se c’era una cosa che Boruto e i suoi amici avevano scoperto durante quest’ultimo periodo, essa era che diventare dei maestri del Fuuinjutsu (Tecnica dei Sigilli) era più facile a dirsi che a farsi. I giorni erano diventati settimane in un batter d’occhio. Settimane che i tre amici avevano passato allenandosi in tale arte sempre e costantemente dalla mattina al tramonto.

Kaya, l’Uzukage, era un’insegnante esigentissima, ma era proprio per questo che i tre Nukenin avevano imparato ad apprezzarla. Grazie alla sua severità, Boruto, Mikasa e Sora erano riusciti a fare davvero passi da gigante nelle Arti dei Sigilli. Ogni giorno, lei cominciava le loro lezioni private con un ripasso generale sulla storia del clan Uzumaki e sulla Terra del Vortice, narrando persino le vicende che erano accadute prima della nascita ufficiale dei Villaggi ninja. Poi, dopo aver fatto almeno due ore di teoria generale sulle Tecniche di sigillo, la lezione passava alla parte pratica e all’esercitazione sui Sigilli veri e propri; che consisteva nello studio e nella riproduzione di Sigilli di varia natura, uno alla volta. E ogni singolo sigillo che Boruto e gli altri studiavano si rivelava essere sempre più complesso e intricato dei precedenti.

Nei primi giorni, il biondino e i suoi amici avevano imparato la Tecnica di Sigillo che permetteva di sigillare oggetti e corpi solidi di ogni tipo in appositi rotoli. Era una delle Tecniche basilari e più semplici da creare. Talmente tanto semplice che Boruto e Mikasa riuscirono ad impararla dopo un solo giorno di lezione, a differenza di Sora che ce ne mise due. Grazie a questa tecnica adesso potevano portare molte più provviste e molti più oggetti durante i loro viaggi, senza però appesantirsi minimamente o occupare spazio nelle loro borse.

La loro seconda lezione invece era stata imparare a creare delle etichette esplosive. Delle vere e proprie bombe tascabili. Quella sì che era stata una lezione divertente per tutti loro. Sora aveva fatto quasi saltare in aria tutto l’ufficio dell’Uzukage durante quell’esercitazione, causando l’ilarità e il divertimento di Boruto, oltre che la rabbia di Kaya. Per fortuna però tutto si era risolto senza danni alla fine.

La terza lezione invece era stata una noia immensa. Durante quell’esercitazione infatti, i tre amici avevano imparato a scrivere e creare dei rotoli che permettevano di assorbire e rilasciare un attacco elementale di ogni tipo. Era particolarmente utile per difendersi da un attacco incombente o anche per attaccare. L’unico problema era che la sua preparazione era noiosamente tediosa e lunga. Ci erano volute solamente quattro ore per creare due rotoli in croce.

La quarta lezione invece era stata molto, molto interessante. Soprattutto per Boruto. In essa avevano imparato a creare un Sigillo che, posto sopra un corpo vivente mediante etichetta, riusciva ad assorbire da esso qualsiasi quantità di chakra si desiderasse. Grazie ad essa Boruto e gli altri erano diventati in grado di poter accumulare chakra nelle etichette ed utilizzarlo in caso di bisogno senza sprecare le loro energie corporee. Era dunque una Tecnica interessantissima e molto utile, ma anche estremamente pericolosa. Se non si faceva attenzione infatti, i corpi viventi da cui il chakra veniva estratto potevano esaurirlo completamente e perdere la vita.

Ma l’Arte dei Sigilli non era stata l’unica cosa in cui i tre giovani si erano addestrati in questo periodo di residenza nel Villaggio del Vortice. L’Uzukage infatti era stata di parola, e aveva dato loro accesso a tutti i tipi di pergamene e rotoli conservati nella sua libreria e nel suo ufficio. Perciò, i tre giovani non si erano certamente lasciati sfuggire un’occasione del genere. Avevano avuto modo di studiare e imparare moltissime Tecniche Ninja grazie a questo privilegio, sia di tipo offensivo che difensivo, apprendendo Jutsu e nozioni utilissime in diversi campi della lotta e del Ninjutsu (Arte dei Ninja).

L’addestramento poi proseguiva anche con lezioni di lotta. L’Uzukage era stata particolarmente intransigente su di esse nei confronti di Boruto. Pretendeva che il giovane biondino riuscisse ad imparare alla perfezione lo stile di lotta del clan Uzumaki senza accettare nessuna obiezione, dicendo che era d’obbligo per un Uzumaki come lui conoscere e apprendere le tecniche di lotta del loro clan. Boruto aveva passato delle ore di vero e proprio inferno durante queste lezioni, costretto a scontrarsi quasi ogni giorno contro Jin, il ninja del Villaggio che lo aveva catturato. E quel tipo, con suo enorme fastidio, sembrava provare una specie di piacere perverso nel riempirlo di botte senza freni. “È tutto per la tua formazione,” si limitava a dire ogni volta come scusa. A Boruto stava sui nervi.

E poi, infine, i tre giovani amici avevano finalmente ripreso ad allenarsi anche grazie ai rotoli che Urahara-sensei aveva donato loro tempo fa quando erano riusciti a superare l’Esame di Selezione Genin, ricominciando a studiare le Tecniche Proibite ricopiate dal loro maestro in segreto.

Ma allenarsi non era stata l’unica cosa che Boruto, Mikasa e Sora avevano fatto durante tutto questo periodo. Dopotutto, l’Uzukage era stata chiarissima nelle sue intenzioni. Avrebbe fornito loro l’addestramento solo ed unicamente se loro tre fossero divenuti ufficialmente dei ninja del Vortice.

Cosa che, ovviamente, tutti e tre non avevano potuto rifiutare.

Adesso perciò, dopo giorni interi passati come dei criminali, i tre Nukenin avevano ripreso ad indossare di nuovo un coprifronte ufficiale da ninja. Non quello della Foglia, certo, ma bensì quello che portava il simbolo del vortice spiraleggiante. Il simbolo del Villaggio del Vortice. Ed avevano persino ripreso a svolgere attività da Shinobi. Aiutavano i civili a svolgere faccende di vario tipo, davano una mano nella costruzione del nuovo Villaggio, facevano i turni di guardia lungo la costa, e altre missioni del genere.

Tuttavia, anche nonostante questo, i tre giovani sapevano bene di non essere considerati dalla gente del posto come dei veri Shinobi. Dopotutto, loro tre rimanevano sempre e comunque dei Nukenin. Quello che avevano fatto non poteva essere dimenticato, e le loro azioni da traditori erano imperdonabili. Anche se indossavano il loro coprifronte, anche se vivevano e svolgevano attività da Shinobi per conto del Vortice, Boruto, Mikasa e Sora venivano sempre visti dalla gente con sospetto e distacco.

In fondo, nessuno poteva ritornare ad essere un vero ninja dopo aver tradito il proprio Villaggio. Boruto e gli altri lo sapevano bene. Il caso di Sasuke Uchiha ne era l’esempio più calzante.

Però, alla fine, i nostri eroi non avevano certo perso tempo durante tutte queste cinque settimane passate nel Villaggio del Vortice. La loro vita aveva ripreso un ritmo più tranquillo e costante dopo i giorni di fuga a cui si erano sottoposti dopo il loro tradimento nei confronti di Konoha. E nessuno dei tre poteva lamentarsi della loro nuova sistemazione nel Villaggio. Tutt’altro. Era quasi piacevole essere tornati a vivere una vita ‘normale’, se dovevano essere sinceri. Ma quella loro piccola rassicurazione sarebbe crollata molto, molto presto.

Perché, avrebbero scoperto tutti e tre quel giorno, le cose belle durano sempre per poco tempo.

Fu durante una mattinata come le altre che tutto cominciò a cambiare. Boruto, Mikasa e Sora si stavano allenando singolarmente nello stile di lotta del clan Uzumaki come al solito nei pressi del Villaggio, quando poi Jin venne a chiamarli all’improvviso, il suo volto più serio del solito.

Appena i tre ragazzi videro la sua espressione tesa, compresero subito che era successo qualcosa. Qualcosa di brutto.

“L’Uzukage ha richiesto la vostra presenza,” disse semplicemente Jin, serio e deciso.

I tre amici annuirono, prendendo a seguirlo senza fiatare. Jin li condusse in una piccola casa di legno verso il centro della cittadina. Inciso sul legno della porta d’ingrasso stava il solito simbolo del Villaggio, e appena lo vide, il biondino comprese che quella piccola abitazione doveva essere una specie di ufficio privato.

Aveva ragione. Dentro la casa, Kaya stava seduta dietro una piccola scrivania di legno dipinta di rosso, similmente al colore dei suoi capelli. Numerosi rotoli, pergamene e lettere erano sparpagliate per la stanza, mentre sui muri stavano poggiate pile e pile di documenti. Quella visione ricordò vagamente ai tre ragazzini l’ufficio del Settimo Hokage a Konoha, anche se questo era molto più piccolo e semplice di quello. Una piccola finestra aperta si trovava alla destra dell’Uzukage, vicino a cui era posto un palo di legno dalla forma di un piccolo albero. Sopra di esso stava appollaiato un falco, sulla cui zampa era legato un piccolo tubetto di metallo.

Boruto, Mikasa e Sora riconobbero il falco all’istante. Quella particolare razza dai colori scuri era la tipologia di volatili utilizzati dal Villaggio della Foglia. Appena realizzarono ciò, i loro cuori presero a battere con più forza di prima, inondati da un senso crescente di agitazione.

Appena entrarono l’Uzukage alzò leggermente la testa, la sua mano destra che smise per un attimo di scrivere sopra un documento posto sulla scrivania. Accanto a lei, il falco prese ad osservare a sua volta i tre arrivati con due occhi gialli e profondi. Kaya offrì ai giovani un piccolo sorriso di rassicurazione, per poi riprendere a finire di scrivere la lettera con rapidità. Poi, arrotolando la lettera con le mani, la donna prese un piccolo stampo di legno e pose un marchio sopra di essa appena fu pronta, per poi legarla saldamente alla zampa del falco. Boruto e gli altri osservarono col cuore pesante il volatile emettere un grido acuto per poi uscire dalla finestra e librarsi in volo nel cielo.

“Come avrete sicuramente compreso,” cominciò allora a dire l’Uzukage, attirando di nuovo la loro attenzione. “Si sono messi in moto degli eventi che io non posso fermare. L’Hokage mi ha appena inviato una seconda lettera e mi ha informato che verrà in visita qui al Villaggio tra una settimana per vedere le condizioni di crescita della mia gente. Mi ha anche chiesto se io avessi visto o avuto notizie su suo figlio e i suoi amici.”

I tre giovani trattennero il fiato.

Kaya rivolse loro un’espressione triste e apologetica. “Non posso più continuare a nascondervi,” disse.

“Lei lo ha avvisato, vero?” chiese allora Boruto, sconsolato. “Sia sincera. Ha scritto all’Hokage di averci ospitati qui nel Villaggio nella lettera che ha appena inviato a Konoha, non è così?”

Mikasa e Sora la guardarono con un’espressione triste all’udire ciò. Si erano fidati di lei. Avevano passato più di un mese assieme a quella donna. Avevano lavorato e studiato assieme a Kaya e alla sua gente. E lei adesso li aveva rivenduti a Konoha. Non poterono fare a meno di sentirsi traditi.

L’Uzukage annuì lentamente. “Ho detto all’Hokage che tre giovani ragazzi sono venuti nel mio Villaggio e che uno di loro aveva senza dubbio i geni di un Uzumaki,” rispose. Le spalle di Boruto crollarono verso il basso all’udire ciò, sconvolto e ferito.

“Gli ho anche riferito che il loro aspetto combaciava con quello di Boruto Uzumaki, Mikasa Ackerman e Sora Hikari,” continuò a dire. Udendo ciò, i tre giovani sentirono un grosso senso di rabbia crescere dentro i loro cuori. Si erano fidati dell’Uzukage. Avevano creduto che lei fosse davvero intenzionata ad aiutarli. E adesso invece-

“Ma gli ho anche detto che, chiunque fossero quei tre ragazzi, essi hanno lasciato il Villaggio più di tre settimane fa senza dire nulla sulla loro prossima destinazione,” aggiunse ancora l’Uzukage con un piccolo sorriso divertito.

Boruto, Mikasa e Sora sgranarono gli occhi appena registrarono quelle parole, increduli. La tensione dentro di loro prese a diminuire notevolmente all’udire ciò. L’Uzukage non li aveva rivenduti. Aveva davvero mantenuto fede alle sue parole.

Kaya guardò Boruto con uno sguardo triste. “Noi Uzumaki ci proteggiamo a vicenda, anche da coloro che fanno parte di noi,” spiegò. “Ma io ho molte altre persone da proteggere, e un intero Villaggio conta su di me per ricostruire il nostro clan e la nostra gloria passata. Il Paese del Vortice dipende molto dalla Foglia e dal Paese del Fuoco, e io non posso mettere a repentaglio i rapporti con loro solo per proteggere voi tre. Quando il Settimo arriverà, sono certa che mi farà molte domande e alla fine capirà che siete stati qui. Non posso più continuare a nascondervi.”

I tre giovani abbassarono lo sguardo a terra.

“Per cui, domani mattina voi tre dovrete lasciare il Villaggio del Vortice,” disse la donna, la sua voce ferma e decisa ma senza alcun tipo di malizia. “Mi dispiace.”

Nessuno proferì parola dopo quella frase.

Boruto deglutì, posando lo sguardo a terra con un’espressione afflitta. Sentì una mano posarsi dolcemente sopra la sua spalla. Jin gli fece un piccolo cenno col capo, sorridendo con tristezza. Il biondino ricambiò il gesto, cercando di non mostrare la delusione sul suo volto. Lui e i suoi amici uscirono dall’ufficio dell’Uzukage con passi lenti e rassegnati, tutti e tre pervasi da uno strano senso di solennità e tristezza. Durante queste settimane, avevano davvero cominciato ad apprezzare il villaggio e la sua gente. Anche se era sciocco e ingenuo, i tre giovani avevo pensato che forse, forse, avrebbero potuto restare lì ed iniziare una nuova vita.

Si erano sbagliati.

Arrivarono nella loro ‘abitazione momentanea’ dopo un paio di minuti di cammino, le loro espressioni pesanti e tese. A partire da domani, tutti loro avrebbero ripreso a vivere nella segretezza. Nella fuga. Nella continua agitazione.

Non era affatto una prospettiva allettante.

Ma tuttavia non si scoraggiarono. Era stata una loro scelta. Loro avevano preso questa decisione. Avevano deciso di diventare dei traditori pur di poter restare insieme. Perciò, anche se le loro aspettative erano state infrante, almeno sarebbero rimasti uniti. E questa era l’unica cosa che contava per loro.

La mattina del giorno dopo arrivò più presto del solito. Boruto, Mikasa e Sora sentirono bussare alla loro porta mentre stavano terminando i preparativi per la partenza. Con un passo pesante, il biondino aprì dopo un paio di secondi, trovandosi faccia a faccia con Jin e Kaya, entrambe le loro espressioni solenni e rassegnate. Annuirono reciprocamente, senza bisogno di parlare. Seguendoli, i tre giovani uscirono fuori dal Villaggio, attraversando il fiume e le rovine dell’antico clan per poi prendere a camminare nella foresta a passo deciso. Dopo un po' di tempo il terreno si fece sempre più sabbioso, e in batter d’occhio i giovani si ritrovarono ancora una volta sulla spiaggia dell’isola.

Era giunto il momento di partire.

“La Terra dell’Acqua è un luogo pericoloso, in questi ultimi tempi,” disse improvvisamente l’Uzukage. “Perché è lì che siete diretti, non è vero?”

Boruto annuì. “Già,” rispose semplicemente. Quel Paese era la patria di tutti i maestri delle Tecniche d’acqua. Se lui voleva davvero imparare seriamente ad utilizzare alla perfezione quell’elemento, non c’era luogo migliore al mondo dove dirigersi che non fosse la Terra dell’Acqua.

Kaya annuì. “Molto bene. Sin dalla fine della Quarta Guerra mondiale, le varie Nazioni hanno lentamente iniziato a cooperare tra di loro. La prima cosa che questa Unione ha portato è stata la rivisitazione di tutte le regole dei ninja. Molte delle missioni che un tempo erano piuttosto comuni adesso sono state vietate a causa di ciò: assassini, spionaggi, interrogazioni, torture. Eppure ci sono alcune… persone,” disse, pronunciando quel termine con disgusto. “Che ancora oggi richiedono questo tipo di servizi e missioni. Per questo motivo i mercenari sono spuntati fuori come delle erbe infestanti, e non solo nella Terra dell’Acqua. In ogni Paese. Approfittano del tempo di pace per accettare queste missioni crudeli per il miglior offerente. Le altre Nazioni hanno quasi debellato ogni tipo di brigantaggio, ma la Terra dell’Acqua è un insieme immenso di isole sparpagliate nell’oceano, densamente popolate e separate da miglia e miglia di mare. I mercenari riescono a nascondersi molto bene in quei territori. Il Villaggio della Nebbia fa ancora molta fatica a catturarli. Dovete fare attenzione.” spiegò con un tono visibilmente preoccupato.

“Staremo attenti,” promisero tutti e tre con un cenno del capo.

L’Uzukage annuì, le sue labbra incurvate in un sorriso. “In tal caso, abbiamo dei doni per voi,” dichiarò. “Porgetemi le mani,”

I tre giovani fecero come richiesto. Jin e Kaya porsero allora loro una serie di sacchi pieni di provviste e erbe medicinali, e Boruto e gli altri presero a sigillarli all’interno di un rotolo per non appesantirsi durante il viaggio. Poi però, l’Uzukage si portò davanti a Boruto, porgendo solamente a lui un piccolo rotolo dorato. Il biondino la guardò con un sopracciglio incurvato.

Kaya ricambiò il suo sguardo con un sorriso saccente. “La prossima volta che ci incontreremo mi aspetto che tu abbia imparato alla perfezione ogni tipo di Tecnica di Sigillo del nostro clan,” disse con serietà. “Questo rotolo contiene ogni tipo di insegnamento che potresti desiderare, assieme a diverse Tecniche segrete del nostro clan. Dovrebbe aiutarti a proseguire i tuoi studi nelle arti dei Sigilli, insegnandoti anche un paio di trucchi che nessun altro maestro al mondo potrebbe mai mostrarti. Consideralo un dono per l’aiuto che ci avete donato durante la vostra permanenza.”

Boruto non poté trattenere l’ampio sorriso sulle sue labbra appena prese quel rotolo preziosissimo. Poi alzò la testa in alto, fissando reciprocamente Kaya e Jin con uno sguardo riconoscente. “Grazie,” riuscì a dire alla fine con un inchino. “Per tutto.”

Detto ciò, i tre giovani fecero per restituire loro i coprifronte che avevano ricevuto in queste settimane, ma Jin alzò una mano in senso di diniego, guardandoli con un’espressione solenne. “Tenetevi i coprifronte,” disse. “Durante il vostro viaggio dovrete necessariamente difendervi, ad un certo punto. Meglio avere una scusa che vi permetta di utilizzare le vostre arti Ninja. I Nukenin non sono visti molto positivamente in nessun Paese. Per cui, sarebbe molto più conveniente per voi se vi presentaste a tutti come dei ninja del Vortice, così da non destare sospetti.”

“Ma tenete quell’altro coprifronte nascosto,” disse sarcasticamente Kaya subito dopo, rivolgendosi a Boruto. “E cercate di non cacciarvi nei guai là fuori.”

Boruto annuì, ghignando con confidenza. “Non si preoccupi. Staremo attenti.” ribatté.

Subito dopo, senza aggiungere altro, i tre giovani presero a voltarsi verso il mare, scattando in avanti e riprendendo la loro marcia sull’acqua in direzione delle altre isole della Terra dell’Acqua. Dalla spiaggia, Kaya e Jin li osservarono con un piccolo sorriso.

L’avventura dei tre amici era appena iniziata.
 


24 Giugno, 0015 AIT
Isolotto abbandonato, Terra dell’Acqua
16:00

Boruto, Mikasa e Sora non si aspettavano di finire in una situazione del genere.

Rintanati come ratti all’interno di una piccola caverna sulla spiaggia di un isolotto disabitato, i tre amici attendevano la fine della tempesta che imperversava fuori da ore ormai. Erano passati tre giorni da quando avevano lasciato il Paese del Vortice, e dopo interminabili ore passate ad attraversare l’oceano e a fare ripetute soste, finalmente erano giunti all’interno dei confini della Terra dell’Acqua. Con loro sommo dispiacere, però, appena erano giunti lì un improvviso acquazzone estivo aveva preso a piovere giù addosso a loro senza tregua, oscurando tutto il cielo con nuvoloni neri carichi di pioggia e fulmini. Il rombo dei tuoni riecheggiava con fragore, illuminando coi bagliori dei lampi la piccola caverna deserta.

I tre giovani si strinsero assieme, coprendosi tutti e tre con una coperta.

La temperatura era calata drasticamente da quando la pioggia era arrivata. Nonostante fosse giugno inoltrato, ai tre amici pareva di essere finiti in pieno inverno. Senza contare che la loro percezione del freddo era aumentata di molto dato che erano tutti e tre fradici e inzuppati d’acqua. Non era di certo una situazione piacevole.

Dopo più di un’ora e mezza di pioggia ininterrotta, la tempesta passò. Alzandosi, Boruto e gli altri due presero a dirigersi sulla spiaggia, riprendendo a viaggiare sopra l’acqua. Le loro riserve di chakra si erano riempite di nuovo dopo la sosta, e il sole aveva preso a spuntare fuori dalle nubi, riscaldandoli leggermente.

Evitando le onde continue del mare, i tre inseparabili amici si diressero il più rapidamente possibile verso una grossa isola che s’intravedeva all’orizzonte. Era una delle poche isole della Terra dell’Acqua che possedeva un nome. ‘L’Isola di Shinto’. Quelle che ne possedevano uno erano pochissime. Il resto era formato solo da atolli e isolotti piccoli e inconsistenti: scogli, atolli, e sputi di terra talmente piccoli da poterci costruire sopra una singola casa al massimo.

Durante il pomeriggio, il cielo prese a schiarirsi sempre di più, ed il sole cominciò a riscaldare le temperature ancora una volta. Boruto sospirò di sollievo. Era molto più facile camminare sull’acqua senza l’interferenza del freddo e della pioggia. Quando il cielo divenne completamente azzurro e il sole raggiunse il suo apice per la sera, Boruto e gli altri avevano appena raggiunto la sabbia solida dell’isola di Shinto. Sentire la terra solida e compatta sotto i loro piedi fu un sollievo maggiore di quel che si aspettassero tutti e tre.

Riuscirono a trascinare i loro corpi esausti presso una piccola cittadina. Appena la raggiunsero, i tre notarono immediatamente le occhiate sospettose che gli abitanti rivolgevano loro, ma non se ne curarono più di tanto a causa della stanchezza. Giunsero nei pressi di una locanda dopo un paio di minuti, un edificio scadente il cui tetto sembrava essere stato sfondato da qualcosa. Troppo esausti per cercare di meglio, i tre giovani vi entrarono dentro senza pensarci due volte.

Si sedettero su un tavolo in disparte, ordinando tre ciotole di zuppa di pesce. L’aria nella locanda era pesante e oscura, e la sala era piena zeppa di uomini di tutte le età e dimensioni: marinai, ninja e gente rozza dall’aspetto poco rassicurante. Ma Boruto e gli altri due non si curarono di loro, limitandosi ad accettare il cibo senza proteste. La zuppa che ricevettero servì a scaldarli e a rifocillarli dopo il viaggio.

Trascorsero il tempo ascoltando le storie e le parole degli altri clienti, trattenendo le loro risate quando qualcuno faceva una battuta e tutto il locale scoppiava a ridere fragorosamente.

Quando giunse la notte, i clienti di prima presero ad andarsene, e vennero sostituiti da gente ancora più losca di loro. Gente che era pronta a bere e a passare una serata poco tranquilla. Boruto, Mikasa e Sora rimasero sempre seduti al loro tavolo senza muoversi. Potevano sentire l’odore pesante e acido dell’alcool provenire dalle bevande degli altri clienti. Osservarono per ore e ore la gente bere fino a ridursi ad uno stato di ebbrezza indecente. Uno dei clienti, un omone largo e possente come un armadio, chiaramente ubriaco marcio, ebbe l’audacia di palpare il sedere ad una delle cameriere. Quest’ultima lo allontanò da sé con uno schiaffo potente. L’uomo crollò dalla sedia con prepotenza, sbavante e privo di sensi. I suoi amici lo raccolsero da terra e lo portarono a casa.

Dopo quello spettacolo indecoroso, Boruto e gli altri decisero di levare le tende. Uscirono dalla locanda e presero a vagare per la cittadina, dirigendosi verso un vialetto coperto che avevano adocchiato all’andata. Per quanto dispiacesse loro, quello sarebbe stato il posto dove avrebbero passato la notte. Non avevano abbastanza soldi per permettersi di affittare una camera.

Con un sospiro rassegnato, Boruto e i suoi amici tirarono fuori un sacco a pelo a testa da uno dei loro rotoli di Sigillo, srotolandoli e ficcandocisi dentro come dei bozzoli. Dopo un paio di minuti, tutti e tre sprofondarono nel sonno.

Si svegliarono col suono di tessuto che graffiava del metallo.

Ammiccando per liberare gli occhi dal sonno, i tre amici videro che due bambini, che non potevano avere più di sei o sette anni, erano comparsi alle loro spalle e stavano rovistando dentro alle loro borse, esaminandone il contenuto.

Boruto, Mikasa e Sora scattarono fuori dai loro sacchi a pelo, afferrando le loro borse prima che i bambini potessero rubare al loro interno. Con loro sommo sconvolgimento, notarono subito che i sacchi erano molto più leggeri di prima. Tuttavia, prima che potessero fare o dire qualcosa, i due bambini scattarono via da lì con rapidità, scomparendo in un groviglio di vicoli e stradine buie. I tre amici compresero immediatamente che non avrebbero potuto raggiungerli.

Facendo il punto di ciò che avevano perso, i giovani Nukenin rimasero sollevati nel notare che i bambini avevano rubato solo le loro provviste di cibo.

Tutte le loro provviste di cibo.

Ora non erano più così sollevati.

“Quelle piccole pesti!” ruggì Sora, frustrato e adirato. Boruto e Mikasa ringhiarono a loro volta, caricandosi le loro borse e i loro averi in spalla e scattando subito all’inseguimento. Si sarebbero ripresi quello che era loro. Ad ogni costo.

Le loro ricerche non ebbero successo. Cercarono per decine di minuti, senza trovare una sola traccia dei piccoli ladruncoli. Boruto sentì il proprio chakra ribollire dalla rabbia. Non poteva accettare un affronto simile. Adesso lui e i suoi amici erano senza soldi, al freddo, senza riparo… e senza provviste! Non poteva accettarlo per niente.

“Dividiamoci,” ordinò a Mikasa e Sora. “Io andrò a cercare verso la spiaggia. Voi cercate altrove.”

Con un cenno reciproco del capo, il biondino si dileguò da lì e gli altri due ripresero a cercare.

Non dovettero cercare a lungo. Dopo circa cinque minuti, Mikasa e Sora videro i due bambini di prima comparire fuori da un vicolo buio verso la periferia della cittadina, intenti a dirigersi a passo rapido fuori dal paesino. Senza pensarci due volte, entrambi li seguirono a ruota di nascosto.

Dopo diversi minuti di corsa, i giovani videro i bambini giungere davanti a una grossa parete rocciosa vicino alla spiaggia. Poi, con loro sommo stupore, i due marmocchi scostarono lentamente un lembo di foglie e liane attaccate alla pietra e s’infilarono di soppiatto dentro ad una fenditura nella roccia che era nascosta alla vista a causa della vegetazione. Dopodiché, i due bambini scomparvero dentro alla parete rocciosa.

Sora lanciò un’occhiata alla sua amica. “Che facciamo?” chiese.

Mikasa assottigliò gli occhi. “Li seguiamo,” rispose senza esitare.

Detto ciò, tutti e due entrarono a loro volta nella fenditura nella roccia, camminando lentamente lungo un corridoio di pietra che si estendeva nella terra per decine e decine di metri. Poi, superato ciò, i due amici si ritrovarono in un luogo inaspettato.

Tutti e due sgranarono gli occhi.

Una grossa caverna a cielo aperto si estendeva lungo la terra in quel punto. Era ampia centinaia e centinaia di metri, illuminata dall’alto da sprazzi di luce che si infilavano nelle fenditure della roccia e che creavano uno spettacolo mozzafiato. Il terreno della caverna aperta era erboso e pieno di piante, e un piccolo ruscelletto usciva fuori da un foro nella pietra e scorreva lentamente sul terreno. Attorno ad esso, decine e decine di piccole baracche di legno erano state costruite nella caverna, presso cui i due amici videro decine e decine di uomini intenti a svolgere diverse attività. Tuttavia tutte le persone che si trovavano lì avevano una singolare particolarità che li accumunava.

I loro coprifronte mostravano il tipico simbolo del Villaggio della Nebbia.

E tutti i coprifronte erano sfregiati con un taglio orizzontale.

Mikasa e Sora li osservarono di nascosto da dietro una grossa roccia vicino alle baracche. “Chi sono quelli?” chiese il moro, timoroso.

“Dei ninja traditori, senza dubbio,” rispose la nera, scrutando gli uomini con uno sguardo serio e calcolatore. Era… strano trovarsi davanti dei ninja traditori, dovette ammettere mentalmente. Perché mai dei ninja del Villaggio della Nebbia avrebbero dovuto diventare Nukenin?

Non che lei e i suoi amici potessero dire nulla al riguardo, visto la loro condizione simile.

Prima che potessero però fare o dire qualcosa, Mikasa e Sora videro i due bambini di prima portarsi davanti ad alcuni degli uomini presenti vicino alle baracche, tendendo verso di loro le provviste che avevano rubato.

Uno degli uomini, vedendoli arrivare con quel bottino, ghignò feralmente e prese una manciata di cibo con una mano. “Bene, bene,” disse, la sua voce bassa e tonante mentre esaminava le cibarie. “E questo cibo dove lo avete preso?”

I bambini sorrisero maliziosamente. “Tre allocchi si erano addormentati lungo il nostro viale. Li abbiamo derubati nel sonno.” dichiarò con orgoglio uno di loro.

Questo sembrò accendere l’interesse di alcuni adulti. “Tre allocchi, eh?” fece un altro. “Che aspetto avevano?”

I bambini si scambiarono un’occhiata. “Erano dei ninja,” dissero all’unisono. “Portavano un coprifronte con uno strano simbolo a forma di vortice.”

Tutti i presenti sgranarono gli occhi all’udire quelle parole. “Dei ninja del Vortice? Qui sull’isola? Che diavolo sono venuti a fare?” esclamò un uomo subito dopo, sospettoso.

Un omone largo e muscoloso si fece largo tra la calca di gente. “Quest’isola è nostra,” disse con un vocione minaccioso. “La loro presenza potrebbe mettere a repentaglio i nostri affari. Dobbiamo andare da loro e sbarazzarcene!”

All’udire ciò, tutti gli uomini esplosero in urla e grida di enfasi e assenso, visibilmente bramosi di sangue.

Nascosti dietro alla roccia, Mikasa e Sora ascoltarono le loro parole col cuore in gola.

“Non così in fretta!” ruggì improvvisamente un altro di loro, quest’ultimo alto e muscoloso come una montagna. “Prima dobbiamo sentire il parere del capo! Sarà lui a dirci cosa fare!”

Quelle parole fecero ammutolire tutti gli uomini nella caverna. Nell’aria calò un silenzio di tomba che si protrasse per diversi minuti.

Vedendo che la discussione sembrava essere finita, Mikasa prese a ragionare a bassa voce. “Capisco,” disse tra sé. “Siamo finiti nel covo di un gruppo di criminali. Devono essere loro che controllano quest’isola. La situazione si fa tesa.”

E la nera non poteva avere più ragione di così. Incappare in un gruppo di criminali e Nukenin del genere era davvero pericoloso. Dal loro aspetto, tutti gli uomini sembravano essere abili e veterani, esperti del combattimento. Se si fossero accorti della loro presenza, lei e Sora sarebbero finiti nei guai. Nei guai fino al collo. Non potevano sperare di vincere contro di loro. Erano troppi, e lei e il suo amico non avrebbero avuto speranza se quei tizi si fossero rivelati abili come dei Jonin o ANBU.

Un rivolo di sudore colò dal mento di Mikasa.

Non c’erano dubbi nella sua mente. La cosa più saggia da fare era ritirarsi silenziosamente. Non potevano farsi scoprire per nessun motivo. E poi, in qualsiasi caso, avrebbero dovuto avvertire Boruto di quello che avevano scoperto. Non potevano agire senza di lui. Dovevano uscire immediatame-

EEEETCIÙÙÙÙ!”

Il suono dello starnuto rimbombò nella caverna come un tuono per diversi secondi. Poi, un silenzio di tomba prese a regnare di nuovo nell’aria. Un silenzio gelido e pesante come mai prima d’ora.

Mikasa si voltò lentamente con la testa verso l’artefice di tale frastuono, la sua bocca aperta e il suo sguardo completamente incredulo e allibito.

Sora tirò su col naso e si grattò il collo con una mano, la sua espressione un misto di imbarazzo e terrore. “Eheheheh…. D-Devo aver beccato un raffreddore…”

Per un secondo, la nera fu pervasa dall’irrefrenabile istinto di strangolare il suo amico.

Tuttavia, nessuno dei due ebbe il tempo di muovere un muscolo. In meno di due secondi, decine e decine di uomini armati fino ai denti e dall’aspetto truce e minaccioso apparvero attorno a loro da nulla e li circondarono da ogni lato. Tra di essi, i de giovani videro e riconobbero subito quelli che avevano parlato poco prima.

Mikasa e Sora evocarono subito le loro armi, assumendo delle pose di difesa.

I criminali attorno a loro li osservarono degli sguardi feroci e assetati di sangue. A giudicare dal loro aspetto e dai lineamenti decisi e squadrati, tutti loro dovevano essere molto esperti nella lotta. Non ci voleva di certo un genio per comprendere che loro due fossero finiti nei guai.

Entrambe le fazioni si studiarono per diversi secondi in silenzio. Adesso che li osservava meglio, Mikasa notò che tutti gli uomini erano più giovani di quel che aveva pensato. Apparivano tutti sulla ventina d’anni. Troppo giovani per essere dei veterani di guerra o dei criminali di grosso calibro. Le loro facce erano minacciose e squadrate, i loro corpi magri e ricoperti da muscoli asciutti. Dovevano avere una vita dura, dedusse immediatamente in base all’aspetto. Non erano affatto simili agli Shinobi della Foglia. Mikasa vide gli occhi degli assalitori muoversi dalle loro facce sui loro coprifronte del Vortice, per poi posarsi di nuovo sui loro volti.

“Dunque sono questi i ninja di cui parlavamo,” fece uno degli uomini, sorridendo ferocemente. “Avete del fegato, mocciosi. Avete scoperto il nostro covo segreto. Complimenti.”

Sora prese a tremare leggermente con le mani. Mikasa si portò davanti a lui, seria e fredda. “Chi siete?” domandò, cercando di mantenere la calma.

“Noi,” rispose lo stesso uomo di prima con un tono minaccioso. “Siamo i membri della prestigiosa Marea Rossa, la compagnia di mercenari più potente e famosa del Paese dell’Acqua! Siamo i padroni di quest’isola e di molte altre, e siamo coloro che gestiscono gli affari qui nella cittadina!”

“Mercenari,” realizzò mentalmente Mikasa. L’Uzukage aveva avvertito lei e i suoi amici della loro presenza. Eppure adesso erano finiti per imbattersi lo stesso in questi criminali. Davvero una mossa astuta…

Un secondo uomo fece un passo verso di loro. “Adesso che avete scoperto il nostro covo non pensate neanche di poter scappare da noi,” disse. “Non vi permetteremo di uscire vivi da qui!”

Mikasa e Sora sbiancarono. Quella minaccia non sembrava affatto uno scherzo. Avrebbero davvero dovuto combattere contro quei criminali. Tuttavia non si lasciarono prendere dal panico, cercando di mantenere i nervi saldi e impugnando le loro armi con una presa ferrea e decisa.

Gli uomini attorno a loro ghignarono all’unisono. “Preparatevi,” disse uno dei mercenari. “Perché adesso è giunta LA VOSTRA FINE!”

Uno dei criminali balzò loro addosso, ruggendo come un animale. Con un movimento da lottatore spietato, sferrò un pugno largo e diretto verso la faccia di Sora con un braccio. Era un colpo fatto di tutto potere senza velocità o precisione, ma il moro poteva dire che avrebbe sicuramente fatto male se fosse andato a segno.

Per fortuna l’avversario era più rapido dell’assalitore. Il pugno colpì l’aria, mancando il bersaglio di diversi centimetri. Sora approfittò dell’opportunità e sferrò due colpi di bastone sul petto esposto dell’uomo senza esitare. Quest’ultimo indietreggiò furiosamente con le gambe appena ricevette il colpo, sibilando per il dolore. Ma un altro mercenario era apparso dietro di lui, pronto a combatterlo a sua volta. Il suo stile di lotta appariva classico e privo di tecnica, fatto di colpi rapidi e potenti senza movimenti inefficienti. Sora si abbassò e formulò dei Sigilli con le mani mentre evitava altri pugni e calci. Accanto a lui vide con la coda dell’occhio Mikasa sferrare e ricambiare colpi con altri tre ninja che la stavano assalendo contemporaneamente.

Quell’attimo di distrazione però gli costò caro. Non ebbe il tempo di rifocalizzarsi sui suoi avversari che subito il moro sentì un pugno potente sfiorargli l’orecchio destro. Un rivolo di sangue gli colò sulla guancia. Facendo tre passi indietro allora, Sora unì le mani insieme e pronunciò il nome del jutsu senza esitazione.

SUITON: Suireiha!” (Proiettili d’Acqua)

Delle lance d’acqua schizzarono dalle sue labbra subito dopo un secondo, scagliandosi con rabbia addosso agli assalitori senza però riuscire a colpirli. I mercenari danzarono tra i colpi con movimenti rapidi e scattanti, i loro volti contornati da sorrisi lugubri e feroci. Ridevano di lui. Ma non ebbe il tempo di arrabbiarsi che subito li vide formulare un sigillo tutti assieme, e immediatamente dopo dalle loro labbra una densa scia di nebbia e fumo uscì fuori e andò a tempestare l’aria senza esitazione. Mikasa e tutti i mercenari scomparvero nella nebbia in pochi secondi.

Sora annullò la Tecnica e assunse una posa di difesa. Aguzzò le orecchie, cercando di sentire anche un minimo rumore per prevedere la direzione degli attacchi incombenti dei ninja che sapeva fossero nella nebbia ma che non riusciva a vedere. Sentì un soffio di vento sulla pelle dopo un millisecondo, e come d’istinto il moro si voltò di scatto per difendersi. Fuori dalla nebbia sbucò un assalitore come aveva previsto. Bloccò un suo pugno con un colpo di bastone, ricambiando l’offensiva con un calcio sulla faccia del mercenario. Lo vide gemere sommessamente e svanire di nuovo nella nebbia.

Ma Sora dimenticò momentaneamente che stava affrontando più di un avversario. Se ne ricordò solo quando sentì un calcio colpirlo alle spalle, facendolo finire addosso ad una roccia con un crack poco piacevole.

Gli assalitori lo circondarono come dei lupi mentre Sora tentava di rialzarsi a fatica. Il moro li osservò con attenzione per cercare dei punti deboli. Per tutta risposta, i mercenari sorrisero, svanendo di nuovo nella nebbia.

“Q-Questa nebbia comincia a darmi sui nervi!” esclamò mentalmente.

Il moro fece per evocare un’altra Tecnica, quando all’improvviso sentì un grido acuto riecheggiare nella nebbia di botto. E, con suo sommo orrore e spavento, il moro riconobbe all’istante la voce di chi aveva urlato.

Mikasa.

“MIKASA!” esclamò con enfasi e preoccupazione, ma gli avversari approfittarono del suo momento di distrazione per colpirlo di nuovo. Un pugno dalla potenza immane lo centrò in piena faccia, e Sora sentì il proprio naso rompersi di scatto. O almeno, sperò che quello che aveva sentito rompersi fosse il suo naso. E non qualcosa di più importante. Come la sua faccia.

Crollando a terra, il moro si portò le mani sulla faccia, gemendo per il dolore.

Un mercenario lo afferrò improvvisamente per il collo in quel momento, soffocandolo con una presa formidabile e sollevandolo da terra senza alcuna fatica. Sora gemette per il dolore e la mancanza d’aria, e percepì il mondo farsi sempre più confuso mentre l’uomo continuava a strangolarlo senza tregua. Poi però, di colpo, la sua visione si schiarì per alcuni secondi all’improvviso, e la nebbia attorno a lui parve dissolversi nel nulla come per magia.

E, coi suoi occhi affaticati, Sora vide un misterioso ragazzo dai capelli blu scuro stringere per il collo Mikasa, esattamente come l’altro mercenario stava facendo con lui in quel momento. Mikasa lo osservava con i denti serrati ed uno sguardo debole e affaticato, sferrandogli impotentemente dei pugni per tentare di liberarsi e boccheggiando come un pesce prossimo a morire soffocato. Ma, per quanto quella scena fosse orribile e sconcertante, quello che lo sconvolse non fu questo.

Quello che sconvolse davvero Sora fu vedere la spada di ghiaccio nelle mani del ragazzo che soffocava Mikasa.

Il moro sgranò gli occhi. Tutti i mercenari presenti ghignarono feralmente.

Uno di loro fece un passo in avanti. “Sei arrivato giusto in tempo, Gray!”
 


Intento a cercare sulla scogliera della spiaggia, Boruto si voltò di scatto.

Un profondo senso di inquietudine lo pervase dalla testa ai piedi all’improvviso. Un’angosciante sensazione di terrore e paura. Una sensazione opprimente di agitazione e tensione. Una sensazione che non aveva mai, mai provato prima d’ora in vita sua.

Il biondino si guardò attorno, teso. “Che diavolo succede?”

Quasi a volergli rispondere, il suo occhio destro pulsò all’improvviso. Boruto ammiccò, sentendo ancora una volta la sensazione di inquietudine farsi largo dentro alla sua mente senza riuscire a controllarla.

La sua vista mutò all’istante.

Il chakra che scorreva nell’ambiente gli apparve visibile come per magia. Boruto vide e percepì tutta l’energia attorno a lui come un flusso inarrestabile e implacabile. Vide l’energia che scorreva nel suolo. Vide l’energia che fluttuava nel mare. Vide l’energia che ronzava nel cielo. Vide l’energia che scorreva dentro di lui.

Boruto serrò i pugni appena comprese quello che stava succedendo. “Il mio occhio,” realizzò. “Perché il mio occhio si è attivato all’improvviso? Che cosa sta succedendo?”

Non ebbe bisogno di rispondere a quella domanda.

Il giovane Uzumaki lo sentì chiaramente. Quasi come per magia. Percepì due fonti di chakra provenire dalla sua destra, a qualche centinaio di metri da lui. Riusciva a sentirle. Riusciva a vederle. Riusciva a percepirle senza alcun dubbio. Due fonti di chakra distinte e precise. Due fonti di chakra ardenti e agitate. Due fonti di chakra circondate da innumerevoli altre. Due fonti di chakra che lui conosceva benissimo.

Mikasa e Sora.

I suoi occhi si sgranarono. Mikasa e Sora erano finiti nei guai. Erano circondati da decine e decine di ninja sconosciuti. E le loro energie si stavano affievolendo sempre di più. Sempre di più. Sempre di più.

In altre parole, i suoi amici erano in pericolo.

Boruto si mosse senza esitare.
 




 


Note dell’autore!!!
 
Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto.
 
Vi avviso: a partire da domani fino al 5 agosto io partirò per una vacanza. Questo significa che non potrò scrivere nulla né pubblicare altri capitoli durante questo arco di tempo. Vi chiedo scusa in anticipo, ma non posso fare altrimenti. Dovrei riprendere a pubblicare approssimativamente dal 7 agosto.
 
Vi invito come sempre a leggere e commentare! Ringrazio in anticipo tutti quelli che mi faranno sapere la loro opinione!
 
A presto!
 
   
 
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